ECCO GLI ANIMALI CHE TRATTEREMO Aquila Volpe Coniglio Upupa Lucertola Biscia L'aquila reale è un uccello,appartenente alla famiglia Accipitridae, presente in Eurasia, Nord America e Nord Africa. Essendo la specie più comune, è diventato il rapace per antonomasia e finisce per essere chiamata molto spesso semplicemente aquila. Ha una lunghezza di 74 - 87 cm; la coda misura dai 26 ai 33 cm, con un'apertura alare di 200– 240 cm. Il suo peso varia dai 2,9 kg, ai 6,6 kg; la femmina è del 20% circa più grande del maschio. Il piede ha le caratteristiche tipiche dei rapaci che si nutrono di mammiferi, con dita brevi e grandi artigli in grado di ferire le prede. Il forte becco le consente non solo di uccidere animali di taglia medio - piccola, ma anche di aprire carcasse di grandi animali già morti. L'aquila si alimenta di mammiferi ed uccelli, a seconda delle zone. In certe zone anche di rettili. Tra i mammiferi preferisce i roditori, lepri, marmotte, conigli selvatici e scoiattoli. Invece tra gli uccelli, si nutre soprattutto di galliformi e anche di carogne in inverno. Tra i rettili preda serpenti, tartarughe (che cattura e sfracella sulle rocce) e talvolta, se non trova di più, ramarri e altri sauri. Spesso i due partner cacciano insieme e giocano con la preda. I giovani devono consumare molto cibo, ma spesso solo un piccolo, il primo nato, sopravvive poiché si accaparra tutto il cibo. Frequenta una vasta gamma di ambienti aperti o semi- alberati e la sua plasticità dal punto di vista delle esigenze ecologiche le ha consentito di colonizzare un ampio areale sia in Eurasia, sia in Nord America; in Italia è presente su tutte le più importanti catene montuose. i nidi non vanno quindi cercati in prossimità delle vette, ove spesso li vorrebbe la tradizione popolare, ma soprattutto intorno ai 1700– 2200 m. Altitudini record di 2500–2700 m, segnalate per il passato in Valle d'Aosta, sono probabilmente conseguenti a ripetute persecuzioni ai danni di nidi situati in località più accessibili. Le volpi sono piccoli Canidi con il muso appuntito, cranio leggero e piuttosto appiattito, orecchie larghe e coda molto pelosa. La loro taglia varia da una lunghezza totale del corpo di 60-80 cm, una lunghezza della coda di 30-49 cm e un peso di 8-10 kg nel fennec a una lunghezza totale del corpo di 72-100 cm, una lunghezza della coda di 25-35 cm e un peso di 9 kg nella volpe dalle orecchie corte. Il mantello è perlopiù grigio o arancio-rossiccio, ma anche bianco, grigio, giallo cuoio e nero, a seconda della specie. Tutte le specie mostrano una grande adattabilità rispetto al cibo, e usano tecniche di caccia che possono variare dall'appostamento furtivo fino all'attacco improvviso. Tranne l'otocione che si nutre di termiti, non esistono grandi differenze nella dieta delle varie specie, tranne quelle costituite dal tipo di prede a disposizione in natura. Le volpi polari si nutrono di uccelli marini, pernici bianche, invertebrati marini, frutti e bacche e delle carcasse che trovano nelle loro metodiche esplorazioni delle spiagge. Le puntate sulle spiagge coincidono con la bassa marea, che lascia allo scoperto cibo fresco. Sebbene le loro strade si possano incrociare più volte ogni notte, le volpi di ogni gruppo possono cacciare per lo più in zone differenti del loro territorio, e il maschio dominante monopolizza la zona migliore. L'area del territorio delle volpi rosse può variare da 10 a 2000 e più ettari, quella delle volpi polari fra 860 e 6000 ettari; non c'è collegamento fra area del territorio e dimensioni del gruppo. Feci e urine sono abbandonate su punti di riferimento opportuni, come i ciuffi d'erba; questi segnali olfattivi sono distribuiti per tutto il territorio, ma in particolare nei luoghi più visitati dalle volpi stesse. Gli animali dominanti emettono urina più di quanto facciano i subordinati, e ogni individuo è in grado di distinguere le proprie urine da quelle di estranei. Le volpi possiedono un paio di ghiandole anali su ciascun lato dell'ano; le loro secrezioni possono essere emesse spontaneamente o con le feci. Inoltre sono dotate di una ghiandola cutanea lunga 2 cm sulla superficie dorsale della coda, in prossimità della sua base. Questa «ghiandola supracaudale» o «ghiandola viola» è coperta di setole e appare come una macchia scura sulla coda di tutte le vere volpi; altre ghiandole sono inoltre presenti fra le dita. Inizialmente diffuso in tutta Europa, dopo l'ultima glaciazione l'areale del coniglio selvatico era limitato all'area mediterranea di Francia e Spagna ed ai Monti dell'Atlante (dove tuttavia era stato introdotto dai Fenici): gli antichi Romani provvidero ad introdurre questi animali in Europa centrale ed in numerose isole (Baleari, Creta, Cipro, Sardegna, Corsica, Azzorre, Madera) Attualmente, con sei il coniglio è diffuso allo stato selvatico praticamente in tutta Europa (dal Portogallo sino alla Polonia, comprendendo la Gran Bretagna ed alcuni territori di Norvegia, Svezia ed Ucraina) e nel Nord Africa. I conigli selvatici sono stati inoltre introdotti con successo in Australia, Nuova Zelanda, Cile ed in numerosissime isole. In Italia, la sottospecie huxleyi è diffusa in tutte le isole (Sardegna, Sicilia, Corsica, Malta, Elba ed isole minori), oltre che con popolazioni frammentarie in tutto il territorio peninsulare: a più riprese è stata importata e liberata sul territorio nazionale anche la sottospecie nominale. Predilige ambienti aperti, con clima secco e mite, ad altitudine non eccessivamente elevata: il suolo deve essere soffice o sabbioso, in modo da permettere all'animale di scavarsi la tana. Un tempo i conigli selvatici si spostavano nelle aree rurali, dove il suolo appena arato era agevolmente colonizzabile, tuttavia con l'avvento delle moderne tecniche di aratura meccanica, molto più invasive, ciò non è più conveniente per l'animale. Ha lunghe orecchie e grandi occhi neri situati sui lati della testa, che nelle femmine è più lunga e affusolata rispetto ai maschi. Le zampe posteriori sono robuste e più lunghe di quelle anteriori e mettono il coniglio in condizione di correre rapidamente. Invece di avere dei cuscinetti a protezione della pianta dei piedi, il coniglio ha una fitta copertura di peli che gli permette di non scivolare sia sulla roccia che sulla neve. Le zampe sono inoltre palmate per impedire alle dita di separarsi mentre l'animale salta o scarta di lato, provocando così cadute. La coda è molto corta e rivolta all'insù: essa è ricoperta sul lato inferiore di pelo bianco, che le dà un aspetto ovattato. La pelle è piuttosto scura e lucida nella parte superiore del corpo, mentre è grigio-biancastra nelle parti più basse. La pelliccia ha tre strati: un sottopelo, fitto, lanoso e soffice; uno strato mediano di peli più lunghi e più duri che danno al mantello il suo colore; un terzo strato (detto "di guardia") di peli ancora più lunghi ma meno fitti; Il rivestimento si infittisce durante la stagione invernale. Il pelo è solitamente bruno uniforme nella zona dorsale, con sfumature grigie sul quarto posteriore e color ruggine sulle spalle, mentre il ventre, la gola, la coda e la parte interna delle zampe sono bianche. Tutta l'area dorsale è brizzolata di nero: non sono rari anche gli esemplari completamente neri. Sotto il mento del coniglio vi sono delle ghiandole, più grandi nel maschio che nella femmina, le quali producono una secrezione che viene utilizzata per contrassegnare il territorio: i conigli hanno l'abitudine di fregarsi a vicenda il mento, specialmente tra coppie e con i neonati, e si presume che ciò permetta loro di riconoscersi. Caratteristiche fondamentali sono il becco lungo e sottile, le narici rotonde ed aperte ed una tipica cresta erettile di penne sul capo. Hanno 10 remiganti e 10 timoniere; tarso breve, secondo e terzo dito liberi. I pulcini schiudono rivestiti da piumino. Una delle caratteristiche fondamentali dell'Upupa è il volo, uno sfarfallio lento che la rende riconoscibile anche a distanze notevoli. L'upupa viene tradizionalmente classificata nell'ordine dei Coraciformi, la famiglia degli Upupidae (che assieme alle upupe boscherecce della famiglia Phoeniculidae andava a formare un clade ben distinto, in virtù di numerose analogie morfologiche (fra cui la peculiare forma delle staffe), attualmente questi animali vengono ritenuti più affini ai Bucerotiformi, mentre la classificazione fra i Coraciformi viene considerata desueta. Nella tassonomia degli uccelli di Sibley-Ahlquist, l'upupa e le specie affini vengono addirittura classificate in un proprio ordine, gli Upupiformes. In precedenza, al genere era ascritta una sola specie, Upupa epos e diverse sottospecie. Alcune di queste sono state successivamente elevate al rango di specie a sé stanti, e pertanto le specie riconosciute sono attualmente 3. Le lucertole hanno una testa piatta e triangolare, il tronco piatto e una lunga coda. Sono per lo più quadrupedi, anche con zampe non evidenti (negli Anguidi come l'orbettino), minuscole (negli Scincidi come la Luscengola) e hanno orecchie esterne prive di padiglione auricolare (per le singole specie vedi a fondo pagina la categoria Sauri). Gli occhi hanno pupille nere e iride gialla e sono forniti di palpebre. La lingua è biforcuta e serve alla lucertola come organo di tatto e come arma per la caccia, in quanto la saliva trattiene le piccole prede di cui si nutre: insetti, larve e vermi. La lucertola possiede due robuste mascelle e due file di denti che sono tutti uguali. Tra le peculiarità di alcuni gruppi, l'autotomia, ovvero la capacità, per ingannare il predatore, di "staccare" la coda in caso di pericolo, generalmente con successiva ricrescita. La lunghezza degli adulti delle specie appartenenti a questo gruppo può variare da pochi centimetri (qualche geco dei Caraibi) fino a quasi i tre metri (drago di Komodo). Le lucertole in genere hanno una buona resistenza agli attacchi dei predatori poiché dai test eseguiti in laboratorio, oltre a rigenerare la coda sono in grado di guarire da ferite molto estese. Inoltre alcuni tipi di lucertole sono in grado di assumere, sempre in caso di pericolo un comportamento di "falso stato di morte" conosciuto come morte apparente o tanatosi. In zoologia: un serpente innocuo, del genere Natrix o Tropidonotus natrix lunga fino a 1,5 m diffusa nell'Africa del Nord, nell'Europa meridionale e nell'Asia centrale, sono caratterizzate da un collare bianco-giallastro e da scaglie molto carenate. In nautica: ognuno degli intagli praticati in tutti i madieri per fare fluire liberamente verso il pozzo della pompa di sentina l'acqua che si raccoglie tra un madiere e l'altro. In geografia: una città Eritrea, vedi Biscia.