I SENSI
Lic. Scientifico “A. Meucci”
Aprilia
Prof. Rolando Neri
INDICE
1. La percezione degli stimoli
1.1 I recettori sensoriali
1.2 la trasduzione e la trasmissione dell’impulso nervoso
1.3 L’elaborazione delle informazioni
2. L’occhio e la ricezione della luce
2.1 La macchia oculare e l’occhio composto
2.2 L’occhio a lente singola
2.3 Il cristallino e i difetti della vista
3. L’orecchio: la ricezione dei suoni e l’equilibrio
3.1 L’orecchio e il senso dell’udito
3.2 L’organo dell’equilibrio
4. La ricezione degli altri stimoli
4.1 I recettori olfattivi e l’olfatto
2.2 I bottoni gustativi e il senso del gusto
2.3 Il senso del tatto
1. La percezione degli stimoli e la loro trasmissione
Nell’organismo animale sono presenti diversi sistemi sensoriali che lo mettono in
contatto con I'esterno o percepiscono sensazioni relative all'ambiente interno. Ciascuno
di essi è specializzato nel recepire uno specifico stimolo. Alcuni sono veri e propri organi
formati da un gran numero di cellule specializzate, come, ad esempio gli organi:
• che percepiscono la luce e definiscono il senso della vista;
• oppure quelli deputati a percepire i suoni e a mantenere l'equilibrio.
Altri sistemi sensoriali invece sono costituiti da singole cellule disperse o aggregate in
piccole formazioni: i meccanocettori sono sensibili a stimoli meccanici come il tatto e la
pressione, ma anche a molte percezioni relative alle condizioni nel nostro stesso corpo; i
chemiocettori ci permettono di distinguere tra loro diverse sostanze chimiche, per
esempio attraverso il sapore o l'odore; i termocettori rispondono alle variazioni della
temperatura; i nocicettori si attivano in seguito a danni fisici o chimici suscitando una
sensazione di dolore; gli osmocettori rilevano la pressione osmotica dei fluidi corporei.
continua
1.1 I recettori sensoriali
In linea generale possiamo definire i recettori sensoriali: cellule (spesso neuroni
modificati) che agiscono come un convertitore (un trasduttore) che trasforma una
differenza o una variazione di energia in una variazione di potenziale elettrico che si
trasmette lungo i nervi fino a un'area cerebrale specifica per quel dato senso.
Essi sono spesso raccolti in organi di senso, le strutture deputate a rilevare le condizioni
dell’ambiente interno ed esterno all’organismo.
I recettori sensoriali possono essere raggruppati in cinque categorie:
1. Chemiorecettori: analizzano chimicamente l’aria inspirata, i cibi introdotti nella
bocca ed i liquidi interni dell’organismo
2. Meccanorecettori: rilevano l’energia meccanica associata a variazioni di pressione, di
posizione o alla gravità
3. Fotorecettori: rilevano le variazioni della luce
4. Termorecettori: rilevano variazioni di temperatura
5. Recettori del dolore o nocicettori: sono sensibili alle sensazioni di dolore
continua
1.1 I recettori sensoriali
Questi recettori sono la nostra «finestra sul mondo»: percepiamo la realtà grazie a ciò
che vedono i nostri occhi, a ciò che odono le nostre orecchie, a ciò che avverte il nostro
naso e a ciò che gustiamo e tocchiamo. Gli esseri umani, tuttavia, recepiscono solo una
parte limitata delle informazioni disponibili nell'ambiente che li circonda, e spesso in
modo assai differente rispetto ad altri animali. Per esempio, gli insetti sono in grado di
vedere il colore ultravioletto, o come i cani che possono avvertire gli ultrasuoni.
Nonostante queste differenze, tutti i recettori agiscono con meccanismi simili.
Il foro presente sul muso di questo serpente a
sonagli è una delle sue fossette termorecettrici.
Questi organi rilevano la radiazione infrarossa che
proviene dalle loro prede con infallibile precisione,
persino nella completa oscurità. Anche la lingua
bifida
fornisce
informazioni
posizionali,
raccogliendo segnali molecolari che vengono
trasmessi al cervello da un organo specializzato
presente nel palato del serpente.
continua
1.1 I recettori sensoriali
La falena femmina del baco da seta attrae i
maschi emettendo per mezzo di ghiandole
poste all’estremità dell’addome, piccole
quantità di un alcool complesso. La
secrezione è chiamata bombykol, dal nome
della falena Bombyx mori, ed è un agente
biologico decisamente potente (è un
feromone ).
I maschi captano le molecole con diecimila peli sensitivi [V. figura] che sono posti in
ognuna delle due antenne. Ogni pelo è innervato da una o due cellule recettrici che
conducono il segnale al nervo principale delle antenne e da qui attraverso le connessioni
nervose ai centri del cervello (chemiocettori). Il fatto più straordinario è che anche una
sola molecola di bombykol è sufficiente ad attivare un recettore, inoltre la cellula non
risponde ad altri stimoli che non siano molecole di bombykol.
continua
1.1 I recettori sensoriali
Il sistema della linea laterale è presente nei pesci
attorno all’apertura boccale, all’occhio, alle fossette
olfattorie e principalmente su due file disposte lungo
l’asse del corpo. È formato da cellule sensoriali,
chiamate neuromasti, capaci di ricevere ed inviare al
sistema nervoso informazioni di tipo meccanico.
Queste cellule sono disposte al di sotto della linea
laterale e sono poste in contatto con l’esterno per
mezzo di fori sulle scaglie da cui l’acqua filtra
all’interno di un tubo che decorre sotto la linea laterale
(meccanocettori). Le cellule sensoriali riescono così a
ricevere e trasmettere al sistema nervoso informazioni
di tipo meccanico poiché registrano variazioni di
pressioni dell’acqua determinate da rumori o
movimenti subacquei: in pratica è come se un pesce
disponesse di un sistema radar sempre in funzione.
Le onde d’urto emesse da un oggetto in movimento
(sasso lanciato in acqua, altri pesci in movimento, esca
artificiale ecc.) vengono rilevate dai sensori della linea
laterale ed il messaggio viene inviato al cervello che in
pochi istanti lo elabora. In questo modo i pesci sono in
grado di localizzare ostacoli, percepire la presenza di
predatori e, a loro volta, individuare le prede.
continua
1.1 I recettori sensoriali
I predatori notturni hanno sviluppato, nel corso
dell’evoluzione, una vista molto acuta, per poter
scorgere al buio prede anche piccole.
Visione a 360 gradi I camaleonti hanno un
campo visivo amplissimo grazie ai loro
particolari movimenti oculari, infatti gli
occhi
possono
anche
puntare
contemporaneamente in due direzioni
diverse.
continua
Tipo di recettore
Cellula sensoriale
Stimolo
Localizzazione
Termorecettore
Terminazione
nervosa libera
Caldo, freddo
Pelle
Cellula ciliata
Vibrazione, movimento,
gravità
Orecchio interno
Terminazione
nervosa cutanea
Vibrazione, movimento
Pelle
Terminazione
nervosa libera
Stiramento
Muscoli, tendini
Bastoncello, cono
Luce
Retina
dell’occhio
Recettore olfattivo
Odore (molecole gassose)
Naso
Recettore gustativo
Gusto (molecole in
soluzione)
Lingua
Terminazione
nervosa libera
Sostanze liberate in
seguito a danno dei
tessuti
Tutto il corpo
1.1 I recettori sensoriali
Meccanorecettore
Fotorecettore
Chemiorecettore
Recettore del dolore
1.2 La trasduzione e la trasmissione dell’impulso nervoso
Tutti i recettori trasformano lo stimolo cui sono sensibili in impulsi nervosi (trasduzione nervosa)
convogliati verso l’encefalo dai neuroni del sistema nervoso sensoriale (trasmissione nervosa).
Gli impulsi nervosi sono tutti uguali, indipendentemente dallo stimolo che li ha attivati.
L’elaborazione delle sensazioni avviene nel cervello, perché i vari impulsi attivano aree cerebrali
specifiche (visiva, uditiva ecc.). L’intensità dello stimolo fa variare numero e frequenza degli impulsi
prodotti; varia inoltre il numero dei recettori attivati dalla stimolazione.
Recettore
dello zucchero
Interneurone «dello
zucchero»
Interneurone «del sale»
Recettore
del sale
Cervello
Neuroni
sensoriali
Calice
gustativo
Aumento di
dolcezza
Calice
gustativo
Aumento di
salinità
continua
quando i recettori di un calice gustativo
avvertono la presenza di molecole di zucchero:
1.2 La trasduzione e
la trasmissione dell’impulso nervoso
1. le molecole entrano nel calice gustativo
2. giunte nel calice gustativo, le molecole di
zucchero si legano a specifiche proteine, site sulla
membrana del recettore
questo legame, avvenuto tra le proteine
del recettore e le molecole di zucchero,
modifica la permeabilità, provocando l'apertura dei
canali ionici
con l'apertura dei canali ionici, gli ioni positivi
passano all'interno della cellula,
e alterano il il potenziale di membrana, portandolo ad
un livello superiore, detto POTENZIALE GENERATORE
il POTENZIALE GENERATORE corrisponde
al segnale elettrico, prodotto mediante la
trasduzione sensoriale
quando lo stimolo è convertito in potenziale generatore, tale
potenziale viene tradotto in segnali che saranno inviati al
sistema nervoso centrale.
1.3 L’elaborazione delle informazioni
•La sensazione è la consapevolezza conscia o subconscia dei cambiamenti dell’ambiente interno
ed esterno. Per produrre una sensazione devono essere soddisfatte quattro condizioni:
1. vi deve essere uno stimolo;
2. lo stimolo è trasformato in un segnale elettrico da un recettore sensitivo;
3. gli impulsi nervosi debbono essere condotti all’encefalo (sistema nervoso centrale);
4. una regione (area cerebrale) dell’encefalo deve riceverli e integrarli.
•La percezione è la consapevolezza cosciente accompagnata dall’interpretazione delle
sensazioni.
•L’adattamento è la diminuzione di intensità della sensazione durante uno stimolo prolungato
e costante.
Per capire meglio la differenza tra sensazione e percezione osserva le pagine seguenti.
continua
1.3 L’elaborazione delle informazioni
Osserviamo le figure qui a fianco e cerchiamo di
rispondere alle seguenti domande.
1 - Cosa rappresenta il primo disegno; una coppa
o due volti di profilo?
2 - Il secondo disegno, è la faccia di un uomo o
una ragazza accovacciata?
3 - La catasta di regoli è orientata con la faccia
nera verso il basso a destra o verso l'alto a
sinistra?
continua
1.3 L’elaborazione delle informazioni
Capovolgendo la pagina, la direzione della catasta si inverte o resta la stessa?
continua
1.3 L’elaborazione delle informazioni
Le illusioni ottiche fin qui analizzate possono essere spiegate nel modo seguente:
1 - Fin dalla nascita l'occhio vede una gran quantità di oggetti, e invia al cervello gli stimoli
corrispondenti. Man mano che il cervello fa esperienza, gli stimoli vengono catalogati e
accumulati nella memoria. Ad esempio, a forza di vedere pini, querce, tigli, platani, abbiamo
sviluppato I'idea di albero. Per noi albero è una immagine astratta, che corrisponde però a tutto ciò
che ha rami, foglie, fusto e radici. Non a caso diciamo che una strada è molto ramificata, e che e
ramificato il neurone.
Di immagini astratte ne abbiamo immagazzinate a migliaia. Tra queste c‘è l'immagine astratta di
volto, fatto da occhi, naso, bocca, orecchie; oppure l'immagine astratta di corpo, fatto da testa,
braccia, tronco e gambe, e così via.
2 - Quando I'occhio vede un disegno, il cervello in base allo stimolo ricevuto, va a ricercare nella
memoria I'immagine di quegli oggetti, già visti in passato, che più gli assomigliano e più gli
corrispondono. Il cervello, in altre parole, passa rapidamente in rassegna tutte le informazioni
immagazzinate nella memoria, e compie confronti, ne più né meno di come un detective ricerca il
volto di un pregiudicato negli archivi della polizia.
3 - Quando però giunge dentro il cervello l'immagine del disegno n. 1, dall'archivio della memoria
esce prima una soluzione: «potrebbe essere una coppa».
Ma subito dopo ne esce un'altra: «potrebbero essere due profili umani posti di fronte». Le due
soluzioni infatti sono entrambe valide e il cervello non sa decidere. Da questo stato di indecisione
nasce il primo tipo di illusione ottica: l’illusione delle figure indecidibili, come la n. 1, 2, 3.
continua
1.3 L’elaborazione delle informazioni
4 - Questa scala, può iniziare da dove finisce?
continua
1.3 L’elaborazione delle informazioni
5 - Le barche che navigano sul Nilo, passano
sotto un portale o in mezzo a tre colonne? E
infine, sarebbe possibile costruire quel
monumento?
continua
1.3 L’elaborazione delle informazioni
Le illusioni ottiche prodotte dai disegni degli oggetti impossibili n. 4 e 5
hanno una origine leggermente diversa, perché in questi disegni ogni
pezzo ha una sua logica e ammette una sua soluzione, ma il disegno intero
presenta delle contraddizioni.
1 - Ad esempio, la parte alta del disegno n. 5 è un portale, la parte bassa
invece rappresenta tre colonne. In questo caso le due soluzioni, prese
separatamente, sono entrambe vere, ma insieme si escludono a vicenda.
Solo una può essere vera, ma quale?
2 - Analogamente, le rampe contigue della scala (disegno 4), prese due a
due e ignorando il resto, sono verosimili. Ma tutte insieme sono
impossibili. Ecco di nuovo in certezza e illusione.
continua
1.3 L’elaborazione delle informazioni
A conferma di quanto detto finora, osserviamo adesso le illustrazioni di questa pagina e delle due
successive. Esse costituiscono una famiglia di figure che produce un tipo di illusione opposto al
precedente. In questo caso infatti il cervello, in base alle immagini già immagazzinate nella
memoria, completa le figure in quelle parti che ritiene siano mancanti. Così noi «crediamo», o
crediamo di vedere, anche quello che nella figura non c'è, nel modo seguente:
1 - Nelle figure n. 6 e 7, abbiamo
l'illusione
che
ci
siano
rispettivamente un triangolo bianco e
un triangolo blu sovrapposti a tutto il
resto. Inoltre il bianco e il blu dei
triangoli inesistenti sono ai nostri
occhi anche più intensi del fondo.
2 - Nelle figure n. 8 e 9 vediamo
triangoli curvilinei, con lati concavi o
convessi.
continua
1.3 L’elaborazione delle informazioni
3 - Nella figura 10 abbiamo un effetto di
trasparenza, come se un rettangolo di
plastica opaca fosse stato appoggiato
sopra i cerchi.
continua
1.3 L’elaborazione delle informazioni
Un'interessante spiegazione di questo fenomeno si ottiene dal confronto delle
figure 11 e 12, e delle loro relative illusioni:
1 - Le forme della figura 11 ci sono
sconosciute e quindi non le riconosciamo.
Tuttavia passando in rassegna l'archivio
della memoria, troviamo qualcosa che ce
le ricorda: gli ottagoni. Di conseguenza
interpretiamo il disegno come fosse
costruito con quattro ottagoni accostati,
ma parzialmente coperti da un foglio
bianco rettangolare.
I quattro corti segmenti che si trovano tra
gli ottagoni, li vediamo perciò come due
righe in croce anch'esse coperte dal foglio.
2 - A conferma di questa spiegazione,
notiamo che dalla figura 12 non riceviamo
alcuna illusione, perche le croci sono un
simbolo che conosciamo. Quindi il cervello
non cerca di completarle, e non vede
nessun rettangolo bianco ad esse
sovrapposto.
2. L’occhio e la ricezione della luce
Nel regno animale, le poche specie completamente prive della vista sono animali che
vivono in ambienti sotterranei dove la luce è assente.
Gli animali che vivono alla luce possiedono organi fotorecettori di tre tipi:
– La macchia oculare, tipica dei celenterati e dei vermi piatti; è costituita da un piccolo
agglomerato di cellule in grado di recepire la luce.
– Gli invertebrati quali insetti e crostacei possiedono invece un occhio composto,
costituito da un gran numero di piccole unità che funzionano ciascuna come un singolo
occhio.
– Tutti i vertebrati, compreso l’uomo, e alcuni invertebrati, per esempio i molluschi
ottopodi, possiedono invece un occhio a lente singola.
continua
2.1 La macchia oculare
Le macchie oculari sono organi fotorecettori che non
producono vere e proprie immagini ma forniscono
all’animale informazioni sulla direzione di provenienza
e l’intensità della luce.
continua
2.1 L’occhio composto
Un occhio composto è costituito da migliaia di
rilevatori di luce chiamati ommatidi; ogni
ommatidio possiede una propria cornea (la
membrana trasparente che ricopre l’occhio) e
un cristallino, che invece mette a fuoco la luce.
Ciascun ommatidio, dunque, provvede a
determinare una sola immagine, che poi va ad
unirsi con le altre formando un vero e proprio
mosaico.
Gli occhi composti sono estremamente
efficienti per percepire i movimenti e fornire
un eccellente visione a colori.
continua
2.2 L’occhio a lente singola
Sezione
trasversale
dell’occhio
umano destro nella quale è posta in
evidenza la disposizione che
assumono le diverse parti deputate
alla copertura dell’occhio e sezione
del contenuto del bulbo con la
ripartizione delle diverse camere.
Le lenti presenti negli occhi dei
vertebrati focalizzano l’immagine su
strati di fotorecettori cellulari.
Per quanto siano importanti gli altri sensi, non c'è dubbio che la vista costituisca il senso
principale per gli esseri umani, e per molti altri animali. Il numero di cellule sensoriali
utilizzate per convertire I'energia luminosa in potenziali d'azione è elevatissimo, e la loro
organizzazione è tanto efficiente da consentirci di raccogliere attraverso le immagini
un'enorme varietà di informazioni utili per le nostre relazioni con I'esterno: colori,
luminosità, profondità, movimenti. Per I'elaborazione di tali informazioni è importante non
solo la conformazione anatomica e funzionale dell'organo della vista, ma anche il fatto che
possediamo due occhi collocati in posizione anteriore sul cranio in modo che i loro campi
visivi si sovrappongano parzialmente.
continua
2.2 L’occhio a lente singola
La profondità del campo visivo: una nota sulla evoluzione delle specie
Quando paragoniamo la nostra vista a quella degli altri animali, una delle differenze che si
coglie immediatamente è la diversa posizione degli occhi. Mentre i nostri occhi si trovano
disposti quasi sullo stesso piano, molti animali possiedono occhi situati ai lati del capo,
spesso sporgenti e, nel caso del camaleonte (▶Diapositiva 8), addirittura mobili.
A che cosa sono dovute queste differenze? Si tratta di adattamenti opposti, volti a migliorare
rispettivamente la profondità e l'ampiezza del campo visivo. La profondità di campo è la
caratteristica che consente una visione tridimensionale, che permette di cogliere le differenti
distanze alle quali si trovano gli oggetti osservati. L’ampiezza del campo visivo riguarda
invece quanto un animale riesce a scorgere attorno a sé. Nella nostra specie, I'ampiezza si
aggira intorno ai 180°; per molte specie di erbivori, ma anche per il camaleonte, essa arriva a
sfiorare i 360°.
continua
2.2 L’occhio a lente singola
I vantaggi e gli svantaggi di un campo visivo più ampio
Un campo visivo più ampio e sicuramente un vantaggio per un animale, che si tratti di una
potenziale preda o di un predatore: tuttavia, avere gli occhi disposti ai lati del capo riduce
drasticamente l'angolo entro il quale l'animale può vedere un oggetto con ambedue gli occhi
contemporaneamente.
Per riuscire a cogliere le distanze e a valutare la profondità, animali con queste
caratteristiche devono affidarsi ad adattamenti riguardanti un singolo occhio, come la
parallasse da movimento, che consente di confrontare la visione ottenuta in istanti
successivi, dopo avere spostato leggermente l'occhio. Questi meccanismi esistono anche
nelle specie che, come la nostra, sono prevalentemente binoculari. In più, noi possediamo la
stereopsi: i nostri due occhi vedono un determinato oggetto sotto una prospettiva
leggermente differente e la loro visione è coordinata e integrata dal cervello, che ne ricava
l'informazione per valutare la distanza dell'oggetto in questione.
Da quanto abbiamo detto, è evidente che la percezione della profondità di campo richiede
caratteristiche opposte a quelle che ampliano l'angolo di campo visivo. Il fatto che specie
diverse abbiano «puntato» più sull'una o sull'altra di queste caratteristiche è da legarsi al tipo
di vita che esse conducono. La nostra specie, per esempio, deriva da antenati abituati a
muoversi sugli alberi, una condizione per la quale risulta particolarmente vantaggiosa
un'efficace percezione delle distanze.
continua
2.2 L’occhio a lente singola
I vertebrati possiedono un occhio ad obiettivo fotografico, in quanto è formato da uno strato
fotosensibile (retina), una lente per la messa a fuoco (cristallino) ed una serie di muscoli che regolano
il punto focale, modificando la curvatura della lente.
L’occhio è rivestito esternamente dalla sclera, robusta membrana connettivale con funzione protettiva,
opaca alla luce e di colore bianco.
Anteriormente la sclera sfuma in una membrana trasparente, la cornea.
Sclera
Dietro la cornea vi è una cavità riempita
da umor acqueo, liquido trasparente che
nutre e sostiene il cristallino.
La quantità di luce che entra nell’occhio è
regolata da un diaframma, l’iride, la parte
colorata dell’occhio, che, secondo le
necessità, allarga o restringe un foro: la
pupilla.
Retina
Cornea
Iride
Pupilla
Umore
acqueo
Cristallino
continua
2.2 L’occhio a lente singola
Dietro la pupilla vi è il cristallino, lente biconvessa formata da fibre proteiche trasparenti, attaccata a
fibre muscolari che ne variano la curvatura.
Vi è poi un’altra cavità, riempita da una sostanza gelatinosa trasparente, l’umor vitreo, che mantiene
la forma e la pressione interna dell’occhio.
Sulla parete posteriore dell’occhio troviamo la retina, un tessuto nervoso pluristratificato contenente
i fotorecettori
Coroide
Sclera
Sotto la retina troviamo infine
la coroide, membrana molto
vascolarizzata, che nutre le
cellule della retina e contiene
un pigmento scuro con
funzione antiriflesso
Muscolo ciliare
Legamento
Cornea
Iride
Pupilla
Umore
acqueo
Cristallino
Umore
vitreo
Retina
Fovea (centro
del campo
visivo)
Nervo
ottico
Arteria
e vena
Punto cieco
continua
2.2 L’occhio
a lente singola
Il percorso
della luce
SCLERA
è una struttura biancastra e resistente di
tessuto connettivo
MEMBRANA COROIDEA
costituisce un sottile strato
subito successivo (verso l'interno dell'occhio)
alla sclera
CORNEA
permette il passaggio della luce nell'occhio
e partecipa alla messa a fuoco
IRIDE
fa parte della membrana coroidea, e conferisce
la particolare colorazione nella parte anteriore dell'occhio
PUPILLA
è l'apertura al centro dell'iride, che permette alla luce di
entrare nella parte più esterna dell'occhio
CRISTALLINO
dopo aver attraversato la pupilla, la luce attraversa questo
cristallino, che mette a fuoco le immagini sulla RETINA
RETINA
è costituita da uno strato di tessuto posto subito
sotto la membrana coroidea
i fotorecettori della retina trasducono l'energia luminosa in
potenziali d'azione che, passando attraverso i neuroni sensoriali del nervo ottico
arrivano ai centri di della visione nel cervello.
continua
2.2 L’occhio
a lente singola
Bastoncello
Corpo cellulare
I fotocettori dell’occhio umano sono i coni e
i bastoncelli
Cono
Terminazioni sinaptiche
I bastoncelli più numerosi dei coni ed assai
più sensibili alla luce (consentono la visione
notturna), non distinguono i colori
I coni meno sensibili alla luce, sono
in grado di distinguere i colori
Membrane discoidali
contenenti pigmenti visivi
Retina
Neuroni
Fotorecettori
Cono
Bastoncello
Fibre
del nervo
ottico
Retina
Nervo ottico
continua
2.2 L’occhio a lente singola
quando assorbono la luce
la rodopsina e
la fotopsina subiscono una modificazione
chimica,
che da inizio al processo di trasduzione:
Anche i coni e i
bastoncelli
trasducono gli
stimoli…
il processo di trasduzione altera la permeabilità della
membrana cellulare
i POTENZIALI GENERATORI che si vengono a
formare innescano nella retina
un complesso e particolare processo d'integrazione.
dunque intervengono i POTENZIALI D'AZIONE,
che trasportano l'informazione parzialmente integrata al cervello
attraverso il nervo ottico.
la finali sensazioni e percezioni di ciò
che ci circonda sono frutto di un ulteriore integrazione avvenuta nella
CORTECCIA CEREBRALE.
2.3 Il cristallino e i difetti della vista
L’occhio mette a fuoco le immagini sulla retina grazie ai muscoli ciliari, che variano la curvatura del
cristallino.
Per mettere a fuoco oggetti vicini il
cristallino deve curvarsi, per far
convergere i raggi luminosi.
I muscoli ciliari allora si contraggono,
allentando la loro tensione e
consentendo
al
cristallino
di
arrotondarsi
Quando i muscoli sono invece rilasciati
stirano il cristallino distendendolo; in
questo caso l’occhio mette a fuoco
oggetti lontani.
Muscolo ciliare contratto
Coroide
Legamento allentato
Luce proveniente da
oggetto vicino
(raggi divergenti)
Cristallino
Visione da vicino
(accomodamento)
Muscolo ciliare rilassato
Legamento contratto
Luce proveniente
da oggetto distante
(raggi paralleli)
Visione da lontano
continua
Retina
2.3 Il cristallino e i difetti della vista
I miopi non mettono bene a fuoco gli oggetti lontani, mentre vedono chiaramente gli oggetti vicini: il
globo oculare è più lungo del normale e l’immagine si forma davanti alla retina
Occhio
miope
Difetti
della
vista
Cristallino
Retina
Forma
normale
del globo
oculare
Punto
focale
Punto Lente
focale correttiva
divergente
Gli ipermetropi invece non mettono bene a fuoco gli oggetti vicini, mentre vedono chiaramente gli
oggetti lontani: il globo oculare è più corto del normale e l’immagine si forma dietro alla retina
Occhio
ipermetrope
Retina
Forma
normale
del globo
oculare
Punto
Lente
focale
correttiva
convergente
Punto
focale
Scarica

organi di senso 1