Introduzione: 12,1-9 Il cammino: 12,10-23,20 A il paese: 12,10-13,18 B la benedizione: 14,1-24 C la discendenza: 15,1-18,16a B’ la benedizione: 18,16-19,29 C’ la discendenza: 19,30- 21,21 B’’la benedizione: 21,22-34 C’’la discendenza: 22,1-24 A’ il paese: 23,1-20 La continuazione al di là della morte: 24,1-25,11 Parola di Dio Iniziativa di Dio Abramo: risponde alla chiamata, al dialogo Introduzione: 12,1-9 Il passo si divide chiaramente in due parti: una Parola divina: 12,13 comando: 12,1 promesse: 12,2-3 una risposta umana: 12,4-9 partenza: 12,4 verso la terra di Canaan: 12,5 verso Sichem: 12,6-7 verso Betel: 12,8 verso il Negheb: 12,9 La storia di Abramo inizia con un momento solenne della Parola di Dio: è importante subito sottolineare che questo testo, che fa parte del genere letterario della vocazione, introduce tutta la storia successiva, è un passo programmatico: infatti, vedremo che Abramo, anche se qui risponde subito alla chiamata di Dio, successivamente porrà le sue obiezioni. Dio prende l’iniziativa, è il soggetto della maggior parte dei verbi; attraverso la sua Parola vuole instaurare un dialogo con Abramo: la scelta di Dio è libera e gratuita. Tuttavia l’elezione da parte di Dio è sempre una dono ma anche una missione: questo passo, infatti, è intitolato spesso solo “la chiamata di Abramo”, ma in realtà abbiamo anche la risposta. Il comando di Dio, all’imperativo, parte da un verbo “lasciare”, perché la fede è un lasciare, un’uscita da per andare verso la Terra, che vedremo è l’incontro con Dio; la successione degli elementi da abbandonare procede dal più semplice fino al più difficile; per incontrare Dio e accogliere le promesse di Dio, Abramo deve essere disposto a “rompere” con tutto ciò che lo lega al passato. Le promesse sono introdotte da una “consecutiva”, perché sono conseguenze della risposta di Abramo e i verbi sono tutti al futuro; evidenziano, inoltre, un carattere paradossale: “io faccia di te una grande nazione”: ma Abramo e Sara non possono concepire; tuttavia, “ti benedica”: Dio è la fonte della vita e di ogni bene. Infine, Abramo è chiamato ad essere una fonte di salvezza per altri: c’è qui un’apertura universalistica. Il rapporto tra Dio e Abramo non deve essere chiuso, ma Dio attraverso Abramo vuole raggiungere tutti. La risposta di Abramo è immediata e descrive i luoghi del suo pellegrinaggio, è una mappa geografica dal Nord al Sud; importante è notare la presenza del nipote Lot, che parte di sua iniziativa. Il testo sottolinea qui un altro paradosso: “nel paese si trovavano allora i Cananei”; i luoghi che attraversa diventeranno successivamente nella storia del popolo di Israele centri e santuari. Il cammino: 12,10-23,20 Tutta la parte centrale del ciclo di Abramo descrive il cammino geografico ma anche spirituale di Abramo, chiamato ad attraversare tappe difficili e sfiducia, ma che giungerà fino al sacrificio di suo figlio Isacco. A il paese: 12,10-13,18 abbandono della terra: 12,10-13,1 Possiamo notare la struttura concentrica: a La discesa in Egitto: 12,10 b Il discorso di Abramo: 12,11-13 c L’arrivo in Egitto e l’azione degli egiziani: 12,14-16 d L’INTERVENTO DEL SIGNORE: 12,17 b’ Il discorso del faraone: 12,18-19 c’ La partenza dall’Egitto e l’azione degli egiziani: 12,20 a’ La risalita verso Canaan: 13,1 Il racconto parte da una constatazione: c’era nel paese una carestia, momento di difficoltà, che ritornerà più volte nella Bibbia; rimanda all’esperienza del popolo nel deserto, momento in cui il popolo mormora ma deve imparare a fidarsi di Dio, non ritornare in Egitto. Abramo, appunto, ha paura e va nel paese d’ Egitto, non si sta fidando di Dio e abbandona il paese, la terra promessa. Abramo rivolge una discorso a Sara: “tu sei una donna bella da vedersi”; qui troviamo lo stesso aggettivo della creazione e la stessa dinamica del “peccato originale” (guardare per possedere- prendere). Abramo chiede quindi, a Sara di fingersi sua sorella: anche se questo sembra sia un costume di quel tempo, in realtà sta rinnegando la sua identità, ma soprattutto mette in pericolo anche la promessa della discendenza, ed è disposto a “vendere” la moglie (“per causa tua” andrebbe tradotto “ a prezzo di te”). Così, Sara “fu presa”, ma “per il fatto di Sara/ a causa della parola di Sara”, Dio interviene con le pieghe, come più tardi colpirà avverrà nel racconto dell’Esodo. Il faraone chiede “cosa mi hai fatto?”: corrisponde alle domande della Genesi (Gen 3,13; 4,10); non solo, ma riprende anche lo stesso imperativo di Dio “vattene”, rimette cioè, in moto il progetto di Dio. Questo primo racconto ci mette di fronte alla fragilità umana di Abramo, piena di ambiguità: tante sono le somiglianze con il racconto della Genesi 1-3, ma anche con la storia successiva del popolo in Egitto: spesso il popolo vivrà nel cammino nel deserto, ma anche dopo l’entrata nella terra promessa, la tentazione del ritorno in Egitto, apparentemente più sicuro, ma sappiamo che rappresenta una falsa sicurezza e una sottomissione al faraone, il cui potere è in contrasto con Dio. Questo passo è molto interessante, perché evidenzia la libertà di Abramo dal possesso della terra, a differenza del nipote Lot: infatti, dopo una lite, propone la proposta di separazione; anche in questo caso, come nei racconti della creazione, la separazione non è intesa in senso negativa, perché mette ordine e crea armonia; Abramo dice “d’ora innanzi, noi siamo fratelli”. Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte – prima che il Signore distruggesse Sodomia e Gomorra- era come il giardino del Signore, come il paese d’Egitto, fino ai pressi di Zoar. Lot scelse per sé tutta la valle del Giordano… Ora gli uomini di Sodomia erano perversi e peccavano molto contro il Signore Allora il Signore disse ad Abram…: Alza gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo sguardo verso settentrione e il mezzogiorno, verso l’oriente e verso l’occidente. Tutto il paese che tu vedi io lo darò a te e alla tua discendenza per sempre. Renderò la tua discendenza come la polvere della terra… Le azioni di Lot sono molto simili a quelle di Eva: prende iniziativa, guarda, sceglie per sé, e la sua scelta va verso il male, “l’oriente” come i costruttori della torre di Babele, al di fuori della terra promessa, supera il limite; per Abramo, è Dio che prende l’iniziativa, mentre egli deve accogliere la terra come dono; si specifica che la terra è data anche alla discendenza (che ancora non c’è), si tratta di tutto il paese e per sempre. Possiamo notare come l’offerta/sacrificio del paese corrisponde al sacrificio di Isacco: anche allora, sarà disposto ad offrire l’oggetto stesso della promessa. B la benedizione: 14,1-24 Questo capitolo riveste un’importanza particolare, perché introduce il tema della benedizione e del ruolo di Abramo; si divide in: la conquista: 14,1-12 Qui sono descritte due guerre “mondiali”: in 14,1-4 la prima guerra mondiale si apre con la descrizione ampia dei re coinvolti nel conflitto, quattro re attaccano una coalizione di cinque re; in 14,5-12, la guerra si estende a tutte le nazioni, e Lot ne rimane vittima; la missione di salvataggio: 14,13-16 Qui Abramo riveste un ruolo centrale: ancora una volta, c’è un contrasto forte tra Abramo stesso, un semplice patriarca e questi grandi re; egli con i suoi 318 (numero simbolico, forse per Eliezer) riesce a vincere la battaglia, è sorgente di salvezza per le nazioni; il ritorno: 14,17-24 Il racconto si conclude con una benedizione speciale che Abramo riceve da un personaggio altrettanto speciale, Melchisedek, il cui nome significa “re di giustizia”; il passo ha una struttura chiastica: a il re di Sodomia esce (17) b il re Melchisedek fa uscire (18) b’ il re Melchisedek parla (19-20) a’ il re di Sodomia parla (21) c Abramo parla (22-24) Melchisedek è una figura alquanto misteriosa, non ha discendenza, è re di Salme, forse Gerusalemme, sacerdote del Dio Altissimo; egli “fa uscire/portare” pane e vino e benedice Abramo; la tradizione giudaica e cristiana hanno letto in lui una prefigurazione del messia re e del sacerdote, e in particolare il pane e il vino sono diventati simboli dell’Eucaristia Inizia uno dei temi centrali, la discendenza. Possiamo notare la divisione: Prima soluzione umana: l’adozione (15,1-21) Seconda soluzione umana: la madre portatrice (16,1-16) Soluzione divina: una promessa (17,1-27) Soluzione divina: promessa confermata (18,116a) Il racconto dell’alleanza è diviso in due parti parallele, con al centro (v. 6) una riflessione teologica I. vv. 1-5 II. Vv. 7-21 Introduzione: “in seguito…” Una visione di bramo (1) una visione di Abramo (12) Una promessa di Dio (1// 7) “La Parola del Signore fu rivolta…” “Io sono…” Promessa “E gli disse…” “Io sono…” Promessa Abramo chiede un segno (2-3//8) “Rispose Abram… Mio Signore Dio…” domanda “Rispose: “Signore mio Dio…” domanda Mediante una parola di Dio Espulsione di un elemento estraneo (4a //10-11) mediante un’azione di Abramo Promessa di un erede Dio conferma la promessa (4b//13-16) profezia sui discendenti di Abramo Azione di Dio come segno visibile (5a//17) Dio conduce Abramo fuori Dio passa come un fuoco Dio specifica la promessa (5b//18-21) Una discendenza innumerevole il paese per questa discendenza Riflessione teologica (6) › “Dopo tali fatti”: la formula collega ai racconti › › › › › › precedenti il racconto dell’incontro; “la Parola fu rivolta”: è una formula ricorrente nei profeti; La Parola comprende tre elementi: “Non temere”: formula dell’inizio degli oracoli di salvezza (Is 7,4; 43), nei racconti di annunciazione di una nascita (Lc 1); Dio è scudo: è un’immagine militare; la tua ricompensa sarà molto grande: ancora una promessa da parte di Dio. Ma Abramo espone la sua prima obiezione: Eliezer lo schiavo è erede; la coppia era ricorsa ad una soluzione umana; › Dio conferma la promessa di un figlio, anzi specifica che la discendenza sarà grande e gli mostra il segno delle stelle; Abramo è invitato a guardare al cielo, cioè guardare verso Dio, fidarsi di Dio; › Così Abramo “credette”: questo verbo implica diversi atti di fede ripetuti, per dire la massima fiducia, garanzia di salvezza nel giorno del giudizio; › Nella seconda parte Dio aggiunge ancora un altro elemento di promessa, la terra; › Dio si autopresenta: “Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese”; è una formula biblica classica, che costituisce il prologo storico dell’Alleanza sinaitica, che riprende in particolare il verbo “uscire”; › Abramo pone ancora una obiezione: “Come?”; › Dio propone un altro segno con un rituale di alleanza, documentato anche nell’Antico Oriente Antico: gli animali venivano divisi in due e posti su due file, attraverso le quali passavano i contraenti del patto, che chiedevano di avere la stessa sorte degli animali qualora non avessero rispettato l’alleanza; è interessante notare come Abramo scaccia gli uccelli rapaci elementi estranei da eliminare; › Una nuova profezia è annunciata ad Abramo, che riguarda la promessa della discendenza e della terra: il popolo sarà schiavo, ma ritornerà nel suo paese dopo 400 anni; › l’alleanza è unilaterale, perché solo Dio passa attraverso gli animali, l’alleanza è un dono che nasce dalla libera e gratuita iniziativa di Dio. Tutto avviene alla sera: Dio si fa presente come luce- fuoco al momento del buio, mentre è nel sonno profondo, lo stesso termine che aveva descritto il torpore di Adamo al momento della creazione della donna, esperienza che vuole sottolineare uno stato passivo dell’uomo e priorità dell’azione di Dio. La struttura è chiara: il problema (1): descrive il problema, la mancanza di figli per Sara; l’iniziativa umana (2-6): Sara finora passiva, prende l’iniziativa; secondo le leggi orientali in caso di sterilità, porta la sua schiava a suo marito; Abramo “ascolta” la voce della moglie, che però si sente umiliata dalla figura di Agar incinta; così riprende il suo ruolo e la “maltrattò”, stesso verbo che sarà utilizzato per descrivere la schiavitù degli Ebrei dagli Egiziani; l’intervento divino (7-14): Agar fugge nel deserto, ma viene visitata dall’angelo del Signore, “Dio ascolta” (Ismaele) la sua afflizione e promette anche a lei una discendenza, come partecipazione della stessa benedizione di Abramo; la risoluzione (15-16): Abramo come padre deve dare il nome al figlio Dio riprende l’iniziativa: la discendenza di Abramo non sarà il risultato di iniziative umane, ma frutto di promessa divina, puro dono di Dio. Questo racconto, quasi doppione della prima alleanza , aggiunge elementi importanti al ciclo di Abramo. a l’apparizione di Dio (1-3a) b la promessa e il cambiamento del nome di Abramo (3b-8) c l’ordine (9-14) b’ la promessa e il cambiamento del nome di Sara (15-21) a’ la sparizione di Dio (22) c’ l’esecuzione dell’ordine (23-27) 12,1-4 Il Signore disse ad Abram: “Vattene dalla…. Cosicché faccia di te Una grande nazione… Abram partì 17,1-3a Il Signore gli disse: “…cammina nella mia presenza e sii integro… Ti moltiplicherò grandemente… Abram si prostrò col viso a terra Nella prima parte si sottolinea l’iniziativa di Dio, che chiede ad Abramo la sua risposta: camminare alla sua presenza, come Enoch, essere integro, come Noè; per la prima volta si evidenzia che la promessa di Dio, che rimane puro dono gratuito di Dio, dipende dal comportamento di Abramo. Dio fa due promesse e due richieste: l’alleanza adesso è bilaterale, perché anche Abramo deve impegnarsi. L’alleanza questa volta è definita “perenne”, “con te e la tua discendenza”; Abramo deve accogliere un grande privilegio: “per essere tuo Dio”; con il cambio del nome, “padre di una moltitudine di nazioni”, si vuole evidenziare un nuovo inizio, una possibilità di ricominciare. Ecco al centro l’impegno per Abramo e la sua discendenza, la circoncisione di tutti i maschi, come segno dell’alleanza, di appartenenza a Dio, in connessione con la fertilità che per Israele è dono di Dio; l’ottavo giorno è significativo, perché il bambino ha vissuto i sette giorni della creazione. Dio cambia il nome anche a Sarai, che diventa Sara “principessa” e conferma ancora una volta le sue promesse ad Abramo che ancora dubita sulla possibilità di una discendenza; la risposta di Dio al centro ha una struttura concentrica: a “Sara… ti partorirà un figlio… Isacco” (19a) b “Io farò sussistere la mia alleanza con lui” (19b) c “Riguardo a Ismaele” (20) b’ “Farò sussistere la mia alleanza con Isacco” (21a) a’ “Sara ti partorirà… l’anno venturo” (21b) La Parola di Dio segue ancora la struttura dei racconti di Annunciazione e gli ultimi versetti sottolineano la sollecitudine di Abramo ad obbedire ed eseguire l’ordine di Dio “nello stesso giorno” “come Dio gli aveva detto”. Questo racconto molto interessante serve a confermare innanzitutto la soluzione divina del dono della discendenza. Un giorno, Abramo stava riposando nel caldo del meriggio all'ombra fresca della tenda quando tre stranieri gli apparvero d'improvviso davanti. Secondo i dettami dell'ospitalità orientale, balzò in piedi per dare loro il benvenuto, ordinando immediatamente di preparare un piccolo banchetto, con un vitello appena ucciso. Dopo che quei visitatori celesti si furono seduti ed ebbero mangiato all'ombra delle querce di Mamre, il Signore rivelò la sua identità, ripetendo la promessa che Sara avrebbe partorito in primavera. Sentendoli dall'interno della tenda, ella scoppiò a ridere, come già aveva fatto suo marito, dicendo: «Avvizzita come sono dovrei provare il piacere?». «C'è forse qualcosa impossibile per il Signore?», rispose il visitatore. Sorpresa, Sara negò di aver riso, ma il Signore replicò: «Sì, hai proprio riso!» (Gen 18,13-14,15). la visita (1-8) > apparizione (1-2) > invito (3-5) > pranzo (6-8) la promessa (9-16a) I capitoli 18- 19 presentano somiglianze con il racconto del diluvio, anche se ci sono differenze fondamentali come l’intercessione di Abramo. La struttura del racconto è chiara: a Abramo accompagna i visitatori (16) b una rivelazione ad Abramo (17-21) c Abramo solo con Dio (22) b’ obiezione e preghiera di Abramo (23-32) a’ ritorno di Abramo (33) Possiamo notare in particolare il ruolo profetico di Abramo, reso partecipe da Dio del suo disegno, del suo progetto, perché fonte di benedizione per tutti i popoli, ma chiamato anche a vivere alcuni obblighi, “osservare la via del Signore, operando ciò che è giustizia e diritto”, due atteggiamenti tipici di Dio che mancano a Sodomia e Gomorra. Le promesse fatte ad Abramo non sono incondizionate, ma esigono l’obbedienza alla volontà di Dio. Dio allora rende partecipe Abramo delle sue intenzioni, del “grido” a Lui giunto, che richiama il grido di Abele e vuole intervenire, “voglio scendere a vedere”, come aveva fatto al momento della costruzione della torre di Babele. Abramo resta da solo con Dio: il versetto andrebbe tradotto letteralmente “Dio stava davanti ad Abramo”, ma i rabbini e i traduttori a causa del significato cultuale dell’espressione hanno cambiato la traduzione con “Abramo stava davanti a Dio”: in realtà, l’espressione vuole indicare il contatto tra Dio e Abramo, il dialogo profondo tra i due. Il dialogo ha una struttura precisa, comprende sei domande da parte di Abramo, seguite dalle risposte di Dio: tutto sembra monotono, anche se c’è una progressione: domanda Risposta 1. 23-26 “Davvero stai per sopprimere,…, sopprimere,…, “Se…. io trovo…perdonerò… non perdonerai… Lungi da te il fare… cinquanta giusti …” 2. 27-28 “Ecco che ricominciò a parlare,… distruggerai “non la distruggerò, se ve ne trovo” quarantacinque” 3. 29 “Forse là se ne troveranno quaranta …” “Non lo farò, per causa…” 4. 30 “Che il mio Signore non voglia irritarsi…, forse “Non la distruggerò per causa…” là se ne troveranno trenta….” 5. 31 “Vedi come ardisco parlare… Forse là se ne “Non la distruggerò per causa…” troveranno venti…” 6. 32 “Non si adiri … il mio Signore, … forse là se ne “Non la distruggerò per causa…” troveranno dieci…” a “Davvero stai per sopprimere il giusto con l’empio? b forse vi sono cinquanta giusti entro la città a’ davvero li vuoi sopprimere b’ e non perdonerai a quel luogo in grazia dei cinquanta giusti che vi si trovano in mezzo? a Lungi da te il fare tale cosa! b far morire il giusto con l’empio b’ cosicché il giusto e l’empio abbiano la stessa sorte a’ lungi da te forse che il giudice di tutta la terra non farà giustizia? L’insistenza di Abramo arriva fino al numero dieci, cifra tonda che simboleggia il minimo richiesto per un gruppo sociale o religioso per la preghiera nella sinagoga. La struttura è narrativa: La visita a Lot: 1-3 La protezione degli ospiti: 4-11 L’ordine di lasciare Sodoma: 12-17 L’obiezione e la preghiera di Lot: 18-22 La distruzione di Sodoma: 23-26 Abramo testimone: 27-28 Conclusione: 29 ABRAMO 18,1-8 LOT 19,1-3 Egli sedeva all’ingresso della tenda Stava seduto alla porta di Sodoma Appena li vide, corse loro incontro Si prostrò fino a terra Non appena li ebbe visti, Loto andò loro incontro Si prostrò con la faccia a terra Dicendo: Mio Signore, ti prego E disse: Ascoltate, vi prego, miei signori Non passare oltre senza fermarti dal tuo servo Venite in casa del vostro servo Che vi faccia portare un po’ d’acqua per lavarvi Vi passerete la notte, vi laverete i piedi i piedi e stendetevi sotto l’albero Dopo potrete proseguire Domattina per tempo, ve ne andrete per la vostra via Delle focacce…, prese una bevanda di latte Egli fece per loro un convito, cosse dei pani acido Quelli mangiarono E così mangiarono Lot accoglie gli ospiti come Abramo, ma la città è un luogo di peccato e Dio non può rimanere indifferente; anche Lot come Abramo diventa fonte di benedizione per la sua famiglia, anche se avrà difficoltà a staccarsi dal suo passato e non chiede a Dio di risparmiare la città. Come il racconto del Diluvio descriveva bene la salvezza di Noè, così il racconto narra con precisione la salvezza di Lot. La distruzione avviene con il fuco, segno di purificazione, alla presenza di Abramo, testimone; il testo crea un’ulteriore differenza con Abramo: ABRAMO 19,28 Andò…, per guardare dall’alto il panorama di Sodomia e Gomorra e di tutta la terra del circondario e vide che saliva un fumo dal paese, come il fumo della fornace. LOT 13,10 Alzò gli occhi ed osservò tutta la valle del Giordano, perché era tutta irrigata – prima che il Signore distruggesse Sodoma e Gomorra – come il giardino del Signore, come il paese d’Egitto, fin verso Zoar. C’ la discendenza: 19,30- 21,21 La discendenza di Lot: soluzione umana (19,3038) La storia e il tema della discendenza una struttura concentrica: a La discendenza di Abramo (18,1-15) b Abramo intercessore (18,16-33) c Sodoma distrutta, Loto salvato (19,1-26) b’ Abramo testimone (19,27-29 a’ La discendenza di Lot (19,30-38) Continua il parallelo con la storia del Diluvio, di Noè e i suoi figli: Introduzione: v. 20 Il problema:v. 31 La soluzione proposta: Primo intervento, la maggiore: vv. 32-33 Secondo intervento, la minore: vv. 34-35 Il risultato: i due concepimenti v. 36 La maggiore partorisce Moab: v.36 La minore partorisce Ben- ‘Ammi: v. 38 Questo racconto vuole spiegare l’origine dei due popoli e descrive come la discendenza di Lot sia il frutto di due iniziative umane, in contrapposizione ad Abramo. D’ora innanzi, il ciclo non parlerà più di Lot, che prende un cammino diverso da Abramo, presentato anzi come l’antitipo del patriarca, “padre degli increduli”. Questo racconto che un parallelo descrive il pericolo della futura madre del figlio promessa ad Abramo. La struttura è ancora concentrica: a Abramo discende a Gerar (1) b Abramo parla di Sara ad Abimelech (2a) c Abilmelech prende Sara (2b) d Dio avverte Abimelech (3-7 e Abimelech avverte i suoi servi (8) d’ Abimelech rimprovera Abramo (9-13) c’ Abimelech restituisce Sara (14) b’ Abimelech parla ad Abramo di Sara (15-16) a’ Abramo intercede per Abimelech e la sua famiglia (17-18) Interessante è notare la figura di Abimelech, re straniero, ma integro, preoccupato dal peccato: tutto il racconto mostra la coscienza morale del re e dei suoi servi, che hanno “timor di Dio, contro l’opinione di Abramo,; il tema qui sviluppato è soprattutto l’abbandono della madre del figlio promessa, che alla fine è riabilitata nella sua dignità. Abramo ha ancora il ruolo di profeta e intercessore, nonostante le sue fragilità e incertezze umane. Questo racconto è molto breve; tutto si svolge come promesso e atteso dai protagonisti. Sono ripresi in particolare diverse frasi dei racconti precedenti (17; 18,1-15): Dio mantiene le sue promesse (1-2), con la sua visita, l’adempimento è del tutto conforme alla Parola di Dio; Abramo mantiene i suoi impegni (3-5): agisce “secondo quanto Dio gli aveva comandato”; Sara mantiene il suo riso (6-7): questa volta, però non è un riso di incredulità, ma di gioia. Ci saremmo aspettati un lungo racconto dopo tutto il ciclo di Abramo per descrivere finalmente la nascita del figlio promesso tanto atteso, ma il testo breve e denso vuole mostrare la fedeltà di Dio alla sua promessa e alla sua Parola e l’obbedienza di Abramo ai suoi impegni. Questi due elementi insieme rendono possibile l’impossibile. La struttura è concentrica: a il problema (8-9) b la cacciata (10-14a) c vicino alla morte (14b-16) b’ il salvataggio (17-19) a’ la conclusione (20-21) Il testo sottolinea da una parte la contrapposizione tra Isacco e Ismaele, dall’altra la scelta di Dio per il figlio della promessa Isacco; ancora ritorna, quasi in forma ironica, il linguaggio e il vocabolario tipico del libro dell’Esodo. Anche Ismaele parteciperà della benedizione del padre. Questo racconto vuole evidenziare il patto tra Abramo e Abimelech, che riconosce nel patriarca la benedizione di Dio, una presenza speciale di Dio, con al centro la lite per il diritto dell’uso dei pozzo, fondamentali per i nomadi e i loro greggi: a L’arrivo di Abimelech (22a ) b il patto tra Abimelech e Abramo (22b- 24) c la lite (25-26) b’ l’alleanza tra Abramo e Abimelech (27-31) a’ la partenza (32-34) Abimelech re di un nazione riconosce che Abramo è benedetto da Dio, per questo vuole prendere parte della stessa benedizione: si sta realizzando la promessa di Dio (Gen 12) C’’la discendenza: 22,1-24 L’offerta del figlio della promessa (22,1-19) Questo passo molto importante della storia di Abramo è uno dei più studiati; è il culmine della fede di Abramo, “l’offerta del figlio della promessa”, a cui corrisponde l’offerta della terra (13,2-18). La struttura narrativa è semplice: a Introduzione (1a) b L’ordine (1b-2) c L’esecuzione (3-10) - il viaggio (3-5) - la domanda di Isacco (6-8) - la preparazione (9-10) b’ la sospensione (11-14) c’ la promessa (15-18) a’ conclusione (19) 2,1-2 22,11-12 22,15-16 E Dio disse: “Abramo” E disse: “Eccomi”. E disse: “Prendi il tuo figlio, il tuo unico e fallo salire per un olocausto” E l’inviato di Jhwh Chiamò e disse: “Abramo, Abramo”. E disse: “Eccomi”. E disse: “Non hai risparmiato Tuo figlio Il tuo unico” E l’inviato di Jhwh Chiamò E disse: “Non hai risparmiato Tuo figlio Il tuo unico” Questi passi introducono una sezione, dividendo il racconto in tre parti, con la seconda al centro: - la prova di Abramo (1), qui è descritta l’azione di Abramo nei confronti di Dio; - la conoscenza reciproca (12), qui azione di Abramo e parola di Dio si equilibrano; - il giuramento del Signore (16), è soprattutto parola di Dio. Questi primi versetti introducono solo il lettore della prova di Abramo; interessante notare “dopo questi avvenimenti”: Isacco rappresenta più di un figlio, qui si vuole ricapitolare tutta la storia precedente, Isacco è figlio della promessa, è dono di Dio tanto atteso, è la promessa realizzata. Di nuovo Dio rivolge un ordine ad Abramo, che è chiamato a vivere il suo ultimo momento di fede; Gen 12,1 Vattene Verso una terra Che ti farò vedere Gen 22,2 Vattene Verso la terra, su una montagna Che ti dirò visione La descrizione di Isacco è molto precisa: il tuo figlio, il tuo unico, che tu ami, Isacco. Ma la risposta di Abramo è chiara: Eccomi, senza dubbi, anche se l’ordine rimane incomprensibile. Questa sezione descrive l’esecuzione dell’ordine da parte di Abramo: a “prese Isacco suo figlio, spaccò la legna” (3a) b “si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva detto” (3b) c “si incamminarono tutt’e due insieme” (6b) d la domanda di Isacco (7-8a) c’ “proseguirono tutt’e due insieme” (8b) b’ “così arrivarono al luogo che Dio gli aveva detto (9a) a’ “legò Isacco suo figlio, sopra la legna” (9b) Abramo si alzò di buon mattino, espressione che dice la prontezza della sua risposta; sta per sacrificare a Dio suo figlio, così come alla sua chiamata aveva sacrificato suo padre (Gen 12); il cammino insieme dura tre giorni, numero che diventerà simbolico nella Bibbia, per dire l’intervento di Dio (alleanza al Sinai, miracolo di Cana, Resurrezione…). Alcuni rabbini hanno interpretato la risposta di Abramo ai servi “poi ritorneremo”, al plurale come una certezza della resurrezione del figlio, o quanto meno della restituzione da parte di Dio. Isacco rompe il silenzio, rallenta la scena: è un dialogo “inquietante” tra padre e figlio. La fiducia di Abramo è grande: ha preparato tutto per il sacrificio, ha veramente offerto suo figlio a Dio, è un’esperienza radicale, di totale abbandono a Dio, che gli chiede soprattutto di riconoscere il Donatore del dono. Dio interviene, riconosce la fede di Abramo e “provvede” l’animale da sacrificare: per alcuni questo racconto va letto anche in polemica nei confronti dei sacrifici dei bambini, che allora venivano continuamente compiuti ad altre divinità, in particolare dio Moloch. Dio conferma la promessa e per la prima volta si impegna con un giuramento; i testi biblici spesso ricorderanno questo giuramento, come prova della fedeltà di Dio. È chiaro ormai che le promesse non sono completamente gratuite, ma connesse all’azione di Abramo, in particolare alla sua obbedienza: “io so che tu hai obbedito alla mia voce”. Pochi versetti raccontano la nascita di Rebecca, futura sposa di Isacco; è interessante notare anche il confronto con Ismaele, la cui moglie fa parte della parentela di sua madre. A’ il paese:l’acquisto di un terreno sepolcrale: 23,1-20 Il testo è narrativo: la morte di Sara (1-2) la richiesta di un terreno (3-6) la scelta del terreno (7-11) l’acquisto del terreno (12-18) il seppellimento di Sara (19-20). È forte il contrasto con la promessa della terra: Abramo infatti, possiederà alla fine solo un pezzo di terreno con un sepolcro. La continuazione al di là della morte: il matrimonio di Isacco e Rebecca: 24,1-25,11 Il racconto si divide in quattro parti parallele: a Abramo e il servo in Canaan (1-9) b l’incontro con Rebecca (10-27) b’ l’ottenimento di Rebecca nella casa (28-61) a’ Isacco, Rebecca e il servo in Canaan (62-67) Il lungo brano descrive l’importanza del matrimonio endogamico, cioè che la sposa appartenga allo stesso clan della sua famiglia, per mantenere la purezza della propria tradizione; tutto procede come progetto di Dio. Gli ultimi dati di Abramo prima della sua morte riportano il suo matrimonio con Chetura e la relativa genealogia, che darà origine a tribù arabe, e la genealogia dei discendenti di Ismaele.