SPERIMENTAZIONE IN RETE DELLE INDICAZIONI NAZIONALI
CURRICOLO DI STORIA a.s. 2013/2014
I.C.S. DI MANOPPELLO
D.S. Prof.ssa Fabrizia Gabriella Di Berardino
Avviare un percorso di ricerca-azione, partendo da una competenza di fine
ciclo “Conoscenza degli aspetti e dei processi essenziali della storia del
proprio ambiente”
Il ciclo della vita – il ciclo calendariale “La Pasqua”
di
Katja Battaglia
ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “B. CROCE” – SAN VALENTINO
D.S. Prof.ssa Maria Assunta Michelangeli
SCUOLA SECONDARIA – PLESSO DI CARAMANICO TERME
CLASSE II B
La Confraternita del Sacro Monte dei Morti di Caramanico Terme, in particolare
il priore Dott. Simone Angelucci (Sindaco di Caramanico), la Dott.ssa Cristina
Parone (Presentatrice nell’evento finale) e l’Avv. Lucia Scenna (Segretaria)
hanno partecipato attivamente alla sperimentazione, aiutandoci a conoscere
le consuetudini e i gesti della Settimana Santa. La loro memoria è conservata
nei documenti scritti e nella tradizione orale, che gli associati in 335 anni di
vita della Confraternita, dal 1678 ad oggi, hanno lodevolmente tramandato e
voluto condividere con gli alunni, i docenti e la D.S. Prof.ssa Maria Assunta
Michelangeli.
La Confraternita del Sacro Monte dei Morti è un’associazione laica,
a partecipazione maschile e femminile, collegata alla Chiesa. Gli
iscritti indossano una tunica nera lunga fino a sotto le ginocchia,
raccolta con un cingolo nero a ricami dorati, sormontata da una
mozzetta color giallo intenso, ricamata ai bordi con vellutino nero,
zagane damascate e frangia dorata nel margine inferiore. Il vestito
originario non era questo. Lo Statuto del 1678, infatti, attesta che i
Confratelli indossavano un vestito a sacco, nero, cappuccio e
cingolo.
Sulla sinistra della mozzetta c’è il simbolo del cuore dell’Addolorata,
trafitto da 7 spade, che rappresentano i sette dolori di Maria (vedi
l’immagine a destra, in cui in basso è raffigurato anche il monte,
con il teschio e la croce, che richiamano il nome dell’associazione).
Le Sorelle della Confraternita del Monte dei Morti, oggi dette Devote
dell’Addolorata, indossano una veste nera chiusa con il simbolo del cuore
trafitto da una spada, che riprende l’immagine riprodotta sulla statua di
Maria Santissima Addolorata. Inoltre coprono il capo con una veletta (ciò
non è visibile sulla foto). Nel loro abito, come in quello dei Confratelli,
ricorre l’abbinamento oro/nero, una combinazione di colori che è dominante
nella celebrazioni della Settimana Santa a Caramanico.
La Confraternita del Monte dei Morti nasce nel 1678, circa due decenni
dopo la terribile peste che colpì molti residenti. Dai 4000 abitanti del
1614, infatti, si passa a 2000 cittadini nell’anno 1669.
Sopravvive nel 1838, quando Caramanico annovera il numero più alto di
persone, 5843. Dal 1901, in cui sono presenti 5700 cittadini, assiste a
continui decrementi di popolazione, fino al 2011 con 2032 abitanti.
Inizio dell’atto di fondazione della Confraternita, risalente al 2 maggio
1678. Si notano le abbreviazioni, frequenti nei documenti del tempo.
La trascrizione delle prime due righe è “Illustrissimo e Reverendissimo
Signore Li Reverendi Don Berardino Manerio, Don Berardino Colucci,
Don Erminio Zappettone, Don Lonardo De Ingeniis”.
Il documento rappresenta il
frontespizio del dramma eroico “La
Pietà Vittoriosa, overo Il Clodoaldo,
pubblicato nel 1689, scritto dal
futuro feudatario di Caramanico
(dal 1694 al 1696) Don Domenico
D’Aquino. Tra gli attori troviamo il
firmatario dell’atto di fondazione,
Giovanni
Persico,
Giacinto
Romanelli, il primo priore e tanti
iscritti alla Confraternita. Ciò attesta
che
queste
persone
erano
benestanti, dedite alle attività
culturali e umanistiche e vicine al
potere feudale.
Documento risalente al Giubileo del 1700, che contiene l’elenco
dei beni immobili della Confraternita.
Timbri
della
Confraternita in uso tra
fine Ottocento e prima
metà del Novecento.
Documento risalente all’8 febbraio 1874. Si tratta del verbale della
Congregazione, le cui riunioni, come è spiegato nel documento, sono ricordate
agli iscritti dal suono delle campane. Nell’assemblea si decide di vendere
tronchi di querce secche, situati su un terreno appartenente alla Confraternita,
per riparare la Chiesa.
Documento risalente al 1908. Si tratta
di una relazione. Trascrizione:
Le sorelle sono ammesse su semplice
richiesta fatta al Priore, che ne
constaterà la moralità e la dignità di
ammissione. La professione è identica
al Confratello.
Obblighi
1-Recita della Corona dell’Addolorata.
2-Pater Ave Gloria a San Filippo Benizi.
3-Orazione pe’ Defunti Associati ed
Associate.
4-Intervento alle Processioni e funzioni.
5-Frequenza de’ Sagramenti.
6-Perseveranza nella buona condotta.
7-Pagamento delle annualità.
8-Indossare costantemente l’Abitino di
Maria SS. Addolorata, benedetto il
giorno della sua Professione.
La Confraternita del Monte
dei Morti si riuniva presso la
Chiesa di S. Domenico (oggi
gli associati si incontrano
nella sacrestia della Chiesa
Santa Maria Maggiore).
Questa immagine mostra le
lesioni alla facciata del
portone principale, prima
dei lavori di consolidamento
nel 1922, ad opera della
stessa associazione.
Immagine della Chiesa di San Domenico dopo il restauro.
Processione in onore della Festa della Madonna dell’Assunta. Siamo vicini
alla Chiesa di San Domenico. Sul lato opposto della strada è visibile un
edificio non più esistente, abbattuto.
Chiesa S. Maria Maggiore.
La Via Crucis della Domenica delle Palme segna, a Caramanico, l’avvio effettivo della Settimana Santa,
un cammino di fede e cultura. Al rientro dal corteo i membri del Monte dei Morti si riuniscono nella
sede del sodalizio per procedere all’estrazione dei nomi dei Confratelli che parteciperanno alla
rievocazione dell’Ultima Cena nella sera del Giovedì Santo. Hanno diritto a partecipare solo gli iscritti
da più di due anni e che abbiano presenziato alla Via Crucis. I bussolotti estratti (a parte quelli relativi
alle “riserve”, che potranno eventualmente sostituire un designato improvvisamente impossibilitato a
partecipare) sono tredici, perché oltre agli apostoli viene indicato colui che condurrà il “Tronco”, la
grande croce processionale del Venerdì Santo e che avrà ugualmente titolo a partecipare alla Cena.
Le prime due immagini mostrano il priore che verbalizza.
Nel primo pomeriggio del Mercoledì Santo vengono allestiti i “Sepolcri”. Si tratta di una pratica rituale
che accomuna tutto il mondo cattolico mediterraneo. Questi spazi adorni di fiori, piante, ceri e
incenso, allestiti negli altari delle chiese per il Giovedì Santo, hanno lo scopo di ospitare l’Eucarestia
riposta dopo la Missa in Coena Domini e di conservarla fino al successivo Venerdì Santo, nel quale
non avverrà alcuna consacrazione, perché il giorno è dedicato alla celebrazione della Passione del
Signore.
La diffusa denominazione di Sepolcri è dunque impropria, in quanto non si tratta di addobbi funebri,
ma di giardini in cui adorare il SS.mo Sacramento.
Nella sontuosità degli addobbi, che offrono una suggestiva miscellanea di odori e colori, è
spesso presente un elemento di grande spessore simbolico, il grano cresciuto all’ombra
durante la Quaresima, fatto germogliare al buio per ottenere il caratteristico colore
biancastro e giallino, in quanto privo di clorofilla per la mancata esposizione alla luce
(vedi la figura centrale con l’immagine della croce, decorata con il grano).
Primo pomeriggio del Mercoledì Santo. Preparazione della bara del
Cristo Morto.
Primo pomeriggio del Mercoledì Santo. Preparazione della bara del Cristo
Morto.
Primo pomeriggio del Mercoledì Santo. Preparazione della bara del Cristo Morto.
Primo pomeriggio del Mercoledì
Santo. Preparazione della bara del
Cristo Morto.
Primo pomeriggio del Mercoledì Santo. Preparazione della bara del Cristo
Morto.
Primo pomeriggio del Mercoledì Santo. Preparazione della bara del Cristo Morto.
Primo pomeriggio del Mercoledì Santo. Preparazione della bara del Cristo Morto.
Celebrazione della messa del Giovedì Santo.
Chiesa Santa Maria Maggiore. Celebrazione della messa del Giovedì
Santo (l’ultimo pasto di Cristo con i suoi discepoli).
Chiesa Santa Maria Maggiore. Celebrazione della messa del Giovedì
Santo. (l’ultimo pasto di Cristo con i suoi discepoli).
Chiesa Santa Maria Maggiore. Celebrazione della messa del Giovedì Santo
(l’ultimo pasto di Cristo con i suoi discepoli).
La notte del Giovedì Santo è un’altra importante tappa della Settimana
Santa caramanichese. La suggestione di questo rito è davvero intensa.
Diversamente dagli altri viene vissuto dentro le proprie case.
I colpi secchi sul tamburo (dialetto caramanichese ‘tamurr’), che viene
“scordato” prima dell’avvio e la struggente melodia del flauto materializzano
l’incalzante ricerca di Gesù da parte dei soldati del Sinedrio (che di lì a poco
lo arresteranno) e il lamento disperato della Madre, che ha intuito il
dramma che sta per compiersi.
Contemporaneamente alla preparazione della bara del Cristo Morto, nel
primo pomeriggio di Mercoledì Santo, la statua della Madonna viene
estratta dalla teca che la custodisce durante l’anno e viene sottoposta al
cambio dell’abito. Nella penombra della Chiesa della SS.ma Trinità,
l’Addolorata viene preparata per la cerimonia del grande lutto del Venerdì
Santo. Dalla valigia “personale” vengono prelevati per primi i capi di
biancheria, rinfrescati ogni anno prima del riuso. La sostituzione di questi
indumenti segna il passaggio più delicato e riservato, per un profondo e
tutto umano senso del pudore.
La Madonna viene svestita dagli abiti ordinari da un piccolo nucleo di donne che negli
ultimi anni si avvicendano, coadiuvate e dirette dall’esperta presenza di Maria De Marinis
(nella foto in alto a destra). Indosserà un abito cerimoniale di elegante semplicità,
realizzato in seta nera, privo di ricami e ornati, ma bordato al collo da una delicata trina in
oro (vedi foto in alto a sinistra).
Mercoledì Santo. Nell’immagine a destra è possibile vedere il manto
che viene fissato sul capo della Madonna. A destra si osservano le
donne nell’atto della vestizione.
Nell’atto della vestizione, non mancano gli ori. Notiamo, infatti, la presenza di una sobria collanina
(foto a sinistra) e degli orecchini infilati nei lobi forati (foto a destra). La studiosa di tradizioni
popolari, la Dott.ssa Cristina Parone, riferisce che alla Madonna viene perfino messo del profumo.
A completare la vestizione ci sono gli accessori, che trasmettono il dolore e rappresentano i tratti
distintivi della Mater Dolorosa, ovvero il velo nero in tulle bordato di pizzo, coprente parte del volto,
che amplifica il senso di sofferenza; il fazzoletto bianco sulla mano sinistra per raccogliere le lacrime e
lo stiletto infilato nell’abito all’altezza del cuore a ricordo della profezia di Simeone: “Anche a te una
spada trapasserà l’anima” (Lc 2,35), come si nota nelle prime due foto a sinistra.
Dal punto di vista strutturale l’Addolorata di Caramanico è un manichino polimaterico
di circa 165 centimetri. Le braccia in legno sono articolate attraverso snodi che ne
consentono la mobilità. Il busto imbottito reca cuscinetti applicati su spalle e seno. Le
gambe, in leggero materiale gessato, sono inserite all’interno di gambali in cartapesta
poco più alti della caviglia, riproducendo realisticamente piedi calzanti sandali dipinti.
Queste componenti conferiscono alla statua la necessario leggerezza e
maneggevolezza, che ne agevolano l’uso processionale lungo le irte strade del centro
storico di Caramanico.
L’impressionante effetto realistico del volto della Madonna è affidato, oltre che
alle vesti e alle mani, soprattutto al viso, anch’esso in cartapesta lucidata. La
sensazione di composto, ma lacerante dolore, deriva principalmente dagli occhi in
pasta vitrea azzurra, dalle sopracciglia corrugate e dalla bocca semiaperta in un
muto grido di disperazione.
La chioma castana è modellata con lo stesso materiale e propone la tradizionale
acconciatura a chignon basso.
Messa del Venerdì Santo.
Processione del Venerdì Santo.
Processione del Venerdì Santo.
Processione del Venerdì Santo.
In tutti i riti della Settimana
Santa sono presenti i due
popolari
strumenti
della
raganella (foto in alto) e del tric
trac (foto in basso), che ne
costituiscono
la
vera
caratterizzazione sonora. Il loro
suono stridente e disarmonico
accompagna i momenti salienti
della Passione, sostituendo
anche quello delle campane,
“legate” dal Giovedì al Sabato
Santo in segno di lutto.
Processione del Venerdì Santo.
Processione del Venerdì Santo.
Processione del Venerdì Santo.
Il Centro, 13 aprile 2014
Il recital sulla Passione di Cristo è basato su una lauda del Cinquecento
trovata nel Convento di San Giovanni da Capestrano. Di seguito si legge la
trascrizione della parte in cui la Madonna chiede ai Giudei di non
condannare Gesù (CXXXIII-CXXXVII, vv. 1-12).
LA DONNA dice alli Judei:
Misericordia, o fratelli Judei!
Dè, non li sciate sì crudeli et duri!
Dè, perdonate a Llui, fratelli mei!
Dè, resguardate alli soi gran dolori!
Con angosciose voce ve domando
Che qualche pietate habiate al suo affando!
Sequita:
Se de Lui non volete havere mercede,
Prendave pietà da me dolente!
Ché se alcuno me misera vede,
Cognosce le mie pene apertamente;
Io pato tale pena et tanti guai
Che creatura non li sentì mai.
RECITAL La Representatione de Jhesu Christo
Scarica

San Valentino_Ricerca Azione Storia 2014