Le parabole di Gesù
Il genere letterario della parabola
 Nella tradizione della sapienza dell’AVO (Antico Vicino
Oriente) l’uso della parabola è largamente diffuso.
Accanto a proverbi, indovinelli, allegorie, la parabola fa
parte di un linguaggio che non appartiene esclusivamente
alla tradizione ebraica o biblica, ma ha radici molto più
antiche.
 La parabola dunque non è un genere letterario specifico
della Bibbia, né inventato da Gesù, ma appartiene al
linguaggio dell’uomo, in particolare al patrimonio
dell’antico mondo mediorientale.
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Il genere letterario del RIB
 Allo stesso ambito socio-culturale appartiene anche il
RIB; detto anche “lite familiare”, è un confronto/scontro
tra due parti in causa che cercano di giungere ad un
accordo (necessario per motivi familiari, di convivenza,
vicinato, affari, alleanze politiche, ecc.) senza ricorrere ad
un giudice.
 Scopo del RIB non è primariamente emettere una
sentenza o applicare una pena, ma ristabilire un rapporto
interrotto a causa del torto fatto da una all’altra parte.
 All’interno di questo genere letterario può trovare
impiego la parabola, la quale si mostra particolarmente
utile nelle situazioni in cui il dialogo è difficile e una parte
deve convincere l’altra a considerare un diverso punto di
vista.
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Caratteristiche di Rib e parabola nella Bibbia
 Il genere letterario del Rib è spesso presente nei testi
profetici dell’AT e viene spesso applicato al rapporto tra
Dio e il suo popolo; YHWH è la parte lesa e anche colui
che cerca, con ogni mezzo e attraverso la voce del profeta,
di ristabilire la relazione con Israele, colpevole di aver
violato l’alleanza.
Ristabilire la relazione equivale quindi a ristabilire la
giustizia, suscitando una presa di coscienza del peccato
commesso dall’uomo verso Dio.
Cfr i Salmi 50 (49) e 51 (50), oppure Is cap.1.
 Anche le parabole, all’interno di questo orizzonte
credente, hanno a che fare con l’identità di Dio, dicono
qualcosa di Lui e del suo operare nella storia.
Cfr la parabola della vigna in Is cap.5.
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Il percorso “educativo” della parabola
Ricordare:
 la parabola rappresenta sempre il PUNTO DI VISTA di
Dio;
 diventa occasione di giudizio e conversione.
Infatti, chi ascolta ed entra nella logica della parabola, che
è secondo il punto di vista di Dio, alla fine non può far
altro che:
1. Riconoscere la giustizia (giusto giudizio sulla realtà) di
Dio da un lato e il proprio peccato dall’altro, dunque
convertirsi, cioè cambiare il proprio punto di vista sulla
realtà per assumere quello di Dio.
oppure
2. Riconoscere la giustizia di Dio ma rifiutare di entrare
nella sua logica, cioè rimanere al di fuori della relazione
con Lui.
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Prendiamo ad esempio la più classica delle parabole
bibliche, 2 Sam 12,1-7.
Il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e
gli disse: «Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e
l'altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran
numero; ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella
piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta
in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla
sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia.
Un ospite di passaggio arrivò dall'uomo ricco e questi,
risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per
preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui
portò via la pecora di quell'uomo povero e ne preparò una
vivanda per l'ospite venuto da lui».
Allora l'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e disse a
Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la
morte.
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Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal
cosa e non aver avuto pietà».
Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo!
La parabola viene raccontata in una situazione critica, in
cui i due interlocutori si trovano nella difficoltà o
impossibilità di dialogare.
 La parabola è il terreno neutro su cui l’interlocutore è
invitato ad esprimere un giudizio.
 Alla fine la rivelazione esplicita (ma può essere anche
implicita)
“tu
sei
quell’uomo!”
(v.7),
coinvolge
l’interlocutore con la sua libertà e coscienza.
 Dal giudicare “qualcosa” al giudicare “se stesso”: la
parabola ha completato il suo percorso.
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Le parabole di Gesù
 In esse il punto di vista di Dio è rappresentato in
maniera unica e nuova:
UNICA: perché Dio e l’uomo non sono mai stati così vicini
(ecco infatti che “Il Regno di Dio è vicino!” Mc 1,14).
NUOVA: perché nelle sue parole compare sempre
l’inaspettato, il sorprendente. Dio che supera le nostre
aspettative e appare sotto una luce nuova e al tempo
stesso originaria e familiare.
 Non sono semplici sentenze, enunciazioni, ma un
evento, qualcosa che accade e provoca cambiamenti nella
storia dell’uomo e nella vita delle singole persone.
 Sono in grado di provocare una risposta in ordine alla
venuta del Regno di Dio, di accoglienza o rifiuto. Dunque
implicitamente contengono un “giudizio”.
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Conclusione
 Nelle parabole di Gesù il popolo d’Israele ha potuto
riconoscere ciò che gli apparteneva fin dall’inizio, il Dio
Padre e Misericordioso che chiama ogni uomo alla
comunione con Lui.
 Questo può accadere ancora oggi attraverso le parabole
di Gesù?
 Le parabole sono in grado di produrre un simile
cambiamento in colui che crede, oppure vengono ridotte a
contenuto teologico o insegnamento morale?
Bibliografia per approfondire:
Linnemann, E., Le parabole di Gesù, Queriniana, Brescia 1991
Dupont, J., Il metodo parabolico di Gesù, Paideia, Brescia 1978
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p. Marko Ivan Rupnik s.j.
Gesù Buon Pastore (part.)
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2. La parabola come luogo di incontro con Dio