Siracusa Siracusa E’ un comune italiano di 123.000 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia siciliana. Già definita da Cicerone “la più grande e bella di tutte le città greche”, dal 2005, è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il nome Siracusa deriva dal siculo Syraka (abbondanza di acqua) per la presenza di molti fiumi e di una zona paludosa. Sia in greco che in latino è al plurale, Siracusae, perché la città fondata da Archia, un nobile di Corinto del 734 a.C., divenne in pochi anni la Pentàpoli in quanto al nucleo originale, costituito sull’isola di Ortigia si aggiunsero man mano altri quattro nuclei: Acradina, Tiche, Neàpoli ed Epipoli. Territorio La città si sviluppa in parte sul promontorio-isola di Ortigia e in parte sulla terraferma. La conformazione della costa determina l'ampia insenatura del Porto Grande, cinta a nord dall'Isola e a sud dal promontorio del Plemmirio. Il territorio del comune è attraversato dai fiumi Ciane, Anapo e dai canali artificiali Mammaiàbica, Pismotta e Regina che sfociano all'interno del Porto Grande favorendo la formazione di zone acquitrinose, storicamente chiamate Pantanelli. Il comune confina a nord con Priolo Gargallo e Città Giardino (frazione di Melilli), ad ovest con Solarino, Floridia, Palazzolo Acreide, Noto e Canicattini Bagni e a sud con Noto e Avola. I confini sono delimitati a nord da contrada Targia; ad ovest da Belvedere avamposto panoramico; a sud da Cassibile e Fontane Bianche. Testimonianze dell’Antica Grecia a Siracusa La fama di Siracusa è legata alla sua storia greca, quando la polis comandava sui mari insidiando la potenza di cartaginesi e romani fino a diventare il primo grande impero d'occidente. La fonte Aretusa La Fonte Aretusa, splendido specchio di acqua, è uno dei più bei monumenti di Siracusa, situata nell’isola di Ortigia, deve la sua origine allo sviluppo di uno dei tanti sfoghi della falda freatica che alimenta il fiume Ciane, situato sul lato opposto del porto. Il papiro La pianta di papiro “Ciperus Papirus” vive unicamente lungo le sponde di due fiumi: il Nilo, in Egitto, e il Ciane, a Siracusa. Molti fanno risalire la sua introduzione ai tempi di Ierone II, tiranno di Siracusa dal 270 al 216 a.C., perché a quel tempo si importavano dall’Egitto molte mercanzie. Si narra, infatti, che il sovrano egizio Tolomeo Filadelfo inviò delle piante di papiro a Siracusa come simbolo del basso Egitto. Alcuni storici ritengono, invece, che a Siracusa si producesse già nel 250 a.C., la pianta in maniera autoctona, esistendone anche una varietà nella Riserva Naturale di Fiumefreddo. Nel XVIII secolo, l’archeologo Saverio Landolina, avvalendosi della descrizione dello scrittore romano Plinio, avviò e intensificò l’attività che è diventata poi il simbolo della città. Acquedotto Galermi L’acquedotto fu costruito da Gelone, tiranno di Gela e Siracusa, nel 480 a.C. utilizzando come manodopera i Cartaginesi vinti nella battaglia di Imera. Inizialmente lungo circa 40 km, perché attingeva direttamente l’acqua dal Monte Lauro, fu successivamente accorciato fino ad una lunghezza di 29 km attingendo dalle sorgenti del fiume Calcinara. Teatro greco Fu costruito da Domocopos (detto Myrilla), inizialmente, nel V secolo a.C. lungo le pendici del colle Temenite e rifatto nel III secolo a.C. Qui Eschilo vi rappresentò ( forse nel 456 a.C.) “Le Etnee” e i “Persiani” già rappresentata ad Atene nel 472 a.C. Teatro greco In quest’epoca il teatro era costituito da 3 gradinate rettilinee disposte a trapezio. Il teatro venne interamente ricostruito tra il 238 e il 215 a.C., a forma di semicerchio, da Ierone II. La cavea, dal diametro di 138,60 m, conteneva 67 gradinate,in cui prendevano posto gli spettatori; era divisa in 9 settori, detti “cunei”. L’orchestra, che ospitava il coro, stava alla base della cavea fra gli spettatori e la scena. L’edificio scenico in cui si svolgeva l’evento spettacolare è interamente scomparso. All’epoca di Ierone II risale un passaggio scavato nella pietra che permetteva l’apparizione o la scomparsa degli attori. Ancora oggi, il teatro greco è il fulcro delle rappresentazioni classiche dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA), nato per volontà dell’aristocratico siracusano Gargallo, il quale si fece promotore, il 16 Aprile 1914, della messa in scena dell’ “ Agamennone” di Eschilo. Le latomie Sono cave di pietra che venivano utilizzate dagli antichi greci per estrarre il materiale necessario alla costruzione di templi, strade e strutture destinate alla difesa della città. Un vero enorme cantiere insomma, che poi fu adibito a prigione. Infatti, le Latomie erano luoghi dai quali era impossibile evadere tanto che qui finirono i loro giorni i Cartaginesi, catturati ad Imera nel 480 a.C da Gelone, e i 7.000 Ateniesi scampati al massacro del fiume Asinaro del 413 a.C. L’orecchio di Dionisio Delle dodici latomie a Siracusa, la più nota è quella denominata “Paradiso”. Al suo interno si trova la famosa grotta artificiale che prende il nome di “Orecchio di Dioniso”. La leggenda vuole che Dionisio, ordinò la costruzione della grotta per rinchiudervi i suoi prigionieri, ascoltando quello che dicevano da un’apertura posta in alto e dalla quale le parole uscivano amplificate dall’eco. Ara di Ierone L’ Ara di Ierone II è un altare dedicato a Zeus Eleutherios (liberatore), sul quale venivano sacrificati 450 tori in segno di ringraziamento per la libertà ritrovata. Per questo motivo, proprio in questo luogo, si celebrò nel 466 a.C. l’espulsione del tiranno Trasibulo di Siracusa. Ciò che rimane oggi sono le strutture basamentali, lunghe 200 m e larghe 23, perché i blocchi superiori sono stati asportati nel XVI secolo per essere riutilizzati nella costruzione delle fortificazione spagnole della città. Castello Eurialo Il castello Eurialo rappresenta il culmine della fortificazione della città di Siracusa il cui nome pare alluda a quello greco di Euryelo (testa di chiodo). Voluto da Dionisio I, fu costruito tra il 402 ed il 397 a.C., con lo scopo di proteggere la città da eventuali attacchi. La fortezza era caratterizzata da tre fossati e da cinque torri che supportavano baliste e catapulte. Una serie di gallerie sotterranee permettevano di collegare vari punti del castello e di spostare truppe senza essere visti dal nemico in caso di assedio; tipica anche la “porta d’invito” posta nel tratto nord delle mura dove chi avesse tentato l’ingresso si sarebbe trovato circondato dalle milizie del castello. Il tempio di Apollo Il Tempio di Apollo è il tempio dorico più antico della Sicilia essendo riconducibile all’inizio del VI sec. a.C. La costruzione affiancava aspetti legati a modelli della madrepatria con altri tipici solo della Magna Grecia come la presenza dell’ adyton, cioè lo spazio precluso ai fedeli e riservato ai sacerdoti che conteneva la statua della divinità.