TECNICA E DIDATTICA
DEGLI SPORT INDIVIDUALI
Dott.ssa Chiara Milanese
A.A 2015/2016
Modalità d’esame
L’appello ufficiale potrà essere sostenuto solo dopo aver svolto le ore di
tirocinio interno e aver consegnato la documentazione comprensiva di
relazione di tirocinio e foglio presenze alla docente referente Dott.ssa Chiara
Milanese.
Non sono concesse eccezioni per nessun motivo.
• Appelli ufficiali: prova scritta con domande a risposta aperta (n=5 per
atletica e n=5 per attrezzistica) volte a verificare conoscenze e competenze
acquisite in merito agli aspetti teorici e pratici di atletica leggera e
ginnastica artistica ed attrezzistica.
• Preappello facoltativo di attrezzistica: da sostenere alla fine del corso con
modalità orale/pratico.
Testi consigliati
Knudson D.V., Morrison C.S. Qualitative analysis of human movement, Second
Edition – Human Kinetics, 2002.
Schmidt R., Wrisberg C., Apprendimento motorio e prestazione, Soc. Stampa
Sportiva, Roma, 2000.
Bartlett R. Introduction to Sport Biomechanics Second Edition – Routledge,
Taylor & Francis Group, London and New York, 2007.
Scotton C., Senerega D., Corso di Ginnastica Artistica. Ed. Libreria Cortina Torino
Gori M., Tanga M., L’apprendimento motorio tra mente e cervello, Calzetti-Mariucci
Linea Editoriale, 1996.
Gottardi Gianfranco. Avviamento alla ginnastica artistica. Soc. Stampa Sportiva,
Roma.
Sito ufficiale FGI (Feder ginnastica.it).
Appunti delle lezioni e materiale fornito dal docente.
PRESTAZIONE
Il successo di una prestazione dipende dalla corretta esecuzione di una o più abilità motorie, sia semplici
che complesse, aperte o chiuse (Schmidt, 1982) e coinvolge molti fattori (Hochmuth, 1984):
CARATTERISTICHE
CARATTERISTICHE
CARATTERISTICHE
FISIOLOGICHE
ANTROPOMETRICHE
NEUROMUSCOLARI
ALTRE
TECNICA
CARATTERISTICHE
PATTERN DI MOVIMENTI FONDAMENTALI
Categorie generali di movimenti
(camminare, correre, lanciare, saltare, colpire…).
ABILITA’ MOTORIE
Pattern di movimento fondamentali adattati in un’attività o ad
uno sport specifico.
TECNICA
Abilità con obiettivi ancora più specifici. La selezione di una
tecnica appropriata varia in base alla situazione.
STILE
Differenze personali, peculiarità individuali o azioni legate alle
caratteristiche del singolo atleta.
(Knudson & Morrison, 1997)
TECNICA
 Descrive posizione e orientamento dei segmenti corporei necessari per svolgere efficacemente un
compito motorio.
 Caratterizzata da variabili visibilmente percepibili:
 la forma del movimento;
 una specifica sequenza di movimenti;
 il modo o la gestualità per attuare un comportamento.
La tecnica perfetta non può essere definita in modo esclusivo, ma stabilire le caratteristiche tecniche ideali
di un gesto è essenziale per:
MIGLIORARE LA PRESTAZIONE
RIDURRE IL RISCHIO DI INFORTUNI
(Dictionary of Sport Science, 1992; Bunn, 1972; Hay & Reid, 1982; Carr, 1997; Bloomfield et al., 1994; Knudson & Morrison, 1997; Bartlett, 1999; Elliot, 1999)
OBIETTIVO DESCRITTIVO
OBIETTIVO ANALITICO
‘Quali movimenti caratterizzano
un comportamento motorio e
come vengono eseguiti’
‘Qual è la modalità di esecuzione
più efficace e rispettosa
dell’incolumità delle strutture
dell’atleta’
QUALITATIVA
- Sviluppo di un modello
ideale di riferimento;
- Osservazione visiva;
- Diagnosi soggettiva della
prestazione.
Strumenti:
- Occhio esperto dell’allenatore
- Software analisi video (Dartfish)
ANALISI TECNICA
QUANTITATIVA
Misurazione scientifica delle
variabili biomeccaniche:
•Temporali (timing);
•Cinematiche (posizione,
spostamento, velocità,
accelerazione);
•Cinetiche (forza, energia, lavoro,
potenza).
Strumenti:
soffisticati e costosi
(Es: Vicon)
PREDITTIVA
- Basata su modelli
matematici e simulazioni al
cumputer della
performance.
- Strumento utile ma costoso
per studiare ‘il modo più
efficace per compiere i
movimenti’.
Biomeccanica
Pedagogia
ANALISI
TECNICA
QUALITATIVA
Sviluppo
motorio
Apprendimento
motorio
Knudson and Morrison, 1997
ANALISI TECNICA QUALITATIVA
1. PRE-OSSERVAZIONE
 Creazione di un modello ideale di
riferimento;
 Utile strumento di valutazione per
l’allenatore per determinare cosa vuole
vedere quando osserva l’atleta.
4. INTERVENTO
2. OSSERVAZIONE E CONFRONTO
Osservazione visiva della prestazione
dell’atleta e confronto gestualità
dell’atleta con il modello di riferimento.
Feedback necessari per correggere gli
errori.
3. VALUTAZIONE E DIAGNOSI
Interpretazione delle differenze;
Identificazione degli errori;
Diagnosi errore primario.
PRE-OSSERVAZIONE
1. ANALISI DEL MOVIMENTO: identificare le caratteristiche della tecnica più efficace
 Regolamento ed equipaggiamento (impongono vincoli);
 Studio della letteratura scientifica in ambito biomecccanico per:
- identificare le ‘critical features’, ossia gli aspetti più importanti della performance in termini di
efficienza ed efficacia del movimento (azioni segmentarie, range di movimento, gradi angolari,
proiezione del centro di massa…);
- definire il loro range di correttezza;
- stabilire il loro ordine di intervento temporale.
 Osservazione delle prestazioni degli atleti d’élite;
 Suddivisione
dellemovimento
in 3 fasi
(preparatoria,
 quali sono
azioni e posizioni
comuni
a tutti glicentrale
atleti?; e finale)
(Arend & Higgins, 1976; Barrett, 1979; Brown, 1982; Hoffman, 1977; Kreighbaum & Barthels, 1981; Newaton, 1976; Robb, 1972; Beveridge & Gangstead, 1984; Hay, 1987).
(1)
Preparatoria:
ha ilmeccanici
compito die preparare
adatti
angoli disulavoro
per i segmenti
 ABILITA’
quali
sono
i fattori
le relazionigliche
influiscono
ogni componente
o che
faseagiranno
ACICLICA
O
DISCRETA:
2)dell’abilità?
Centrale:
scopo
di
attuare l’equilibrio
leciòazioni
in che
grado
di soddisfare
fine
disegmenti,
un
(3)
Finale:
haha
lo lo
scopo
diPRESTAZIONALE:
ristabilire
godeva
prima
diodeterminato
attuare
quelcon una
2. SVILUPPO
DI UN
MODELLO
rappresentazione
teorica
tecnica
più efficace
nella
fase
principale.
Normalmente
avviene
perl’individuo
un’azione,
degliildella
stessi
però
ABILITA’
CICLICA
CONTINUA:
compito
motorio spesso
è di natura
molto
comportamento
motorio;
caratterizzata
degli angoli
diallavoro
consentono
comportamento
motorio.
direzione
opposta.
Pertanto
èèchiamata
anchedall’apertura
contromovimento,
giustificata
dalche
punto
diedello
vista

quali
sono
le
azioni
o
posizioni
meccanicamente
raggiungimento
compito
motorio
di natura
ripetitiva
ritmica.
breve, caratterizzato da un inizio e una che
fine contribuiscono
ben
fisiologico
e meccanico.
scopo dell’abilità?
definita.
 quali azioni oFase
posizioni
non rispettano l’incolumità delle
preparatoria
Fasestrutture?
centrale
Fase finale
 quali azioni o posizioni sono manifestazioni dello stile?
STRUTTURA GENERALE DI
BASE TRIFASICA
BIOLOGICO
rispetto
 Fase preparatoria
dell’incolumità delle
 Fase principale
strutture dell’atleta
 Fase finale
STRUTTURA GENERALE DI BASE BIFASICA
MECCANICO
 Fase
finale e preparatoria
Azioni
segmentarie
 Fase principale
Ordine di intervento
temporale
Situazioni di equilibrio
OSSERVAZIONE VISIVA
EFFICACIA DELL’OSSERVAZIONE
HOW?
Punto di osservazione
WHAT?
Fuoco d’attenzione
Piano frontale?
del
centro
di features
massa
e (fuoco
dellaesperto
sua
proiezione
sulla base globale
d’appoggio
dal generale
allo
specifico
per
avere
un’impressione
sulla(DeRenne
qualità
del
Osservazione delle
critical
d’attenzione)
all’interno
di ciascuna
fase
del and
Occhio
dell’allenatore
Piano
trasversale?
House,
1987). (Ganstead
(Brown, 1982;
Hay & Reid,
1982;
James
& Dufek,
1993;
McPherson,
1990; 1990;
Radford,
1989; 1994;
Dunham,
movimento
& Beveridge,
1984;
James
& Dufek,
1993;
Philipp
& Wilkerson,
Pinheiro,
Piano
1986,
1994).
Morrison,
1994; sagittale?
Morrison & Harrison, 1985; Morrison & Reeve, 1986, 1988, 1989, 1992).
HOW?
B
WHAT?
Set-up
Backswing
Downswing
Follow-through
CONFRONTO
MODELLO
BIOMECCANICO
Quali sono le differenze tra la prestazione osservata e il modello ideale?
Il confronto consente di identificare:
 Strenghts (punti di forza): critical features del movimento che sono all’interno del range desiderato.
MOVIMENTO
 Weakness (punti di debolezza): critical features del movimento che non sono all’interno del range
OSSERVATO
desiderato.
Tutti gli elementi componenti l’azione esaminata che differiscono dal
modello prestazionale vengono considerati errori tecnici?
(Arend & Higgins, 1976; Hoffman, 1983; Pinheiro & Simon, 1992; Hay & Reid, 1988; Hudson, 1995; Knudson, 2001; Norman, 1975).
VALUTAZIONE
 Ci sono delle differenze tra la gestualità dell’atleta e il modello che si ripercuotono negativamente
sulla prestazione. Altre variazioni, invece, sono legate allo stile dell’atleta o ad aggiustamenti
dovuti a ‘vincoli’ (constraints) mofologici o ambientali.
 2 tipologie di errori:
Riguardano
i pattern
di
Organism
constraints
movimento
Non causati
da
disattenzione
Task
constraints
Costanti
e ripetitivi
‘ERRORE
IMPARATO’
Mechanical
Faticaconstraints
VARIABILITÀ ‘ERRORE
Distrazione
NON
IMPARATO’
Environmental
constraints
Ansia/
Stress
competitivo
(Newell, 1986)
Demotivazione
 L’esecuzione errata si sviluppa in poco tempo in cattive abitudini difficili da togliere.
DIAGNOSI ERRORE PRIMARIO
 Nell’esecuzione di un movimento l’atleta può manifestare più di un errore, ma uno solo rappresenta la
causa che maggiormente influisce sulla prestazione. In genere gli errori secondari non sono altro che
degli aggiustamenti compensatori che il soggetto attua per raggiungere il fine richiesto.
L’errore che rappresenta la
causa del problema.
ERRORE
PRIMARIO
ERRORI
SECONDARI
Errori che rappresentano i
sintomi del problema e sono
aggiustamenti compensatori
causati dall’errore primario.
 Allenatori esperti sono in grado di osservare direttamente i movimenti dell’atleta e diagnosticare
correttamente la causa responsabile del basso rendimento.
 In assenza di dati scientifici riguardo alle strategie migliori per diagnosticare gli errori, gli allenatori
devono selezionare un razionale, o una combinazione di razionali, da adottare che considerino le
cause degli errori così come i loro effetti:
1. Rischio di infortuni.
2. Effetti sulla performance.
3. Dare priorità alla sequenza temporale delle azioni (un errore nella fase preparatoria
causerà degli aggiustamenti compensatori nelle fasi sucessive).
4. Dare priorità alle critical features.
Cosa rimane ancora da chiarire?
 In più di un secolo di storia della chinesiologia, non esiste ancora un metodo sistematico
per la diagnosi dell’errore tecnico.
 La difficoltà di stabilire le critical features è una delle principali cause della mancanza di basi
teoretiche per la diagnosi dell’errore tecnico.
 La fase di diagnosi è difficile in quanto spesso la causa di un particolare problema può essere
confusa con gli effetti (Hay, 1993; Luttengens & Wells, 1982).
 C’è una limitata ricerca scientifica che abbia testato che tipo di strategie di diagnosi
producano un miglioramento in tempi minori rispetto ad altre.
 La letteratura scientifica nel campo della chinesiologia non supporta teorie o linee guida per
‘prioritizing movement errors’ in un intervento appropriato.
INTERVENTO
STEP 1
DIAGNOSI DELLA PRESTAZIONE
PREOBSERVAZIONE
OSSERVAZIONE
e
OBSERVATION
CONFRONTO
VALUTAZIONE e
OBSERVATION
DIAGNOSI
STEP 2
ESERCITAZIONE PRATICA
METODOLOGIE
CONVENZIONALI:
INNOVATIVE:
Quale strategia
d’intervento fa progredire METODOLOGIE
con maggior rapidità
ed efficacia
INTERVENTO
atleti morfologicamente, anagraficamente, QUALITA’
fisiologicamente e
TIPO
METODO ISTRUTTIVO
OLD WAY/NEW WAY METACOGNITIVE METHOD
attitudinalmente dissimili?
E/O DIMOSTRATIVO
AMPLIFICAZIONE DELL’ERRORE (MAE)
METODO ISTRUTTIVO E/O DIMOSTRATIVO
Principi di base:
 Le istruzioni contengono informazioni sugli aspetti fondamentali dell’esecuzione motoria.
 La funzione del feedback estrinseco è quella di fornire agli atleti informazioni riguardo ai pattern di
azione.
 Forme di informazione visiva: figure che rappresentano le azioni corrette, filmati o dimostrazioni
fornite dall’allenatore.
 Fornire modelli e dimostrazioni attraverso l’uso di videocassette o simulazioni computerizzate
dell’azione desiderata.
Protocollo:
ALLENATORE
L’allenatore dimostra, illustra, istruisce.
re-teaching task
Spiega all’atleta cosa fa di sbagliato
e perché.
Istruisce l’atleta: “devi fare così”.
(feedback prescrittivo)
Spiega e/o dimostra il movimento
corretto. (feedback descrittivo)
ATLETA
Cerca di eseguire il movimento corretto.
Pratica, pratica e pratica
del movimento corretto.
Cerca di imitare o copiare quanto visto.
METODO ISTRUTTIVO E/O DIMOSTRATIVO
Perché l’approccio convenzionale sembra essere poco efficace?
 Le istruzioni sembrano essere per l’atleta prive di significato.
 Le imitazioni si rivelano tentativi (anche buffi) di riproporre con il proprio corpo quanto visto.
 Dimostrare come eseguire un movimento equivale a trasmettere la propria esperienza.
 L’esperienza (purtroppo o per fortuna) non è trasmissibile.
 Non si può chiedere all’atleta di fare ciò che non conosce.
 Sono necessari lunghissimi periodi di pratica.
 Pericolo di demotivazione da parte dell’atleta.
 Efficace con gli errori di tipo2 (errori non imparati).
 Dimenticanza del nuovo movimento entro pochi minuti o ore dall’esercitazione (proactive
inibition).
ERRORE IMPARATO E PRESTAZIONE
L’esecuzione errata si sviluppa in poco tempo in cattive abitudini difficili da togliere.
Perché le vecchie abitudini sono dure a
morire?
La difficoltà del soggetto a cambiare è causata da ciò che già conosce
e non da ciò che non conosce.
I principi di Lyndon,1989, 2000
L’esercitazione correttiva, ad un nuovo pattern di movimento, può entrate in
conflitto con quanto l’atleta sa fare, generando un’interferenza.
PROACTIVE INIBITION
PROACTIVE INIBITION
Dovuta a meccanismi mentali ben studiati e documentati in psicologia.
“Le informazioni vecchie inibiscono il recupero di quanto appreso di recente”.
(Underwood, 1957, 1966)
 È un meccanismo innato e involontario.
 La PI protegge tutta la nostra conoscenza “giusta” o
“sbagliata”, “appropriata” o “inappropriata”. Alcuni studi
recenti parlano di “economia cognitiva”. Grazie alla PI si evita
l’accumulo di un eccesso di informazioni (spesso insignificanti)
che sovraccaricherebbero la memoria.
 L’individuo ha poco o addirittura nessun controllo su
questo meccanismo di protezione.
 Ci rende resistenti al cambiamento e nello stesso tempo
accelera la dimenticanza di quanto appena appreso.
 La PI è attivata automaticamente ogni volta che il nostro
cervello percepisce che l’informazione in arrivo è differente da
quello che abbiamo imparato, immagazzinato e automatizzato.
 La PI non impedisce l’apprendimento, semplicemente
ostacola l’associazione di informazioni conflittuali.
OLD WAY/NEW WAY E MAE
Principi di base:
 L’allenatore deve diagnosticare correttamente l’errore primario che rappresenta il punto di partenza
per l’intervento correttivo.
 L’errore rappresenta la momentanea situazione psico-fisica del soggetto e quindi indica quel che sa
fare, anche se lo fa in modo scorretto.
 L’allenatore lavora sul conosciuto dell’atleta e lo pone nelle condizioni di rilevare il proprio errore.
Alcuni studi, infatti, hanno dimostrato che imparare a rilevare gli errori è un po’ come imparare ad
eseguire i movimenti stessi.
Adams, 1971; Schmidt, 1975; Ausubel, 1968; Newell, 1989; Lyndon, 1989, 2000; Lyndon & Dawson, 1995; Hanin, Korjus, Jouste, & Baxter, 2002; Cooke, 2003; Baxter,
Lyndon, Dole, & Battistutta, 2004; Bragagnolo et al., 1993; Cesari & Milanese 1995; Milanese et al., 2008.
Perché i metodi Old Way/New Way e MAE sembrano essere più efficaci?
 Aiutare l’atleta a prestare attenzione ai feedback propriocettivi ed esterocettivi generati dal movimento
stesso.
 Porre l’atleta nella condizione di comparare l’obiettivo prefissato con il risultato ottenuto.
 Attivare all’interno del soggetto confronti utili a fargli rilevare l’elemento negativo.
Mettere l’atleta nello stato di necessità di ricercare, attuare, sperimentare un comportamento privo di
tale elemento negativo.
 Arrivare ad individuare una modalità esecutiva più redditizia e meno pericolosa per le sue strutture.
L’atleta è il protagonista del suo miglioramento.
OLD WAY/NEW WAY METACOGNITIVE METHOD
V4
Protocollo:
Il protocollo dell’ OLD/ WAY NEW/WAY è stato messo a punto da uno psicologo Australiano ed è
correntemente usato da allenatori, insegnanti e psicologi dello sport in campo scolastico sportivo con
atleti principianti e d’elite, in modo particolare nel Sud dell’Australia. Nel settore sportivo è stato
sperimentato in molte discipline: calcio, tennis, cricket, hockey, basketball, golf, nuoto ecc.
DEPRIVAZIONE SENSORIALE
ALLENATORE
Diagnosi dell’errore “primario”
ATLETA
Fase metacognitiva:
Presa di coscienza dell’errore.
Unlearning task e
deprivazione sensoriale
Prove alternate nel vecchio
e nel nuovo modo.
Lavora sul conosciuto dell’atleta
Pratica nel nuovo modo.
Aiuta il soggetto a diventare sensibile ai
feedback prodotti dal movimento stesso.
Chiara comprensione di
“cosa non deve fare”.
Pone l’atleta nella condizione di rilevare il
proprio errore.
Acquisisce dati propriocettivi relativi alle
azioni dei segmenti e dei loro tempi
esecutivi.
Lyndon 2000, Baxter et al. 2002 e 2004, Hanin et al. 2002, Coohe 2003, Koulianou et al., 2004.
METODO DELL’AMPLIFICAZIONE DELL’ERRORE (MAE)
V5
Protocollo:
Il protocollo è stato messo a punto dal Prof. Bragagnolo, per moltissimi anni allenatore di atletica
leggera, attualmente allenatore di un atleta nazionale di golf, e da un’equipe di collaboratori alla quale
ho fatto parte, questa strategia operativa è stata sperimentata inizialmente nell’atletica leggera e
successivamente in altri ambiti sportivi, quali il tennis, il calcio, lo sci ed il golf.
1. ‘PROVA VINCOLATA’
Esecuzione del movimento esagerando
deliberatamente l’errore primario.
ALLENATORE
2. ‘PROVA LIBERA’
Esecuzione del movimento in forma
libera, senza vincoli.
 Da ripetere in sequenza alternata.
 Tra le due prove deve intercorrere il minor tempo possibile.
ATLETA
Diagnosi dell’errore “primario”
Stimolazione delle funzioni di categorizzazione
percettiva e di elaborazione, concettuale e
simbolica, delle informazioni ricevute nella
Unlearning
task
Se nella ‘prova libera’ il movimento non è cambiato:
prova amplificata.
Confronto
tra il movimento originario e la
1. L’allenatore
non
diagnosticato
correttamente l’errore
primario.
Lavora
sulha
conosciuto
dell’atleta
prova amplificata
Aiuta non
il soggetto
a diventare
sensibilel’errore
ai
2. L’atleta
ha amplificato
abbastanza
primario
e dovrà
ripetere il elaborazione
protocollo ponendo
Prova
non vincolata:
di un
feedback prodotti dal movimento stesso.
comportamento migliore.
maggior enfasi sull’esagerazione dell’errore.
Pone l’atleta nella condizione di rilevare il
Chiara comprensione di “ciò che non deve
proprio errore facendogli recepire
fare” e sviluppo “error detection capability”.
chiaramente la negatività degli effetti prodotti
dall’errore amplificato.
Bragagnolo et al. 1993, 2002, 2004, Gaburro, 2004, Cesari & Milanese 1995, Milanese et al. 2005; Milanese et al., 2008.
APPRENDIMENTO MOTORIO: BACKGROUND TEORETICO
Berstein’s problem
Il corpo
umano
è costituito
da un
Le abilità
motorie
complesse
Cognitivisti
Nei
Come
sistemi
vengono
biologici
coordinati,
la coordinazione
controllati e
insieme
di
800
muscoli,
100
gradi
coinvolgono un elevato numero
di
motoria
utilizzatiimplica
i molteplici
una corretta
gradi di relazione
libertà del
meccanici
di
libertà
alle
articolazioni,
componenti muscolo-scheletriche
corpo
tra umano
molteplici
pereeseguire
differenticorrettamente
attività
ciascuno
dei
quali
è
caratterizzato
e la loro corretta esecuzione da 2
cellulari
un compito
(1014 unità
motorio
cellulari
complesso?
presenti in
stati
(posizione
e
velocità),
per un
richiede un’elevata coordinazione
1013 varietà).
di 200gradi
dimensioni.
deitotale
molteplici
di libertà.
Ecologisti
“ The single most important factor influencing
learning is what the learner already knows.
Ascertain this,
and teach her/him accordingly”
David Ausubel
BIBLIOGRAFIA
• Adams, J. A. (1971). A closed-loop theory of motor learning. Journal of Motor Behavior, Vol 3(2), 111-150.
• Arend S.& Higgins J. (1976). A strategy for the classification, subjective analysis and observation of movement. Journal of human movement
studie, 2, 36-52.
• Ausubel, D. (1968). Educational psychology: A cognitive view. New York: Holt, Reinehart and Winston.
• Bartlett R. (1999). Sport biomechanics: reducing injury and improving performance. London: E & FN Spon.
• Bloomfield J., Ackland T.R, & Elliot B.C. (1994). Applied anatomy and biomechanics in sport. Melbourne: Blackwell.
• Bunn J.W. (1972). Scientific principles of coaching 2nd ed. Englewood Cliffs, NJ:Prentice-Hall.
• Barrett K.R. (1979). Observation for teaching and coaching. Journal of physical education and recreation, 23-25.
• Baxter E.P, Lyndon E.H., Dole S. & Battistutta D. (2004). Less pain, more gain: rapid skill development using old way/new way. Journal of
vocational education and training, 56(1) 21-50.
• Beveridge S.K. & Gangstead S.K. (1984). A comparative analysis of the effects of instruction on the analytical proficiency of physical education
teachers and undergraduates. Annual convention for the American Alliance for Health, Physical education, recreation and dance, Anaheim
Calif.ERIC document reproduction service, ED 244-939.
• Bragagnolo W., Cesari P. Facci G. & Olivato P. (1993). Apprendimento e ridimensionamento motorio. Roma: Società Stampa Sportiva.
• Brown E.W. (1982). Visual evaluation techniques for skill analysis. Journal of physical education, recreation and dance, 53(1), 21-26,29.
• Carr G. (1997). Mechanics of sport Champaign, IL: Human Kinetic.
• Cesari, P. & Milanese, C. (1995). What can we learn from mistakes? Coaching and Sport Science Journal, 1, 19-28.
• Cooke G. (2003). Old way new way. Sport Coach, 24(4), Australian sports commission.
• DeRenne C. & House T. (1987). The four absolutes of pitching mechanics. Scholastic Coach, 79-83.
• Dunham P. (1986). Evaluation for excellence. Journal of physical education, recreation and dance, 57(6), 34-36, 60.
• Dunham P. (1994). Evaluation for physical education. Englewood, Colo: Morton publishing company.
• Elliot B. (1999). Training in sport. Chicester: Wiley.
• Ganstead S.K. & Beveridge K. (1984). The implementation and evaluation of a methodical approach to qualitative sports skill analysis
instruction. Journal of teaching in physical education 3, 60-70.
BIBLIOGRAFIA
• Hanin, Y., Korjus, T., Jouste, P. & Baxter, P. (2002). Rapid technique correction using old way/new way: two case studies with Olympic athletes.
The Sport Psychologist, 16, 79-99.
• Hay J.G. (1987). The development of deterministic models for qualitative analysis. In Shapiro R. & Marett J.R. (Eds) Proceedings of the second
national Symposium on teaching kinesiology and biomechanics in sports.
• Hay J.G. & Reid G. (1982). Anatomy, mechanics and human motion. Englewood Cliffs, NJ: Prentice-Hall.
• Hay J.G. & Reid G. (1988). Anatomy, mechanics and human motion 2nd ed. Englewood Cliffs, NJ: Prentice-Hall.
• Hochmuth G. (198). Biomechanics of athletic movement. Berlin: Sportverlag.
• Hoffman S.J. (1977). Toward a pedagogical kinesiology. Quest, 28, 38-49.
• Hoffman S.J. (1983). Clinical diagnosis as a pedagogical skill. In Temple T.J. & Olson J.K. (Eds) Teaching in physical education. Champaign,
IL:human movement.
• Hudson J.L. (1995). Core concepts in kinesiology. Journal of physical education, recreation and dance, 66(5) 54-55, 59-60.
• James R. & Dufek J.S. (1993). Movement observation: What to watch...and why. Strategies 6 (2) 17-19.
• Knudson D.V. (2001). An integrated approach to the introductory biomechanics course. The physical educator.
• Knudson D.V. & Morrison C.S. (1997). Qualitative analysis of human movement. Champaign, IL: Human Kinetic.
• Kreighbaum E. & Barthels K. (1981). Biomechanics. A qualitative approach for studying human movement. Minnesota: Burgess Publishing
Company.
• Lees A. (2002). Technique analysis in sports: a critical review Journal of sports science, 20, 813-828.
• Lyndon E.H. (1989). I did it my way! An introduction to old way/ new way. Australian Journal of Special Education, 13, 32-37.
• Lyndon, E. H. (2000). Conceptual mediation: a new theory and new method of conceptual change. Unpublished doctoral dissertation,
University of Adelaide, Australia.
• Lyndon E.H. & Dawson C.J. (1995). A conceptual mediation program: a practical outcome from a novel perspective on conceptual change.
Paper presented at the Australian association of science education annual conference, Adelaide.
•McPherson M. (1990). A systematic approach to skill analysis. Science periodical on research and technology in sport, 11(1), 1-9.
• Milanese C., Facci G., Cesari P. & Zancanaro C. (2008). “Amplification of error”: a rapidly effective method for motor performance
improvement. The sport psychologist, 22, 164-174.
BIBLIOGRAFIA
• Morrison C.S. (1994). Comparison of nationality, gender and type of instruction on the acquisition and retention of qualitative analysis of
movement ability: In proceeding for the 10th commonwealth and international scientific congress: access to active living Edited by Bell F.I.
And Van Gyn G.H., Victoria,B.C.: University of Victoria, 169-174.
• Morrison C.S. and Harrison J.M. (1985). Movement analysis and the classroom teacher. CAHPER Journal, 51(5) 16-19.
• Morrison C.S. and Reeve J., (1986). Effect of instruction units on the analysis of related and unrelated skills. Perceptual and motor skills, 62,
563-566.
• Morrison C.S. and Reeve J. (1988). Effect of undergraduate major and instruction on qualitative skill analysis. Journal of human movement
studies 15, 291-297.
• Morrison C.S. and Reeve J. (1989). Effect of different videotape instructional units on undergraduate physical education major's qualitative
analysis of skill. Perceptual and motor skills, 69, 111-114.
• Morrison C.S. and Reeve J. (1992). Perceptual style and instruction in the acquisition of qualitative analysis of movement by majors in
elementary education. Perceptual and motor skills, 74, 579-8.
• Newell K.M. (1986). Constraints on the development of coordination. See Wade & Whiting, 1986, 341-60.
• Newell K.M., Kugler P.N., van Emmerik R.E.A. & McDonald P.V. (1989). Search strategies and the acquisition of coordination. In S.A. Wallace
(Ed.), Perspectives on coordination (pp. 86-122). Amsterdam: North-Holland.
• Newston D. (1976). A process of behavior observation. Journal of human movement studies, 2, 114-122.
• Norman R. (1975). Biomechanics for the community coach. Journal of physical education, recreation and dance 46(3) 49-52.
• Philipp J.A. and Wilkerson J.W. (1990). Teaching team sports: a coeducational approach. Champaign, Ill: Human kinetics.
• Pinheiro V.E.D. (1994). Diagnosing motor skills- a practical approach. Journal of physical education, recreation and dance. 65(2), 49-54.
• Pinheiro V.E.D. and Simon H.A. (1992). An operational model of motor skill diagnosis. Journal of teaching in physical education, 11, 288-302.
• Radford K.W. (1989). Movement observation in physical education: a definitional effort. Journal of teaching in physical education 9, 1-24.
• Robb M.D. (1972). Task analysis: a consideration for the teachers of skills. The research quarterly, 43(3), 362-373.
• Schmidt R.A. (1975). A schema theory of discrete motor skill learning. Psychological review, 82, 225-260.
• Schmidt R.A. (1982). Motor control and learning: a behavioral emphasis 2nd ed. Champaign, IL: Human kinetics.
Scarica

Lezioni prima parte 2015/2016 (octet