8 marzo 2014
I.P.S.C. Mirabella Eclano
La donna, nella storia è sempre stata subordinata all’uomo: le differenze tra i due sessi
hanno portato il maschio ad occupare un posto privilegiato nella società. La donna, fin
dall’antichità, è sempre stata considerata un essere inferiore e si è evoluta in una società
maschilista.
I primi movimenti per l’uguaglianza delle donne nascono durante la Rivoluzione Francese.
Nell’Ottocento la donna svolge unicamente la funzione di “angelo del focolare”: la cura
della casa e dei figli è addossata totalmente alle donne. Con la Rivoluzione Industriale le
donne prendono coscienza della loro condizione e non si riconoscono più nell’immagine
di creature deboli, passive, per natura inferiore, e si ribellano.
All’inizio del Novecento la donna inizia a cambiare e incominciano a nascere
organizzazioni e associazioni di donne che si univano per combattere assieme contro
tutte le discriminazioni della società maschilista che da secoli le opprimeva.
La trasformazione più evidente riguarda la donna nel campo lavorativo che entra in
particolare nel settore terziario. Ospedali, poste, banche e negozi si riempiono di
segretarie, infermiere e commesse. Pur essendo malpagata la professione di maestra
è accolta con entusiasmo dalle ragazze sia di estrazione proletaria sia da quelle del
ceto medio. Muta anche il ruolo della donna aristocratica e alto borghese che assume
la veste di donna fatale con ai piedi uomini-schiavi da dominare. Molte donne
intellettuali diventarono giornaliste e altre entrarono nelle Università. Per quanto
riguarda le donne operaie, viene ridotto l’orario di lavoro, alzato il limite d’età per
l’assunzione dei fanciulli, proibito il lavoro in miniera, quello notturno e quello
domenicale.
Nel 1903 Emmeline Pankhurst fonda in Inghilterra un’organizzazione il cui fine è
quello del riconoscimento del suffragio universale femminile le cui seguaci sono
dette SUFFRAGETTE, un nome beffardo che esprime disprezzo nei loro
confronti. Nel suo diario, la Pankhurst parla delle differenze nell’educazione tra
maschi e femmine.
In quel periodo, l’istruzione femminile sembrava avere come obiettivo principale il
modo di rendere accogliente la casa. Le suffragette devono affrontare vecchi
pregiudizi contro le donne: la stampa le mette in ridicolo, i loro comizi si svolgono in
mezzo all’indifferenza o all’ostilità della gente, la polizia è dura nei loro riguardi. Per
farsi ascoltare fanno scioperi della fame, s’incatenano ai lampioni del gas per non
essere portate via durante le manifestazioni alle lotte violente: fracassano vetrine dei
negozi, incendiano due stazioni ferroviarie. Centinaia di suffragette sono ferite negli
scontri con la polizia.
Nel 1914, con la Prima
Guerra Mondiale, le femministe sospendono le loro
rivendicazioni per compiere il loro dovere di donne,
svolgendo lavori sia al fronte e sia nel Paese, nelle
fabbriche e nei campi. La Prima Guerra Mondiale è un
potente mezzo per l’ingresso delle donne nel mondo del
lavoro, perché le donne sostituiscono per quattro anni gli
uomini partiti per il fronte, in tutte le professioni,
comprese quelle più faticose.
Donne con lunghi capelli raccolti, con i vitini da vespa,
guidano tram, lavorano al tornio facendo proiettili,
montano fucili, si occupano dei raccolti. Le signore
lasciano i loro larghi cappelli e i loro boa per vestire la
divisa da infermiera e le ragazze lavorano anche nelle
fabbriche di esplosivi. Tutto cambia quando gli uomini
tornano dal fronte: la stampa le dipinge come coloro che
sottraggono il lavoro agli uomini e sono incoraggiate a
tornare all’interno delle mura domestiche, per liberare i
posti di lavoro agli uomini. La difficoltà di trovare lavoro
scatena la guerra dei sessi che è perduta dalle donne, che
solamente per un breve periodo ebbero diritto al sussidio
di disoccupazione. La sconfitta dell’occupazione femminile
emerge dalle indagini sul mondo del lavoro del 1921.
In Italia nel1938 una legge stabilisce che la percentuale delle donne negli
uffici pubblici non deve superare il 10%. Fin da piccole alle ragazze, viene trasmesso l’ideale di
divenire brave spose e brave madri prolifiche per l’incremento demografico della patria. In
marzo le donne cominciano a essere assunte come tranviere, postine o impiegate. Nel 1941,
quando la seconda guerra mondiale è nel pieno svolgimento, a tutte viene fatto un “contratto a
termine” che sarebbe scaduto automaticamente appena la guerra fosse finita e gli uomini
fossero ritornati dal fronte. Il lavoro è molto faticoso e le operaie impiegate nelle fabbriche
sono sottoposte a una disciplina militare.
Ognuno riceve una tessera annonaria, con cui iscriversi a un determinato negozio dal quale può
acquistare solo la quantità di alimenti stampigliate su un foglio chiamato “tessera”. Le quantità
vengono razionate e in Italia, le donne, organizzano la borsa nera: i viveri arrivano dalle
campagne, portati dalle contadine che entrano in città superando i controlli. I prezzi si
raddoppiano e i salari e gli stipendi sono bloccati dal primo anno di guerra. Anche le signore
borghesi cominciano a non avere denaro a sufficienza: alcune danno ripetizioni agli alunni, altre
diventano imprenditrici.
Dopo l’8 Settembre del 1943, la situazione diventa esasperata.
Caduto il fascismo, le città sono
piene di sfollati e la mancanza di cibo diviene il
pensiero ossessivo e la principale attività delle
donne. Quando si viene a sapere che qualcuno ha i
magazzini pieni di viveri, le donne si organizzano
per assaltare i depositi. Nel Nord, le donne delle
famiglie antifasciste entrano nella Resistenza. Nel
1944, numerosi prefetti vietano l’uso della
bicicletta agli uomini, ma non alle donne. I
partigiani allora le utilizzano per portare ordini,
pezzi di ricambio delle radio o delle armi da un
quartiere all’altro delle città. A ogni posto di
blocco sono fermate, perquisite, ma bastava essere
“carine” , saper scherzare con i militari, e distrarli
per poter passare indisturbate. Nonostante la
tensione le ragazze sono fiere di rischiare la vita e
sono consapevoli dell’importanza del loro ruolo. Ci
sono anche le ragazze che fanno parte delle brigate
partigiane impegnate nei combattimenti, alcune
muoiono in battaglia, altre catturate vive e fucilate.
Nel Nord le operaie combattono una guerra durissima fatta di scioperi e manifestazioni
di protesta.
E’ una guerra per conquistare la distribuzione regolare delle razioni. Le SS arrestano e
fucilano, ma non riescono a mantenere l’ordine. Il primo Maggio del 1945, nell’Italia del
nord liberata, i partigiani marciano tra la folla festante. Per le donne partigiane quel
giorno segna l’inizio del ritorno al passato.
La Chiesa invita le giovani a dedicarsi all’assistenza dei loro familiari, dei senzatetto, dei
bambini e degli sfollati. Man mano che gli uomini rientrano dal fronte, le operaie e le
impiegate vengono licenziate.
Le donne italiane votarono per la prima volta in
occasione delle elezioni amministrative di marzoaprile 1946 e del successivo Referendum RepubblicaMonarchia del 2 Giugno. La Costituzione garantiva
l’uguaglianza formale fra i due sessi. In Italia le donne
potevano già votare sin dal 1924.
Benito Mussolini sulla carta aveva riconosciuto il
diritto di voto alle donne per dimostrare che non
temeva l’elettorato femminile. Fu però solo un atto di
corruzione del popolo, la dittatura aveva già deciso la
proibizione di qualsiasi elezione per comuni e
province, sostituendoli con i podestà ed i governatori.
Sul lavoro il cammino fu molto più duro, ma con il
passare del tempo, nel 1963, le donne entrarono nella
magistratura prendendo possesso di ogni tipo di
carica. Fino ad allora le donne si accontentarono di
ruoli “scartati” dall’uomo. Aumentarono il numero di
insegnanti nelle scuole, come scopo di una buona
formazione al femminile per i propri figli.
Con il boom economico degli anni ‘50 e ’60 si formarono
associazioni che puntavano ad un miglioramento della
condizione delle donne e chiedevano per loro non solo
maggiori diritti negli ambiti lavorativi ma anche un maggiore
impegno politico ed istituzionale. Negli anni settanta furono
introdotte le leggi che vengono indicate come le maggiori
conquiste femminili del ‘900: la legge sul Divorzio numero 898
del 1970 e quella sulla maternità del 1971 che estese la tutela
della
maternità
alle
lavoratrici
dipendenti.
Con la legge del Diritto di famiglia del 1975 venne introdotta
la parità tra uomini e donne nell'ambito familiare. Altra legge a
favore della parità dei diritti è quella dell'Interruzione
volontaria della gravidanza, la famosa Legge 194 del 1978. Tale
norma ha come scopo principale la prevenzione delle
gravidanze indesiderate, oltre l'obiettivo di contrastare
l'aborto clandestino. Un’altra legge degli ultimi anni che ha
contribuito a parificare i diritti tra i due sessi è stata la Legge
sulle pari opportunità del 1991 che ha rappresentato un
importante passo avanti per valorizzare la presenza e il lavoro
delle donne nella società, nel lavoro e nella famiglia.
Si può senza dubbio affermare che la condizione della donna
sia certamente migliorata negli ultimi 40 anni, non solo in
Italia ma anche in molti altri Paesi.
In Afghanistan, le famiglie festeggiano la nascita di un maschio,
ma non quella di una femmina. Le donne sono considerate
naqis-e-aql (stupide dalla nascita) e il termine donna viene
usato dagli uomini come un insulto. Le donne nell’ambito della
famiglia estesa sono una risorsa economica, come la terra, la
casa o il bestiame e appartengono a un uomo. Le donne vivono
in purdah, cioè recluse nella casa. Il lavoro delle donne si
focalizza all’interno della famiglia: la trasformazione dei prodotti
agricoli, la cura dei figli e degli anziani. Viene negato loto il
diritto alla proprietà e all’eredità. La società afgana è
culturalmente “contro le donne”, vengono educate a sacrificare
la loro salute. Le donne, in questa cultura non hanno diritto al
“sapere”. Grazie all’organizzazione democratica delle donne
afgane (DOAW) fu decisa dallo Stato una politica
di
alfabetizzazione obbligatoria delle bambine che suscitò una
protesta generale portando all’uccisione di alcune maestre a
Kandahar. Nel 1992, le donne vennero espulse dai loro posti di
lavoro. Nel 1994 comparvero i Talebani, le scuole femminili
furono chiuse e alla bambine venne permesso solo di studiare il
Corano.
Con il governo dei talebani le donne vengono private di alcuni fondamentali diritti:
• Diritto all’educazione;
• Diritto al lavoro;
• Diritto a spostarsi;
• Diritto alla salute;
• Diritto a divertirsi;
La DONNA, quindi, è stata privata del diritto di venire considerata un essere umano. Da
quando i talebani hanno preso il potere in Afghanistan, picchiare e maltrattare la donna è
diventato legale, normale e, a causa delle mentalità di guerriglia dei fondamentalisti, essa
ha dovuto subire delle angherie sessuali tipiche del governo pre-talebano, ma ancora
oggi si registrano soprusi ai danni della donna.
Malala Yousafzai è una studentessa e attivista pakistana. È la più giovane
candidata al Premio Nobel per la pace, nota per il suo impegno per
l'affermazione dei diritti civili ed all'istruzione. All'età di tredici anni è
diventata celebre per il blog, da lei curato per la BBC, nel quale
documentava il regime dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle
donne, e la loro occupazione militare del distretto dello Swat. È stata
nominata per l'International Children's Peace Prize, premio assegnato da
Kids Rights Foundation per la lotta ai diritti dei giovani ragazzi. Il 9
ottobre 2012 è stata gravemente ferita alla testa e al collo da uomini
armati saliti a bordo del pullman scolastico su cui lei tornava a casa da
scuola. Ricoverata nell'ospedale militare, è sopravvissuta all'attentato
dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. Un portavoce dei talebani
pakistani, ha sostenuto che la ragazza “è il simbolo degli infedeli e
dell'oscenità”; il leader terrorista ha poi minacciato che, qualora
sopravvissuta, sarebbe stata nuovamente oggetto di attentati. La ragazza
è stata in seguito trasferita in un ospedale di Londra che si è offerto di
curarla. Il 1º febbraio 2013 è apparsa la notizia che il partito laburista
norvegese ha promosso ufficialmente la candidatura di Malala al Premio
Nobel per la Pace 2013. Il 12 luglio 2013, in occasione del suo
sedicesimo compleanno, parla al palazzo delle Nazioni Unite a New York
lanciando un appello a favore dell’istruzione dei bambini di tutto il
mondo. Il 10 ottobre 2013 è stata insignita del Premio Sakharov per la
libertà di pensiero. Il premio le è stato consegnato a Strasburgo, il 20
novembre 2013.
I tre obiettivi del decreto legge contro il Femminicidio e la violenza sulla donne, approvati dal
Senato il 14 Ottobre 2013, sono: prevenire la violenza, proteggere le vittime e punire
severamente i colpevoli.
Il decreto prevede l’aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minore e/o se
la vittima è in gravidanza e/o se la violenza è commessa dal coniuge e dal compagno. E’
previsto l’arresto obbligatorio in caso di flagranza per reati di maltrattamento familiare e
stalking, ciò significa che le forze dell’ordine saranno obbligate al fermo di colui che viene
sorpreso in un atto di violenza domestica o di stalking. Alle forze di polizia viene data la
possibilità di buttare fuori di casa il coniuge violento se c’è rischio per l’integrità fisica della
donna. Viene così impedito a chi è violento in casa di avvicinarsi ai luoghi domestici. Una volta
sporta querela per violenza e maltrattamenti, quella querela sarà irrevocabile. Si sottrae
dunque la vittima a rischio di una nuova intimidazione e farle ritirare la querela. Per chi è
vittima di stalking e maltrattamenti e non si può permettere un avvocato, è ora previsto il
patrocinio legale gratuito.
La giornata internazionale della donna ricorre l’8 Marzo di ogni anno per
ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le
discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti
del mondo. Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati
Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 e in Italia nel 1922.
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in occasione della festa della donna 2014 gli alunni dell`IPSC di