La psicologia del sordo
nel passato e nel presente
A cura di Immacolata Tanco
Tanto tempo fa i sordi non sapevano né leggere né scrivere per cui erano
ritenuti stupidi e ignoranti. Sordi chiamati, allora sordomuti, erano
completamente esclusi dalla società in quanto la loro disabilità annullava
la loro persona. Non c’era una disponibile apertura da parte della gente
nei confronti dei sordi. Genitori disperati si vergognavano dell’handicap
dei propri figli che arrivavano addirittura a non farli uscire di casa pur di
non far sapere a nessuno l’esistenza del loro bambino. Sordomuti
cresciuti in solitudine, chiusi in se stessi, con una
carenza crescita emotiva/affettiva, intellettuale, psichica e sociale.
Egocentrismo
Impulsività
Dipendenza
Povertà ideativa
Scarsa capacità di introspezione
Mancanza di collaborazione
Difficoltà di contatti sociali
Maggiore rigidità e formalismo
Con il passare del tempo, grazie alle
innovazioni educative, si è pensato di istruire i
sordi perché sono anch’essi dotati di parola,
capaci di comunicare, leggere e scrivere.
E con le nuove leggi e i riconoscimenti
ufficiali per i sordi, finalmente possono
partecipare attivamente alla vita
sociale e scolastica.
Charles-Michel de l'Épée
Oggi il modo di percepire se stessi e la realtà
dei sordi sono cambiati rispetto al passato: in
loro c’è una più matura crescita personale ,
sociale, affettiva e psichica.
Filippo Smaldone
Inoltre con le nuove tecnologie di comunicazione costruite
appositamente per i sordi, essi stessi possono comunicare con più
facilità e in maniera completamente autonoma per cui sono più
contenti e felici di se stessi, consapevoli delle proprie capacità e
abilità. Grazie anche alla valorizzazione della diversità, non come
una mancanza o un deficit, ma un valore importante, i sordi sono
più accolti e accettati per come sono.
Libertà interiore
Indipendenza
Ricchezza ideativa
Ottima capacità di introspezione
Maggiore disposizione alla collaborazione
Minore difficoltà di contatti sociali
Maggiore flessibilità
I sordi hanno la Cultura Sorda e ne sono orgogliosi, e utilizzano la loro vera e
propria lingua: la LIS! È una lingua abbastanza conosciuta da tutti, infatti tante
persone sono incuriosite e interessate ad impararla. Si realizza una bella
integrazione tra il mondo sordo e quello udente per cui i sordi si sentono
importanti e stimati, amati e accolti, considerati come persone e non handicappate.
Aumenta la consapevolezza da parte dei sordi e di tutti che l’handicap non esiste,
è la società che genera handicap.
La Giornata mondiale dei sordi mostra al
mondo intero l'orgoglio dei sordi e le proprie
culture e i modi di uso dei sordi di ogni
Nazione appartenente.
Roma il 28 settembre del 1958
La consapevolezza nel fatto che i sordi come gli udenti possono fare,
volere, avere aiuta ai sordi a costruire la propria identità con libertà e in
piena autonomia. Certamente non mancano le difficoltà in cui un sordo
deve affrontare, in particolare durante la fase adolescenziale, ma
nonostante un evidente deficit è uguale a qualsiasi altro suo coetaneo
con gli stessi bisogni, esigenze, insicurezze, crisi interiori.
L’adolescenza è una fase molto delicata, un periodo
di maturazione emotiva/affettiva, fisica/sessuale,
intellettuale, psichica e sociale. Si provano sentimenti
ed emozioni particolari: il vergognarsi, l’essere molto
tristi, lo sperimentare un radicale e inappellabile
sentimento di colpa nei confronti della vita,
dell’amore, della creatività, del futuro.
LO SVILUPPO DELLA PERSONALITà DI UN INDIVIDUO
Sigmud Freud
Gli adolescenti sono alla ricerca di un Ideale dell'Io, di una immagine
soddisfacente di se stessi che sia capace di fornire loro un buon livello di
autostima: l'Ideale dell'Io è, in sostanza un Io Ideale che la persona si sforza di
raggiungere; quando la persona si sente vicina al proprio ideale, si sente bene
con se stessa e si piace.
Il mio peggior disagio l’ho vissuto quando il mio problema era legato alle
protesi, perché mi sentivo osservata mentre camminavo tra la gente e per questo
motivo decisi di toglierle in quanto sentivo profonda vergogna ad avere su di me
qualcosa che non sentivo mio, però col passare del tempo conoscendo amici
sordi ho capito che quella decisione presa tanto tempo fa non ha portato molti
benefici, infatti adesso rimpiango un po’ di non aver portato quelle protesi,
perché forse ora avrei meno difficoltà a comunicare con la gente.
F. età 22 sorda profonda, genitori udenti,
ha sempre frequentato la scuola con i sordi
VERGOGNA
Il periodo adolescenziale si presenta maggiormente
difficile in quanto si diventa consapevoli del
proprio handicap.
Ho i genitori udenti ed avevo molta difficoltà a capire quando parlavano tra di
loro, ma avevo un fratello sordo e la sua presenza mi consolava. A scuola però
mi sentivo sola, non comunicavo con nessuno. Solo quando ho conosciuto altre
persone come me che usavano la lingua dei segni, ho scoperto un mondo
nuovo, diverso e dentro di me cresceva un’emozione diversa dal solito,
un’emozione molto positiva. E grazie ad una mia ex compagna di scuola che mi
ha stimolato e dato coraggio, sono riuscita a farmi avanti e ad avere fiducia in
me stessa. Superata la crisi che avevo dentro di me, sono aperta e socievole
anche se tuttora incontro piccole difficoltà, ma ho imparato ad affrontarle.
F. età 24 sorda profonda, genitori udenti,
ha sempre frequentato la scuola con gli udenti
SOLITUDINE
La possibilità di fare parte di un gruppo risulta particolarmente
preziosa per la persona sorda al fine di evitare il vissuto di solitudine
che può essere molto pesante.
Il gruppo dei pari è quindi essenziale in quanto rompe
l’isolamento, offre sicurezza e identità.
Nella mia fase adolescenziale non ho avuto nessun momento difficile legato alla
mia sordità perché non la vedo come una diversità. Solo il primo anno scolastico
alle superiori avevo a che fare con compagni un po’ esuberanti, ma mi sono
sempre sentito alla pari con gli altri e mai diverso. A scuola avevo il prof di
sostegno che per quanto ero integrato benissimo dichiarava che non avevo
bisogno di lui, ma che invece per me era utile. Col passare degli anni ho avuto
sempre più consapevolezza di non sentirmi diverso dagli altri, per me non è mai
stato un problema. Non è fortuna, è il mio carattere che mi ha aiutato. Ho
vissuto l’adolescenza come tutti, ma ho dovuto imparare da solo a come
comportarmi tra la gente.
M. età 22 sordastro, genitori sordi,
ha sempre frequentato scuola con gli udenti
Il ragazzo sordo se è a suo agio e in situazioni di sicurezza è socievole,
interessato alla realtà e alle persone.
Di solito è la paura delle reazioni delle persone “normali” all’handicap che
impedisce la socievolezza. Durante il periodo adolescenziale, il ragazzo sordo
diventa più facilmente scontroso, chiuso e cupo, ma se viene avvicinato con
interessamento e disponibilità si apre agli altri.
Ho scoperto che in me qualcosa non andava, mi sentivo completamente
diversa, mi vergognavo talmente tanto che non volevo esprimere una mia
opinione per paura di un giudizio. Non me l’aspettavo proprio da me
perché ero convinta di essere una persona sicura di me, decisa, energica.
Ero la più brava della classe, avevo una buona autostima e non dubitavo
nulla di me. Certo, ero sempre cresciuta con persone sorde e non ho
incontrato problemi infatti solo quando ho conosciuto persone udenti, ho
avuto problemi interiori, ho provato emozioni sconosciute, estranee come
la vergogna, la paura, improvvisamente mi sentivo insicura e incapace.
Ero arrabbiata e sfogavo tutta la mia rabbia contro i miei genitori. Ho
dovuto da sola guardare fuori dal mio mondo silenzioso per capire la
realtà e conoscendo nuove persone, ho avuto una bellissima occasione di
apprendimento e ho imparato ad essere la persona che ero veramente,
non è stato per niente facile, ma meglio tardi che mai.
F. età 22 sordastra, genitori sordi,
ha sempre frequentato la scuola con i sordi
INSICUREZZA, VERGOGNA, PAURA, SENSO DI
FRUSTAZIONE, RABBIA
La frustrazione avviene sempre ai danni
della stima di sé e quindi comporta un
indebolimento dell’Io.
Grazie all’interesse e alla disponibilità da parte degli altri, amici udenti, il
sordo riesce ad aprirsi agli altri. L’adolescenza per la ragazza è stato un
periodo di sconvolgimento, insicurezza, emotività, sensibilità, di facile
depressione e facile esaltazione. È stata alla ricerca del suo sé, del significato
della sua esistenza e grazie al fatto che le persone che non hanno visto il suo
handicap come un problema, la socievolezza non è stata impedita.
F. età 21 sorda profonda, genitori udenti,
inizialmente ha frequentato la scuola con i sordi e successivamente con gli udenti
La mia crisi di identità è iniziata quando ero in prima media. Alle
elementari ho fatto scuola con i sordi ed ero tranquilla finché i miei
genitori mi chiesero di iscrivermi per l’anno successivo in una scuola
con gli udenti. Avevo la mente bloccata che non riuscivo a rispondere,
perché non avendoci mai pensato non ero pronta a farlo, ma mio padre
mi convinse perché io potessi essere alla pari con gli udenti valutando le
capacità. Alla fine ho ceduto anche se dentro di me la paura non andava.
Il primo giorno che andai a scuola, in prima media è stato bruttissimo
perché gli sguardi che si posavano su di me non mi facevano stare
tranquilla. Mi sentivo un aliena, un pesce fuor d’acqua in quanto mi
sentivo osservata!! Avevo un bisogno disperato di un punto di
riferimento, di qualcuno che mi stesse vicino in quel preciso giorno.
La sordità provoca molta dipendenza: il ragazzo ha bisogno di appoggiarsi a chi conosce.
L’insegnante di sostegno non mi ha aiutato molto. Inoltre i miei ex compagni non
sapevano come comunicare con me per cui avevamo difficoltà a trovare un punto
di incontro. Avevo paura di non capire e di non essere capita. Mi sentivo sola,
avevo bisogno di compagnia, e di amicizia. Pensai di aver perso tutto, volevo
tornarci indietro, volevo i miei compagni di prima, ma i miei mi incoraggiarono
ad andare avanti perché era solo questione di abitudine.
Da un punto di vista psicologico l’adolescenza
rappresenta una “ situazione speciale” durante
la quale il ragazzo sordo deve compiersi nuovi
adattamenti.
Allora col passare del tempo mi sono abituata concentrandomi soprattutto
nello studio, perché l’integrazione completa non c’era mai stata, la difficoltà a
capirsi e a comunicare c’era sempre ed è per questo che intorno a 14/15 anni
volevo farmi un’operazione all’orecchio per sentire. Avevo il desiderio di
sentire come tutti gli altri. Avevo questo disperato bisogno come la droga,
perché vedere che gli altri parlavano e ridevano tra di loro e non riuscire a
capirli mi faceva impazzire.
Non capii più niente chi
volevo essere.
È un periodo di crisi interiore, affettiva,
emotiva, mentale e culturale, confusione tra
mondo sordo ed udente. La propria identità è
persa, l’IO è indebolito.
Lasciai che il tempo scorresse, andava come poteva andare: ho ritrovato un
certo senso di benessere dentro di me, ho amici sordi e ne conosco di nuovi,
mi rendo conto di non aver perso niente, posso dire che quel desiderio di
operarmi è ormai lontano, l’ultimo dei miei pensieri. Allora ho capito che
quelle esperienze mi sono servite perché capissi che sono una persona capace
di fronteggiare la realtà come posso anche se sorda.
L’io si è rafforzato e ciò significa che la
ragazza si sente bene con se stessa e si piace.
Se le crisi adolescenziali sono superate, l’adolescenza è
finita, altrimenti il ragazzo rischia di restare adolescente
per sempre.
RISCHI: Fragilità permanente dell’IO,
personalità di tipo infantile,
emotività esagerata, impulsività,
egocentrismo, mancanza di
autocontrollo, ribellione.
L’adolescente ha bisogno di un modello con cui identificarsi. Questo
modello guida è importantissimo per la maturazione psichica e affettiva
dell’adolescente, in quanto rappresenta un aiuto per risolvere i suoi
problemi esistenziali e per prospettargli un futuro.
EDUCATORE SORDO: un supporto indispensabile per la costruzione della
propria identità e agisce come uno specchio nel quale il ragazzo sordo vede
riflessa la propria lingua e la propria cultura, l'essenza del proprio essere
sordo.
“Da piccola non ho mai avuto un educatore sordo, ma se avessi avuto al mio
fianco, durante la mia infanzia un educatore sordo, non avrei perso tempo,
occasioni, esperienze in vergogne, timori per colpa del non sentire, non avrei
rinunciato a “molto”, non mi sarei sentita l’unica sorda e deficiente al mondo.
Se avessi avuto un educatore sordo al mio fianco, durante i miei primi passi,
avrei scoperto e compreso la mia sordità, avrei apprezzato e lavorato meglio nel
mio quotidiano per il mio futuro, avrei amato di più la vita.
Un conto è scoprire tutto ciò da piccoli, il prima possibile, altra cosa dopo 20
anni, ci sono lacune che ti segnano per sempre.
Grazie ai sordi che aiutano i sordi, che ci educano ad amare la vita, ad essere
diversi nel mondo di tutti e a saper parlare con tutti.”
Anonima pugliese
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Psicologia del sordo: l`adolescente