CHARLES CHAPLIN,
in arte CHARLOT
Nella TECHNE’ dei GRECI
L’Arte è costitutivamente legata alla
Tecnica…
• In quale elemento l’ARTE è più
completamente, e quindi compiutamente,
legata alla tecnica se non nel CINEMA?
• Forse il CINEMA è Il sogno di WAGNER e
di GROPIUS che si realizza…
Ogni forma espressiva ha il suo Vate,
Maestro unico e inarrivabile,
Charlie Spencer Chaplin lo è del Cinema
Con il nome di Charlie Chaplin, fu attore,
regista, sceneggiatore, compositore,
produttore cinematografico, probabilmente
l'attore più famoso dagli albori del cinema
hollywoodiano e, in generale, uno dei più
grandi artisti del ventesimo secolo.
I FRATELLI LUMIERE
• Nonostante l’invenzione
nel 1896 ed il brevetto di
numerose tecniche,
Paradossalmente, i due
fratelli ritenevano il
cinema "un'invenzione
senza futuro", e decisero
per questo motivo di
vendere la loro
invenzione a Georges
Méliès, per cui il loro
ruolo nella storia del
cinema fu molto breve.
M.GEORGES J.MELIES
• È universalmente
riconosciuto come il
"padre" degli effetti
speciali. Scoprì
accidentalmente il trucco
della sostituzione nel
1896, e fu uno dei primo
registi a usare
l'esposizione multipla, la
dissolvenza e il colore
(dipinto a mano
direttamente sulla
pellicola).
• Prima di dedicarsi al
cinema, era un
prestigiatore al Teatro
Robert-Houdin.
Nel 1895 MELIES si interessa
all'immagine in movimento dopo
aver assistito ad una
dimostrazione dei Fratelli Lumière.
Con Melies il CINEMA
DIVENTA SPETTACOLO
CIRCO ed ENTERTAINMENT
UN INFANZIA DIFFICILE
•
Charles Spencer Chaplin nasce il 16
aprile 1889, a Londra, nella tipica
periferia suburbana. Il padre era guitto
del musuc-hall dedito al bere mentre la
madre, mediocre cantante, in perenne
difficoltà nel trovare lavoro, affida
Charles e Sidney (fratello di quattro anni
più vecchio) ad un orfanotrofio dove
restano due anni.
In un rincorrersi tragico, giunsero altri
problemi derivati da quella condizione
di miseria umana e materiale. Non solo i
genitori ad un certo punto si
separeranno, ma la madre svilupperà
anche una brutta malattia mentale della
madre che la costringerà ad un penoso
via vai di ricoveri ospedalieri e faticosi
ritorni sulle scene. In mezzo a tutto
questo, però, Chaplin coltiva forte il
sentimento di una necessità di
miglioramento, un'ambizione per una
vita più dignitosa a cui si vanno ad
aggiungere la sua innata intelligenza e
la capacità di saper cogliere aspetti del
reali oscuri agli altri.
Il talento del giovane Charles fa presto a
manifestarsi. A soli sette anni già affronta il
palcoscenico come cantante mentre a
quattordici ottiene le sue prime parti teatrali (la
seconda è in uno Sherlock Holmes che lo
vedrà a lungo in tournée). Una scuola di vita
che lo porta a diciannove anni ad essere
accettato dalla celebre compagnia di
pantomime di Fred Karno, con cui collabora
un paio di anni prima della grande tournè
americana.
Ed è proprio durante un giro di spettacoli ad
Hollywood nel 1913, che il produttore Mack
Sennett lo scopre, inducendolo poi a firmare il
primo contratto cinematografico con la
Keystone. Nel 1914 fa la sua prima apparizione
sullo schermo (titolo: "Per guadagnarsi la
vita"). Per le brevi comiche pensate per
Sennett, Chaplin trasformò la macchietta che s
era costuito nel tempo, “Chas” (una sorta di
nullafacente dedito solo al corteggiamento), in
quel campione di umanità che è il vagabondo
"Charlot" (chiamato inizialmente "Charlie" ma
poi ribattezzato Charlot nel 1915 da un
distributore francese), confezionato da Chaplin
nell'indimenticabile "divisa" fatta di baffetti ner
bombetta, giacchetta stretta e corta, pantaloni
larghi e sformati e bastoncino di bambù.
• L'attività, come l'epoca vuole, è
frenetica: 35 comiche realizzate
per la Keystone nel solo 1914
(ben presto anche come regista),
14 per la Essanay nel 1915-16, 12
per la Mutual nel 1917.
Un'immensa mole di lavoro che
però contribuisce a lanciare
definitivamente Charlot, ormai
entrato nel cuore di milioni di
persone in mezzo mondo. Nel
1918, infatti, Chaplin si potrebbe
anche considerare "arrivato": è
ricco, famoso e conteso. Una
prova? In quell'anno firma un
contratto da un milione di dollari
con la First National per la quale
realizza, sino al 1922, nove
mediometraggi (fra cui classici
assoluti come "Vita da cani",
"Charlot soldato", "Il monello",
"Giorno di paga" e "Il
pellegrino").
Gli Anni Ruggenti nel mondo
…La grande crisi del ’29 e…
Sergej Mikhajlovič Ejzenštejn (Riga, 23 gennaio
1898 - Mosca, 11 febbraio 1948), regista russo
noto soprattutto per i suoi film La corazzata
Potemkin e Ottobre,
1928
Una sorta di eredità Indiretta
Dai Fratelli LUMIERE
la accolgono i
grandi Maestri Russi, che
amano DOCUMENTAZIONE
e REALISMO.
Ottobre è il terzo lungometraggio di Ejzenštejn
commissionato, con mezzi larghissimi e totale
autonomia, dal governo per la commemorazione del
decimo anniversario della Rivoluzione d'Ottobre.
Protagonista assoluto dell'opera è la massa di operai,
soldati e cittadini che furono chiamati a reinterpretare se
stessi nelle giornate vissute in prima persona. Il film fu
girato quasi interamente a Leningrado e qui proiettato il
20 gennaio 1928
ESISTE UN’ALTRA VIA AL REALISMO
IL GIGANTE VA OLTRE
(LA TECNICA E’ UN MEZZO)
• La febbre dell'oro del 1925 è considerato per molti il maggior
lavoro di Chaplin, l'opera successiva Il circo del 1928 era quello
che preferiva non ricordare, perchè la sua produzione fu
funestata dalla vita privata, infatti egli divorziò dalla ventenne
Lita Grey che aveva sposato quattro anni prima.
• Benché fosse in uso dal 1927, il sonoro non attrasse
Chaplin per tutta la durata degli anni Trenta; è questo un
particolare curioso per un artista che avrebbe enfatizzato
poi con la musica e certi movimenti coreografici i suoi
migliori lavori (basti ricordare il leit motiv di Luci della
ribalta o la canzone Smile portata al successo da Nat King
Cole ma anche da altri artisti).
• Infatti egli, nonostante il sonoro fosse imperante a Hollywood
girò, nel 1931, Luci della città, completamente muto e solo
accompagnato dalla musica. Cinque anni dopo girò un altro
film, Tempi moderni, ma anche questo lavoro è praticamente
muto anche se c'è qualche scena sonora.
La riproducibilità dell’opera
d’arte e la filosofia di Chaplin
•
•
•
•
Charles Chaplin amava ricordare un
aneddoto circa l’epoca d’oro del
suo successo.
Si era intorno ai primissimi anni ’20,
un concorso per attori dilettanti, di
quelli che negli anni “ruggenti”
della grande depressione potevano
dar da mangiare a famiglie intere…
La gara consisteva nell’imitare la
maschera del già famosissimo
Charlot, nel trucco, nei modi e nella
mimica…Charles, un po’ per gioco
un po’ per sperimentare, si infilò in
incognito nel concorso col
proposito, comunque, in caso di
vittoria di cedere il premio.
Ma, con sua grande sorpresa, non
ebbe la necessità di “smascherarsi”
in quanto arrivò quinto (o sesto non
ricordo) nella graduatoria finale!
C’era stato insomma chi sapeva
essere lui meglio di lui stesso…
• La vicenda è di per se
emblematica, in un
epoca nella quale i
filosofi, suoi
contemporanei,
ragionavano sulle
ricadute che la
tecnologia, in piena
evoluzione, avrebbe
provocato nel mondo
dell’Arte. Alla fine degli
anni Venti il mondo del
cinema produsse
diversi capolavori dove
la tecnologia del
momento la faceva da
protagonista
(basti ricordare
“Metropolis” di Fritz
Lang del ’26).
•
•
In particolare Walter Benjamin, grande
estimatore di Chaplin, ne avrebbe
apprezzato il talento proprio nel film
che è un trattato di problematiche
sociali e tecnologiche ancora
attualissimo “Tempi Moderni” del 1936,
rendendosi conto, forse per la prima
volta in modo compiuto, delle reali
potenzialità del mezzo cinematografico
(E’infatti di quella data il suo saggio
“l’opera d’arte nell’epoca della sua
riproducibilità tecnica”).
Il filosofo vedeva la fine dell’Aura
nell’opera riprodotta in serie, la dove
per Aura si intenda un valore cultualeromantico, del preziosismo del “Hic et
Nunc/Qui ed Ora”, l’autenticità del mito
della creazione artistica come immagine
della natura, di quando questa era
privilegio di pochi eletti, sia che ne
fossero i creatori e sia che ne fossero i
fruitori. Ciò nonostante riteneva la cosa
il prezzo giusto da pagare affinché le
masse potessero godere di un valore,
perchè la cultura artistica è comunque
un valore.
• Quindi il Cinema, figlio della
fotografia e grande riproduttore
di realtà ed arte, era il non plus
ultra di questi mezzi moderni atti
alla comunicazione, alla
diffusione di quella che doveva
essere la cultura politica, nonché
artistica e democratica delle
masse.
• Sempre ammesso che alla guida
del fenomeno ci fosse stata un
entità realmente democratica.
• Un dubbio amletico quello di
Benjamin che sottintendeva
la presenza, in quei momenti
ambigua, di Goebbels, suo
compatriota, il quale seppe
adoperare con grande
maestria il “Lato Oscuro”
della macchina cinema, per
corrompere ed incatenare la
propria gente,
trasformandone i cuori e le
menti.
• Celebre una frase del
responsabile della
Propaganda del Nazismo:
“Una menzogna ripetuta
mille volte, alla fine diventa
verità” null’ altro che la
corruzione del desiderio di
realtà e di vita della gente
come il “Maestro dal bastone
di canna di bambù”...
• Ma ai tempi della sua
ammirazione per Chaplin,
quello che si chiedeva
ancora Benjamin era se vi
fosse un effettiva perdita
nell’aspetto cultuale e
percettivo dei nuovi mezzi di
rappresentazione.
• Egli si renderà ben presto
conto del valore del mezzo
cinematografico, in quanto
macchina protetica, cioè
capace di aumentare la
percezione umana e di
amplificarla, capace di
catturare un “Qui ed Ora”
del reale, non tradizionale
bensi nuovo, diverso…
• Charles Chaplin si guardava
bene dal perdersi in simili
considerazioni: “l’attore
deve lavorare e produrre,
come l’artigiano, e se poi
capita che l’artigiano è un
artista tanto meglio!...Show
must go on!...”
• Una cosa di certo l’aveva
ben chiara nella mente, una
sorta di ossessione che
molti anni dopo doveva
ereditare Stanley Kubrik:
una scena, o anche un intera
sequenza, andava rigirata
anche 10 volte se fosse stato
necessario, tutto doveva
apparire assolutamente
perfetto, naturale, non un
capello fuori posto…e poi
guai a far entrare sul set un
estraneo, nessuno che non
fosse dello staff doveva
conoscere i segreti della sua
creazione: si correva il
rischio di far perdere al
Cinema la magia…L’AURA!
I FILOSOFI PONTIFICANO, e
purtroppo questo è un limite…
• I comici, quelli seri, comunicano nel limite
del tempo comico (patetico, nel senso di
pathos, emotivo)
• Seguono i grandi film
prodotti dalla United
Artists (la casa fondata
da Chaplin nel 1919
con Douglas Fairbanks
sr., D. W. Griffith e
Mary Pickford): "La
donna di Parigi" (di cui
è solo regista), "La
febbre dell'oro" e "Il
circo negli anni '20";
"Le luci della città" e
"Tempi moderni" negli
anni '30; "Il grande
dittatore" (travolgente
satira del nazismo e del
fascismo) e "Monsieur
Verdoux" negli anni
'40; "Luci della ribalta"
nel 1952.
•
Personaggio pubblico, universalmente acclamato, Chaplin ha avuto
anche un'intensa vita privata, sulla quale sono fiorite leggende di tutti i
tipi, poco chiarite ancora oggi. Ad ogni buon conto, a testimonianza
della voracità sentimentale del personaggio, stanno a testimonianza
quattro matrimoni, qualcosa come dieci figli "ufficiali e numerose
relazioni spesso burrascose e dai complessi scioglimenti.
•
Numerosi anche gli avvenimenti di carattere politico che hanno
segnato la vita del grande comico (ammesso che questa parola non
sia troppo riduttiva). La presunta origine ebraica e le simpatie per idee
e movimenti di sinistra gli causarono numerose grane, fra cui quella di
essere sottoposto al controllo dell'FBI sin dal 1922. Nel '47, invece,
viene addirittura trascinato di fronte alla Commissione per le attività
antiamericane, sospettato in pratica di comunismo: un'accusa che gli
costa l'annullamento nel '52 il permesso di rientro negli USA (mentre
Chaplin era in viaggio per Londra ).
•
Nel 1953 i Chaplin si stabiliscono in Svizzera, presso Vevey, dove
Charles si spegnerà il 25 dicembre 1977. Chaplin nella sua carriera
non ha mai vinto un oscar come migliore attore o miglior regista. Per
lui oltre al tardivo oscar alla carriera nel 1972, un oscar come migliore
compositore musicale sempre nel 1972 per il film "Luci della ribalta"
(pellicola realizzata ben vent'anni prima).
•
I suoi ultimi film ("Un re a New York", 1957, e "La contessa di Hong
Kong", 1967), la sua "Autobiografia" (1964), le riedizioni sonorizzate
delle sue vecchie opere e molti progetti rimasti incompiuti hanno
confermato sino all'ultimo la vitalità di un artista che va annoverato fra
i pochi grandi in assoluto del nostro secolo (il grande poeta russo V.
Maiakovski gli ha addirittura dedicato una poesia).
il grande dittatore, discorso finale
Speranza...
Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non è il mio
mestiere. Non voglio governare ne conquistare nessuno.
Vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e
bianchi.
Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre. Dovremmo
godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e
disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La
natura è ricca e sufficiente per tutti noi.
La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo
dimenticato: l’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha
precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti, a passo d’oca,
tra le cose più abbiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci
siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha
dato povertà. La scienza ci ha trasformato in cinici; l’avidità ci
ha reso duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più
che macchinari, ci serve umanità. Più che abilità ci serve
bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e
tutto è perduto.
L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura
stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell’uomo,
reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino
ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo,
milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un
sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare
gente innocente. A coloro che mi odono io dico: non disperate.
L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero:
l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano.
L’odio degli uomini scompare, insieme ai dittatori e il potere
che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo. E qualsiasi
mezzo usino la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano, e vi
sfruttano che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa
pensare! Che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano
come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza
un’anima: uomini macchina con macchine al posto del cervello
e del cuore! Voi non siete macchine, voi non siete bestie! siete
uomini! Voi avete l'amore dell'umanità nel cuore! Voi non
odiate! Coloro che odiano sono quelli che non hanno l'amore
altrui!
Soldati! Non difendete la schiavitù! Ma la libertà! Ricordate, nel
vangelo di San Luca e' scritto il regno di Dio è nel cuore
dell'uomo: non di un solo uomo di un gruppo di uomini ma di
tutti gli uomini! Voi! Voi, il popolo, avete la forza, di creare le
macchine. La forza di creare la felicità! Voi, il popolo, avete la
forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita
una splendida avventura. Quindi, in nome della democrazia,
usiamo questa forza, uniamoci tutti. Combattiamo per un
mondo nuovo, che sia migliore, che dia a tutti gli uomini
lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza.
Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere.
Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse. E mai lo
faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il
popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse,
combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e
barriere, eliminando l'avidità, l'odio e l'intolleranza.
Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la
scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere.
Soldati, nel nome della democrazia siate tutti uniti.
Hannah, puoi sentirmi? Dovunque tu sia, abbi
fiducia! Guarda in alto, Hannah! Le nuvole si
diradano! Comincia a splendere il sole! Prima
o poi usciremo dall’oscurità verso la luce! E
vivremo in un mondo nuovo, un mondo più
buono, in cui gli uomini si solleveranno al di
sopra delle loro avidità, del loro odio, della
loro brutalità. Guarda in alto, Hannah!
L’animo umano troverà le sue ali e finalmente
comincerà a volare. A volare sull’arcobaleno,
verso la luce della speranza. Verso il futuro, il
glorioso futuro che appartiene a te, a me, a
tutti noi. Guarda in alto, Hannah, lassù!...
OGNI FORMA ESPRESSIVA
HA UN SUO VATE
IL CINEMA HA AVUTO
CHAPLIN
A cura di
Raffaello FIORINI
Docente di Educazione Artistica
Discipline Plastiche
Scenotecnica
www.raffaellofioriniart.tk
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