UNIVERSITA’ DI VERONA Facoltà di Medicina e Chirurgia Corso di Laurea in TECNICA DELLA RIABILITAZIONE PSICHIATRICA A.A. 2011/2012 METODOLOGIE E TECNICHE RIABILITATIVE 2° anno , 1° semestre Dott.ssa Andreoli Mara L’individuo fin dalla sua nascita e per tutta la vita fa parte di una organizzazione interpersonale complessa: il gruppo famigliare, il gruppo sociale di appartenenza, il gruppo culturale … L’individuo non può essere visto quindi come entità isolata, ma come “nodo” di una complessa rete di interazioni che coinvolgono tutte le persone con cui viene in contatto. Questo approccio che vede l’individuo come facente parte di un gruppo, influenza anche la psichiatria ed il concetto di “malattia psichica” , sia rispetto alla sua genesi ed evoluzione, sia rispetto all’intervento terapeutico. In quest’ottica la sofferenza psichica può essere letta non solo come una sequenza di sintomi, ma anche come il risultato di una scorretta interazione tra l’individuo ed il suo gruppo di appartenenza. Per questo il gruppo può costituire un tramite ed uno strumento fondamentale attraverso il quale fare terapia. IL GRUPPO TERAPEUTICO-RIABILITATIVO: si pone come uno “spazio sociale protetto” nel quale il soggetto può sperimentare e vivere l’incontro con l’altro in modo meno conflittuale ed ansiogeno, imparando ad intraprendere delle relazioni più armoniche e soddisfacenti, in cui scompaiono le sensazioni di estranietà e si sperimentano senso di appartenenza, condivisione e reciprocità. SPAZIO SOCIALE PROTETTO Protetto: conduttore ed il suo ruolo di facilitatore di processi e garante della sopravvivenza del gruppo e dell’individuo Spazio sociale: composizione del gruppo il cui riferimento è la realtà esterna. Il paziente ha la possibilità di modificare i suoi modelli di comportamento grazie ai feed back, positivi o negativi, che il gruppo gli rinvia in conseguenza del suo comportamento. GRUPPO TERAPEUTICO MICRO COSMO SOCIALE Nel MICRO COSMO SOCIALE viene riprodotta una situazione speculare al MACRO COSMO SOCIALE in cui l’individuo è inserito. GRUPPO TERAPEUTICO: è un insieme non casuale di soggetti che si riuniscono per raggiungere uno scopo comune costituito dal superamento del proprio disagio o del proprio stato di malattia (Lewin, 1980). I filoni teorici a cui attinge la terapia di gruppo applicata alla riabilitazione psichiatrica, non sono solo di origine psicoanalitica, ma derivano anche da altre Scuole di pensiero. E’ possibile quindi riconoscere i seguenti apporti teorici: 1. 2. 3. 4. 5. La teoria del campo La teoria della comunicazione L’apporto psicodinamico L’apporto gestaltico La teoria dei sistemi La Teoria del Campo Lewin: “la situazione di gruppo è un fenomeno che non è dato solamente dalla somma dei singoli fenomeni (individui) che vi partecipano”. Cultura o atmosfera del gruppo le dinamiche e i mutamenti del gruppo sono determinati oltre che dai singoli membri anche dagli aspetti intrinseci al gruppo stesso e che sono determinati da come i diversi membri si integrano e si mescolano tra di loro. Per cui la situazione di gruppo che si determina in un certo gruppo è specifica e unica. Secondo Lewin, la pressione di gruppo che agisce sull’individuo e lo induce al cambiamento ottiene la duplice modificazione dei comportamenti sia individuali che della socialità. Sempre secondo l’Autore “L’essenza di un gruppo non è la somiglianza o meno dei suoi membri, ma la loro interdipendenza. Un gruppo può essere caratterizzato come una totalità dinamica, e questo significa che un mutamento di una qualsiasi sottoparte fa mutare lo stato di una qualsiasi altra sottoparte”. Quindi Lewin afferma che il variare di un membro del gruppo determina l’insorgenza di una specie di effetto a cascata che porta, anche se con tempi variabili da caso a caso, ad un cambiamento in tutti quanti gli altri soggetti del gruppo. La Teoria della comunicazione COMUNICAZIONE: ogni processo attraverso il quale le persone si influenzano reciprocamente. Comunicazione verbale Comunicazione non verbale Alcuni assiomi della comunicazione di P. Watzlawick (1971): 1. Non è possibile non comunicare 2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione 3. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti 4. Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico 5. Tutti gli scambi di relazione sono simmetrici o complementari Gli schemi pratici attraverso cui la comunicazione si manifesta all’interno del gruppo: • Canali di comunicazione (il numero di rapp. a due a due che si possono instaurare in gruppo) • Rete comunicativa (particolare comunicazione spaziale attraverso cui si ha il passaggio della comunicazione verbale e non) Possibili reti comunicative sono: Rete a catena, rete a Y, rete a croce, rete a cerchio, rete a raggio L’apporto Psicodinamico Bion nello studio sulle dinamiche di gruppo, sottolinea la presenza di due componenti dalla cui interazione deriva quanto avviene nel gruppo: - Il gruppo di lavoro: costituisce la parte conscia del gruppo ed è relativa alla motivazione che spinge i diversi membri del gruppo a parteciparvi - Gli assunti di base: sono un insieme di meccanismi di difesa inconsci, messi in atto dal gruppo che possono interferire con il lavoro di gruppo. 1. DIPENDENZA 2. ATTACCO E FUGA 3. ACCOPPIAMENTO Nel gruppo gli assunti di base si attivano e si alternano continuamente ed è proprio questa dinamicità e l’utilizzo della carica emotiva che mobilita e rende possibile i cambiamenti all’interno del gruppo. L’evoluzione terapeutica è quindi condizionata dall’alternanza di queste due istanze e il compito del terapeuta è quello di comprendere e modificare gli assunti di base. L’apporto Gestaltico Questa terapia dà rilevanza al “qui ed ora” e sottolineando l’importanza del gruppo come unità dinamica e l’interazione lo strumento terapeutico principale. Il leader del gruppo ha un ruolo attivo ed interviene direttamente sul paziente. L’Approccio Gestaltico consiste prevalentemente nel lavorare in gruppo in quell’Area Cieca (Ignota a sé ma Nota agli altri), laddove ci sono i comportamenti del soggetto che egli non percepisce, ma che sono percepiti dagli altri membri del gruppo. La loro esplicitazione, da parte degli altri membri del gruppo, fa si che il soggetto se ne renda conto, li riconosca e giunga ad accettarli o a modificarli, se lo ritiene necessario. Secondo la terapia della Gestalt l’elemento terapeutico fondamentale è costituito dal riconoscimento di una discordanza tra l’abituale modo di vedere il mondo e la nuova modalità proposta dal gruppo. Questo induce una modificazione nel campo percettivo-cognitivo che sfocia in un cambiamento di comportamento (esperienza emotiva correttiva gestaltica). La teoria dei Sistemi Secondo la Teoria dei Sistemi, le relazioni che mantengono coeso il sistema sono la retroazione e la circolarità. Il circuito di retroazione è costituito dal feed back che si determina in una relazione tra due individui. La circolarità permette un auto mantenimento dell’interazione e non prevede inizio o fine della stessa. In un Sistema di questo tipo i risultati finali che vengono ottenuti non dipendono dalla situazione di partenza, ma dall’entità e dal tipo di interazioni e dai processi terapeutici che si sono determinati durante il processo evolutivo del sistema. Fattori Terapeutici specifici della struttura gruppale Secondo Yalom (1974) i fattori terapeutici specifici della struttura gruppale sono i seguenti: 1. Informazione 2. Infusione di speranza 3. Universalità 4. Altruismo 5. Riepilogo correttivo del gruppo primario familiare 6. Sviluppo di tecniche di socializzazione 7. Comportamento imitativo 8. Apprendimento interpersonale 9. Coesione di gruppo 10. Catarsi Tipi di gruppo Possibilità di inserire un nuovo paziente nel gruppo GRUPPI CHIUSI Il gruppo è costituito da un’unica generazione di pz. che inizia e conclude insieme la terapia. Non è possibile introdurre nuovi membri in itinere. I criteri di ammissione sono più rigidi che nei gr. aperti e si ha omogeneità di problemi o patologie. GRUPPI APERTI Sono gruppi che hanno una “vita” illimitata e i pazienti quando sono dimessi dal gruppo, vengono sostituiti da altri pazienti; si hanno quindi varie generazioni di membri. Più frequentemente sono gruppi eterogenei. Durata del gruppo GRUPPI A TERMINE GRUPPI A TEMPO INDETERMINATO Al momento della sua costruzione si inizia con l’accordo esplicito e accettato da tutti che il gruppo avrà una data prestabilita di conclusione. Si inizia pertanto sapendo già quante sedute si faranno e per quando è fissata una conclusione. Questi gruppi, sono anche aperti e mano amano che i pz. concludono il loro personale percorso attraverso il gruppo lo lasciano e al loro posto entrano nuove persone. Scelta del materiale analizzato GRUPPI ETEROCENTRATI Il materiale terapeutico analizzato è esterno al gruppo e proviene dalle diverse situazioni ambientali dei vari partecipanti GRUPPI AUTOCENTRATI In questo caso i pz. parlano di quello che accade all’interno del setting e quindi l’attenzione è focalizzata sull’hic et nunc. I membri possono manifestare liberamente tutto ciò che viene loro in mente: problemi, bisogni, sogni, fantasie, difficoltà… Il terapeuta analizza quando viene detto e interpreta le dinamiche trasferali che si determinano nei suoi confronti e tra i vari membri. Composizione del gruppo GRUPPI ETEROGENI I pz. sono disomogenei per patologia, sesso, condizione sociale, età… GRUPPI OMOGENEI Costituiti da membri simili per una o più caratteristiche (quadro psicopatologico, età, sesso, cultura, la classe sociale, la condizione di essere ricoverati in una struttura…) IL GRUPPO TERAPEUTICO IN CAMPO RIABILITATIVO Esso si pone come uno spazio sociale protetto, simile alla realtà, nel quale il soggetto può sperimentare e vivere l’incontro con l’altro in modo meno conflittuale ed ansiogeno, imparando via via ad intraprendere delle relazioni più armoniche e soddisfacenti. Il gruppo consente al paziente di manifestare, riconoscere, decodificare e anche modificare i propri modelli comportamentali soprattutto in relazione al feed back positivo o negativo che il gruppo gli rinvia in conseguenza al suo comportamento. Il gruppo terapeutico in campo riabilitativo è per lo più strutturato come: 1. Aperto 2. Autocentrato 3. Eterogeneo Questo infatti è il modello più funzionale agli obiettivi che la riabilitazione si propone. OBIETTIVI DELLA RIABILITAZIONE 1. CRESCITA DELL’AUTOSTIMA: - accrescere la fiducia in sé stessi - sperimentare la riuscita ed il successo - vedere realizzati i propri obiettivi - migliorare le capacità acquisite 2. CRESCITA DELL’AUTONOMIA - prendere le decisioni - assumersi responsabilità - porsi come leader - avere la capacità di osservarsi trovando debolezze e punti di forza 3. MIGLIORAMENTO DELLE RELAZONI INTERPERSONALI - accrescere la propria fiducia negli altri - rendersi conto dell’effetto che le proprie azioni producono sugli altri GRUPPI PER LO SVILUPPO DI ABILITA’ SOCIALI Es. Gruppo Strutturato Ricerca Lavoro Definizione L’attività consiste nel far prendere visione ai singoli partecipanti al gruppo dei diversi canali che possono perseguire per ricevere informazioni ed entrare nel mondo del lavoro. Caratteristiche • Presentazione del lavoro che si andrà a svolgere, fonti informative a cui attingere, come scegliere gli annunci; • Scelta di un annuncio di lavoro, come cercare informazioni relative all’annuncio (cosa chiedere, in che modo, come condurre la telefonata), simulata di una telefonata col datore di lavoro; • Compilazione del proprio curriculum vitae • Come presentarsi al colloquio, come condurlo, simulazione di un colloquio di lavoro • Il decalogo del buon lavoratore “diritti e doveri” • Riepilogo del lavoro fatto Destinatari Max 8 persone Obiettivi - Fornire informazioni corrette sulle tappe da seguire nel momento in cui si cerca un lavoro; - Far conoscere e poi utilizzare alcuni strumenti importanti per la ricerca di un lavoro (giornali, riviste, opuscoli informativi del settore, internet, servizi quali informagiovani, uff. di collocamento, agenzie interinali) e compilazione del curriculum; - Promuovere l’apprendimento di una serie di abilità sociali consone alla situazione ed al contesto. Luogo Stanza attività verbale con collegamento internet Tempi 6 incontri settimanali della durata di 1 ora e mezza ciascuna Regole 1. Puntualità 2. Se non si partecipa all’attività si avvisa prima Strumenti • Lavagna a fogli mobili (a supporto delle informazioni fornite) • Quotidiani, giornali specifici sulla ricerca del lavoro, internet • Curriculum vitae pre-impostati Metodologia • Lezione frontale • Confronto e discussione fra i partecipanti al gruppo • Esercitazioni • Role-play e simulazioni (telefonate, colloqui di lavoro, prima visita al posto di lavoro) Compiti del conduttore Coordina e gestisce tutte le fasi dell’attività, organizzando delle sessioni pratiche per ogni partecipante Gruppi espressivi in SPDC Definizione Favorire la condivisione tra i vari membri del gruppo, di affetti, esperienze, risorse, difficoltà …utilizzando strumenti espressivi di vario genere. Destinatari Le persone ricoverate in SPDC, che volontariamente scelgono di partecipare Obiettivi • Promuovere l’attivazione di parti sane •Facilitare la riduzione dell’ansia •Offrire l’opportunità di socializzazione e stimolare la capacità di lavorare con gli altri •Valorizzare le capacità del paziente •Promuovere il confronto sulle esperienze di ricovero e malattia •Rinforzare l’autostima •Facilitare l’espressione di sé Luogo: nel salotto/sala da pranzo del Reparto Psichiatrico, porte chiuse Tempo: 2 giorni in settimana, di un’ora ciascun incontro (stabile e definito nel tempo) Compiti del conduttore TerRP È garante del setting (presenta l’attività, riconduce alla consegna del momento qualora intervengano elementi di distrazione, presenta l’attività ai nuovi partecipanti, media eventuali differenti proposte per giungere alla condivisione, mantiene il senso dell’attività) Facilita l’espressione verbale delle opinioni individuali Procura e predispone i materiali Gestisce i tempi dell’attività Facilita il coinvolgimento di tutti i componenti del gruppo nell’esecuzione del compito e nell’espressione individuale e di gruppo ▪ Promuove un congruente riconoscimento del lavoro svolto attribuendo opportuni feed-back ▪ Propone il confronto tra le diverse esperienze riportate ▪ Offre una restituzione del lavoro svolto ▪ Collabora con il co-conduttore e compila la cartella infermieristica con le osservazioni riguardanti il paziente Compiti del co-conduttore interno all’equipe di reparto, sia OSS che infermiere ● Garantisce la sua presenza ●Stimola alla partecipazione i pazienti ricoverati ● Sostiene e integra gli interventi del conduttore (mantiene l’attenzione, garantisce la comprensione degli interventi del conduttore…) ●Affianca i singoli in difficoltà ●Sostituisce il conduttore in caso di assenza momentanea ●Terminata l’attività si confronta con il conduttore per lo scambio di informazioni GRUPPO CUCINA Definizione L’attività consiste nel cucinare in gruppo: da piccoli spuntini dolci o salati al pasto completo. L’attività comprende: preparazione, consumazione e riordino. Destinatari Max 5 persone (per esigenze di spazio) Obiettivi • Sviluppare la capacità di collaborare in gruppo su un’unica finalità con suddivisione dei lavori • Favorire lo sviluppo di abilità manuali • Promuovere lo sviluppo di capacità organizzative e procedurali • Acquisire conoscenze di educazione alimentare, igiene ed economia domestica • Sviluppare la capacità di scelta e condivisione rispetto al menù della volta successiva Luoghi Cucina Tempi 2 ore Regole Puntualità Obbligo di minima igiene (lavarsi le mani, abili puliti, utilizzo grembiule) Non si fuma durante l’attività, eventuali pause vanno concordate Strumenti - Cucina attrezzata - Alimenti - Ricettari - Biancheria (presine, asciugapiatti…) Possibili evoluzioni • Dallo spuntino al pranzo in diverse versioni. Con ospiti, all’aperto, da asporto • Raccolta ricette: fotoricette, libro ricettario • Preparazione conserve Compiti del conduttore -Gestisce i tempi - Suddivide i compiti - E’ garante del setting in collaborazione con il co-conduttore - Facilita il coinvolgimento di tutti i componenti del gruppo nell’esecuzione della ricetta - Facilita la corretta esecuzione manuale dei compiti e se ritiene opportuno propone modelli di esecuzione - Stimola soluzioni creative - Gestisce problemi di problem –solving nell’esecuzione dei compiti - Elabora e promuove le capacità di stare con gli altri in maniera conviviale Compiti del co-conduttore -Collabora con il conduttore - Integra gli interventi del conduttore - Sostituisce il conduttore in caso di assenza -Affianca i singoli nell’esecuzione di compiti complessi -Affianca i singoli in difficoltà GRUPPO GIORNALI Definizione L’attività consiste nella lettura in gruppo e discussione di articoli tratti da quotidiani. Caratteristiche L’articolo diviene un pretesto per confrontare argomenti di attualità con le esperienze e i vissuti individuali e del gruppo. Ogni settimana un utente, a turno, acquista un quotidiano nazionale e uno locale che condivide in gruppo. A ciascun utente infatti viene assegnata qualche pagina del giornale da cui poi sceglierà un articolo di suo particolare interesse. A seguito della scelta dell’articolo, vi sarà la condivisione in gruppo di tutti i titoli degli articoli scelti con relativo breve riassunto. In seguito verrà votato da ogni componente del gruppo l’articolo che ha suscitato maggiore interesse, con successiva lettura e discussione. Destinatari Massimo 8 persone Obiettivi - Offrire uno stimolo culturale e cognitivo - Sviluppare la capacità di portare a termine un impegno - Incrementare le opportunità di condivisione - Favorire la capacità di ascolto e comprensione - Sviluppare la capacità di scelta e decisione in gruppo - Promuovere la capacità di mediazione - Stimolare la capacità di esporre le proprie opinioni in maniera chiara Luoghi Stanza attività verbali Tempi 1 ora e 30 minuti Regole 1. Puntualità 2. Durante l’attività non si fuma 3. Ogni partecipante, a turno, acquisterà i giornali 4. Avvisare in anticipo in caso non si possa essere presenti Strumenti Due quotidiani, uno nazionale e l’altro locale. Ricordare agli utenti che utilizzano gli occhiali da lettura di portarli Possibili evoluzioni Ulteriore approfondimento del tema trattato nell’articolo scelto Al termine del gruppo gli operatori che conducono l’attività, dopo un confronto, redigono il verbale. Compiti del conduttore 1. Gestione del tempo: - definisce l’apertura e la chiusura dell’attività - scandisce le varie sequenze (lettura individuale, scelta lettura, discussione) - attribuisce gli spazi di dialogo curando che ognuno abbia possibilità di espressione 2. E’ garante del setting - riconduce alla consegna del momento qualora intervengano elementi di dispersione 3. Si assicura che tutti i membri abbiano compreso il testo letto e ne facilita la condivisione in gruppo 4. Facilita l’espressione verbale e le opinioni individuali 5. Stimola il mutuo apprendimento in gruppo tramite trasmissione di informazione: - allarga la discussione facilitando associazioni e collegamenti con altri temi e le esperienze individuali 6. Garantisce i cambiamenti di setting - mantiene il senso dell’attività - cerca risoluzione del problema - cura la presentazione dell’attività ai nuovi partecipanti 7. Collabora con il secondo conduttore - scambia informazioni prima dell’attività - cerca conferma negli interventi non verbali - evita sovrapposizioni - dopo il gruppo si confronta sulle osservazioni e sui propri vissuti Compiti del co-conduttore 1. Collabora con il conduttore - scambia informazioni prima dell’attività - cerca conferma negli interventi - evita sovrapposizioni 2. Osserva l’espressione del gruppo e degli individui 3. Sostiene gli interventi del conduttore - mantiene l’attenzione - garantisce la comprensione degli interventi del conduttore 4. Integra gli interventi del conduttore - esprime gli stessi interventi del conduttore, a parte quelli di “ruolo” quali gestione dei tempi, garanzia del setting - integra i propri interventi puntando sugli aspetti di rinforzo 5. Sostituisce il conduttore in caso di assenza GRUPPO MANDALA Definizione Il mandala consiste nella produzione di un numero limitato di cerchi concentrici ed una successiva collocazione di forme, colori, oggetti. Il disegno del mandala ha origini antiche derivate dalla tradizione buddista. L’attività consiste nella scelta di un mandala da colorare e nella presentazione individuale di un titolo che deriva dal lavoro svolto. Destinatari Questa tecnica è particolarmente utile con i pazienti psicotici, poiché la struttura grafica è al tempo stesso integrativa e contenitiva di parti scisse del sè. Massimo 6 persone. Obiettivi: - Sviluppare la capacità di rispettare spazi e tempi del gruppo e dell’attività - Sviluppare la capacità di attenzione - Sviluppare la capacità di costanza nell’impegno - Sviluppare la capacità di scelta individuale - Facilitare l’espressione di sé attraverso tecniche comunicative ed espressive diverse - Facilitare l’integrazione di parti del sè - Favorire l’utilizzo di capacità creative Luogo Scegliere una stanza “rassicurante” per i pazienti: es. attività verbali Tempi 1 ora Regole 1. Puntualità 2. Chiamare in anticipo quando non si può partecipare all’attività 3. Durante l’attività non si fuma 4. Invito alla cura dei materiali Strumenti Mandala da colorare, matite e pennarelli Compiti del conduttore - Procura e predispone i materiali - Gestisce i tempi - Presenta il progetto di lavoro nelle singole fasi - E’ garante del setting e riconduce alla consegna del momento qualora intervengano elementi di dispersione - Facilita il coinvolgimento di tutti i componenti del gruppo nell’esecuzione del compito - Promuove un congruente riconoscimento del lavoro svolto attribuendo opportuni feedback Compiti del co-conduttore - Integra gli interventi del conduttore - Affianca i singoli in difficoltà L’INTERVENTO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE DI GRUPPO NEL SERVIZIO PSICHIATRICO DIAGNOSI E CURA di Venditelli,Veltro, Oricchio, Bazzoni, Rosicarelli, Polidori, Morosini Obiettivo generale: ottenere la partecipazione attiva ed informata del paziente alle cure. Obiettivi specifici per i pazienti: 1) Aiutarli a vedere il ricovero come un momento di riflessione e di approfondimento della propria visione di sé e del mondo 2) Fornire loro informazioni sulla malattia, spiegare la natura dei disturbi psicotici con il modello stress-vulnerabilità, “normalizzare” la loro esperienza 3) Ridurre il loro isolamento mediante la condivisione tra pazienti delle esperienze di malattie 4) Aumentare l’adesione alla terapia farmacologica sia in reparto, sia dopo la dimissione 5) Condividere le finalità del ricovero con loro, per non ostacolare l’adesione al programma terapeutico 6) Migliorare l’autocontrollo, il senso di efficacia e l’autostima 7) Insegnare loro a riconoscere i segni precoci di crisi per diminuire le ricadute 8) Portarli a farsi una rappresentazione mentale favorevole e rassicurante dei professionisti che hanno condotto il gruppo e anche di alcuni colleghi ricoverati, in modo che il ricovero possa fungere da sostegno e da guida in momenti iniziali di crisi per la messa in atto di modalità di comportamento e di pensiero atte a evitare la crisi conclamata CINQUE MODULI COSTANTI CHE COSA E’ ACCADUTO PRIMA DEL RICOVERO OBIETTIVI INDIVIDUALI ALLA DIMISSIONE SEGNI PRECOCI DI CRISI MODELLO STRESS VULNERABILITA’ PSICOFARMACI MODULI OPZIONALI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. Alcool Allucinazioni Ansia e paura Delirio e pensiero psicotico Disturbi dell’umore: tristezza e gioia Disturbi di Personalità Cluster B: rabbia Disturbi di Personalità Cluster B: vantaggio secondario Idee di suicidio Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) Benessere fisico: alimentazione e attività motoria Comprendere e gestire le emozioni COME AVVIENE UN INCONTRO? Fase 1. Introduzione Fase 2. Nuovi pazienti Fase 3. Lavori del pomeriggio precedente Fase 4. Ricapitolazione dell’incontro precedente Fase 5. Tema del giorno (Modulo) LA CONDUZIONE DEL GRUPPO Schematicamente è possibile riconoscere 3 tipi di leadership (Lewin, Anzieu…) -Autoritaria: il leader prende ogni decisione, stabilisce la linea di condotta dl gruppo, è direttivo, non partecipa attivamente all’attività del gruppo, unisce e rinforza i diversi membri senza motivare le proprie scelte, così il gruppo appare dipendente ed appiattito, si sviluppa un notevole antagonismo ed ostilità tra i diversi membri, mentre il rapporto con il leader è connotato da assenza di conflittualità. È impedita ogni variazione nello status dei partecipanti ed è loro preclusa una eventuale conquista della ledership. Effetti: produzione di un gruppo dipendente, immaturo, individualista. - Democratica: il leader interviene nell’attività ma lascia libera scelta ai membri nelle decisioni da prendere, la sua funzione è di dare informazioni, consigli e di incoraggiare i partecipanti. Il suo atteggiamento è più simile a quello di un coordinatore. In queste condizioni il gruppo appare con un’elevato sentimento del noi. C’è cooperazione e la competizione distruttiva è assente. L’effetto delle leadership democratica è quella di avere un gruppo autonomo, adulto e creativo. - Laissez-faire: in questo caso il leader “lascia fare”, non interviene nelle dinamiche gruppali lasciando il gruppo a se stesso. In teoria un gruppo con questo tipo di conduzione potrebbe essere considerato il più libero ma l’atteggiamento di delega della conduzione da parte del leader, che consente la massima espressione della “libertà individuale”, se utilizzata in maniera massiccia, determina l’assenza del contenimento e della guida dei membri del gruppo e può portare al caos ed alla disgregazione del gruppo stesso. Infatti è come se il gruppo non avesse una controparte, buona o cattiva con la quale confrontarsi e alla quale fare riferimento. Nella realtà operativa nessuno di questi tre modelli può essere preso come unico riferimento operativo. Un buon conduttore di gruppo deve saper alternare, a seconda delle necessità, una leadership permissiva e democratica ad una leadership direttiva, necessaria a volte per il raggiungimento dell’obiettivo (finalità terapeutico riabilitative), o assumere un atteggiamento laissez-faire quando il lavoro di gruppo è ben avviato e prosegue in modo costruttivo ed adeguato. Il compito del conduttore è quello di favorire lo sviluppo della comunicazione e della relazione interpersonale lasciando ai membri del gruppo la possibilità di proseguire “in libertà” la seduta ed intervenendo direttivamente nel caso in cui il lavoro terapeutico venga ostacolato o paralizzato dalla presenza di vissuti emotivi o da atteggiamenti eccessivamente disturbanti. Lo stile della conduzione è “spontanea”. IL SETTING Il setting è governato da un insieme di norme che devono guidare il comportamento del conduttore e dei partecipanti al gruppo. Queste regole rimandano ad ambiti diversi: - Spaziale: Spazio protetto, definito, costante e familiare. Sufficientemente ampio e disposto in modo più funzionale possibile, per ogni attività. Preferibilmente la stanza sarà dipinta con un colore chiaro, caldo e riposante. Se ad es. all’interno del gruppo sono presenti pazienti agitati o particolarmente logorroici, può essere utile sedersi accanto a loro. - Normativo vero e proprio: Regole rispettate sia dagli operatori che dai pazienti: i giorni e la durata delle sedute devono essere fissati, come pure l’inizio e la fine che devono essere rispettati; la necessità di avvisare in caso di assenza; la presentazione della modalità di lavoro in gruppo e gli obiettivi del lavoro di gruppo. - Strategico : si riferisce al setting/mente dell’operatore ed intende il progetto terapeutico strutturato e tutto quello che è di pertinenza dei terapeuti. AMMISSIONE DI UN NUOVO PAZIENTE L’ammissione di un nuovo paziente in gruppo deve essere preceduta da uno o più colloqui conoscitivi nel corso dei quali: - Vengono raccolti i dati del paziente e tutte le informazioni importanti riguardanti la sua storia - Viene raccolta e valutata la situazione psicopatologica nel tempo e nell’attualità - Vengono valutate la capacità di attenzione e comunicazione (perché se queste sono al di sotto di un certo livello diviene difficile integrare il paziente nel gruppo) - Le capacità residue del soggetto - La sua motivazione ad intraprendere, nel proprio progetto riabilitativo un’attività terapeutica quale quella eventualmente proposta. Valutati questi parametri si struttura un progetto terapeutico e quindi un contratto terapeutico con il paziente. LA COMPOSIZIONE DEL GRUPPO: CRITERI DI INCLUSIONE ED ESCLUSIONE DAL GRUPPO Per evitare drops out, fallimenti nel percorso terapeutico, l’insorgenza di dinamiche relazionali difficilmente gestibili, o comunque troppo gravose per i partecipanti al gruppo, è indispensabile un’accurata selezione dei pazienti da ammettere. Ovvero: il gruppo deve essere utile al paziente e il paziente al gruppo. Sono criteri di esclusione dal gruppo: 1. Lo stato di agitazione psicomotoria, quadri spiccatamente paranoidei che potrebbero essere rinforzati dalla situazione gruppale; 2. La presenza di gravi istanze narcisistiche o istrioniche di personalità; 3. Lo stato confusionale o le situazioni gravemente regressive che non consentono di intraprendere un’attività terapeutica riabilitativa. E’ necessario rivolgere una particolare attenzione alla composizione del gruppo che deve essere sì eterogenea, ma non casuale, in quanto questo potrebbe determinare situazioni intragruppali difficili da contenere e gestire da parte dei terapeuti. PIANIFICAZIONE DI UN GRUPPO STRUTTURATO 1. VALUTAZIONE GENERALE DI BASE (assessment) 2. SCELTA DELL’AREA E DEGLI OBIETTIVI GENERALI su cui operare l’intervento, in base ai risultati ottenuti dalle valutazione generali 3. VALUTAZIONI SPECIFICHE (legate alle tematiche da trattare) 4. SCELTA DEL LIVELLO DI PARTENZA degli interventi: durante il percorso il livello di complessità andrà progredendo 5. SUDDIVISIONE DELL’ARGOMENTO PRINCIPALE IN SOTTOARGOMENTI: ciò permette di affrontare il tema in tutte le sue parti 6. STABILIRE IL NUMERO DI INCONTRI 7. RACCOLTA MATERIALE ED INDIVIDUAZIONE DELLA METODOLOGIA DI CONDUZIONE : scelta del conduttore e del co-conduttore, di tecniche, strumenti, materiali ed eventuali esercitazioni 8. MONITORAGGIO PERIODICO: attraverso l’osservazione diretta, il confronto fra gli op. ed anche con gli utenti 9. VALUTAZIONI FINALI SPECIFICHE (eventuale follow up a 3-6 mesi) STRUTTURAZIONE DELLE ATTIVITA’ Strutturazione di tempi, spazi ed attività La strutturazione offre motivazione, senso del percorso e riduce ansia, confusione e sentimenti di dispersione… L’organizzazione esterna riflette il lavoro sull’organizzazione interna: la strutturazione delle attività, dei tempi e degli spazi rappresenta un fattore di riorganizzazione della quotidianità non solo esterna alla persona, bensì emotiva e cognitiva. • Strutturazione alta: quando il setting è strutturato e direttivo, il contenuto di ogni incontro è programmato in anticipo secondo una scaletta, la risposta dei soggetti è omogenea, prevista e auspicata (es. gruppo verbale, gruppo cucina) • Strutturazione media: quando il setting è strutturato ma il contenuto e la risposta non programmati (es. gruppo lettura articoli di giornale) • Strutturazione bassa: quando il contenuto e le risposte del setting non sono programmate (es. attività espressive) I PERCORSI INDIVIDUALI NELLE ATTIVITA’ DI GRUPPO Per l’utente di nuovo inserimento saranno più indicate attività di media strutturazione con livelli di richiesta bassi o nulli. Gli ambiti favoriti sono quelli pratico-manuale e corporeo in quanto utili a mediare la relazione con gli altri utenti e gli operatori senza la necessità di un’interazione verbale. Per l’utente con sintomi positivi saranno indicate attività ad alta e media strutturazione ma bassa richiesta (attività semplici) perché se da una parte c’è il bisogno di riorganizzare il pensiero con interventi direttivi, dall’altra è indispensabile contenere il livello di stress. Per l’utente con sintomi negativi saranno individuate attività di suo interesse in quanto è necessario far leva sulla motivazione e il coinvolgimento; saranno privilegiati inoltre i momenti informali per poter interagire con l’utente su argomenti in cui si sente competente. Le attività possono essere ad alta, media o bassa strutturazione, ma dovrebbero prevedere via via un grado sempre maggiore di interazione interpersonale, perché i sintomi negativi possono rappresentare una modalità difensiva per prendere le distanze dagli altri. Per l’utente destrutturato, saranno indicate attività ad alta strutturazione dove le richieste e la comunicazione siano chiare, prive di ambiguità o di possibilità interpretative: gli ambiti più favoriti sono quelli pratico-manuali, corporeo e cognitivo. Per l’utente socialmente isolato, le attività possono essere a vari livelli di strutturazione, partendo inizialmente dall’avvicinamento alla dimensione gruppale attraverso attività corporee e pratiche, per poi inserire la dimensione dell’espressione verbale. Per l’utente molto ansioso saranno indicate attività a media strutturazione che coinvolgano prevalentemente l’ambito corporeo, pratico-manuale e dell’espressione verbale. L’efficacia di un gruppo strutturato dipende da: • Fattori comuni aspecifici (operatori, rapporti emotivi tra i vari membri del gruppo stesso) • Fattori specifici (interventi tecnici) LE PROCEDURE UTILIZZATE PER STRUTTURATO SONO LE SEGUENTI: SVILUPPARE L’APPRENDIMENTO - IL MODELING: una procedura di apprendimento per imitazione - IL ROLE PLAYING: l’apprendimento per mezzo della simulazione che si realizza attraverso il “come se” - IL FEED BACK: “messaggio di retroazione” in cui si vengono a conoscere gli effetti delle nostre azioni sugli altri - LA GENERALIZZAZIONE: la ripetizione e la sperimentazione di un nuovo comportamento in altri contesti - IL PROBLEM SOLVING: è una strategia che permette la conoscenza procedurale finalizzata a rendere i soggetti consapevoli di ogni passo cognitivo messo in atto per risolvere un problema. Esse si rifanno ai paradigmi utilizzati dalla teoria dell’apprendimento (Bandura) e agli approcci riabilitativi diffusi in ambito psichiatrico da: Falloon, Liberman, Spivack, Perris. …ANCHE L’OPERATORE E’ INSERITO IN UN GRUPPO DI LAVORO... Il lavoro d’equipe è una caratteristica fondamentale della prassi psichiatrica ispirata ai contenuti della L.180/78, attraverso la quale si avanzò la richiesta della necessità che un certo numero di professionisti operasse congiuntamente, per assicurare alle persone i servizi di cui avevano bisogno. Nel corso degli anni il dibattito sul significato e funzione dell’equipe si è arricchito, fino a dare la definizione di: strumento di elaborazione intellettiva ed emotiva per l’operatore impegnato nelle relazioni di aiuto. Le relazioni tra i vari professionisti quindi, sono basate sul principio grazie al quale ciascun membro condivide la responsabilità dell’assistenza dell’utente, conservando al tempo stesso, l’indipendenza professionale. Quali fasi deve attraversare l’equipe terapeutica per riuscire a trasformarsi in uno strumento operativo per la presa in carico e il trattamento degli utenti più problematici? 1° Fase: “Buona educazione” Atteggiamento formale degli operatori, dove i membri si rapportano tra loro come estranei e non raggiungono obiettivi significativi. 2° Fase: “Tempesta” Con l’approfondimento della conoscenza reciproca, diminuisce l’approccio formale ed emergono le prime discussioni. 3° Fase: “Normalizzazione” Si costruisce un certo equilibrio tra i membri, gli apporti di tutti diventano oggetto di discussione e di elaborazione collettiva. 4 Fase: “Rendimento ottimale” I membri, che si conoscono bene tra di loro e si fidano l’uno dell’altro, lavorano in un clima aperto e fiducioso, dove è fondamentale la flessibilità e non la gerarchia che rimarrà di secondaria importanza. Quali sono i fattori che impediscono ad un gruppo multidisciplinare di trasformarsi in un’equipe? - considerare separatamente le prestazioni offerte dai suoi membri - assenza di autorevolezza - incapacità di utilizzare ed integrare le competenze - far prevalere particolari interessi come vantaggi personali - la mancanza di funzioni definite e il non riconoscimento di abilità individuali - obiettivi di gruppo poco chiari e non condivisi Perché serve lavorare in equipe? - Nessuna figura professionale può pretendere di affrontare da sola la molteplicità e la complessità dei bisogni degli utenti -Si evidenzia la necessità di pervenire a comportamenti e messaggi verbali il più possibile omogenei, coerenti ed integrati da parte degli operatori nei confronti degli utenti - Importanza della conoscenza collettiva di dettagli ed azioni quotidiane per la formulazione del progetto terapeutico - Necessità di avere uno spazio e un tempo definiti per elaborare e metabolizzare il carico emotivo e la stanchezza derivante dal prolungato contatto con persone desocializzate - Possibilità di agire differenti ruoli, quando ciò può essere utile (es. con utenti caratterizzati da una modalità di funzionamento borderline o antisociale può essere utile sperimentare diverse tipologie di relazione affinché essi non si sentano minacciati dalla “gabbia” claustrofobica che un unico operatore può rappresentare, soprattutto nelle fasi iniziali del trattamento) Cosa può offrire l’equipe al singolo curante? Funzione di sostegno, di elaborazione comune e integrazione sia affettiva che cognitiva L’operatore sottoposto al “caotico bombardamento” delle emozioni intense sollecitate dalla relazione con il paziente può trovarsi costretto ad utilizzare alcuni degli stessi meccanismi di difesa impiegati dall’utente. Un’altra possibilità che a volte si verifica, altrettanto rischiosa rispetto alla precedente, è che nell’operatore vengano attivati degli stati mentali intensi ma non definibili, quali un senso di angoscia, di rifiuto senza ragione, tutti stati che possono dare origine ad acting o a comportamenti solo in parte consapevoli. Il contatto con il paziente grave determina inevitabilmente in ogni operatore almeno due grandi polarità di sentimenti: sentimenti di angoscia, preoccupazione ed eccessivo coinvolgimento e dall’altra invece di noia, distacco, demotivazione e depressione. La potenza di queste esperienze è tale che di per sé la sola preparazione, competenza, tecnica dell’operatore non è in molti casi sufficiente a fronteggiarla, subentra quindi l’importanza del gruppo dei curanti che si identifica come un potente apparato di contenimento, supporto ed elaborazione degli aspetti cognitivi ed affettivi del singolo operatore. La “Fusione gruppale” consente ai singoli di sperimentare la vicinanza, la convivenza, il supporto, l’alleanza degli altri e permette al gruppo di far fronte alle angosce di frammentazione e di disgregazione subite dal singolo. La sensazione di appartenere ad un comune terreno sensoriale condiviso può contribuire ad un senso di appartenenza, protezione, calore e può fungere da apparato di alimentazione di alcune sensazioni di base (vicinanza e sostegno). Come affronta la conflittualità un gruppo? L’enfatizzazione del problema viene spesso utilizzata dai gruppi come processo di semplificazione di una realtà sfumata, complessa, imprevedibile. Finché un gruppo avrà dei nemici da combattere, potrà rafforzare la sua coesione ed esteriorizzare le sue pulsioni aggressive . La ricchezza è quella di pensare di costituirsi come equipe funzionalmente differenti, questo significa avere un mix di apporti professionali differenti. Una dimensione più adulta e matura dell’identità mette al centro l’identificazione con il compito, il lavoro concreto prodotto che diviene fonte di valorizzazione e di riconoscimento per tutti i membri dell’equipe.