L ABORATORI
di
P ROMOZIONE del
B ENESSERE P SICOLOGICO
Per bambini e adulti.
Per capire, condividere, crescere.
E stare bene, insieme.
INCONTRO DI PRESENTAZIONE
“Dal Nido Alla Biblioteca,
passando per la Scuola…
Crescere a MINIpassi tra i Libri”
Presso i Nidi Comunali
Piccolo Pinocchio e Mondo Incantato
e la Scuola dell’Infanzia Il Giramondo
di Roma Capitale
LABORATORI di PROMOZIONE
del BENESSERE PSICOLOGICO
I LPBP si propongono come luoghi, fisici e mentali,
concretizzabili in svariati contesti, come scuole, librerie,
biblioteche, nei quali le persone coinvolte sono invitate a
tenere in allenamento le proprie competenze psicologiche
(emotiva, sociale, narrativa, ecc). Mi piace pensare che,
come ci si allena, in palestra o in piscina, non per
raggiungere necessariamente degli obiettivi specifici, ma
semplicemente per “tenersi in forma”, così si possono
pensare delle attività che esercitino, rafforzino le proprie
capacità di stare bene con gli altri. Nei LPBP proposti
quindi per benessere psicologico s’intende uno stato
mentale nel quale stiamo bene con noi stessi e con gli altri.
È chiaro che questa attività, questo esercizio, questo
“addestramento”, se vogliamo chiamarlo così, può anche
essere diretto a uno scopo più specifico. Ritornando al
paragone con l’andare in palestra: se ho una gara, se il
dottore mi ha detto che devo fare esercizio fisico per
dimagrire, se lo devo fare perché ho problemi alla postura,
ecc., in tutti questi casi seguirò un programma di attività
finalizzate a quel determinato obiettivo.
Allo stesso modo, anche un laboratorio psicologico può
calarsi in realtà più peculiari. Mi preme sottolineare questo
aspetto per rimarcare invece il carattere di promozione e
non di intervento dei LPBP, perché sento la necessità di
fugare l’idea che il destinatario di tali attività debba essere
qualcuno in particolare, quando invece nasce rivolto a
tutti.
Cerco di spiegarmi meglio e con parole un po’ grezze: non
devo avere un bambino iperattivo e spesso disattento per
fare con lui un percorso di lettura congiunta. È chiaro che
se mi trovassi in quella condizione, un laboratorio di tal
genere coadiuverebbe qualunque altro intervento,
configurandosi in un certo senso anch’esso come
intervento. Ma il punto è che non devo avere
necessariamente un problema per cercare strumenti e modi
per stare bene.
Perché la ricerca del benessere psicologico è, o almeno
dovrebbe essere, una condizione trasversale a tutti. Io mi
auguro che tutti si stia bene. Ma penso che tutti possiamo
stare meglio. In questo senso i miei LPBP vogliono proprio
offrire un contesto di arricchimento personale e culturale;
nel caso del laboratorio che parte in questo progetto,
possiamo parlare di un arricchimento a tre livelli: sul
bambino, sull’adulto e sulla relazione adulto-bambino.
MINIpassi Tra i Libri.
Un MINIcircolo di MINIletture
in MINIgruppi per MINIlettori.
MINIpassi tra i libri nasce proprio dall’idea di offrire un
luogo dove sperimentare la lettura congiunta e far nascere
o supportare l’idea di quanto questa attività sia un fattore
importantissimo per la crescita e lo sviluppo di ogni
bambino. Come forse sarà noto, è ormai conclamata
l’importanza del leggere ai bambini, leggere a voce alta,
come insistono nel progetto Nati per Leggere, a cui
aderisco. Per chi non lo sapesse, NpL è un progetto
nazionale, promosso dall’AIB, dall’ACP e dal Centro per la
Salute del bambino di Trieste, che porta avanti varie attività
per diffondere e promuovere la cultura della lettura a voce
alta ai bambini.
Ora, volendo fare due MINIpassi e sintetizzare, uso una
frase semplice: “dare una mano ai piccoli a diventare
grandi”.
Questo vale sempre: in psicologia dello sviluppo, come in
pedagogia, in famiglia come fuori da questa, a scuola o
altrove. Certo, tendenzialmente, i bambini “grandi” lo
diventeranno comunque, che noi adulti si faccia qualcosa o
meno. A volte questo sembra un problema, a volte è una
risorsa. Il punto, però, forse più importante, cruciale, direi,
è: come saranno da “grandi”, questi bambini.
MINIpassi tra i libri “taglia” il problema ad un aspetto e,
riformulando la frase di prima, mira a “dare una mano ai
piccoli, potenziali, lettori a diventare grandi, attuali,
lettori”. Documentarsi, tenersi informato, ma anche
viaggiare con la fantasia di un testo narrativo, sviluppare e
mantenere uno spirito critico sulle cose…: più o meno
esplicitamente tutti noi possiamo concordare su come sia
importante riconoscere il valore della lettura. Da grandi.
Il punto fondamentale è però qui chiarire che per essere
lettori da grandi, e magari essere dei grandi lettori, si deve
in qualche modo iniziare da piccoli. Se lo si fa, si parte
avvantaggiati. E la lettura non pesa mai.
Ed ecco che ritorno alla “mano” e stavolta mi serve
concretamente, per enucleare i cinque punti, banali, su cui
possiamo accentrare la nostra attenzione: CHI, COSA,
QUANDO, DOVE e PERCHÉ leggere ai bambini. Le cinque
note W del giornalismo qui tornano utili, perché ci aiutano
a racchiudere il nostro discorso.
CH
I
COS
A
QUANDO
E
DOV
CH
PER
É
CHI
Chi deve leggere? Tutti. E chi deve leggere ai bambini? Un
adulto, si risponderebbe di solito. E qui lo asseriamo
senz’altro. Siamo qui per questo. Ma io risponderei di
nuovo: tutti. Mamme, papà, nonni, tate, maestre,
qualunque adulto, padrone assoluto, in teoria, del
potentissimo mezzo della letto-scrittura, può e dovrebbe
leggere ad ogni bambino. Ma questo è abbastanza
scontato. Vorrei qui aggiungere che anche fratelli e cugini, e
non necessariamente alfabetizzati, possono “leggere” ai e
coi più piccoli. Quello che mi preme sottolineare è come
l’evento “lettura”, qualora condotto in modalità
“congiunta” si arricchisca di significati e potenzialità
altrimenti irraggiungibili. Anche se il partner di lettura non
fosse un lettore “competente”.
Un bambino, anche di una dozzina di mesi, può prendere
autonomamente un libro, sfogliarlo, “leggerlo” e
“commentarlo” (è questo che in pratica fa, quando indica,
esclama o fa altro con un libro in mano: ne commenta il
contenuto, con i mezzi che ha a sua disposizione).
Ma se lo stesso bambino si troverà seduto accanto al
fratello o alla sorella maggiore, intento a leggergli
qualcosa, ecco che la lettura avrà una marcia in più, perché
ai suoi mezzi si affiancheranno quelli dell’altro. Modesti
anche quelli, potreste dire voi. Certo, sotto i 5-6 anni non
sanno leggere. Ma proprio per questo sono mezzi con due
caratteristiche essenziali per il più piccolo: sono
potenzialmente “infiniti”, come è infinita la capacità
immaginativa umana. Perché il bambino che non sa che c’è
scritto se lo inventerà. E ogni volta potrà usare parole
diverse. Siamo noi adulti che ci “limitiamo” a leggere quel
che c’è scritto. Noi di un libro di norma facciamo una
lettura “ortodossa”, i bambini ne possono fare una
“originale”. Ogni volta diversa. E poi quelli del
fratello/sorella sono i mezzi che al piccolo paiono più alla
sua “portata”: il bambino imita, si sa, ma ama soprattutto
imitare il coetaneo e l’immediatamente più grande. Forse
perché sente che lì, tutto sommato, ci può arrivare. Quindi,
se vi capita, vi invito non solo a leggere ai vostri bambini
ma anche a mettere un libro in mano ad un fratello o
cugino maggiore e vedere cosa succede. Con voi nei
dintorni, magari.
COSA
Torniamo alla mano. Ma cosa deve leggere un bimbo? Di 6
mesi, poi? Cosa potrà mai leggere un frugoletto che a
stento sa stare seduto e non gattona nemmeno? Qualcuno
potrebbe chiederselo. Ma ecco che l’odierna editoria ci
viene ben incontro: perché oggi il panorama editoriale per
i bambini, sin dai primi mesi di vita, è vastissimo,
ricchissimo e assai stimolante. Ce n’è per tutti i gusti. Nella
scelta di un libro adatto ad un bambino bisognerebbe
ricordarsi di cinque semplici cose (vedi anche il sito di
NpL): materiale, immagini, linguaggio, storia e fascia d’età.
Materiale. Ciò di cui il libro è fatto. Deve essere accurato
nella veste grafica e usare materiali gradevoli al tatto,
ovviamente non tossici, lavabili e privi di elementi
potenzialmente pericolosi.
Immagine. L’immagine deve essere chiara, dovrebbe esserci
una ricca varietà di stili e tecniche di rappresentazione, con
la capacità di stimolare nel bambino e nell’adulto che
‘legge’ l’immagine la costruzione e la verbalizzazione di
una storia. Man mano che aumenta l’età del “lettore”,
l’immagine può farsi più complessa e articolata, ma sempre
in sintonia con i contenuti della storia. “Essere in sintonia”
significa che l’immagine non può limitarsi a decorare o a
riprodurre il testo verbale, ma deve concorrere alla
costruzione del significato del libro, del clima emotivo in
esso narrato, ecc.
BLA Bla bla…
Linguaggio. Il linguaggio deve essere semplice ma preciso,
mai banale, mai generico o astratto. In equilibrio tra ciò
che il bambino sa e ciò che ancora non conosce: perché
l’uso di termini non abituali stimola nel bambino il
desiderio di ripetere parole nuove, facendosi aiutare dal
contesto del libro e supportato dai chiarimenti dell’adulto
che legge con lui. Alcuni elementi, poi, tipici del linguaggio
poetico (rime, allitterazioni, assonanze, onomatopeie,
ripetizioni, ecc.) aumentano il fascino della lettura ad alta
voce.
Storia. È bene proporre storie semplici ma che allo stesso
tempo sappiano avvincere il lettore, soprattutto sul piano
emotivo: storie che fanno leva su temi “forti”, che mettono
in luce emozioni e sentimenti di grande rilevanza per il
bambino (come storie di amicizia, di difficoltà superate, di
avventure che generano suspense, ecc.) ma anche storie
ricche di umorismo e leggerezza. Importante anche
l’osservanza di rapporti causa-effetto e la concretezza delle
situazioni create, dove “Concretezza” non sta per
“realismo”: concretezza e logica fanno parte anche del
mondo fantastico. Il punto è che nei personaggi deve poter
essere colta una verità psicologica, devono davvero
sembrare provare ciò che viene detto; e allo stesso tempo,
gli accadimenti e l’agire dei personaggi dovrebbero essere
percepiti come dato vero e reale, seppur fantastico.
Fascia d’età. Comprendere se un determinato testo è
adeguato al bambino per il suo “momento storico”,
ovvero per l’età che ha e la realtà che sta sperimentando, è
cruciale alla fruizione ottimale del momento di lettura.
L’editoria
oggi
vuole
talmente
venire
incontro
all’individuazione del prodotto più indicato per l’età del
bambino, che siamo ormai sommersi di trenini, faccette, o
semplici indicazioni verbali che riassumono “da 6 a 12
mesi”, da “18 a 24 mesi”, quasi che si fosse davanti alla
somministrazione del paracetamolo in corrispondenza del
peso e dell’età del bambino. Passati i sei mesi del range…
tac: libro inadatto? Per me questa impostazione risulta un
po’ “riduzionistica”, perché tende a ridurre al minimo
necessario le informazioni da tenere in considerazione per
la scelta del libro.
Certo possono essere indicazioni di aiuto ma lasciano un
senso di vaghezza e pochezza se non vengono calate nella
realtà del singolo bambino. In quel “momento storico” di
cui parlavo prima. Magari vanno bene per comprare un
regalo ad un bimbo che non si conosce e si va a trovare
per la prima volta. Ma se parliamo di tuo figlio, tua nipote,
la piccola della tua vicina, allora possiamo osare anche
qualcosa in più e chiederci se e come quel libro o piuttosto
un altro siano adeguati a quel dato bambino. Il punto sta
nel non prendere il suggerimento/consiglio editoriale come
ricetta/indicazione da approntare: perché ciascun bambino
può più di quel che è in base all’età. Soprattutto se c’è un
adulto al suo fianco. In psicologia si parla di Zona di
Sviluppo Prossimale e ruolo di Scaffolding dell’adulto, su
questo punto.
QUANDO
Il quando leggere ai bambini dovrebbe secondo me
rispondere a due criteri, apparentemente antitetici: ovvero
“routinarietà” ed estemporaneità. In che senso? Iniziamo
dalla prima: la routinarietà.
I bambini hanno bisogno di routine, soprattutto da piccoli.
In un altro mio laboratorio, rivolto a future o neo mamme,
io parlo delle 3R: ritmo, routine, regole. Ogni creatura ha
il suo ritmo: di veglia/sonno, di fame/sazietà, ecc. Il
contesto umano offre al bambino la possibilità d’incanalare
tali ritmi, nelle routine: queste rafforzano le aspettative e la
creazione di schemi per agire e reagire agli eventi che
tradiscono proprio quelle aspettative. Aiutano quindi il
bambino ad orientarsi in ciò che deve e può fare. In questo
senso, fanno da anticamera alle regole.
Ora, la lettura con i bambini si configura come un aiuto
nell’espletamento di molte attività di routine. La più nota
di
tutte
e
più
“pubblicizzata”
è
quella
dell’accompagnamento al sonno: leggete un libro, una
storia ai vostri bimbi prima di andare a dormire. C’è un
intero filone di editoria, da filastrocche a nenia e racconti
della buonanotte.
Ma lo stesso principio che invita a leggere prima di andare
a dormire potrebbe guidare anche nell’uso della lettura
congiunta in altri momenti routinari che adulto e bambino
vivono assieme, per esempio mentre gli asciugo i capelli
dopo il bagnetto. E questi sono due esempi caratterizzati
dalla quotidianità o quasi; ma anche in altri momenti, più
o meno frequenti nella vita di tutti, è possibile instaurare
delle routine con i bambini: ad esempio mentre si è in sala
d’attesa in uno studio medico o ci si diriga con un qualsiasi
mezzo (che non si guidi, ovviamente!) da qualche parte
(dai nonni, zii, a far compere, ecc. ).
Ciò che caratterizza tutte queste opportunità di lettura è la
possibilità di “dilatazione” del tempo che il leggere
comporta, alterando la percezione dell’attesa: del
passaggio dalla veglia al sonno, dei capelli asciutti, del
proprio turno dal medico, dell’arrivo a destinazione.
Quando leggo, il tempo reale è sospeso: forse scorre, ma
non per me. Io sono da un’altra parte, nel tempo del libro.
Per questo quando il libro finisce è quasi una sorpresa che i
capelli siano asciutti. A volte, anzi, diventa quasi faticoso
tornare al tempo reale: è già il mio turno? Siamo arrivati?
Spegnere la luce e dormire? No, aspetta, apriamo un altro
libro, entriamo in un’altra storia e ri-sospendiamo il nostro
tempo. Ecco, leggere un libro in un momento di routine
aiuta a vivere meglio quel momento stesso, “ritagliandolo”
dalla complessità dello scorrere degli eventi.
Quindi, quando leggere? Nei momenti di routine.
Ma ho detto anche che mi piace il carattere di
estemporaneità della lettura e per forza di cose: come si
può resistere ad un bambino che ti viene in contro con un
libro e ti chiede “Me lo leggi?”? Ci sono momenti in cui la
lettura va preparata, o meglio, in cui si è preparati a
leggere, ma altri in cui ci viene chiesto d’improvvisare.
Allora, se è possibile nel vorticoso insieme di cose da fare,
è bello fermarci e rispondere adeguatamente alla richiesta
del bambino e leggere con lui.
Discorso a parte meritano le richieste di lettura in libreria e
in biblioteca, ma qui passiamo allora al “dove leggere”.
DOVE
Dove leggere è strettamente connesso al “quando”; se
leggo in momenti di routine, lo farò nei luoghi propri di
quella routine: a casa, in auto, nello studio del pediatra,
ecc. Ma ci sono due luoghi che meritano un discorso a
parte: le librerie e le biblioteche. In entrambi i casi l’attività
intrinseca del luogo è la lettura stessa. Magari in libreria è
anche l’acquisto del libro. Ma prima di comprarlo, un
bambino sa essere molto accorto: leggimelo, poi vediamo
se mi piace e lo compriamo. Ovviamente per i più piccoli,
la lettura di un libro in libreria non è vincolata
all’acquisto: certo, se lo compro me lo porto a casa ma il
punto è che tu ora qua me lo devi leggere. È in biblioteca
allora che la lettura per un bambino si fa magia: siamo qui
per quello, nessuna seconda ragione. Portare un bambino in
biblioteca significa portarlo in un mondo magico, fatto di storie e
di carta e dove la voce di adulto si trasforma in una coccola, in
una scoperta e di nuovo in un abbraccio. Per questo con
MINIpassi tra i Libri ho cercato (e trovato) la
collaborazioni con le Biblioteche del territorio, da far
conoscere ai genitori frequentanti le strutture educative.
PERCHÉ
Ma perché leggere ai bambini? Per affrontare le routine?
Per assecondare una loro richiesta (e se questa non viene?)?
Per fargli conoscere le risorse culturali del territorio? Bah!
No, nulla di così banale.
Leggere ai bambini è importante per il loro sviluppo. Sotto
tutti gli aspetti: cognitivo, linguistico, affettivo, sociale.
Leggere ai bambini equivale al nutrirli.
Nessuno metterebbe mai in dubbio il dovere di un adulto
di preparare la cena a un bambino. Deve crescere. Ha
bisogno di sostanze nutritive che supportino tale crescita.
Ma non si vede perché non dovrebbe essere anche così per
quell’aspetto della crescita che non si vede direttamente e
che va sotto il nome di sviluppo psicologico.
Anche per quello ognuno ha bisogno di “sostanze
nutrienti”. E i libri, le storie, sono prelibati cibi per la
mente.
Ma vediamo in che senso. La lettura congiunta è da anni
messa in relazione a: acquisizione di un vocabolario più
ampio, e in particolare di un repertorio lessicale psicologico
più evoluto; maggiore capacità di lettura con possibile
maggiore successo scolastico (non fosse altro che
l’abitudine a leggere fa pesare meno la lettura per tutta la
vita); maggiore abitudine a leggere nel corso della vita;
maggiori capacità di “lettura” degli eventi psicologici, e
quindi maggiore competenza sociale; infine ma non ultima,
positiva influenza sulla relazione bambino-genitore.
Ritorniamo così a MINIpassi tra i Libri: un laboratorio per
coppie adulto-bambino, non necessariamente il genitore, in
cui piccoli e grandi faranno un’esperienza guidata di lettura
congiunta.
In questo progetto sperimentale del mio Laboratorio
MINIpassi tra i Libri, che conduco anche presso una libreria
di Roma, la Koob, sono al momento previsti 2 incontri
presso le strutture educative coinvolte e uno di chiusura
presso la Biblioteca Comunale più vicina: nel caso del Nido
Piccolo Pinocchio, la Biblioteca di Villa Leopardi (Via
Makallè – Via Nomentana; entrata nel parco); nel caso del
Nido Il Mondo Incantato e la Scuola dell’Infanzia Il
Giramondo, la Biblioteca Flaminia (Via Fracassini 9).
In ogni incontro in sede, le attività del laboratorio si
struttureranno, a prescindere dall’età del bambino, in
diversi momenti. Ciascun momento sarà di una durata
diversa a seconda della fascia d’età dei bambini del gruppo
(orientativamente dai 30’ ai 50’).
Ci sarà un primo momento di accoglienza, osservazione e
confronto libero, nel quale verranno descritte le
caratteristiche del genere di libro oggetto dell’incontro. A
questi primi minuti seguirà un momento di lettura
“interno” alla coppia adulto-bambino e da uno di una mia
lettura a voce alta; infine uno di chiusura e commenti dei
partecipanti.
Ogni incontro avrà come oggetto un tipo particolare di
libro per bambini: tattile, pop-up, albo illustrato, ecc.
Leggeremo con gli occhi ma anche con le mani, con le dita,
a bocca aperta e a bocca chiusa!
Ad esempio, quando “leggeremo con le mani” oggetto
della nostra attività laboratoriale saranno i touch book,
ovvero i libri tattili, mentre quanto “leggeremo a bocca
chiusa” ci ritroveremo tra le mani dei silent book, ovvero
dei libri senza parole.
Nell’incontro conclusivo, presso la biblioteca, ogni coppia
adulto-bambino sarà invitata a partecipare ad una sorta di
Caccia al Libro, nel rispetto dei criteri che saranno stati
discussi negli incontri precedenti. In premio non c’è nulla se
non la possibilità di fare un’esperienza divertente e
costruttiva!
Spero quindi di vedervi presto!
Per informazioni:
Dott.ssa Bianca A.D. Pistorio
Psicologa dello Sviluppo e dell’Educazione
Dottore di Ricerca in Psicologia
dell'Interazione, della Comunicazione e della
Socializzazione
339 2194860
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