Il P.A.I nelle strutture per anziani Il P.A.I è un Piano Assistenziale Individualizzato Ha come obiettivo primo, quello di non dare un servizio ad un'utenza in maniera indistinta ma, estrapolando l'individuo singolo, si pone nell'ottica di poterne cogliere le specifiche “fragilità”, i singoli bisogni emergenti e di darne soddisfazione. Composizione di un P.A.I Il P.A.I è un progetto indirizzato al singolo Essendo un progetto, all'inizio si pone sul tavolo la problematica e la si esamina Quindi si individuano gli obiettivi da cogliere. A seguito si predispongono modalità e Il P.A.I e la logica di gruppo L'individuo anziano non è un blocco monolitico. Esso è caratterizzato da, mente, corpo ed ambiente. Le specifiche “fragilità” che lo connaturano possono essere: fisiche, cognitive, relazionali, affettive, economiche, ambientali... Membri convocati nel P.A.I Il medico curante (MMG) L'Infermiere professionale Un OSS con funzioni di “tutor” dell'individuo preso in esame L'Animatore professionale L'Assistente sociale Se è contemplato, un responsabile di Specificità dei vari membri Il medico evidenzia problematiche di ordine bio-fisiche L'infermiere professionale darà conto delle terapie in atto, delle modalità di assunzione dei farmaci e di problemi specifici a rilevanza infermieristica L'Operatore, tutor, in genere un OSS, darà rilievo alle principali mansioni Punti nodali di un P.A.I Essendo il P.A.I un progetto, esso deve principalmente rispondere a due domande tipiche di ogni fare progettuale: per “chi” e per “cosa” faccio il progetto Per chi? Per un anziano che chiede o per il quale viene chiesto un servizio socio-assistenziale e sanitario, a domicilio o in strutture (SAD, ADI, Quando si attua il P.A.I Il Piano assistenziale personalizzato, dal momento in cui l'individuo anziano entra in struttura, viene attuato dopo 20gg – un mese circa, dando l'opportunità a tutti gli attori che comporranno il gruppo di avere sull'individuo abbastanza elementi conoscitivi per poterne promuovere una seria e cosciente programmazione. La comunicazione degli obiettivi Data l'autorevolezza del contesto collegiale, le azioni da intraprendere su ogni singolo caso, e gli obiettivi da cogliere, vanno comunicati in maniera efficace a tutto il personale di competenza. L'infermiere professionale, preso atto delle azioni e degli obiettivi condivisi nel P.A.I li riporterà per iscritto nel suo Quanti P.A.I per un individuo? Il P.A.I viene predisposto dopo circa un mese dall'ingresso in struttura Nel primo P.A.I vengono condivisi i modi ed i tempi per una verifica, sia della bontà del nostro agire che della pertinenza degli obiettivi da cogliere. Una demenza ovviamente ha tempi di verifica più lunghi in genere. Un Chi e quando si chiede un P.A.I? In seguito, il P.A.I può essere chiesto al coordinatore da tutte le figure competenti che evidenziano un decadimento delle funzioni bio-fisiche, funzionali o un'alterazione nelle prassi comportamentali dell'individuo cui si fa riferimento, quindi, il medico, l'infermiere, il personale assistente, l'animatore, l'assistente sociale, il Aspetti positivi dei P.A.I La multidimensionalità individuale consente di indirizzare le energie necessarie verso la risoluzione di problematiche specifiche, emergenti e contingenti, senza il rischio di disperderle in un tutto indistinto. Sia in termini socio-sanitari, che economici. Le decisioni prese in un contesto collegiale gratificano gli operatori in Criticità dei P.A.I In una società orientata verticalmente, ogni logica gruppale viene assunta con diffidenza. In Italia impera “E qui comando io, e questa è casa mia” Seppur la L.328/2000 che suggerirebbe l'integrazione di istanze sociali con quelle sanitarie, e seppur la L.20 regionale che impone i P.A.I quale base di accreditamento per le strutture