Sacri Monti simili a quello di Ossuccio sono numerosi, non solo in Italia, ma anche in altri paesi d'Europa: la loro storia inizia con il completamento della cappella della "Novella Gerusalemme" a Varallo, voluta dal nobile milanese e predicatore francescano fr. Bernardino Caimi nel 1491. I pellegrinaggi in Terra Santa erano divenuti pericolosi, ecco allora l'idea di dare la possibilità di andare in pellegrinaggio in santuari che riproducevano la passione di Cristo, invece di andare nei luoghi difficili da raggiungere dove si era svolta la sua vita. Già erano diffuse nel medioevo le sacre rappresentazioni sulle piazze: ma il concilio di Trento ne deliberò il veto: l'artista Gaudenzio Ferrari, ebbe l'intuizione di sostituire la rappresentazione viva, a volte troppo forte, con delle cristallizzazioni artistiche dove il fedele potesse immergersi direttamente. Nacquero così questi "teatri montani" come vere bibbie dei poveri, grazie al loro messaggio immediato che comunicavano al fedele incolto. Ad Ossuccio, quando fu decisa la costruzione del Sacro monte nella prima metà del 1500, esisteva già il santuario della Madonna del Soccorso sorto anticamente su un tempietto pagano dedicato a Cerere (Plinio il Giovane, Ep. 39 L. IX). Costruita attorno al 1620, su pianta ottagonale, non vi sono documenti per identificare gli scultori e i pittori, si presume che siano, per le analogie con le opere del Sacro monte di Varese e di Orta, Francesco Silva o Cristoforo Prestinari. Questa cappella rappresenta il bambino Gesù Lavoro realizzato da Aina Riccardo, Curacanova Alberto e Ledda Mattia