Il mito di Narciso
Il mito di Narciso
• Michelangelo Merisi detto “il Caravaggio”: Narciso alla fonte
• Salvador Dalì: Le metamorfosi di Narciso
• John William Waterhouse: Eco e Narciso
• Giulio Carpioni: L’indovino Tiresia e Narciso bambino
Narciso alla fonte
Scheda descrittiva
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Datazione: 1600 a.c.
Collocazione: Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini;
Tipologia: dipinto;
Tipologia : olio su tela (133,3 x 95 cm);
Soggetto principale: Narciso;
Attributi: giovane di bell’aspetto, si specchia in una fonte (Narciso).
Annotazioni redazionali: La soluzione iconografica adottata dal Merisi risulta
innovativa e funzionale a sottolineare la drammaticità dell’amore di Narciso per se
stesso: la raffigurazione, invece di soffermarsi sul paesaggio e su particolari
accessori quali la ninfa Eco o gli arnesi per la caccia, si concentra sul giovane.
Questi, in un’inconsueta penombra, contempla la propria immagine ed immerge la
mano sinistra nell’acqua, quasi a voler afferrare l’oggetto del suo desiderio. Il dipinto
si segnala, pertanto, per un’intima affinità allo spirito della narrazione ovidiana. Sulla
scia di Maurizio Calvesi alcuni studiosi ravvisano nell’opera una significativa
testimonianza della valutazione positiva che spesso l’eroe greco assume nel XVII
secolo: Narciso incarnerebbe la ricerca di se stessi e visione del divino nella
coscienza umana.
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LE METAMORFOSI DI NARCISO
Scheda descrittiva
• Datazione: 1937
• Collocazione: Londra, Tate MuseumSalvador Dalì
• Tipologia: Dipinto, olio su tela, (50,8 x 78,2)
• Soggetto principale:
Annotazioni redazionali: La scelta iconografica del dipinto deriva dalle suggestioni
artistiche ricevute durante il viaggio in Italia compiuto dall’artista nel 1936, così come le
figure dei nudi sullo sfondo che evocano pose classiche e atteggiamenti formali tipici
dell’arte rinascimentale e manierista. Il mito classico del giovane Narciso, che innamoratosi
della propria immagine riflessa in uno specchio d’acqua e impossibilitato a possederla si
trasforma nel fiore che porta il suo nome, offrì lo spunto all’artista per inscenare questa
metamorfosi ovidiana in un’ambigua relazione tra illusione e realtà, come egli stesso
descrisse nel suo poema intitolato appunto La Metamorfosi di Ovidio. La splendida figura
accovacciata di Narciso, che giganteggia come una roccia sulla superficie lucida e
riflettente del lago, si trasforma nel suo doppio che assume l’aspetto di una grande mano
pietrificata che regge un uovo crepato da cui nasce il fiore narciso. Le fasi di
trasformazione sono rese in una narrazione consecutiva da sinistra a destra, così anche i
colori opachi e le forme dapprima trasparenti, evanescenti e quasi invisibili acquistano
gradatamente una connotazione realistica e concreta, come un lento risveglio dopo un
sogno visionario.
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Narciso e Eco
Scheda descrittiva
•Datazione: 1903
•Collocazione:art Gallery Liverpool
•Tipologia: dipinto
•Tipologia : olio su tela
•Soggetto principale: Narciso ed Eco
•Annotazioni redazionali: la raffigurazione moderna del mito del mito
proposta da John Waterhouse (1849-1917) riprende il tema della natura
incontaminata e solcata da acque pure in cui l’anima si rispecchia ,tema che è
presente nelle raffigurazioni classiche.Narciso è altrove rispetto al paesaggio
che lo circonda e non incrocia lo sguardo della ninfa Eco ,innamorata di lui
poche è ammaliato da se stesso e finira’ per perdersi nella sua incapacità di
percepire il mondo esterno ,la bellezza della natura e le gioie dell’
amore.Anche Eco si lascerà morire in solitudine e di lei non rimarrà che una
voce lamentosa
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L’INDOVINIO TIRESIA E
NARCISO BAMBINO
Scheda descrittiva
•Autore: Giulio Carpioni
•Datazione: 1670 - 75
•Collocazione: Besancon, Musée des Beaux Arts et d’Archéologie
•Tipologia: dipinto
• Tecnica: olio su tela
• Soggetto principale: Il vaticinio di Tiresia
• Personaggi: Tiresia, Narciso infante, figure femminili
• Attributi: cecità (Tiresia)
• Contesto: la presenza di un’ara e di oggetti cultuali fanno pensare ad un
tempio
Annotazioni redazionali: La scelta di rappresentare il vaticinio che l’indovino
Tiresia fa alla ninfa Liriope a proposito del piccolo Narciso è assolutamente
unico; seppure l’episodio d’invenzione ovidiana risulta suggestivo dal punto di
vista letterario per l’ambiguità delle parole del vate, esso non riscuote
altrettanta fortuna in ambito figurativo, giacché poco caratterizzato e
facilmente confondibile con scene di Presentazione al tempio.
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"...Non ci separa l’immenso mare, nè un lungo cammino, nè i
monti, nè città chiuse da mura: solo poca acqua ci tiene
disgiunti, e tanto piccola è la distanza che ci potremmo
toccare. Ardo d’amore e gli tendo le braccia, gli sorrido e lui mi
sorride, gli parlo e mi parla, ma non sento quello che dice..."
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