B E LLAN O T I Z IA Questa è una rielaborazione sulle letture della Celebrazione di Venerdì 22 Aprile 2011 E’ Venerdì Santo: il giorno in cui Gesù è morto. P R ElaCSua I S APassione. ZIONE Quindi si commemora Queste NON sono le letture della Messa originali: si tratta di comunque aderenti ai testi. Il mie titolorielaborazioni, che unifica tutte le letturemolto infatti, secondo me è … ISTRUZIONI Innanzitutto accendi le casse del computer. Poi premi “clic sinistro” del mouse (o “freccia giù” della tastiera). Ricorda che per andare avanti nella presentazione devi ripremere ogni volta. IL VENERDI’ DEL CORAGGIO ! PRIMA LETTURA (Isaia 52,13-53,12) Questa lettura è parola di Dio. Quindi è Dio che ci parla e – per bocca del profeta Isaìa – ci dice: "Ecco: Io ti garantisco che se mi servi con CORAGGIO, Io ti premierò. Ti ricompenserò: ti gratificherò grandemente. Se ti disprezzano allora, resisti: se ti maltrattano, tieni duro. Soffri, ma non gettare mai la spugna. Nei momenti difficili stringi i denti e sii umile: mostrandoti disposto anche a pagare, per le colpe degli altri. E vedrai che anche se ti uccideranno, Io non ti abbandonerò. Ti darò la felicità senza fine: perchè hai dimostrato grande CORAGGIO!". SALMO RESPONSORIALE (Salmo 30,2.6.12-13.15-17.25) Questo salmo è Parola di Dio. Quindi è Dio che ci parla e ci dice: "Io sono tuo Padre: metti il tuo spirito nelle mie mani. Io sono il tuo Signore: rifugiati in Me e non resterai deluso, perché Io sono un Dio fedele. Chi ti incontra per strada, si gira dall’altra parte: persino i tuoi amici, ormai ti trattano come un rifiuto da gettare. Ma Io sono il tuo Signore: confida in Me e ti libererò dalla morsa dei tuoi persecutori. Io sono buono e ti salverò: farò splendere su di te il sorriso del mio volto. Per questo sii forte: rinsalda il tuo cuore e spera in Me. Con CORAGGIO !”. SECONDA LETTURA (dalla lettera agli Ebrei 4,14-16;5,7-9) Questa lettera è Parola di Dio. Quindi è Dio che ci parla e ci dice: “Ama gli altri come fratelli. E soprattutto non SCORAGGIARTI mai: perché hai un sommo sacerdote buono, Mio Figlio Gesù, che dal cielo ti aiuta. Lui è un sommo sacerdote che sa compatirti, perchè ha vissuto le tue stesse infermità, fuorché il peccato. Anche Lui ha sofferto. E mi ha offerto preghiere e suppliche: per questo Io l’ho portato nel mio regno di felicità. Essendo Figlio di Dio avrebbe potuto anche evitare la morte, ma per salvarti l'ha accettata: con grande CORAGGIO !”. VANGELO DELLA PASSIONE (Giovanni 18,1 - 19,42) Questo vangelo è Parola di Dio. Quindi è Gesù che ci parla e ci dice: - Era la notte tra giovedì e VENERDI'. Dopo l’ultima cena ero andato con i miei discepoli in un giardino: al di là del torrente Cèdron. All'improvviso arrivò Giuda con i soldati fornitigli dai sommi sacerdoti: armati dalla testa ai piedi. Io li vidi ma non mi tirai indietro, anzi facendomi avanti esclamai: "Chi state cercando?". Quelli risposero: "Gesù di Nazareth". Ed Io senza paura: "Eccomi, sono io!”. Quelli indietreggiarono e quasi caddero a terra, intimoriti dal mio CORAGGIO . Allora facendomi avanti chiesi di nuovo: “Insomma, chi cercate?”. E quelli: “Gesù di Nazareth”. Ed io: “Vi ho detto che sono io: prendete me e lasciate stare gli altri!”. Ad un tratto Pietro tirò fuori una spada e colpì Màlco, un servo del sommo sacerdote, tagliandogli l’orecchio destro. Ma io sgridai Pietro dicendo: "Fermati! Alla violenza non si risponde con la violenza! Lasciami fare la volontà di mio Padre: con CORAGGIO". E mi lasciai prendere. Le guardie mi afferrarono, mi legarono e mi condussero da Anna: il suocero del sommo sacerdote Càifa (quello che aveva detto: “E’ meglio che muoia un uomo solo, piuttosto che tutto il popolo!”). Pietro e Giovanni intanto mi seguivano. Giovanni era conosciuto nella casa del sommo sacerdote e potè entrare nel cortile. Poi parlò con la portinaia, che aprì la porta e fece entrare anche Pietro. La giovane portinaia chiese a Pietro: “Sei anche tu un suo discepolo?”. E Pietro per paura, rispose di no. Intanto le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo: e Pietro si sedette con loro, al calduccio. Intanto il sommo sacerdote mi interrogava con arroganza, facendomi domande sui contenuti del mio insegnamento. Ma io senza paura dicevo: "Io ho sempre insegnato nelle sinagoghe e nel tempio: pubblicamente, davanti a tutti. Perché chiedete a me quello che insegnavo, come se io l’avessi nascosto? Basta chiedere a chi mi ha ascoltato!”. Allora una guardia mi diede uno schiaffo, dicendo con disprezzo: "Così si risponde al sommo sacerdote?". Ma io, con calma osservai: "Se ho detto una cosa sbagliata, dimostramelo: ma se ho detto la verità, perché mi prendi a schiaffi?”. Così Anna mi mandò da suo genero: il sommo sacerdote Càifa. Intanto Pietro stava ancora con le guardie vicino al fuoco. Alcuni servi gli chiesero di nuovo: “Ma tu non sei un Suo discepolo?”. E lui impaurito disse ancora: “No, non lo sono”. Ed anche un altro servo, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, osservò: “Eppure a me sembra di averti visto nel giardino!”. Ma Pietrò negò di nuovo. E subito cantò il gallo dell’alba. La sera prima mi aveva giurato fedeltà eterna, ma già all’alba si era vergognato di me tre volte. Era l'alba di VENERDI'. Mi portarono a casa di Càifa, che ordinò di condurmi nella caserma di Ponzio Pilato: il governatore romano. Non potevano però entrare dentro, perché la caserma era un luogo pagano: ed avrebbero commesso un gravissimo peccato. Allora fu Pilato a dover uscire fuori. E chiese loro: “Che ha fatto quest’uomo?”. E quelli: “E’ un delinquente, altrimenti non te lo avremmo portato!”. Allora Pilato disse: “Giudicatelo voi!”. E quelli: “Ma solo a te è consentito ordinare la crocifissione!” Allora Pilato mi fece entrare nella caserma e mi chiese: "E’ vero che sei il re degli ebrei? E che vorresti cacciare via noi romani?". Io risposi: "Sei tu che pensi questo? O te lo ha riferito qualcuno?". E Pilato: "Mica sono ebreo io: me lo hanno riferito i sommi sacerdoti, quando ti hanno portato qui". Allora gli dissi con estrema chiarezza: "Certo, Io sono un re: ma il mio regno non si trova su questa terra. Se fossi stato un re di questo mondo, non credi che avrei ordinato ai miei discepoli di difendermi con le armi?". Ma Pilato esclamò spazientito: "Insomma? Sei un re o non sei un re?". Ed io: "E’ come hai detto, sono un re: ma non sono un pericolo per Roma. Perchè fingi di non vedere la verità?”. Pilato allora osservò: “Ah … la verità: chi mai può sapere qual’è la verità?”. Io allora dissi: “Io sono la Verità. Per questo sono venuto nel mondo: per portare Verità. E chi cerca veramente la Verità, ascolta la mia voce ...”. Pilato allora uscì fuori e disse alla gente: “Io non trovo in quest’uomo nessuna colpa. Sono solito per la Pasqua liberare un carcerato: quest’anno vi libererò Gesù il vostro re!”. Ma quelli gridavano: “No, libera Barabba!". (Barabba era un criminale che aveva commesso una strage, proprio di romani!). Pilato allora mi fece entrare in caserma: e mi fece frustare a sangue. Per prendermi in giro, i soldati mi misero una corona di spine ed un mantello da re. E con spietata ironia, dandomi schiaffi mi dicevano: "Salve, re degli ebrei!". Poi Pilato uscì fuori e disse: “Io lo rilascio: perché in lui non trovo nessuna colpa!”. Allora mi fece uscire fuori tutto sanguinante: con addosso la corona di spine e il mantello da re. Poi Pilato disse di nuovo: “Ecco, vi rilascio quest’uomo!". Ma i sommi sacerdoti e le guardie gridavano: "Crocifiggilo! Crocifiggilo!!". Pilato disse allora: “Prendetelo voi e crocifiggetelo voi: io non trovo in lui nessuna colpa!”. E la folla inferocita: “Secondo la nostra legge quest’uomo deve morire, perché dice di essere il Figlio di Dio!”. Pilato allora si spaventò e portatomi dentro mi chiese: "Ma sei davvero il Figlio di Dio?". Io però non gli rispondevo. Allora Pilato mi disse arrabbiato: "Perchè non parli? Lo vuoi capire che io ho il potere di metterti in croce?". Ma Io risposi con CORAGGIO: "Tu non avresti nessun potere su di me, se Dio non l’avesse permesso. Chi mi ha portato a te comunque, ha una colpa più grande della tua”. E da quel momento Pilato, sembrava deciso a liberarmi. La gente però gridava: “Se lo liberi, non sei un servitore di Cesare! Perché costui vuole diventare il nostro re: e prendere il posto di voi romani!". Era VENERDI, verso mezzogiorno. Allora Pilato mi fece portare di nuovo fuori e, seduto sulla sedia del tribunale, sentenziò: “Ecco, vi rilascio il vostro re!”. Ma quelli gridavano: “No, no, crocifiggilo!”. Allora Pilato disse: “Devo mettere in croce il vostro re?”. I sommi sacerdoti risposero: “Noi abbiamo solo un re: Cesare!”. Allora Pilato cedette: e decise di accontentarli. Pur conoscendo la verità, non ebbe il CORAGGIO di difenderla. Così mi misero la croce sulle spalle e mi trascinarono verso il Gòlgota: la collinetta dove avvenivano le crocifissioni. Mi crocifissero in mezzo a due ladroni: come il peggiore dei delinquenti! Pilato scrisse su un cartello la frase ‘Gesù di Nazareth, il re degli ebrei’: e la fece affiggere sulla croce, come motivo della mia condanna. In molti passando avrebbero letto quest’iscrizione (che era scritta in ebraico, latino e greco), per cui i sommi sacerdoti suggerirono a Pilato: “Non scrivere solo: ‘Il re degli ebrei’. Scrivi piuttosto ‘dice di essere ... il re degli ebrei'”. Ma Pilato rispose: “Ormai quello che ho scritto ho scritto!”. Senza saperlo aveva scritto la verità: proprio quella che non aveva avuto il CORAGGIO di difendere! I soldati presero i miei vestiti e se li divisero in quattro parti: una per ogni soldato. La tunica invece per non strapparla se la giocarono a sorte. Così si adempiva la scrittura: “Si sono divise le mie vesti: si sono giocati a sorte la mia tunica!”. Poi abbassai gli occhi e vidi, sotto la croce, mia madre Maria, Maria di Cleofa, Maria Maddalena ed il mio discepolo Giovanni. Allora dissi: “Ti prego mamma, d'ora in poi prenditi cura di Giovanni. E tu Giovanni, prenditi cura di mia mamma!". E da quel momento Giovanni prese Maria nella sua casa. Poi chiesi acqua e mi diedero aceto: fu l'ultimo calice amaro che bevvi. Poco dopo infatti dissi: "Finalmente è finita!". Abbassai il capo e morii: con grande CORAGGIO. Con il tramonto si entrava nel sabato, ed i corpi non potevano più essere rimossi: altrimenti si violava il riposo e si commetteva un gravissimo peccato. Allora chiesero a Pilato di spezzare le gambe ai condannati per accelerare la morte e portarli via subito, ma per me non ce ne fu bisogno: perché ero già morto. Così si avverò il detto: "Verrà colpito, ma non si lascerà spezzare!". Uno dei soldati solo mi colpì il fianco: e ne uscì sangue ed acqua. Molti l’hanno visto: e possono garantire che questa è la verità. Quel giorno infatti si avverò anche questo altro passo della Scrittura: “Guarderanno a colui che hanno trafitto!”. Allora Giuseppe d’Arimatea, che era un mio discepolo (ma in segreto per paura dei sacerdoti), questa volta si fece CORAGGIO: e chiese a Pilato il permesso di seppellire il corpo. Ed andò con lui anche Nicodèmo, quello che mi veniva a trovare sempre col buio: anche lui di nascosto. Questa volta però i due presero il mio corpo davanti a tutti: con CORAGGIO. E lo avvolsero in bende con oli aromatici, com’era usanza. Poi lo deposero in un sepolcro nel quale mai nessuno era stato deposto, che si trovava in un giardino vicino al luogo in cui ero stato crocifisso. Lo misero lì vicino perché ormai era quasi il tramonto (il momento in cui secondo gli ebrei aveva inizio il nuovo giorno): e se fossero stati scoperti in attività durante il sabato, sarebbero stati accusati di gravissimo peccato. Così chiusero il sepolcro e tornarono a casa: profondamente toccati dal modo in cui Io ero morto. Con grande CORAGGIO ! Ora che hai ascoltato la Mia Parola, rispondimi … Sottofomdo musicale: “IL CORAGGIO DELLE IDEE” (Renato Zero) FINE Per approfondire premi qui Buon Venerdì Santo da Antonio Di Lieto (www.bellanotizia.it)