Progetto SICENEA - Sicilia Educarsi al futuro – A.s. 2007/2008 I problemi della desertificazione nel territorio siciliano “Nel mondo c’è abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l’ingordigia di alcuni” Gandhi Classe III A Scuola Secondaria di I° Grado “ Giosuè Carducci” Palermo Mappa dei contenuti FATTORI ANTROPICI •Cattiva gestione delle risorse naturali (agricoltura, pressione di pascolamento) CAUSE NATURALI •Cambiamenti climatici; •Cattiva gestione delle acque •Morfologia del territorio •Urbanizzazione e realizzazione delle infrastrutture di trasporto • Il significato di “desertificazione” • I numeri della desertificazione CONSEGUENZE QUALI SOLUZIONI ? La desertificazione è una tra le più gravi priorità ambientali che interessano i territori aridi, semi-aridi e sub-umidi del Mediterraneo. nel 1984, secondo l’UNCCD (Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione) la desertificazione è stata definita a livello internazionale come il processo che porta ad un “degrado irreversibile dei terreni coltivabili in aree aride, semiaride asciutte sub-umide in conseguenza di numerosi fattori, comprese le variazioni climatiche e le attività umane” . La desertificazione è, un processo molto complesso, che consiste nella progressiva perdita di fertilità e capacità produttiva dei suoli, fino agli estremi risultati in cui i terreni non possono più ospitare organismi viventi. Si tratta di fenomeni spesso, per fortuna, molto lenti, ma che anche nelle fasi intermedie, ancor prima dell’eventuale drammatico epilogo di lunghissimo periodo del “deserto”, comportano molte conseguenze negative sulle caratteristiche dei suoli, in termini di capacità di sostenere la vita (compresa quella “gestita” dall’uomo, cioè, nel nostro caso, l’agricoltura e gli allevamenti) e contribuiscono in maniera determinante alla riduzione delle biodiversità e della produttività biologica globale. Spesso la parola desertificazione viene confusa con altre ad essa in qualche modo legate. Bisogna allora subito distinguere due diversi termini, i quali, pur avendo aspetti in comune, hanno significati profondamente diversi: “aridità”, “siccità”. L’aridità è definita come una situazione climatica caratterizzata da deficit idrico permanente. Infatti, in genere, si definiscono aride, le aree della Terra, in cui, mediamente (nel trentennio climatico di riferimento) cadono meno di 250 mm/anno di precipitazioni. La Sicilia non è tra queste. In Sicilia, anche nelle situazioni meno favorevoli (aree meridionali e sud-occidentali), non cadono meno di 350 mm/anno, intesi come media trentennale (clima). La siccità può essere invece definita, come una condizione di deficit idrico temporaneo. Possono pertanto risultare temporaneamente siccitose, anche aree non aride. Se ad esempio in un determinato periodo ci si attenderebbero, climaticamente (cioè mediamente 100 mm e ne cadono 80 mm si è già in presenza di un fenomeno di siccità); se, ancor peggio, ne cadono 50 mm si è in presenza di un fenomeno siccitoso più severo. I numeri della desertificazione Nel Mondo I territori più esposti sono quelli costituiti dalle terre aride che rappresentano oltre il 30% della superficie terrestre, e soprattutto quelli in prossimità delle cinque più importanti aree desertiche del pianeta che si trovano in Messico, in Africa, in Australia, in India e in Cina. Dal 1945, quasi 2 miliardi di ettari sono stati degradati. La situazione in Africa è tra le più preoccupanti: 494 milioni di ettari risultano degradati e si sono già trasformati in deserto 65 milioni di ettari di terre fertili Ogni anno circa 12 milioni di ettari di terreni agrari diventano inutilizzabili. In Europa secondo dati pubblicati nel 1998 dal rapporto dell’UNDP (United Nation Development Program), si stima che le aree del suolo degradato siano pari a circa 219 milioni di ettari e che il 25% delle terre interessate dall’agricoltura e il 35% circa dei pascoli sono in questi anni a rischio. Secondo calcoli approssimativi, attualmente circa 135 milioni di abitanti del pianeta sono gravemente colpiti dalla desertificazione, e si prevede che il loro numero nel 2010 arriverà a circa 180 milioni. Secondo l’UNDP, il deterioramento delle terre aride è la minaccia principale per la sopravvivenza dei poveri e, alla desertificazione sono direttamente riconducibili importanti fenomeni migratori, che hanno come soggetto i cosiddetti “rifugiati ambientali”, oggi calcolati in alcune decine di milioni di persone che sono costrette ad abbandonare le aree di origine, divenute inospitali e improduttive. I numeri della desertificazione In Italia, il fenomeno è particolarmente evidente in Puglia,Basilicata,Calabria, Sardegna e Sicilia e in misura minore nell’Italia centrale. Complessivamente si stima che il 21,3% del territorio nazionale è interessato da fenomeni di degrado delle terre. Nello specifico, il 4,3% ha già caratteristiche di sterilità funzionale; il 4,7% è sensibile ai fenomeni di desertificazione; il 12,3% può essere considerato vulnerabile alla desertificazione. La Sicilia per la sua particolare posizione al centro del Mediterraneo, assume una crescente importanza per lo studio dell’evoluzione del fenomeno della desertificazione e tra le regioni italiane è quella a più alto rischio. Il 43,22% del territorio siciliano è a rischio “molto elevato” di desertificazione mentre per il 30,79% il rischio sarebbe “elevato” e solo per lo 0,25% del territorio siciliano “basso”. L’impatto è previsto con maggiore intensità nelle province di Ragusa, Siragusa, Enna, Trapani e Agrigento; tra queste le province di Enna, Caltanissetta e Trapani sono quelle più sensibili Carta delle aree vulnerabili della desertificazione I numeri della desertificazione Il tema della desertificazione è un argomento affrontato anche dalla Regione Siciliana che, grazie al lavoro congiunto realizzato nell’ambito del Programma di Iniziativa Comunitaria (PIC) INTERREG IIC dagli Assessorati Agricoltura e Foreste e Territorio e Ambiente, con la collaborazione del Centro di Telerilevamento Mediterraneo, ha elaborato qualche anno fa una proposta metodologica per la redazione di una “Carta delle aree vulnerabili al rischio di desertificazione in Sicilia”, utilizzando alcuni degli indicatori più importanti: indice di aridità, indice di siccità, indice di perdita di suolo (aggressività delle precipitazioni, copertura vegetale, erodibilità dei suoli, pendenza) Carta delle aree vulnerabili alla desertificazione in Sicilia CAMBIAMENTI CLIMATICI Aridità e siccità Piovosità: La Terra ha la febbre!! Scarsezza Intensità e distribuzione Indici semiempirici Conseguenze La desertificazione trova alcune delle sue principali cause nei fenomeni di natura climatica. Sia l’aridità che la siccità sono due importanti cause dirette di desertificazione del territorio, in quanto lo rendono meno ospitale per gli organismi viventi. Ma anche perché, indirettamente, se le coperture vegetali trovano, come avviene nelle zone aride e/o siccitose, difficoltà di sviluppo e sopravvivenza, esse potranno proteggere meno efficacemente il suolo nei confronti dei fenomeni erosivi. Diversi studi condotti recentemente in Italia nell’ambito di specifici progetti sull’impatto dei cambiamenti climatici in agricoltura confermano d’altronde tali tendenze rilevate a livello internazionale. In particolare, mentre per le temperature risulta confermato in tutte le regioni del nostro Paese un aumento medio di circa 1 °C per secolo a partire dal 1865, per le precipitazioni la situazione è molto più diversificata nell’ambito del territorio nazionale. La Sicilia, secondo tali studi di lungo periodo (l’analisi in tal caso inizia dal 1750) condotti su un paio di stazioni della nostra Isola, risulterebbe interessata da una situazione stazionaria o di lievissimo trend positivo. Piovosità: scarsezza, intensità e distribuzione Gli undici anni più caldi di questo secolo si sono verificati dopo il 1980 mentre il 1995 è in assoluto l’anno più caldo. Ma quali saranno gli effetti di tale riscaldamento? L’aumento delle temperature causa una maggiore evaporazione, per cui i suoli tendono a seccarsi più rapidamente. Maggiori quantità di acqua disponibile nell’atmosfera significa anche più precipitazioni. I segnali di quanto appena detto sono già stati misurati: negli Stati Uniti le precipitazioni sono aumentate del 6% mentre la frequenza delle precipitazioni violente e dei fenomeni intensi è aumentata del 20%. Tutto ciò significa che le precipitazioni (anche se in quantità maggiori) saranno concentrate in pochi eventi di maggiore intensità. Questo oltre a provocare disastri, molto spesso anche a causa del delicato equilibrio geologico del nostro territorio, avrà un’azione desertificante sul territorio, in quanto l’effetto del ruscellamento dell’acqua in superficie, impoverisce il suolo delle sostanze organiche. Grafici sulle riduzioni delle precipitazioni in Sicilia I grafici presentati illustrano chiaramente come in Sicilia, nel corso dell’ultimo ottantennio si sia assistito ad una netta riduzione delle quantità di precipitazioni totali annue, e gli stessi alti valori annui registrati nel 2003, 2004 e 2005 (parte) per quanto possano sembrare in controtendenza si inseriscono in tale contesto di tendenza di “lungo periodo”. - Analisi di un ottantennio (1921-2000) di dati di precipitazioni su 150 stazioni meteorologiche della Sicilia. Andamento in 6 trentenni consecutivi (medie mobili). - Analisi di un ottantennio (1921-2000) di dati di precipitazioni su 150 stazioni meteorologiche della Sicilia. Andamento in 8 decenni consecutivi. - Analisi di un cinquantennio di dati di precipitazioni su 150 stazioni meteorologiche della Sicilia. Ma ciò che spesso non si comprende bene è il danno che potrà venire dall’eventuale, ma anche qui plausibile e confermato dagli stessi studi prima citati, maggiore frequenza ed intensità degli eventi pluviometrici estremi. Quanto accaduto ad esempio nell’ultimo recente grande episodio alluvionale che ha interessato la Sicilia (in alcune zone della provincia di Siracusa, nella notte a cavallo tra il 16 e 17 settembre 2003, in 7 ore sono caduti circa 450 mm, cioè ben oltre la metà del valore medio annuo della stessa provincia, pari in media a circa 650 mm) ha fatto dire a qualcuno che non è poi così vero che si va incontro alla desertificazione se accadono tali eventi. Invece, i fenomeni intensi di precipitazione sono proprio una delle più importanti cause di desertificazione, e poco giova sapere che essi innalzeranno, per quell’ anno in cui si sono verificati, i valori delle precipitazioni totali fino ai livelli teoricamente ottimali per la vita e per l’agricoltura. Tenendo conto della previsioni climatiche della temperatura, ottenute dal modello dinamico del Goddard Institute for Space Study (GISS) della NASA, sono stati previsti scenari climatici per la Sicilia intorno al 2010 ed intorno al 2030. Tali scenari sono basati su due semplici indici semiempirici: -l’Indice di DE MARTONNE, che concerne le condizioni di aridità del suolo; l’Indice di CROWTHER che riguarda un bilancio fra precipitazione ed evaporazione ed è anch’esso, quindi, attinente alle condizioni di aridità.. I risultati ottenuti, visibili nelle successive diapositive, mostrano una Sicilia drammaticamente avviata a divenire sempre più arida. - Confronto tra i due indici L’empirismo (dal greco εμπειρια-esperienza) è la corrente filosofica, nata nel Seicento in Inghilterra, secondo cui la coscienza umana deriva esclusivamente dai sensi o dall’esperienza. P ID = ------T+10 Questo indice è talora usato per fini di climatologia agricola allo scopo di individuare, nelle grandi linee, le condizioni di aridità del suolo. L’autore,in seguito a numerose e prolungate analisi, ha stabilito la seguente classificazione agroclimatica P = precipitazione totale annua in mm. T = temperatura media annua in °C ID < 5 : zone desertiche 5 < ID <10 : regioni limitrofe con vegetazione molto povera 10 < ID < 15 : semiaridità; è richiesta irrigazione abbondante e continua 15 < ID < 20 : formazione erbacee ed alberi, è richiesta irrigazione 20 < ID < 30 : acqua di scorrimento; irrigazione opportuna ID > 30 : acqua abbondante; eventuale irrigazione stagionale Indice di DE MARTONNE 1951-1990 ID < 5 5 < ID < 10 10 < ID < 15 15 < ID < 20 20 < ID < 30 ID > 30 Indice di DE MARTONNE 2010 ID < 5 5 < ID < 10 10 < ID < 15 15 < ID < 20 20 < ID < 30 ID > 30 Indice di DE MARTONNE 2030 ID < 5 5 < ID < 10 10 < ID < 15 15 < ID < 20 20 < ID < 30 ID > 30 IC = P - 3,3 T Questo indice nelle grandi linee, e per una vasta gamma di suoli esprime la differenza fra precipitazione ed evapotraspirazione. Per P=3,3 T si ha un perfetto equilibrio, per P<3,3 T si va in condizioni di sofferenza, al contrario per P>3,3 T. Ovviamente la sofferenza è tanto maggiore, quanto più P è minore di 3,3 T. Qui è riportata la scala di valori adottata dall’autore in relazione alle condizioni stimate del suolo P = precipitazione totale annua in cm. T = temperatura media annua in °C IC < -30 : zone desertiche o limitrofe -30 < IC < -15: semiaridità, è necessaria irrigazione abbondante e continua -15 < IC < 0 : formazioni erbacee ed alberi, è richiesta irrigazione 0 < IC < 15 : modeste condizioni di umidità, irrigazione opportuna 15 < IC < 40 : apprezzabile acqua di scorrimento irrigazione stagionale IC > 40 : molta acqua Indice di CROWTHER media 1951-1990 IC < -30 -30 < IC <-15 -15 < IC < 0 0 < IC < 15 15 < IC < 40 IC > 40 Indice di CROWTHER 2010 IC < -30 -30 < IC <-15 -15 < IC < 0 0 < IC < 15 15 < IC < 40 IC > 40 Indice di CROWTHER 2030 IC < -30 -30 < IC <-15 -15 < IC < 0 0 < IC < 15 15 < IC < 40 IC > 40 Indice De Martonne Confronto tra i due indici semiempirici 1951-1990 2010 2030 Indice CROWTHER Le serie storiche italiane più affidabili in questo campo risalgono al secolo scorso, come nel caso della temperatura, e riguardano settantacinque serie di precipitazioni giornaliere relative al periodo dal 1951-1996, dalle quali si evidenzia che in questi ultimi 50 anni circa: - le precipitazioni totali sono diminuite in tutto il territorio nazionale con maggiori riduzioni nelle regioni centro-meridionali, rispetto a quelle settentrionali - il numero complessivo dei giorni di pioggia in tutto il territorio nazionale è diminuito di circa 14% senza significative variazioni fra regioni settentrionali e regioni centromeridionali, - a livello stagionale si riscontra, in generale e per tutte le regioni, che la riduzione dei giorni di pioggia è molto più elevata nella stagione invernale rispetto alle altre stagioni; - a livello stagionale si riscontra, inoltre, una tendenza generale e per tutte le regioni, all’aumento dell’intensità delle precipitazioni e ad una diminuzione della loro durata: - l’aumento dei fenomeni siccitosi riguarda tutte le regioni italiane, ma la persistenza dei periodi di siccità è diversamente distribuita: nelle regioni settentrionali la persistenza è maggiore in inverno, mentre nelle regioni meridionali la persistenza è maggiore in estate. Gli andamenti osservati in Italia sono solo parzialmente analoghi con gli andamenti osservati a livello globale. Ciò è dovuto alla particolare climatologia della regione mediterranea e all’evoluzione a più a grande scala che sta subendo tale climatologia. Infatti, gli studi in corso mostrano una variazione della frequenza e della persistenza dei cicloni extratropicali sul bacino del mediterraneo ed una accelerazione della velocità e della intensità del ciclo idrologico complessivo mediterraneo. A tal proposito citiamo il caso delle trombe d’aria e delle trombe marine in Sicilia. A fronte di una casistica che prevede 1 o due eventi all’anno, nel 2004 si sono sviluppati almeno quattro fenomeni tutti documentati. La temperatura media annuale tenderà a crescere ad un ritmo compreso fra 0.1° e 0.4°C per decennio e tale crescita risulterà più marcata sull'Europa nord orientale (in particolare la penisola scandinava e la Russia occidentale) e sul Mediterraneo (in particolare Spagna, Italia e Grecia), ma meno marcata nell'Europa nord occidentale (in particolare: Isole Britanniche e Francia). A livello stagionale, invece, il riscaldamento invernale sarà più accentuato lungo una direzione ovest-est che va dall'Europa centrale a quella orientale (dalla Francia alla Russia), mentre il riscaldamento estivo sarà più marcato lungo una direzione nord sud che va dalla Scandinavia all'Italia. Inoltre tenderà a diminuire sia la lunghezza della stagione invernale, sia la frequenza degli estremi di freddo in inverno. Viceversa, tenderà ad aumentare sia la lunghezza della stagione estiva, sia la frequenza degli estremi di caldo in estate. Alcune conseguenze dei cambiamenti climatici Il mare e le coste Al livello di macrosistema ambientale, l’aumento della temperatura sta provocando lo scioglimento dei ghiacciai continentali e di quelli di Artico e parte dell’Antartico che contribuirà all’innalzamento del livello del mare, la conseguenza diretta è l’aumento dell’intensità delle mareggiate che amplifica il fenomeno dell’erosione. In Sicilia il mare in 30 anni ha “divorato”, in larghezza, mediamente 80 metri di spiaggia. Il fenomeno della costa che arretra è preoccupante nelle province di Messina, Agrigento, Palermo e Ragusa. Il 20% delle spiagge siciliane è già in fase di avanzata erosione. Inoltre l’aumento del livello del mare favorisce l’infiltrazione di acqua marina nelle falde acquifere sotterranee e lungo i corsi superficiali, con riflessi negativi sulla produttività agricola (innalzamento del contenuto salino nelle acque atte alla irrigazione) Il Mediterraneo presenta buona parte delle caratteristiche dei mari tropicali. La comparsa di alcune specie di barracuda alle Eolie e nello Stretto di Messina, ma anche le vongole “filippine” sono uno dei tanti esempi della modificazione della fauna marina L’aumento della temperatura dell’acqua provoca una maggiore crescita di alghe e cianobatteri nei laghi e la migrazione di alghe tossiche in prossimità delle coste italiane Alcune conseguenze dei cambiamenti climatici Rischi per la salute La popolazione italiana è stata colpita dalle ondate di calore, e lo sarà ancora di più in futuro con una media del 3% di aumento della mortalità per ogni grado di aumento di temperatura. Potranno presentarsi sempre più frequentemente: -patologie legate all’acqua per l’aumento di inondazioni e conseguente danneggiamento delle fognature e contaminazione delle acque reflue; - casi di infezioni di salmonella (sono cresciuti del 5-10%) -intossicazioni da alghe e cianobatteri tossici -disturbi allergici per le fioriture più precoci e l’aumento di nuove specie di piante allergizzanti -malattie come la febbre del Nilo occidentale e la Leishmaniosi La morfologia Esistono anche fattori naturali, caratteristici del territorio italiano, che contribuiscono all’innesco dei processi di degrado del terreno per esempio: -la pendenza che riduce la capacità di assorbimento del terreno; -l’esposizione solare dei versanti meridionali; -la tipologia di copertura vegetale, caratterizzata da specie che tendono ad assorbire molta acqua dal terreno e a perdere umidità attraverso l’evaporazione - lo spessore del suolo; suoli sottili su forti pendenze sono vulnerabili se non coperti da vegetazione protettiva Cattiva gestione delle risorse naturali: agricoltura Tra le molteplici cause che favoriscono il processo di desertificazione ci sono quelle riconducibili ad errate pratiche usate nell’agricoltura quali: -la sostituzione delle tecniche agricole tradizionali a favore delle tecniche dell’agricoltura moderna; -l’introduzione di specie forestali non autoctone ( si ricorda il largo ricorso all’Eucalipto, nota pianta idrovora) -la distruzione della macchia mediterranea; -l’impiego massiccio di imput chimici per esempio nelle produzioni in serra del marsalese e del ragusano, o nella zona di Canicattì per la produzione di uva da tavola o in generale nelle aree agrumicole e orticole intensive deteriora l’integrità, l’equilibrio e quindi la qualità chimico-fisica e soprattutto biologica dei suoli; - le monoculture, per esempio la diffusa coltivazione del grano duro e il basso utilizzo delle rotazioni; -la pratica abitudinaria degli agricoltori di lavorare secondo linee di massima pendenza che, anche con un solo evento piovoso di alta intensità, favorisce l’erosione di diverse tonnellate della parte superficiale del suolo, quasi sempre la più fertile Cattiva gestione delle risorse naturali: agricoltura e salinizzazione A queste si uniscono l’abbandono del territorio rurale e il processo di salinizzazione lungo le aree costiere. L’aumento della salinità è dovuto alla risalita capillare ed all’utilizzo di acque ricche in sali, a causa del crescente fenomeno di intrusione di acque marine nelle acque dolci sotterranee, a sua volta determinato dal massiccio emungimento, spesso incontrollato, di queste ultime. A questo proposito è stato appurato come, in alcune aree della pianura di Licata, l’impiego di acque saline a fini irrigui, in mancanza di risorse idriche, abbia condotto nell’arco di tempo variabile da 8-10 a 16-20 anni ad un accumulo di sali solubili e di sodio che va ben oltre le soglie che definiscono i suoli salini e alcalini. In questa situazione si ha una notevole crisi della loro capacità produttiva con rilevanti ripercussioni sui raccolti. Inoltre un drenaggio imperfetto, legato alla presenza di strati impermeabili, quali possono essere quelli argillosi, spesso presenti nel sottosuolo siciliano, causa il permanere, in prossimità della superficie, di acqua di scarsa qualità. Cattiva gestione delle risorse naturali: pressione di pascolamento Anche la presenza di pascolamento intenso è un indice di sensibilità o di aggravamento del rischio di degradazione del suolo per erosione. Infatti un eccessivo carico di bestiame ostacola la funzione vegetativa e riproduttiva delle specie poliennali. Inoltre l’eccessivo e ripetuto calpestio degli animali, determina compattamento del terreno, asfissia radicale, ristagni idrici, con la conseguente riduzione del numero di piante per unità di superficie e, quindi, in ultima analisi, porta ad una minore protezione nei confronti dei processi erosivi a carico dei suoli. Cattiva gestione delle acque In Italia le disponibilità idriche sono da 2 a 6 volte maggiori di quelle osservate in molti paesi del bacino mediterraneo. Se si considera il consumo netto del territorio italiano, il settore agricolo è quello che consuma più acqua, seguito da quello civile. Più dei due terzi dell’acqua utilizzata dall’agricoltura servono per l’irrigazione, mentre il terzo rimanente è utilizzato dalle industrie agro-alimentari e dalla zootecnia. Le risorse idriche sotterranee possono ritenersi abbondanti, anche se sono diversamente ripartite sul territorio. Dalle falde si preleva la maggior parte dell’acqua destinata all’uso potabile e industriale, ma anche all’irrigazione, come avviene spesso in molte regioni del Sud. Rispetto alla norma, negli ultimi decenni si è registrata una diminuzione delle piogge durante il periodo invernale che, oltre alle conseguenze dirette sulle colture, hanno provocato perdita della fertilità a causa della mancata lisciviazione dei sali accumulati nel terreno. Ne consegue una sempre maggiore richiesta di irrigare i terreni e di cattive pratiche di gestione: mancato utilizzo di sistemi irrigui efficienti, coltivazioni di specie che necessitano di un elevato apporto di acqua, perdite nelle condutture, prelievi abusivi, ecc… Urbanizzazione e realizzazione delle infrastrutture di trasporto La cementificazione, le opere civili (strade, ponti, ferrovie ecc..) le varie discariche (anche quelle inerti), sottraggono porzioni di terreno agli esseri viventi. Per quanto riguarda la perdita di suolo per urbanizzazione, una recente indagine condotta nella piana di Buonfornello(località vicina all’area industriale di Termini Imerese) estesa 1670 ettari, ha evidenziato come nel quarantennio compreso tra il 1956 e il 1996, il 41% dei suoli della piana siano stati sottratti per sempre alla loro funzione produttiva. Inoltre questa espansione urbanistica è avvenuta a discapito dei suoli migliori mentre quelli meno produttivi sono stati poco interessati da questo problema Conseguenze della desertificazione Una terra desertificata cessa di produrre, e, soprattutto nelle aree rurali e povere del sud del mondo, dove la sopravvivenza della popolazione dipende direttamente dall’agricoltura, porta FAME e POVERTA’. Inoltre la povertà costringe la popolazione a una pressione eccessiva sulle terre, accelerandone il degrado. Desertificazione è inoltre causa di un vero e proprio ESODO di individui che fuggono da terre incapaci di nutrirli, alla ricerca di una vita migliore. Li chiamiamo profughi ambientali: 135 milioni di individui secondo l’UNCCD, che rischiano a breve di rimanere senza terra e senza casa e che oggi costituiscono il 95% delle migrazioni totali. In alcuni paesi inoltre la desertificazione significa anche CONFLITTO. Da anni in alcuni paesi, allevatori nomadi, in cerca di acqua e pascoli per le loro greggi, lottano con gli agricoltori stanziali in perenne “caccia” di suoli coltivabili. Cosa fare Sono necessarie strategie su scala nazionale e mondiale che definiscano azioni integrate di prevenzione e mitigazione della desertificazione ma, soprattutto, mettano l’uomo, la tutela della vita e dell’ambiente in cima alle priorità della politica. Non a caso le Nazioni Unite hanno ritenuto opportuno intraprendere iniziative per aumentare la consapevolezza su questa tematica, proclamando il 2006 l’anno dei deserti e della desertificazione. Noi abbiamo qui di seguito indicato alcune delle priorità: Utilizzare sistemi di produzione agricola compatibili con l’ambiente; Adottare un codice di buona pratica in tutte le aree d’ intervento agricolo, zootecnico e agro-forestale; Riforestare la Sicilia per assorbire l’anidride carbonica in eccesso, fermare la desertificazione del suolo, mitigare le temperature e preservare le preziose riserve idriche; Pianificazione delle colture e razionalizzazione delle attività irrigue; Controllare la pressione delle attività turistiche sulle aree più vulnerabili. Conoscere e salvaguardare il suolo, per le generazioni future, è un imperativo categorico. Ancora oggi, tuttavia al problema della desertificazione dei suoli viene riservata una scarsa attenzione attribuibile ad un processo indubbiamente più pericoloso: quello della desertificazione culturale