Chiamati ad entrare nell’Alleanza con Dio Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra” E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra.” (dal libro della Genesi 1,26-28) Genesi è una parola greca che significa “origine” e traduce il termine ebraico “bereshìt” ossia “in principio”. Il tema della creazione può essere interpretato correttamente, solo se lo consideriamo come tratto di un cammino progressivo della storia di Dio con il suo popolo, perché, come ha detto Benedetto XVI “…..attraverso l’intera Scrittura possiamo riconoscere gli slanci, le depressioni, le sofferenze, le speranze di questa storia……la Bibbia è quindi l’espressione della lotta di Dio con l’uomo per farsi a poco a poco da lui capire, ma è anche l’espressione della lotta dell’uomo per capire a poco a poco Dio.” Il racconto della Genesi presenta la creazione dell’uomo come il vertice di tutta la creazione perché è stato creato “a immagine di Dio” “A immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò” Dio è mistero di comunione personale di amore, così anche l’uomo è amore, capacità di relazione, di comunione interpersonale. Ma l’uomo è soprattutto immagine di Dio per la sua autorità sull’universo, per la sua intelligenza creativa, con la quale è messo in grado di dominare la natura, svilupparla e trasformarla. Nella Genesi troviamo un doppio racconto della creazione. Il primo, di redazione sacerdotale, nel quale viene usato lo schema letterario dei sette giorni e che suppone uno stato iniziale informe: “In principio Dio creò il cielo e la terra: la terra era deserta e vuota, le tenebre ricoprivano l’abisso e sulle acque aleggiava lo Spirito di Dio” per concludersi, dopo le varie fasi, con la benedizione e la consacrazione del settimo giorno. Il secondo, di redazione Jahvista, nel quale Dio è descritto in modo popolare, immediato, antropomorfico perché plasma l’uomo con la polvere della terra e soffia nelle sue narici “Allora il Signore Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra e alitò nelle sue narici un soffio vitale, e l’uomo divenne un essere vivente.” Entrambi pongono l’uomo al centro del creato ed entrambi ci invitano a meditare sulla potenza creatrice della Parola di Dio. Nel libro della Sapienza leggiamo: “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile.” (Sap. 18,14-15) La Parola viene infatti a mettere ordine (cosmos) nel caos e la creazione, come è raccontata nella Genesi, diventa il “vero illuminismo” che libera l’uomo dalle sue angosce e fa brillare la luce della verità. La parola, quindi, non è semplicemente strumento comunicativo ma strumento creativo, efficace: “Dio disse: “Sia luce! E la luce fu.” Creando l’uomo a sua immagine, il Creatore manifesta la chiara volontà di voler intrattenere con lui un rapporto da padre a figlio, così da avere un rapporto di parentela, di intimità, di familiarità. Creandoli maschio e femmina, ha voluto che avessero una vita di relazione, di comunione e ha voluto far comprendere il suo progetto sulla famiglia. La Chiesa ci insegna “La comunione tra Dio e gli uomini, contenuto fondamentale della Rivelazione e dell’esperienza di fede di Israele, trova una significativa espressione nell’alleanza sponsale, che si instaura tra l’uomo e la donna” (Familiaris Consortio n. 12 di Giovanni Paolo II) Meditare sulla creazione ci consente inoltre di riconoscere ed apprezzare i grandi doni ricevuti dal Creatore: il creato, la vita, il valore del proprio corpo, il dono della ragione, della libertà e della coscienza. Giovanni Paolo II ci ricorda: “L’esigenza di un fondamento su cui costruire l’esistenza personale e sociale si fa sentire in maniera pressante soprattutto quando si è costretti a constatare la frammentarietà di proposte che elevano l’effimero a rango di valore, illudendo sulla possibilità di raggiungere il Van Gogh - Seminatore al tramonto vero senso dell’esistenza. E per questo che ho sentito l’esigenza ma anche il dovere di intervenire su questo tema perché l’umanità alla soglia del terzo millennio dell’era cristiana, prenda più chiara coscienza delle grandi risorse che le sono state concesse, e si impegni con rinnovato coraggio nell’attuazione del piano di salvezza, nel quale è inserita la sua storia” (Fides et ratio ) Madre Speranza ci comunica: “Qual’é l’origine delle nostre inquietudini, dei turbamenti, delle agitazioni, degli sconforti, della tristezza? La fonte unica di tutto questo è che purtroppo cerchiamo il nostro piacere anziché la gloria di Dio, nostro fine.” (Las Esclavas, p.59) “Siamo stati creati per Dio e per la sua gloria. La nostra anima e il nostro corpo, il nostro spirito, il nostro cuore e i nostri sensi, i nostri giorni e le notti, il lavoro e il riposo, la vita e la morte, tutto ci è stato dato per Iddio, per la sua gloria. E noi raggiungeremo la nostra felicità solo in questo modo.” (Las Esclavas, p.42-43) PREGHIAMO