FRANTZ FANON 1925-1961 Introduzione 1 Nato in Martinica, a Fort de France, nel 1925, Frantz Fanon combatte con gli allleati in Europe durante la seconda guerra mondiale; in seguito, studia psichiatria in Francia, dove pubblica, nel 1952, Pelle nera maschere bianche. Pratica medicina nelle Antille e poi in Africa settentrionale, durante la guerra d’Algeria, sostenendo attivamente la resistenza contro il colonialismo francese, con la pubblicazione di due opere fondamentali del pensiero terzomondista: L’anno V della rivoluzione algerina e I dananti della terra. Muore di leucemia nel 1961. E’ meglio fame in dignità, che pane in servitù. Introduzione 2 Il pensiero critico di Fanon attraversa divese discipline, filosofia, psichiatria, linguistica e letteratura. Opere • Peau noire, masques blancs, 1952 (Pelle nera maschere bianche) • L'An V de la revolution algerienne, 19? (L’anno V della rivoluzione algerina, 1965) • Les Damnes de la terre, 1961 (I dannati della terra) • Pour la révolution africaine, 19? (Per la rivoluzione africana, 1967) PELLE NERA MASCHERE BIANCHE (1952) Premessa 1 Obiettivo • liberare l’uomo di colore da se stesso • liberare l’uomo • comprendere il rapporto Nero-Bianco – il Bianco è chiuso nella sua bianchezza – il Nero è chiuso nella sua nerezza Premessa 2 • Liberare il Nero significa prendere coscienza delle realtà economiche e sociali – Complesso d’inferiorità del Nero, causato dalla realtà dei processi economici – interiorizzazione (epidermizzazione) di quest’inferiorità • qualsiasi liberazione unilaterale è imperfetta Il Nero e il linguaggio 1 • Per l’uomo, parlare significa esistere … per l’altro. • Il Nero, ha due dimensioni – verso il Nero – verso il Bianco • Scissione, prodotto del colonialismo, che ha fatto del Nero una tappa del cammino dalla scimmia all’uomo Il Nero e il linguaggio 2 • Il Nero delle Antille come modello dell’ uomo colonizzato. Ogni popolo che ha perduto la sua cultura originaria, nutre un sentimento di inferiorità verso la cultura della nazione civilizzatrice, la cultura metropolitana. • La borghesia delle Antille non usa il creolo, salvo che nei rapporti con i domestici. La scuola insegna a disprezzare i «creolismi» (aneddoto 18). Il Nero e il linguaggio 3 • Il Nero che ha vissuto per un certo periodo in Francia, torna radicalmente trasformato: non risponde che in francese e non capisce più il creolo (aneddoto 20). Il Nero il Bianco di fronte alla comunicazione 1 • Perché ci si rivolge al Nero, parlandogli una lingua storpiata e semplificata? (aneddoto 26) 1. Ci si rivolge ai neri, come a dei bambini: bisogna saper parlare con loro (gesticolare, fare smancerie, parlar forte, metterli a loro agio, ecc.). Il Nero il Bianco di fronte alla comunicazione 2 2. parlare francese storpiato con un Nero, significa metterlo a disagio, perché egli si sentirà colui che parla francese storpiato; anche se non lo si fa apposta, cosa ancor più grave: si imprigiona, si primitivizza l’uomo di colore nella sua inferiorità. 3. il Nero è apprezzato in proporzione al suo grado di assimilazione (aneddoto 30 e 3132). Parlare francese apre le porte. Né Bianco, né Nero • Un uomo in mezzo ad altri uomini • Un uomo, nient’altro che un uomo • Medici, professori, uomini di stato (aneddoto 103). • Un antisemita è un negrofobo per forza • “Gli incroci tra razze diverse abbassano il livello fisico e mentale” Conclusioni 1 • • • • • Superamento della negritudine Negro / Bianco = fuoriuscire dal passato analisi marxista + lotta anticoloniale disalienazione = guardare al futuro lotta contro lo sfruttamento dei popoli Conclusioni 2 • “la mia pelle nera non è depositaria di valori specifici” (200) • un solo diritto: esigere dall’Altro un comportamento umano • un solo dovere: non rinnegare la mia libertà attraverso le mie scelte (non essere determinato dal passato coloniale) • “da una parte e dall’altra del mondo ci sono uomini che cercano” (202) I DANNATI DELLA TERRA (1961) I dannati della terra 1 Il mondo coloniale è un mondo scisso in due. Lo spartiacque, il confine è indicato dalle caserme e dai commissariati di polizia. [...]. La città del colono è una città di cemento, tutta di pietra e di ferro. È una città illuminata, asfaltata, in cui i secchi della spazzatura traboccano sempre di avanzi sconosciuti, mai visti, nemmeno sognati. I piedi del colono non si scorgono mai, tranne forse in mare, ma non si è mai abbastanza vicini. Piedi protetti da calzature robuste mentre le strade della loro città sono linde, lisce, senza buche, senza ciottoli. La città del colono è una città ben pasciuta, pigra, il suo ventre è pieno di cose buone in permanenza. La città del colono è una città di bianchi, di stranieri. I dannati della terra 2 La città del colonizzato, o almeno la città indigena, il quartiere negro, la medina, la riserva, è un luogo malfamato, popolato di uomini malfamati. Vi si nasce in qualunque posto, in qualunque modo. Vi si muore in qualunque posto, in qualunque cosa. È un mondo senza interstizi, gli uomini si stanno ammonticchiati, le capanne ammonticchiate. La città del colonizzato è una città affamata, affamata di pane, di carne, di scarpe, di carbone, di luce. La città del colonizzato è una città accovacciata, una città in ginocchio, una città a testa in giù. È una città di sporchi negri, di luridi arabi. Lo sguardo che il colonizzato getta sulla città del colono è uno sguardo di lussuria, uno sguardo di bramosia. Sogni di possesso. [...] Non c'è colonizzato che non sogni almeno una volta al giorno di impiantarsi al posto del colono. I dannati della terra 3 Ecco il mondo coloniale. L'indigeno è un essere chiuso in un recinto, l'apartheid non è che una modalità della divisione in scomparti del mondo coloniale. La prima cosa che l'indigeno impara è a stare al suo posto a non oltrepassare i limiti. Perciò i sogni dell'indigeno sono sogni muscolari, sogni di azione, sogni aggressivi [...] Di fronte all'assetto coloniale il colonizzato si trova in uno stato di tensione continua. Il mondo del colono è un mondo ostile [...] I dannati della terra 4 Di fronte al mondo sistemato dal colonialista, il colonizzato è sempre supposto colpevole, una specie di maledizione, una spada di Damocle. È dominato, ma non addomesticato: È inferiorizzato, ma non convinto della sua inferiorità. Aspetta pazientemente che il colono allenti la sua vigilanza per saltargli addosso. In effetti è sempre pronto ad abbandonare il suo ruolo di preda per assumere quello di cacciatore. Il colonizzato è un perseguitato che sogna continuamente di diventare persecutore. I dannati della terra 5 Il risultato complessivo perseguito dalla colonizzazione era di convincere gli indigeni che il colonialismo doveva strapparli alla notte. […] Il risultato coscientemente ricercato dal colonialismo, era di ficcar in testa agli indigeni che la partenza del colono avrebbe significato per loro ritorno alla barbarie […]. Sul piano dell’inconscio, il colonialsmo non cercava di essere percepito dall’indigeno come una madre dolce e benevola che protegge il figlio da un contorno ostile, ma nella forma di una madre che, senza tregua, impedisce a un bambino fondamentalmente perverso di compiere il suo suicidio, di dar libero sfogo ai suoi istinti malefici. I dannati della terra 6 Per il colonialismo questo vasto continente era un covo di selvaggi […] votato al disprezzo, […] paese d’antropofagi, paesi di negri. […] Gli sforzi del colonizzato per riabilitarsi e sfuggire al morso coloniale, si inscrivono logicamente nella stessa prospettiva di quella del colonialismo. […] La cultura che viene affermata è la cultura africana. Il negro […] quando decide di dar prova di cutura, di far opera di cultura, s’accorge che la storia gl’impone un campo preciso, che la storia gli indica una via precisa e che è necessario, per lui, rivelare una cultura negra. […] I dannati della terra 7 Il concetto di negritudine, per esempio, era l’antitesi affettiva, se non logica, di quell’insulto che l’uomo bianco faceva all’umanità. […] All’affermazione incondizionata della cultura europea è succeduta l’affermazione incondizionata della cultura africana. […] da un lato, rigidezza, cerimonia, protocollo, scetticismo, dall’altro ingenuità, irrequietezza, libertà, perché no rigoglio. I dannati della terra 8 Non bisogna dunque accontentarsi di tuffarsi nel passato del popolo per trovarvi elementi di coerenza di fronte alle imprese falsificatrici e denigratrici del colonialismo. […] La cultura nazionale è l’insieme degli sforzi fatti da un popolo sul piano del pensiero per descrivere, giustificare e cantare l’azione attraverso cui il popolo si è costituito e si è mantenuto. Gli uomini di cultura africani che si battono ancora in nome della cultura negro-africana […] devono oggi rendersi conto che la loro attività equivale a confrontare pezzi da collezione o a paragonare sarcofagi. I dannati della terra 9 Immaginarsi che si farà cultura nera, è dimenticarsi stranamente che i negri stanno scomparendo, essendo quelli che li hanno creati in atto di assistere alla dissoluzione della loro supremazia economica e culturale (aneddoto 171). […] Il problema è di sapere il posto che quegli uomini hanno l’intenzione di riservare al loro popolo, il tipo di relazioni sociali che decidono di d’instaurare, il concetto che si fanno dell’avvenire dell’umanità. E’ questo che conta. Tutto il resto è letteratura e mistificazione. […] La cultura negro-africana si condensa attorno alla lotta dei popoli, e non attorno ai canti, alle poesie o al folclore […] L’adesione alla cultura negro-africana passa anzitutto attraverso un appoggio incondizionato alla lotta di liberazione dei popoli. Matrimoni misti 1 Un documento del Vaticano fissa l'obbligo per i cristiani di dare accoglienza ai "fratelli immigrati" Il Papa: "No alle nozze tra cattolici e musulmani" Giovanni Paolo II lancia l'allarme: troppo rischiose le unioni miste di ORAZIO LA ROCCA 15 maggio 2004 Matrimoni misti 2 CITTA' DEL VATICANO - "I matrimoni tra cattolici e musulmani vanno evitati, sono troppo rischiosi". Nuovo allarme del Vaticano sul proliferare delle unioni miste, specialmente ribadisce un documento ad hoc pubblicato ieri dalla Santa Sede - quelle tra una cattolica e un islamico. Tuttavia, nello stesso testo viene ricordato l'"obbligo assoluto" per ogni buon cristiano di dare "accoglienza" ai "fratelli immigrati" senza "paura" e con "autentico spirito evangelico". Da parte loro, i "fratelli immigrati" - sottolinea con forza la Santa Sede con chiaro anche se indiretto riferimento agli immigrati di fede musulmana - sono tenuti a rispettare le leggi che ciascun paese ospitante si è democraticamente dato, a partire dal rispetto dei diritti umani. Matrimoni misti 3 Il testo - intitolato "Erga migrantes caritas Christi" - è stato firmato dal Papa il primo maggio scorso. La cultura dell'accoglienza - ricorda in apertura il testo - è un "dovere" per tutti, ma in particolare per i cristiani. Ma la sola accoglienza non basta. Ogni immigrato, per la Santa Sede, è un "fratello" a cui vanno riconosciuti tutti i più elementari diritti, primi fra tutti "il ricongiungimento familiare, l'educazione dei figli, l'alloggio, il lavoro, l'associazionismo, la promozione dei diritti civili e tutte quelle varie forme di partecipazione che permettono un più efficace inserimento nella società". Matrimoni misti 4 Tutto questo, però, - avverte il Vaticano - senza confusione e senza mettere a repentaglio l'identità delle comunità cristiane. Da qui, il pressante invito ad evitare i matrimoni misti, specialmente con i musulmani - ritenuti "troppo rischiosi" -, e il tassativo divieto di mettere "a disposizione" edifici sacri - chiese, parrocchie, cappelle - per il culto di altre religioni, fatto salvi i luoghi organizzati per il tempo libero e le attività sociali. Matrimoni misti 5 "Niente di nuovo, tutte cose risapute. Anche noi musulmani siamo prudenti, ad esempio, sui matrimoni misti", commenta il segretario dell'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche italiane, Hamza Roberto Piccardo. Da sempre - ricorda il segretario Ucoii - invitiamo le coppie miste a pensarci bene prima di sposarsi. Ma non è un problema di fede: le difficoltà a cui vanno incontro le coppie miste sono di carattere socio-culturale. Ogni persona intelligente può professare il credo che preferisce. E quindi anche una moglie ed un marito di religioni differenti. I veri problemi sono culturali e la vita matrimoniale a volte li accentua. Come capita a tante coppie "normali"".