Valenza e legami chimici VALENZA il numero che ci indica con quanti atomi di idrogeno può reagire un atomo dell'elemento. Il numero di elettroni ceduti, acquisiti o condivisi per raggiungere una configurazione elettronica stabile. LEGAME CHIMICO Il legame che tiene uniti due atomi in una molecola Lewis structures (also known as Lewis dot diagrams, electron dot diagrams, and electron dot structures) A trick is to count up valence electrons, then count up the number of electrons needed to complete the octet rule (or with Hydrogen just 2 electrons), then take the difference of these two numbers and your answer is the number of electrons that make up the bonds. The rest of the electrons just go and fill all the other atoms' octets. In chemistry, a formal charge (FC) is the charge assigned to an atom in a molecule, assuming that electrons in a chemical bond are shared equally between atoms, regardless of relative electronegativity. The formal charge of any atom in a molecule can be calculated by the following equation: Where V is the number of valence electrons of the atom in isolation (atom in ground state); N is the number of non-bonding valence electrons on this atom in the molecule; and B is the total number of electrons shared in covalent bonds with other atoms in the molecule. When determining the correct Lewis structure (or predominant resonance structure) for a molecule, the structure is chosen such that the formal charge (without sign) on each of the atoms is minimized. F, O, N, C possono formare molecole biatomiche eteronucleari. Il fluoro ad esempio può combinarsi con l'idrogeno per formare acido fluoridrico: Ovviamente, l'H non può avere un ottetto elettronico; per questo elemento, la configurazione elettronica stabile è quella isoelettronica con l'He, quindi con due elettroni nell'unico livello disponibile (1s). Teoria del Legame di valenza (valence bond VB) Un legame chimico si forma spontaneamente tra due atomi che presentino orbitali esterni semivuoti (incompleti) al fine di conseguirne la saturazione. Sovrapposizione di orbitali atomici. Il BERILLIO e l'ibridazione SP o digonale Angolo di 180° cloruro di berillio BeCl2 : ibridazione SP Il BORO e l'ibridazione SP2 o trigonale Angolo di 120° Esempio: trifluoruro di boro BF3 Il carbonio e l'ibridazione SP3 o tetraedrica Esempio: CH4 metano Ibridazioni dell'atomo di carbonio Il legame sigma deriva dalla sovrapposizione assiale di orbitali atomici (cioè gli orbitali atomici che si uniscono sono disposti lungo l'asse che unisce i due nuclei). È caratterizzato da una elevata stabilità e dal fatto che presenta la maggior densità elettronica lungo l'asse che congiunge i due nuclei. Il legame pi greco deriva dalla sovrapposizione laterale degli orbitali atomici e dà luogo a due nubi elettroniche che si trovano dalle due parti dell'asse ideale congiungente i due nuclei (i due orbitali sono orientati perpendicolarmente all'asse). Nel caso in cui due atomi di una molecola organica sono legati da un legame semplice, tale legame sarà un legame σ. Se invece due atomi sono legati da un doppio legame, tale doppio legame sarà costituito da un legame σ e un legame π. Infine se due atomi sono legati da un triplo legame, tale triplo legame sarà costituito da un legame σ e due legami π. Le strutture di tutti i cloruri di fosforo sono sempre in accordo con la teoria VSEPR. La struttura di PCl5 dipende dalle condizioni ed eventualmente dal solvente. Allo stato gassoso o fuso PCl5 è una molecola neutra con struttura di bipiramide trigonale e simmetria D3h. Questa struttura a bipiramide trigonale persiste in solventi non polari come CS2 e CCl4. Allo stato solido PCl5 è un composto ionico, formulato come [PCl4]+[PCl6]−. L'ossigeno può combinarsi con il carbonio per formare il monossido di carbonio: In questa formula, costruita mettendo in compartecipazione gli elettroni spaiati, il carbonio non completa l'ottetto. Tuttavia, se utilizziamo uno dei due doppietti liberi dell'ossigeno per formare un ulteriore legame, otteniamo una struttura in cui entrambi gli atomi hanno un proprio ottetto completo: Questa struttura, in cui carbonio e ossigeno mostrano un'insolita tricovalenza (come vedremo il carbonio è praticamente sempre tetracovalente, mentre l'ossigeno quasi sempre dicovalente), è in accordo con i dati sperimentali relativi alla lunghezza del legame carbonio– ossigeno, molto prossima a quella prevista per un triplo legame. In questo modo, tuttavia, è "come se" il C avesse 5 elettroni di sua pertinenza (anziché i 4 dello stato fondamentale) e lo stesso l'O (anziché i 6 dello stato fondamentale). Quindi, una rappresentazione più coerente della formula è quella in cui ai due atomi sono attribuite cariche formali. La polarità misurata sperimentalmente corrisponde effettivamente alla formula a cariche separate. Cariche formali Per l'attribuzione delle cariche formali si procede come segue. Si immagina di suddividere i doppietti di legame in parti uguali, assegnando un elettrone di ogni coppia a ciascuno dei due atomi: Si confronta poi la configurazione elettronica così ottenuta con quella naturale dell'atomo. Nel nostro caso, il carbonio verrebbe ad avere 5 elettroni nello strato di valenza, uno in più rispetto alla configurazione normale. È come se avesse acquistato un elettrone e gli assegneremo pertanto una carica negativa. Analogamente, l'ossigeno verrebbe ad avere 5 elettroni, uno in meno rispetto alla configurazione normale. È come se avesse perso un elettrone e gli assegneremo pertanto una carica positiva. Con questa rappresentazione, si vuol mettere in evidenza che la molecola non è descritta in modo esauriente né dall'una né dall'altra delle strutture, ma riunisce in sé, contemporaneamente, un po' delle caratteristiche dell'una e un po' dell'altra: è, come si dice, un ibrido di risonanza tra le varie forme. Una molecola molto simile al monossido di carbonio è quella del monossido d'azoto, NO. L'azoto ha 5 elettroni di valenza, l'ossigeno 6; il numero totale degli elettroni nella molecola è pertanto dispari e un elettrone resterà inevitabilmente spaiato. Molecole, atomi o ioni di questo tipo, che contengono cioè elettroni spaiati, presentano proprietà paramagnetiche, ovvero si orientano in un campo magnetico. La molecola di NO può essere costruita a partire dai simboli elettronici come segue: Come si vede, solo l'ossigeno completa l'ottetto. In alternativa, come abbiamo fatto per il monossido di carbonio, potremmo utilizzare un doppietto libero dell'ossigeno per formare un ulteriore legame, scrivendo: In tal caso tuttavia, l'ossigeno si trova circondato da nove elettroni e la formula non è accettabile, in quanto nell'ipotesi di Lewis la regola dell'ottetto deve essere considerata fortemente restrittiva per gli elementi del 2° periodo. A causa dell'elettrone "dispari", in nessuna delle due strutture è possibile soddisfare la regola dell'ottetto per entrambi gli atomi. Poiché CO2 non possiede un momento dipolare permanente la molecola è lineare La tabella che segue riporta alcuni valori tipici di per molecole polari. Sostanza HF HCl HBr HI (D) 1.91 1.08 0.80 0.42 CO CHCl3 CH3O H 0.117 1.01 1.71 H2O 1.85 Elettronegatività e polarità del legame H=2.1 Parziale carica positiva H H C Cl C=2.5H Cl =3.0 Parziale carica negativa La polarizzazione generata dal cloro elemento più elettronegativo crea un momento di dipolo nella molecola General characteristics of resonance Molecules and ions with resonance (also called mesomerism) have the following basic characteristics: • • • • • They can be represented by several correct Lewis formulas, called "contributing structures", "resonance structures" or "canonical forms". However, the real structure is not a rapid interconversion of contributing structures. Several Lewis structures are used together, because none of them exactly represents the actual structure. To represent the intermediate, a resonance hybrid is used instead. The contributing structures are not isomers. They differ only in the position of electrons, not in the position of nuclei. Each Lewis formula must have the same number of valence electrons (and thus the same total charge), and the same number of unpaired electrons, if any. Bonds that have different bond orders in different contributing structures do not have typical bond lengths. Measurements reveal intermediate bond lengths. The real structure has a lower total potential energy than each of the contributing structures would have. This means that it is more stable than each separate contributing structure would be. In molecules or ions that have a combination of one or more single and multiple bonds, often the exact position of the respective bonds in the Lewis formula cannot be indicated. The π electrons appear to be delocalized and the multiple bonds could be in different positions. In those cases the molecule cannot be represented by one single Lewis formula. To solve this problem, in valence bond theory the concept of resonance is used, and the molecule is represented by several contributing structures, each showing a possible distribution of single and multiple bonds. The molecular orbital theory already includes the concept of delocalized electrons and therefore has no need of the concept of resonance. Resonance hybrids The actual structure of a molecule in the normal quantum state has the lowest possible value of total energy. This structure is called the "resonance hybrid" of that molecule. The resonance hybrid is the approximate intermediate of the contributing structures, but the overall energy is lower than each of the contributors, due to the resonance energy. Electron delocalization lowers the potential energy of the substance and thus makes it more stable than any of the contributing structures. The difference between the potential energy of the actual structure and that of the contributing structure with the lowest potential energy is called the resonance energy or delocalization energy. Resonance energy of benzene Resonance (or delocalization) energy is the amount of energy needed to convert the true delocalized structure into that of the most stable contributing structure. The empirical resonance energy can be estimated by comparing the enthalpy change of hydrogenation of the real substance with that estimated for the contributing structure. The complete hydrogenation of benzene to cyclohexane via 1,3cyclohexadiene and cyclohexene is exothermic; 1 mole benzene delivers 208.4 kJ (49.8 kcal). Hydrogenation of one double bond delivers 119.7 kJ (28.6 kcal), as can be deduced from the last step, the hydrogenation of cyclohexene This measured resonance energy is the difference between the hydrogenation energy of three 'non-resonance' double bonds and the measured hydrogenation energy: (3 × 119.7) − 208.4 = 150.7 kJ/mol (36 kcal). Note: The values used here are from the article of Wiberg, Nakaji, Morgan (1993). Values from other sources may differ. Interazioni di molecole o atomi con carica netta: Interazione fra ioni Interazione fra uno ione e un dipolo permanente Interazione fra uno ione e un dipolo indotto Interazioni di molecole neutre (polari o apolari): Interazione fra due dipoli permanenti Interazione fra dipolo permanente e dipolo indotto Interazione fra dipolo istantaneo e dipolo indotto Dipolo indotto Se si avvicina una specie carica elettricamente, come uno ione o un dipolo, ad una molecola apolare questa si polarizza e si genera così un momento di dipolo indotto, proporzionale all’intensità del campo elettrico E prodotto dalla specie carica: + - - + + + + - indotto E + - - + + + + La costante di proporzionalità α è la polarizzabilità della molecola neutra. La polarizzabilità della molecola cresce con il volume, ossia con il numero di elettroni. Più elettroni ci sono, più il campo elettrico esterno deforma (polarizza) la molecola. Interazione fra dipolo istantaneo e dipolo indotto Tuttavia anche fra molecole di sostanze apolari, come per esempio il metano CH4, deve esistere una forma di attrazione, visto che anche tali sostanze sono in grado di liquefare e solidificare. La forza corrispondente a questa interazione si chiama forza di dispersione di London. Essa si origina dalla presenza di dipoli istantanei, che anche le molecole apolari possiedono, dovuti alla fluttuazione della carica elettronica. Un dipolo istantaneo induce un dipolo sulla molecola adiacente generando l’interazione attrattiva. L’intensità dell’interazione dipende dalla polarizzabilità delle molecole in quanto il momento dipolare istantaneo dipende dalla mobilità o delocalizzazione degli elettroni. Il termine forza di van der Waals indica infatti un insieme di forze di cui fanno parte, oltre alla forza di dispersione di London, la forza di Keesom e la Forza di Debye. La distinzione tra queste tipologie di forze è legata alla natura dei dipoli tra cui esse si instaurano: la forza di dispersione di London si esercita tra dipoli istantanei indotti, quella di Keesom tra dipoli permanenti, quella di Debye tra un dipolo permanente e il corrispondente dipolo indotto. Le forze di London (conosciute anche come forze di dispersione o forze dipolo-dipolo) identificano tutte quelle forze che si presentano a livello atomico e molecolare dovute a multipoli istantanei come risultato di effetti quantistici. Le forze di London possono essere presenti anche tra molecole che non presentano dipoli o multipoli permanenti. Queste forze fanno parte della più ampia categoria delle forze di van der Waals. Nel caso di atomi neutri, come i gas nobili le forze di London sono le uniche presenti, grazie a loro i gas nobili esistono anche nella forma liquida, che sarebbe altrimenti impossibile da raggiungere. Le forze di London aumentano la loro forza con le dimensioni dell'atomo o molecola, questo a causa della maggiore propensione alla polarizzazione di nubi elettroniche più ampie. Un caso esemplificativo è quello degli alogeni, che dal più piccolo al più grande sono fluoro (F2), cloro (Cl2), bromo (Br2), a iodio (I2). Il fluoro ed il cloro sono gas a temperatura ambiente, mentre il bromo è un liquido e lo iodio un solido. Video alogeni Se un atomo di idrogeno ha un legame covalente HA con un atomo elettronegativo A, la carica elettronica è fortemente polarizzata su A e quindi H ha una carica formale positiva, capace di attrarre una coppia di elettroni non condivisi di un altro atomo B elettronegativo B: H A Questa interazione di carattere elettrostatico si chiama legame idrogeno e si indica con il simbolo: B H A Il composto chimico contente A si chiama donatore di legame idrogeno, mentre B è l'accettore. Per quanto riguarda la geometria di questo tipo di legame, la distanza A B in genere è minore di 320 pm (3. 2 Å ) e l'angolo di legame AHB in molti casi è vicino a 180°, cioè il legame è lineare; ma si osservano anche angoli minori. I donatori possono essere acidi come HF, oppure acidi carbossilici, acqua, fenoli, alcoli, ammoniaca, ammine, amidi, oppure anche molecole con legame CH polarizzato come il cloroformio CHCl3. I migliori accettori sono molecole contenenti fluoro, azoto e ossigeno, in certi casi B è un anione, tipo Cl . I donatori possono funzionare anche come accettori. Se i due atomi A e B, fanno parte di due molecole, il legame idrogeno è intermolecolare se invece fanno parte della stessa molecola il legame è intramolecolare. H F H F H F H O H H H O H N H H R R H N H N R R H O H O H H C O H O R H H H N H N H H R C O H N R H H N H O H H S O H O R Il punto di ebollizione relativamente alto di H2O, NH3 e HF rispetto agli idruri degli elementi dello stesso gruppo della tavola periodica è dovuto alla formazione di dimeri. Legami idrogeno ripetuti possono generare polimeri, tipo acido fluoridrico: H F H H F F H H F F La presenza del legame idrogeno spiega ad esempio i valori relativamente alti del punto di fusione e del punto di ebollizione dell'acqua: è necessaria infatti una maggiore energia (rispetto a sostanze meno polari) per rompere i legami idrogeno che tengono unite le molecole le une alle altre. Ad esempio l'acido solfidrico, H2S (simile per geometria ma incapace di formare legami idrogeno), è un gas a temperatura ambiente, pur avendo un peso molecolare quasi doppio rispetto all'acqua. A differenza della maggior parte delle altre sostanze, per le quali la forma solida presenta una densità maggiore rispetto alla forma liquida, il ghiaccio è meno denso dell'acqua liquida. La densità dell'acqua è infatti massima a 4 °C, Punto di ebollizione Il punto di ebollizione (p.e.) di una sostanza è legato generalmente al suo peso molecolare; vengono qui riportati, a titolo indicativo, alcune sostanze con i relativi pesi molecolari e i punti di ebollizione a pressione atmosferica. E' evidente l'anomalia dell'acqua che, con un peso molecolare basso, ha un punto di ebollizione molto elevato. formula CH4 NH3 H2O C2H6 C3H8 C4H10 SO2 nome metano ammoniaca acqua etano propano butano diossido di zolfo peso molecolare 16 17 18 30 44 58 64 p.e. (°C) -161,5 -33,4 100,0 -88,6 -42,1 -0,5 -10,0 A differenza della maggior parte delle altre sostanze, per le quali la forma solida presenta una densità maggiore rispetto alla forma liquida, il ghiaccio è meno denso dell'acqua liquida. La densità dell'acqua è infatti massima a 4 °C. Densità dell’acqua Temp (°C) 100 80 60 40 30 25 22 20 15 10 4 0 −10 −20 −30 Density (kg/m3) 958.4 971.8 983.2 992.2 995.6502 997.0479 997.7735 998.2071 999.1026 999.7026 999.9720 999.8395 998.117 993.547 983.854 The values below 0 °C refer to supercooled water. Densità dell’aria °C 35 30 25 20 15 10 5 0 –5 –25 –20 –15 –10 kg/m3 1.146 1.164 1.184 1.204 1.225 1.247 1.269 1.293 1.316 1.423 1.395 1.368 1.342 Il legame idrogeno spiega anche l'insolito comportamento dell'acqua quando questa congela: a causa di questo legame, quando la temperatura si abbassa fino al punto di congelamento, le molecole di acqua si organizzano in una struttura cristallina dalla simmetria esagonale tipica del ghiaccio, che risulta essere meno densa dell'acqua liquida. Allo stato solido ogni molecola di acqua si lega con altre quattro molecole mediante legami idrogeno in una configurazione tetraedrica, dando luogo ad una conformazione tridimensionale a strati costituiti di anelli esagonali. Allo stato liquido la continua formazione e rottura di legami idrogeno dà luogo ad aggregati fluttuanti (chiamati "dominii") molto estesi (dell'ordine di decine di molecole), dovuti al fatto che la formazione di un legame idrogeno fra due molecole ne induce la formazione di un altro, innescando una sorta di reazione a catena. Ogni dominio ha una struttura simile a quella del ghiaccio; mediamente ogni molecola di acqua è circondata da altre 4,7 molecole e la distanza fra due atomi di ossigeno di molecole attigue è di circa 3 Å, rendendo così molto influenti le interazioni a corto range. L'esistenza di questi dominii impartisce all'acqua un elevato grado di strutturazione, che ne determina molte caratteristiche peculiari. Il comportamento di solvente dell'acqua è determinato dalla polarità della sua molecola: quando un composto ionico o polare viene disciolto in acqua, viene circondato dalle molecole di acqua, le quali, si inseriscono tra uno ione e l'altro o tra una molecola e l'altra di soluto (grazie alle loro piccole dimensioni), orientandosi in modo da presentare ad ogni ione (o estremità polare) del soluto la parte di sé che reca la carica opposta; questo indebolisce l'attrazione tra gli ioni (o tra le molecole polari) e rompe la struttura cristallina; ogni ione (o ogni molecola polare) si ritrova quindi solvatato (o idratato), cioè circondato completamente da molecole d'acqua che interagiscono con esso. In generale, le sostanze ioniche polari (quali acidi, alcoli e sali) sono abbastanza solubili in acqua, mentre non lo sono le sostanze non polari (quali grassi ed oli). Le molecole non polari non si miscelano all'acqua, perché per quest'ultima è favorita dal punto di vista energetico la formazione di legami a idrogeno al suo interno, piuttosto che la formazione di legami di Van der Waals con molecole non polari. Nella struttura a doppia elica del DNA secondo Watson e Crick sono presenti legami idrogeno fra le basi aromatiche pirimidina-purina di due catene del DNA, e precisamente tre legami fra le basi citosina e guanina (C-G) e due legami fra adenina e timina (A-T): Rib N H O H N H N N H N N H O H C-G N N N H O N Rib N Rib CH 3 N H N N N A-T O Rib