ANNO A – FESTA DELL’EPIFANIA 2008 Isaia 60, 1-6 - Efesini 3,2-3° . 5-6 - Matteo 2,1-12 TI ADORERANNO, SIGNORE, TUTTI I POPOLI DELLA TERRA AVANZAMENTO MANUALE ACCAREZZATI DALLA LUCE DEL SIGNORE. Gli israeliti, ritornati dall’esilio, grazie anche all’aiuto e alla collaborazione di tanta gente, sentono il bisogno della riconoscenza, e di cancellare per sempre gli orrori delle aggressioni, e delle guerre. Perciò tra le regole fondamentali del popolo rinato c’è scritto il ripudio di ogni guerra e un programma di amicizia fra tutti i popoli: a Gerusalemme ci sarà posto per tutti… Gerusalemme la città santa della pace… Regole che ci siamo dati anche noi dopo l’inferno dell’ultima guerra… e come il popolo di Dio, siamo stati regolari nel dimenticarle… Perciò Dio risveglia la voce forte del profeta perché non si dimentichino le promesse, perché sia proclamata la vocazione alla pace universale, perché sia proclamata la festa della pace, che si prepara con il digiuno, la preghiera, la penitenza, e l’Eucaristia strumenti indispensabili per correggere e sradicare il gene malefico dell’orrore e della guerra. UNA NUOVA EPIFANIA PER L’APOSTOLO PAOLO. Epifania significa manifestazione. L’apostolo Paolo varie volte fu folgorato dalle manifestazioni di Dio. Certamente ricordiamo la sua conversione, che lo sorprende con la “fede luminosa” dei primi cristiani, segno vivente della Risurrezione di Cristo. Nella lettura di oggi Paolo ci comunica un’altra manifestazione folgorante di Dio nella rivelazione che la grazia e la salvezza del Messia non sono destinate solo a Israele, popolo della predilezione, ma anche alle genti, a quelli di fuori del popolo di Dio: anche loro sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare della stessa eredità, a formare lo stesso corpo, a godere delle stesse promesse. Ancora oggi facciamo fatica ad accettare che orientali e africani abbiano diritti uguali a noi, pensiamo quanto era difficile e sconvolgente per l’apostolo Paolo accettare una integrazione con altri popoli, con i quali da sempre si era coltivata la separazione come cosa sacra… Abbattere i muri e i pregiudizi delle separazioni è un compito grande dei cristiani: è manifestazione di Dio; è opera con le qualità di Dio. Non è opera facile, non è qualche cosa di superficiale, non è il “tutto è buono”, “il tutto è uguale”, occorre fare un lucido discernimento, una chiara e permanente chiarezza tra il bene e il male, sapendo che le radici “sane e ammalate, buon e cattive” sono uguali per tutti i popoli, e per tutti gli uomini… Però questa ricerca, per quanto faticosa, non può essere abbandonata da nessuna parte, è una delle strade da percorrere da tutta l’umanità. Tutti i popoli si devono convertire sempre di più ai valori della dignità umana, della fraternità universale e della sacralità della vita. E’ un compito, è una verità luminosa da cercare e da seguire come la stella dei Re Magi. La storia dei Magi ci ricorda che pochi hanno cercato la luce della verità come loro, intraprendendo un viaggio lungo come una vita e faticoso come ogni viaggio dello spirito e come ogni impresa degna di essere chiamata umana. La verità è una stella luminosa, che investe tutti i settori della vita: la ricerca, la scienza, la storia; c’è una verità dei comportamenti, dei mezzi, delle aspirazioni, delle intenzioni; c’è la verità che illumina il bene della persona e che deve illuminare il bene comune. La verità è globale, tiene conto di tutti questi settori, non può essere parziale, e perciò neppure privata. Come la carità (1 Cor. 13), anche la verità è paziente, non può nascere dall’invidia, non è arrogante, non cerca il suo interesse ma si compiace del bene altrui. PROFESSIONE DI FEDE FATTA CON I DONI. Con i doni si possono dire e fare tante cose. I re Magi hanno usato i doni per dire la loro fede nel Messia: con l’oro hanno professato la regalità del Messia, con l’incenso l’adorazione e il riconoscimento della Divinità, con la mirra l’immortalità e la Risurrezione. Con un dono ci si può riconciliare, con un dono si può sfamare, con un dono si può sempre manifestare un amore, una gioia… Ma ci sono anche dei doni ambigui e pericolosi, che legano le mani: pensiamo agli aiuti di un mafioso che sono veri ricatti; o pensiamo agli aiuti al Terzo Mondo che hanno creato una dipendenza totale dal capitale dei paesi ricchi e dalle condizioni da loro dettate. La storia dei Re Magi, per l’ampiezza dei suoi significati, sembra perdersi nella leggenda; anche se la chiesa di Sant’Eustorgio in Milano e la Cattedrale di Colonia in Germania, vantano la custodia delle loro reliquie. La presentazione evangelica è ancora una volta un grande messaggio che fa tremare l’arroganza di Erode e di tutti quelli che, come lui, usano i doni per coprire gli inganni. Sunto dell’Omelia odierna del Padre Dehoniano Natalino Costalunga F I N E