THAILANDIA

2 milioni di prostitute, il 5% di
loro in condizioni di schiavitù
Ridotte in catene con l’inganno: il
miraggio di un lavoro in città e la
fine invece di ogni libertà

A proposito di schiavitù da contratto il primo paese di cui ci occupiamo è la
Thailandia. Il paese è molto povero, da centinaia di anni in lotta per la vita, gli
abitanti di questa terra e in particolare quelli della parte settentrionale sono
costretti a considerare i figli come merci che in situazioni disperate possono
essere venduti. Qui i sensali, cioè i mediatori tra le famiglie e i proprietari di
bordelli, passano di villaggio in villaggio e offrono posti di lavoro alle ragazze come
operaie o domestiche.
Le famiglie sono sedotte dalla promessa di un buon lavoro e allettate dal denaro che
possono ricevere immediatamente e così affidano le loro ragazze, le affidano, cioè
non le vendono ufficialmente e il denaro che ricevono è considerato un anticipo su
quello che sarà il guadagno della ragazza: si instaura così un vincolo da debito.
L’accordo che viene stipulato tra il sensale e la famiglia prevede che il denaro venga
restituito attraverso il lavoro della figlia. Ma una volta arrivate in città le ragazze
vengono vendute ai bordelli e qui finisce la loro libertà: vengono violentate,
picchiate e recluse. E il debito non si estinguerà mai perché il denaro che ricevono
non basta nemmeno per pagare quanto a loro è richiesto per affitto, protettore e
bordello. E inoltre l’avvenuta estinzione del debito è stabilita arbitrariamente dal
protettore. Ogni tentativo di fuga è punito con l’uso della violenza e con
l’inasprimento del debito.
Se una ragazza dovesse riuscire a fuggire verrebbe catturata dalla polizia che la
rimanda al bordello. Infatti governo e polizia forniscono agli schiavisti un sistema
di protezione. Un'indagine parlamentare ha messo in luce la connivenza tra polizia
e tenutari di bordello.

… e se le cose cambiano
si può sempre cercare
altrove, l’importante è
che ci siano povertà e
ignoranza
Ultimamente in Thailandia gli schiavisti sono in difficoltà: la
scolarizzazione si sta diffondendo e i posti di lavoro per le
donne stanno aumentando, anche al nord. Il rimedio è cercare
altrove: Laos e Birmania continuano ad essere aree di grande
povertà e ignoranza e qui andranno a cercare le ragazze, è una
vera e propria tratta.
Portate in Thailandia, al bordello, sempre con la promessa di un
buon contratto di lavoro, si ritroveranno a vivere situazioni
ancora più difficili delle schiave thailandesi: queste sono illegal
aliens, sono cioè straniere, senza documenti, senza permesso di
soggiorno, e non parlano la lingua del luogo, quindi sono ancora
più esposte ad abusi e violenze. Anche per costoro la fuga è
impossibile: se ci provano la polizia le accompagna al confine, e
le lascia in mezzo alla giungla; qui gli agenti che, in combutta
con la polizia, le avevano seguite, offrono loro un lavoro e il
viaggio di ritorno in Thailandia, per molte appare una via
d’uscita, chi non accetta viene aggredita e rapita. E la
prostituzione e la schiavitù ricominciano.
 Ma
la promessa
di un lavoro non
ha confini!!
L’esportazione di donne schiave è un business
fiorente, che rifornisce i bordelli del Giappone,
dell’Europa e dell’America. In America del Nord
arrivano come operaie o come prostitute, comunque
vengono private del loro passaporto e se sono in
fabbrica, lavorano 16 ore al giorno, controllate da
guardie armate.
I profitti che ruotano intorno ai bordelli sono
altissimi e coinvolgono anche le forze di polizia,
come abbiamo visto, e quindi le leggi possono
facilmente essere aggirate. In Thailandia operano
molte organizzazioni anti-schiavistiche ma il loro
lavoro è fortemente ostacolato dalla indifferenza
sociale, dal fatto che gli schiavi costino pochissimo
e che diano invece origine a profitti altissimi.
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Center for the
protection of
children’s rights
http://www.centerforchildprotecti
oorg/

Foundation for
women
http://www.azfoundationforwome
n.org/
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Global alliance
against traffic in
women
http://gaatw.net/
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