DISEGNAMO
IL WELFARE
DI DOMANI
Sergio Pasquinelli
Istituto per la Ricerca Sociale
Milano
[email protected]
Welfare:
definire obiettivi e criteri di
riforma
massimizzare l’efficacia degli
interventi e del sistema
massimizzare l’equità degli
interventi e del sistema
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Massimizzare l’efficacia
 Primo e sostanziale riferimento sono le persone, le
famiglie, le popolazioni in maggiori difficoltà
Come promuovere per loro più attenzione specifica,
appropriatezza, efficacia, efficienza degli interventi?
 La fragilità si forma e può essere prevenuta, si può
diagnosticare sul territorio,
 Sul territorio si possono coinvolgere e valorizzare
ulteriori risorse (famiglia, vicinato, volontariato,
associazionismo, ecc), c’è possibilità di relazione fra i
diversi interlocutori, si può costruire un progetto, con
mix di interventi monetari e di servizi, implementarlo,
verificarlo
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Decentramento e integrazione
Perché questo possa avvenire, sul territorio devono
confluire tutte le funzioni e risorse sociali
 in particolare quelle oggi nazionali, su criteri
distributivi rapportati a entità dei bisogni,
 quelle regionali e locali già ci sono
Confluire per essere governate su normativa e
programmazione regionale, con amministrazione e
gestione integrata a livello di ambito sociale o
grande Comune, come vuole la Costituzione
Per fornire servizi e interventi appropriati, efficaci,
efficienti, partecipati
 di assistenza, prevenzione, attivazione e promozione
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Massimizzare l’ equità
Il nostro sistema assistenziale nazionale è poco
redistributivo e non coerente nella selettività sulla
condizione economica
Analogo limite hanno spesso i sistemi regionali e locali
Per massimizzare l’equità del sistema, in una situazione di
risorse molto scarse, è necessario assumere a tutti i
livelli come criterio generale per l’individuazione dei
beneficiari, o meglio per la differenziazione fra
beneficiari a titolo gratuito e beneficiari chiamati a
concorrere alla copertura dei costi,
l’universalismo selettivo.
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Universalismo selettivo
L’adozione diffusa della selettività sulla situazione
economica (reddito+ricchezza) consente di:
• conseguire più equità nell’erogazione dei benefici
• liberare risorse per redistribuzioni
o entro le singole politiche, per privilegiare interventi, o mix di
interventi, che massimizzino appropriatezza e efficacia sul
bisogno
o fra le singole politiche, per accrescere le risorse di quelle che non
riescono a autofinanziare la loro riforma
• non avere bisogno di ulteriori finanziamenti dall’esterno
(che verrebbero comunque negati)
E’ cruciale la revisione e il miglioramento dell’Isee
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Una impostazione generale e
politiche specifiche
Andranno assicurati interventi universalistici e selettivi per:
• una rete territoriale di servizi per orientamento, accesso,
presa in carico
• il sostegno alla famiglia, con integrazioni di reddito,
servizi per bambini, politiche di conciliazione, azioni
formative e occupazionali per giovani
• il contrasto alla povertà, l’attivazione e l’inserimento
sociale e lavorativo
• le persone non autosufficienti e le persone con disabilità
• altre aree di domanda che qui non riprendiamo
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Le politiche che proponiamo
Obiettivo
Riforma
Sostituisce
Spesa
Sostegno delle
responsabilità
familiari
Assegno unico per i
minori
Detrazioni per carichi
familiari Irpef.
assegni familiari
17,6
miliardi
Contrasto alla
povertà
Reddito minimo di
inserimento
Programma nuovo
finanziato con prelievo
selettivo sui beneficiari dei
deciliIsee più elevati degli
istituti attuali (assegno
sociale, integrazione al
minimo, ecc.)
5,7 miliardi
Non autosufficienza
anziani
Dote di cura
Indennità di
accompagnamento,
Invalidità civile
..
17 miliardi
Per il sostegno alle famiglie con figli
Sostituire le attuali prestazioni (assegni e detrazioni fiscali)
con un ”assegno alle famiglie con minori”, selettivo sulla
condizione economica, complementare a politiche di
conciliazione dei tempi di lavoro, di cura, per la casa, e
all’incremento della offerta di servizi per l’infanzia, che
possono risultare più efficaci sia in termini redistributivi
e di contrasto alla povertà, che di sostegno alle
responsabilità familiari.
Tale razionalizzazione dei trasferimenti alle famiglie può
liberare circa 3 miliardi di euro rispetto agli attuali, per
potenziare asili nidi e scuole materne e per concorrere ad
integrare i redditi delle famiglie più povere.
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Per il contrasto alla povertà
Introduzione di un “reddito minimo di inserimento”,
misura universalistica che contempla sia integrazioni
economiche alle famiglie che interventi di inserimento e
promozione.
Attraverso l’unificazione degli istituti attuali di integrazione
del reddito e l’attuazione dell’universalismo selettivo si
stima che si possano liberare 5,7 mld, 4 mld per
l’integrazione ai redditi (stima Cies), il resto per lo
sviluppo dei servizi territoriali per l’accesso e
l’accompagnamento delle famiglie e per l’inserimento e
la promozione sociale.
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Per gli anziani non autosufficienti
Sostituire l’indennità di accompagnamento con una “dote
di cura” articolata su fasce distinte di gravità e
fabbisogno assistenziale e sulla condizione economica del
beneficiario; possibilità di scelta fra la soluzione cash e la
soluzione care; gestione regionale e locale.
Tale riforma può essere effettuata senza ulteriori risorse
rispetto a quelle dell’indennità di accompagnamento
(13,2 mld di euro), mentre risorse aggiuntive sono
necessarie per potenziare la rete dei servizi (domiciliari,
residenziali e territoriali).
E’ necessario anche defiscalizzare gli oneri contributivi per
le badanti per regolarizzare i contratti e qualificare il
lavoro professionale
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Senza aumento di spesa
• Le riforme delineate comportano esclusivamente
redistribuzioni interne alle diverse aree, o tra le
diverse aree delle politiche sociali.
• Fa eccezione la politica per la non
autosufficienza, per la quale si prevede di
gravare le pensioni di un modesto prelievo che
assicuri al singolo contribuente e a tutti gli
anziani, al verificarsi della non autosufficienza,
servizi più adeguati.
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Garantire diritti e livelli di servizi
 Le riforme indicate comportano sacrifici e rischi e
necessitano quindi di rassicurazioni e tutele per le
persone e di linee di difesa contro tentativi di sottrarre
nei passaggi risorse ora destinate all’assistenza, come il
ddl di delega sull’assistenza tenta di fare.
 Il federalismo non consente di porre vincoli all’uso delle
risorse agli autonomi governi regionali e comunali, e
quindi tale rischio si ripresenta ad ogni livello di governo
 Le riforme possono essere effettuate quindi solo se
contestualmente si definiscono i livelli essenziali (Cost.
art. 117, c.2, lett.m) in termini di diritti di cittadinanza e
di standard dei servizi.
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Una riforma che genera sviluppo
• Nel loro insieme le proposte avanzate implicano un forte
sviluppo dei servizi sociali destinando a tale obiettivo
una significativa quota dei 54 mld di euro ora assorbiti
dai trasferimenti monetari gestiti dall’Inps che dovranno
passare a Regioni e Comuni.
• Lo sviluppo dei servizi crea occupazione, posti di lavoro,
in particolare per le donne e, ad esempio, con la dote di
cura persegue anche l’emersione di lavoro informale. La
riforma proposta va quindi vista non solo come
innovazione dell’assistenza, ma anche come politica
occupazionale di sviluppo.
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Per il sostegno alla cura degli
anziani non autosufficienti: la Dote
di cura
Politiche di sostegno alla cura
degli anziani non autosufficienti
Gli ultra 65enni in Italia sono 12,3 milioni:
 di questi circa 1,8 milioni sono non autosufficienti (con
almeno 1 Adl, ossia lievi, medi e gravi)*
 di questi 1,4 milioni ricevono l’indennità di
accompagnamento
La nostra proposta di riforma ha come obiettivo la
copertura dei non autosufficienti.
* Indagine Multiscopo Istat – Stato di salute (2008).
La frammentazione delle risposte
alla non autosufficienza
Beneficiari
ultra 65enni
Indennità di accompagnamento e altre
prestazioni per invalidi civili anziani
1.472.000
Assistenti familiari
980.000
Assistenza domiciliare integrata (Adi)
410.000
Strutture residenziali
220.000
Servizi di assistenza domiciliare (Sad)
230.000
* Indagine Multiscopo Istat – Stato di salute.
La riforma che proponiamo
•Una “Dote di cura” quale livello essenziale di assistenza
UNIVERSALISTICO garantito a livello nazionale a tutti i non
autosufficienti
•Riassorbe l’indennità di accompagnamento e le prestazioni
assistenziali per gli anziani.
•Supera gli attuali limiti dell’indennità di accompagnamento (non
graduata per intensità del bisogno, senza alcun vincolo di utilizzo né di
rendicontazione)
Importi graduati in base al grado di non autosufficienza e una
maggiorazione per gli anziani “poveri” oscillanti da 400 a 2.200 euro
mensili
Possibilità di scelta tra trasferimenti monetari e voucher per
l’acquisto di servizi accreditati, con incentivo verso i secondi
Aspetti qualificanti
1. Riforma a disponibilità economiche
invariate. Il suo costo (17 miliardi) riassorbe
quanto si spende per la non autosufficienza tra
sociale e socio-sanitario
2. Capacità di scelta, possibilità di scelta tra cash
e care: garanzie minime su tutto il territorio
nazionale (Piani di sviluppo nelle regioni arretrate)
3. Presa in carico sociosanitaria. Erogazioni Inps
con presa in carico da parte dei servizi territoriali.
No uniformazione delle scelte regionali ma garanzia
di standard minimi di dotazione e qualità
4. Positivo impatto occupazionale di una misura
orientata alla fruizione di servizi
5. La nuova misura incentiva la qualificazione del
lavoro privato di cura (badanti)
Opportunità
1.
2.
3.
4.
Una misura che lega aiuti economici e rete dei servizi
Una misura che non vuole lasciare sole le famiglie
Una misura graduata per intensità di bisogno
Una misura garantita a livello nazionale, uniforme in
termini di accessi e possibilità assistenziali
5. Una misura che genera nuova occupazione nel
settore sociale
Sfide aperte
1. Mantenere una misura garantita e tutelata
a livello nazionale, estranea a ogni
discrezionalità nelle procedure di accesso
2. Le attuali modalità di certificazione della
NA vanno riviste
3. La rete dei servizi e la dotazione
professionale in alcune regioni va
aumentata per far fronte a una utenza
nuova che si rivolgerà alla rete territoriale
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La proposta
E’ illustrata in
“Prospettive Sociali e
Sanitarie”,
n. 8-10, 2013
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Costruiamo il welfare di domani. Proposte di riforma delle politiche