Introduzione agli Premessa • • • • Gli Atti degli Apostoli sono stati scritti da San Luca,un cristiano di Antiochia di origine pagana,tra il 70 e l’80 d.c. Si dice spesso che è il libro del NT che racconta i primi anni della storia della chiesa cristiana. Gli Atti degli Apostoli raccontano la storia della Chiesa delle origini, dall’Ascensione del Signore (At 1, 6-11) all’arrivo di Paolo a Roma (28, 16-30). Il nucleo del racconto consiste nella lenta ma graduale diffusione del messaggio cristiano da Gerusalemme, a tutta la Palestina (“in tutta la Giudea e Samaria” 1,8), fino agli estremi confini della terra. L’annuncio, quindi, è rivolto prima agli ebrei, poi ai pagani. Il Titolo • • Il titolo non lo ha dato Luca ma fu dato successivamente: Quando si decise di riunire i 4 Vangeli, siccome il Vangelo di Luca fu posto fra Marco e Giovanni, l’opera fu divisa in due. • ATTI: Come il Vangelo non è la vita cronologica e completa di Gesù ma riporta solo alcuni episodi e detti del Maestro, così gli Atti raccontano alcuni detti e fatti degli Apostoli. • APOSTOLI: Non di tutti gli Apostoli ma in modo particolare di Pietro e Paolo. Si dice degli Apostoli (e non di Pietro e Paolo) perché l’inizio è dedicato a tutta la comunità primitiva con particolare riferimento ai DODICI Titolo • Solo dal II° secolo in poi, il libro è chiamato: Atti degli apostoli. Luca fin dall’inizio, richiama un suo libro precedente con il semplice nome di: “il primo racconto” (1,1). Il titolo antico greco, pràxeis = atti, imprese, gesta, conquiste, indicava un preciso genere letterario: l’esposizione in forma di racconto delle imprese eroiche di famosi personaggi storici. Erano libri scritti in greco e poi diffusi nel mondo romano e viceversa. Sappiamo che, già nel II° secolo, anche nelle comunità cristiane esistevano delle raccolte di episodi edificanti sulla vita di personaggi venerati, chiamate appunto: Atti di Andrea e Matteo, di Paolo, di Abdia, di Tommaso, ecc. Il titolo: Atti degli apostoli, non corrisponde al reale contenuto dell’opera, perché il libro non si interessa effettivamente delle azioni degli apostoli. Titolo • Alcuni studiosi propongono, come titolo più indicato per il libro di Luca, quello di: Atti dello Spirito Santo. Effettivamente, come nel terzo vangelo, anche negli Atti lo Spirito Santo è di primaria importanza in quanto forza dinamica che guida la Chiesa a proclamare il messaggio evangelico superando grandi barriere. Lo Spirito continua ad essere la forza che manifesta e realizza la salvezza di Dio per ogni generazione di credenti. Luca è molto attento ad attribuire le conquiste o imprese di Pietro, di Paolo e degli altri personaggi degli Atti al Signore risorto o allo Spirito Santo. L’attività dello Spirito, quindi, diventa uno dei motivi dominanti nel secondo libro di Luca, ma non l’unico… per cui, il titolo “Atti dello Spirito Santo” non sarebbe esaustivo del contenuto, anche se i momenti centrali del libro sono la PENTECOSTE e L’ASCENSIONE PENTECOSTE (dal greco che significa cinquantesimo) • Dagli Ebrei era chiamata FESTA DELLE SETTIMANE Settimana delle settimane 7x7+1 FESTA DELLE SETTIMANE • In origine: concludeva i lavori agricoli per la mietitura: • Da Pasqua s’iniziava la raccolta dell’orzo e poi si passava a quella del grano; • La Pentecoste era quindi la festa del granaio pieno. Ascensione • Nella storia raccontata da Luca (Vangeli e Atti) l’ASCENSIONE occupa il posto centrale. • Per questo è raccontata due volte. • Il primo racconto richiama il completamento del secondo • Vediamolo: • • VANGELO (Lc 24,4ss) Ed ecco due uomini apparvero loro in vesti sfolgoranti e dissero loro: Perché cercate tra i morti il Vivente? Non è qui ma è risuscitato. • ATTI (Act. 1,10ss) • Ed ecco due uomini si presentarono loro in vesti bianche e dissero: “Uomini di Galilea, perché ve ne state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato… Verrà così come lo avete visto andarsene al cielo L’Autore • Una tradizione molto antica della Chiesa ha sempre attribuito sia il terzo Vangelo che gli Atti degli apostoli a Luca, che in Filemone 23-24 figura come “collaboratore” di Paolo e che in Col 4,14 è detto “il medico, quello amato”. Anche la 2Tim 4,11 parla di lui come “dell’unico compagno” rimasto a Paolo. Le ricerche più recenti confermano questi dati e continuano e considerare Luca un cristiano di origine pagana, un semita e non un ebreo, originario di Antiochia di Siria, autore unico dei due libri neotestamentari. Questi elementi, uniti alla sua formazione letteraria, alla sua cultura greca e a quella teologica cristiana, hanno permesso a Luca di essere, con Paolo, uno degli scrittori del NT ai quali è meglio riuscita “la trasposizione” del messaggio cristiano nella mentalità e nel linguaggio greco, rendendolo comprensibile al lettore pagano. Luca è riuscito a mantenere l’autenticità del messaggio evangelico, a renderlo accessibile allo spirito greco, senza tradire l’ebraismo, senza manipolare il cristianesimo. Data di composizione • Il libro degli Atti si chiude improvvisamente sulla notizia degli “arresti domiciliari” di Paolo a Roma, negli anni 6163. Questo elemento ha portato alcuni commentatori a fissare la data di composizione del libro verso la metà degli anni 60 o prima della fine della “prigionia” di Paolo. Di fatto, il libro non riporta alcuna notizia sugli ultimi anni della sua vita, né della sua morte (anno 67) e neanche della persecuzione dei cristiani da parte di Nerone nell’anno 64. Gli Atti non possono essere stati scritti dopo la distruzione di Gerusalemme (anno 70) senza tenere conto di un avvenimento fondamentale nella storia e senza un riferimento alla rivolta dei Giudei della città santa contro l’occupazione romana. Datazione • Altri esperti, invece, vedono un riferimento esplicito proprio a questi avvenimenti nel lamento su Gerusalemme: “Ecco, la vostra casa è stata abbandonata a voi!” (Lc 13,35). Questo abbandono è interpretato come la risposta di Dio al rifiuto di accogliere Gesù: è così che i primi cristiani hanno compreso la caduta della città santa e la rovina del Tempio. Anche l’annuncio delle distruzioni e delle persecuzioni riportato da Luca al cap 21 e, in particolare, al v. 20: “Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina”, viene interpretato come una descrizione dell’assedio e della presa della città. Datazione • C’è ancora un elemento da considerare circa la datazione degli Atti. Nel suo libro, Luca non fa alcun accenno alle lettere di Paolo, sembra non le abbia mai lette. E’ possibile che un discepolo ignori gli scritti del maestro? E’ probabile, quindi, che Luca abbia composto gli Atti prima che le lettere paoline venissero conosciute e raccolte, verso la fine del primo secolo. Questi e altri motivi fanno pensare a una datazione più tardiva degli Atti, successiva al vangelo di Marco e alla distruzione di Gerusalemme del 70, alla quale il terzo vangelo fa riferimento. Ma successiva di quanto? E’ difficile dirlo. Molti studiosi collocano la composizione degli Atti negli anni 80-85: non ci sono ragioni valide per opporsi a questa datazione, anche se non disponiamo di prove reali in favore di essa. Luca ha scritto un’opera unica in due volumi • LA VITA DI GESU’ FINO ALL’ASCENSIONE • Vangelo • Dalla Galilea a Gerusalemme dove Gesù muore, risorge e ascende al Cielo • LA VITA DELLE PRIME COMUNITA’ CRISTIANE DALL’ASCENSIONE FINO ALLA MORTE DI PAOLO • Atti • Da Gerusalemme parte l’annuncio dei primi cristiani fino ai confini del mondo Il legame tra Vangelo e Atti • Se gli Atti vengono letti subito dopo il vangelo di Luca ci si accorge subito del legame profondo dei due e come il secondo libro sia la continuazione del primo • Leggiamo l’inizio degli ATTI • CAPITOLO I (Versetti 1-2) Il libro precedente l’ho dedicato, o Teofilo, ad esporre tutto ciò che Gesù ha operato e insegnato dall’inizio fino al giorno in cui, dopo aver dato disposizioni agli Apostoli che si era scelti nello Spirito santo, fu assunto in cielo. Vangelo e Atti degli apostoli: un unico piano di salvezza • La tradizione cristiana è da sempre persuasa che a scrivere il libro degli Atti sia lo stesso autore del terzo Vangelo. L’identità risulta anche dal confronto tra il prologo dei due libri, entrambi dedicati alla stessa persona, l’«egregio Teofilo», la cui identità rimane a noi sconosciuta. Anche lo stile, la lingua, il pensiero delle due opere provano che l’autore è lo stesso. Il terzo Vangelo e il libro degli Atti disegnano un unico quadro dal punto di vista teologico e di trama del racconto: sono parti complementari di un’unica opera. Il fatto di averli progettati in continuità, pur ammessa una certa distanza storico-cronologica nella composizione dei due volumi, conferma l’intenzione dell’autore di scrivere la storia di Gesù in vista dell’evangelizzazione. Il piano teologico • Il terzo Vangelo, quindi, è stato composto come una prefazione agli Atti degli Apostoli. Con il libro del vangelo e con gli Atti, nell’opera di Luca, il piano teologico della storia della salvezza ha tre tempi (o tre tappe) fondamentali: • 1°) il tempo della profezia, interpretato dai personaggi del Vangelo dell’infanzia fino a Giovanni Battista; • 2°) il tempo di Gesù, quando le profezie trovano compimento e si realizza l’oggi della salvezza; • 3°) il tempo della Chiesa durante il quale Cristo, per mezzo del suo Spirito, continua ad essere presente nell’attività degli apostoli perché la salvezza sia offerta e raggiunga tutte le genti. E’ un peccato che l’ordine attuale dei libri del NT contribuisca a lasciare in ombra l’unità di quest’opera, separata in due parti dal vangelo di Giovanni. Scopo degli Atti • A questo punto, è molto importante sapere per quale scopo Luca ha scritto il libro degli Atti. Gli esegeti concordano principalmente su due tesi complementari, entrambe molto suggestive: • 1°) Luca è l’unico evangelista a comporre un seguito del suo Vangelo; • 2°) Gli Atti degli Apostoli fanno risuonare la buona notizia proclamata con l’attività e la predicazione di Gesù per “integrare la realizzazione del disegno di Dio nel cuore dei credenti e nella vita degli uomini”. Prima Tesi • Questa sua decisione ci rivela come egli ha concepito il suo racconto della vicenda di Gesù. Il Vangelo di Marco terminava, in origine, con il racconto della scoperta della tomba di Gesù vuota (Mc 16,1-8); quello di Matteo e di Giovanni aggiungevano al racconto della scoperta della tomba vuota alcuni episodi di apparizioni del Cristo risorto (Mt 28,9-20; Gv 20,11-21,23). Il finale lucano della vicenda di Gesù è diverso. Anche Luca, in effetti, ha incluso alcuni racconti delle apparizioni del Cristo risorto, ma soltanto il suo Vangelo termina con il racconto di Gesù che conferisce agli Apostoli il mandato di essere testimoni e dà loro l’ordine di rimanere in città fino a quando egli avrà inviato dal cielo “la promessa del Padre” (24,48-49). Alla fine del Vangelo “la promessa del Padre” resta ancora oscura: sarà svelata e spiegata da quanto seguirà nel libro degli Atti fin dalle parole iniziali del libro: “la promessa del Padre è lo Spirito nel quale sarete battezzati… per essere testimoni di me…fino all’estremo della terra” (At 1,5.8). Gli Atti sono la prosecuzione del Vangelo, non nel senso che essi riferiscono le cose che Gesù risorto ha continuato a fare, ma in quanto ci informano su come i discepoli di Gesù hanno svolto il mandato ricevuto da lui, sotto la guida dello Spirito Santo. Prima Tesi • Luca ha scelto alcuni fatti esemplificativi non per raccontare l’intera vicenda dell’annuncio del Vangelo, ma per esprimere visivamente la continuazione dell’annuncio del Vangelo alla quale Gesù ha dato inizio con la Sua vita e la Sua predicazione. Per questo ha scritto gli Atti in modo parallelo al Vangelo. Per es: “dipinge” il destino di Gesù e quello di Stefano in maniera similare, e tratteggia la missione di Pietro e quella di Paolo in termini paralleli. Dopo la risurrezione Gesù ricorda agli Apostoli l’impegno della testimonianza: “Nel suo nome (di Cristo) saranno predicati la conversione e il perdono dei peccati” (Lc 24,47). I 28 discorsi che leggiamo negli Atti (24 secondo alcuni), soprattutto di Pietro e Paolo e che occupano quasi un terzo di tutto il testo, sono l’attuazione di questo comando di Gesù, sono in funzione dell’annuncio, esprimono un messaggio. La vita di Gesù si è svolta in funzione di un annuncio: anche i cristiani devono essere annuncio e messaggio. (J. A. Fitzmyer, Gli Atti degli Apostoli, Queriniana, 2003). Seconda Tesi • L’originalità di Luca consiste nel sottolineare la responsabilità dei credenti in seguito all’intervento divino. “Il dono di Dio e l’accoglienza riservatagli dagli uomini costituiscono insieme la storia della salvezza”. Gli Atti non sono un libro che riporta episodi edificanti o che raccoglie le catechesi della prima comunità cristiana, ma il racconto del dono divino della salvezza che sollecita e attende la libera risposta di tutti. La prima responsabilità dei credenti consiste nell’aderire pubblicamente a Gesù, nel confessare la propria fede, nell’appropriarsi della salvezza. E’ l’impegno di ogni credente. Con gli Atti, Luca inserisce i suoi lettori nel processo e nel cammino della salvezza dando grande rilievo ai temi della metànoia (conversione spirituale) , del pentimento e della conversione. Sono argomenti che occupano una posizione chiave nella teologia lucana. Gerusalemme, punto geografico dei due libri • • • Diversamente dagli altri evangelisti, Luca inizia e termina il terzo vangelo a Gerusalemme: dopo il prologo, infatti, la prima scena presenta Zaccaria che offre incenso nel Tempio di Gerusalemme (1,5ss); alla fine del vangelo, i discepoli tornano a Gerusalemme da Betania e “stavano sempre nel Tempio” (24,52-53). Nell’ottica di questa prospettiva geografica, Luca è attento ai movimenti di Gesù dalla Galilea fino alla città santa: la sezione maggiore del suo vangelo (9,51-19,27) ha come sfondo il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, dove la salvezza si compirà e da dove Gesù farà il suo passaggio al Padre. Gli Atti iniziano da Gerusalemme e si concludono ai confini del mondo. Nel vangelo Gesù va verso la città santa, negli Atti i discepoli partono da essa. Gerusalemme: punto di arrivo per Gesù, punto di partenza per i suoi. Gerusalemme • Gerusalemme, quindi, ha un ruolo cardine nell’opera di Luca, perché il Cristo risorto dichiara ai suoi discepoli che nel suo nome “la penitenza e il perdono dei peccati devono essere proclamati a tutte le nazioni, iniziando da Gerusalemme “ (Lc 24,47); perché “gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi” (Lc 1,1) includono non soltanto “quello che Gesù ha fatto e insegnato dall’inizio” (1,1), ma anche la diffusione graduale della Parola di Dio da Gerusalemme, la Chiesa madre, “in tutta la Giudea e la Samaria e fino all’estremo della terra” (1,8). E’ il comando che segna le tappe successive della diffusione della Chiesa fino ad arrivare, con i viaggi di Paolo, a toccare tutta la terra allora conosciuta, fino a Roma, capitale dell’impero e del mondo pagano. Per Luca ciò significa che il Vangelo è arrivato in tutto il mondo. Così nel terzo Vangelo tutto è orientato verso Gerusalemme, e negli Atti tutto prende le mosse da Gerusalemme fino ad arrivare ai confini della terra. La prospettiva geografica ha colorato tutta l’esposizione di Luca della storia di Gesù e della sua continuazione e rivela un importante aspetto teologico inerente allo scopo degli Atti degli Apostoli. I personaggi • Nel libro troviamo una molteplicità di personaggi, che con i loro interventi, le loro azioni e situazioni, animano, sviluppano e realizzano una storia, prolungata nel tempo e vivacissima. La loro presenza è molto differenziata. Alcuni sono soltanto “comparse”, altri, invece, sono attori di vera storia cristiana. Come già detto prima, non sarebbe corretta la ricerca di chi, basandosi sul titolo, volesse trovare nel libro una biografia degli apostoli. I personaggi che hanno un ruolo importante negli Atti sono cinque. • 1) L'apostolo Giovanni; • 2) Stefano; • 3) Giacomo il Minore; • 4) Pietro, • 5) Paolo. Giovanni • Giovanni è molto legato a Pietro, prende parte al confronto dialettico del cristianesimo con il giudaismo (At 4,1-21); è inviato dal collegio apostolico a visitare la comunità della Samaria e a completarne l’inserimento nella Chiesa con il dono dello Spirito Santo (8,14-17). Verso l’anno 45, Giovanni era considerato una delle «colonne» della comunità primitiva (Gal 2,9). Stefano • Stefano: è il primo a leggere e interpretare teologicamente la storia biblica in funzione di Cristo, del quale fu anche il primo martire (6,5.8; 7,1-60). Giacomo il Minore • Giacomo il Minore, “il fratello del Signore”, è personaggio di notevole rilievo, anche se negli Atti è soltanto ricordato nel numero degli apostoli (At 1,13). • Molto stimato dalle comunità, era succeduto a Pietro alla guida della Chiesa di Gerusalemme; con Pietro e Giovanni, era una delle «colonne» della Chiesa (Gal 2,9). Uomo di grande equilibrio, ha avuto un ruolo notevole nel concilio di Gerusalemme: fu lui a suggerire di legittimare la conversione dei pagani, senza passare attraverso le osservanze ebraiche (15,13ss). Fu una decisione che contribuì non solo a salvaguardare la comunione tra i cristiani di origine giudaica e quelli di origine pagana ma, soprattutto, ad aprire al Vangelo le strade del mondo greco-romano. Giacomo morì nel 62: essendo vacante la sede del procuratore romano in Palestina, il sommo sacerdote Anano II° sfruttò la situazione e lo fece lapidare insieme ad alcuni membri della comunità cristiana. Pietro • • • Il ruolo di Pietro è ben definito dalla sua presenza in due assemblee ecclesiali di capitale importanza. Nella prima, la prima comunità di Gerusalemme si trova insieme: “il numero delle persone era di circa centoventi” (1,15). Pietro prende l’iniziativa, chiede ai fratelli di completare il numero dei Dodici e presiede l’elezione di Mattia (1,15-28). La seconda riguarda la controversia sulla circoncisione, Pietro presiede l’assemblea dei fratelli a Gerusalemme, insegna che la salvezza viene dal Vangelo e dalla fede in Cristo, senza discriminazione tra giudei e pagani (15,7-11). Con le sue parole persuasive, dispone i presenti ad ascoltare la testimonianza “confermativa” di Barnaba e Paolo (15,12) e ad accogliere la soluzione operativa proposta da Giacomo (15,13-21). Tra la presenza iniziale e quella finale di Pietro, il libro degli Atti riporta una serie di episodi che lo riguardano nel suo ruolo di annunciatore del Vangelo, sia agli ebrei che ai pagani, e lo presenta “maturato” e consolidato su una posizione teologica e pastorale alla quale è giunto non senza travagli e resistenze (Atti capp. 10.11.12). Paolo • Lo spazio dedicato a Paolo è certamente il più ampio. Il nome di Paolo è citato 137 volte nei capitoli 13-28, mentre quello di Pietro figura soltanto due volte (At 15,7.14). Alla presenza e all’attività di Paolo il libro degli Atti dedica sei sezioni, come appare dalla struttura degli Atti. Struttura e schema degli Atti • “Non è facile precisare la struttura degli Atti degli Apostoli, e le proposte al riguardo sono tante quasi quante le teste che le elaborano” (J. A. Fitzmyer). Tuttavia, per delineare la struttura degli Atti si può trovare una indicazione nel versetto in cui Cristo risorto dice agli Apostoli: “Sarete testimoni di me a Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino all’estremo della terra” (1,8). • “L’estremo della terra” è un riferimento a Roma: quindi il versetto indica il diffondersi della Parola di Dio dalla città centrale, Gerusalemme, fino alla capitale dell’impero romano. • Il cammino della Parola conduce da Gerusalemme a Roma, dove Paolo annunziava il regno di Dio e parlava del Signore Gesù Cristo, “con franchezza e senza impedimenti” (28,31). In molti propongo la struttura degli Atti in cinque parti: è lo schema che ha più consensi tra gli studiosi: ha il pregio di individuare facilmente sia il racconto, sia il messaggio. La prima parte (1,1-5,42) • Racconta la storia delle origini della prima comunità di Gerusalemme, l’evento della fondazione, il dono dello Spirito Santo a Pentecoste, la testimonianza coraggiosa degli apostoli a Gerusalemme, la vita e le prove della prima comunità di Gerusalemme. La seconda parte (6,1-12,25), • Dopo la organizzazione della comunità con i sette diaconi e la storia di Stefano, riferisce le prime missioni apostoliche in Giudea e Samaria, l’attività missionaria del diacono Filippo, la chiamata e la predicazione di Saulo; Pietro entra nel progetto dell’universalismo cristiano e inizia la missione ai pagani; ad Antiochia di Siria nasce la prima comunità cristiana fuori dalla Palestina, attorno a Bàrnaba e Paolo. La terza parte (13,1-15,35) • La Chiesa di Antiochia promuove la missione verso i pagani dell’Asia Minore; la affida a Bàrnaba e a Paolo che fondano Chiese e le organizzano: è questo il primo viaggio missionario di Paolo; al loro ritorno vengono contestati per aver accolto nel cristianesimo anche i pagani; l’assemblea ecclesiale di Gerusalemme, presieduta da Giacomo, non solo approva l’operato di Bàrnaba e Paolo ma anche prende decisioni a favore della libertà dei pagani convertiti. La quarta parte (15,36-20,38) • E’ dominata dal grande viaggio missionario di Paolo che, in due tornate successive (il secondo e terzo viaggio missionario), lo porta prima in Macedonia-Grecia, (facendo sosta a Corinto) un anno e mezzo, e poi in Asia, con sede a Efeso, dove si ferma circa tre anni. All’interno di questo percorso ci sono le avventure, i progetti, le tribolazioni di Paolo; troviamo nomi di località conosciute: Filippi, Tessalonica, Corinto, Efeso, Troade. Durante questa lunga missione avviene il confronto del cristianesimo, rappresentato da Paolo, con l’ambiente pagano, sia con quello intellettuale e raffinato di Atene, sia con quello più popolare e focoso di Efeso. Gli Atti degli Apostoli dedicano notevole spazio all’attività svolta da Paolo a Efeso considerata come la seconda capitale del mondo paolino. La quinta parte (21,1-28,31) • E’ tutta incentrata su Paolo, il testimone di Cristo, fino alla sua “passione” in Roma. La narrazione si sviluppa in tre grandi quadri. A Gerusalemme, le accuse dei giudei-ellenisti danno a Paolo l’opportunità di una prima difesa di fronte al popolo e poi di una dichiarazione di fede nella risurrezione, che divide il sinedrio. Trasferito a Cesarea Marittima, Paolo si difende suscitando ripetute dichiarazioni di innocenza e nella sua ultima apologia (difesa) offre la più alta testimonianza a Cristo. L’appello a Cesare lo conduce a Roma, dove arriva dopo un viaggio avventuroso, in adempimento al disegno divino. Fatto prigioniero, una specie di “arresti domiciliari”, Paolo resta l’apostolo che esorta, incoraggia, protegge. E’ la stessa certezza con cui si propone ai Giudei di Roma, per un ultimo confronto con la testimonianza del Vangelo, che così arriva fino ai confini della terra secondo il mandato del Signore risorto. Brevi cenni su Bàrnaba e Filippo Bàrnaba Era un levita dell’isola di Cipro, non era dei dodici, venne scelto dopo dalla comunità. Il suo nome era Giuseppe, gli Apostoli lo cambiarono con quello di Bàrnaba che, secondo Luca, significa “figlio dell’esortazione”, colui che anima e incoraggia. Si fece garante di Saulo, divenuto Paolo, presso la comunità di Gerusalemme, che diffidava dell’antico persecutore. Evangelizzò con Paolo ad Antiochia, a Cipro e nell’Asia Minore e fu con lui presente al Concilio di Gerusalemme. Continuò, prima del martirio, il suo viaggio di rientro a Cipro con Giovanni Marco, il futuro evangelista. Negli Atti si racconta che Bàrnaba vendette la sua proprietà e consegnò il danaro agli Apostoli affinché fosse distribuito tra i poveri. Sono esempi forti: Pietro lasciò le reti, Matteo abbandonò il tavolo delle imposte, Bàrnaba il suo campo. Per loro Gesù era il tesoro più prezioso. Cenni su Filippo Più che raccontarvi della vita di dell’Apostolo Filippo, volevo soffermarmi in una breve riflessione su un episodio che riguarda lui ed è da spunto per il nostro stile di vita cristiano. L’eunuco FILIPPO BATTEZZA UN FUNZIONARIO ETIOPE (At. 8, 26-40) “Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: «Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va' avanti, e raggiungi quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?».Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.” Riflessioni Riflessioni sull’Eunuco Riflessioni su Filippo • • • CHIAMATA E MANDATO. RISPOSTA,CAMMINO E PREPARAZIONE PERSONALE. DISPONIBILITA’ ALL’INVIO DA PARTE DELLA CHIESA. • • • • DESIDERIO DI VERITA’. CONOSCENZA DELLE SCRITTURE. ASCOLTO DELLA PAROLA E MEDIAZIONE DELLA CHIESA. CONSAPEVOLEZZA GIOIOSA DELLA GRAZIA DEL BATTESIMO. CONCLUSIONE • CERTEZZA CHE LA MISSIONE DELLA CHIESA E’ INARRESTABILE; NON SI ADAGIA SULLE GLORIE O SUGLI ERRORI DEL PASSATO, MA GUARDA AL PRESENTE ED AL FUTURO CON FIDUCIA. • NON SI STANCA MAI DI ANNUNCIARE LA VERITA’, SICURA DELLA PRESENZA VIVA E FORTE DEL SIGNORE. • FONDAMENTO DELLA CHIESA E’ GESU’. Cenacolo della strada • Il libro degli Atti proietta gli Apostoli nel “cenacolo della strada”, nel senso che la straordinaria vicenda di Gesù di Nazaret che ha sconvolto la loro esistenza, ora, con la sua RISURREZIONE ed ASCENSIONE al cielo, li obbliga a ritornare in quella strada che è la vita di tutti i giorni, ma con una “novità” (il Vangelo), che deve raggiungere tutti gli uomini: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni” (Lc 24, 45-49). In conclusione • Lo scopo degli atti, quindi, è di comunicare attraverso la storia un messaggio spirituale per tutta la Chiesa. Si ricava infatti dalla lettura del libro degli Atti un quadro esemplare dei primi cristiani, che viene presentato come modello e guida alle Chiese di tutti i tempi. • Con la risurrezione di Gesù e particolarmente con l’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste è iniziato il tempo messianico definitivo, nel quale la Chiesa è chiamata a essere ministra della «Parola» e dello Spirito tra tutte le genti «finché Egli venga». Il disegno Divino • • L’ultima parola con la quale termina il libro degli Atti è liberatoria e di garanzia per un affidamento incondizionato a Cristo. Ostacoli, prigionie e persecuzioni non impediscono alla piccola comunità dei discepoli di espandersi sotto la guida dello Spirito, anzi si rivelano come un fattore scatenante. Il piano di Dio si compie nonostante gli impedimenti degli uomini, anzi, paradossalmente, grazie ad essi la «Parola» si diffonde, cresce il numero dei credenti, la Chiesa si edifica in Israele e tra i pagani, e la predicazione del Vangelo raggiunge finalmente Roma, dove il Vangelo di Gesù Cristo viene annunciato «con piena libertà e senza ostacoli» (28,31) Finalità Apologetica • Possiamo attribuire, in conclusione, agli Atti una specifica finalità che possiamo chiamare apologetico-ecclesiologica, non va dimenticato però che l'apologia stessa, così come nell'ultimo discorso di Paolo (At 26,1-23) e poi a proposito della pagina conclusiva del libro (28,17-31), sfocia nell'annunzio, nella proclamazione di Gesù. • Ed in effetti il materiale di tipo kerygmatico, nel Vangelo l'annunzio del regno, negli Atti degli Apostoli l'annunzio di Cristo morto e risorto, è riportato con abbondanza. • Luca non vuole solo corroborare la fede del lettore (Lc 1,4), ma anche muoverlo all'impegno personale, presentargli tutto un itinerario di vita cristiana. Fine • Luca ci presenta un Messia da seguire "ogni giorno" (Lc 9,23), nella gioia della salvezza e nella lode, ma anche nella perseveranza, nella povertà, nella preghiera. • L'evangelista dei grandi orizzonti - da Adamo al regno, da Gerusalemme ai confini della terra - è anche l'evangelista della quotidianità. Fratelli di Gesù