Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna Policlinico S.Orsola-Malpighi Seminario: L’ Infermiere Case Manager Bologna 19 Settembre 2007 La consulenza infermieristica Giuliana Nepoti Dove si applica la consulenza e perché Sempre di più i pazienti ematologici e oncologici vengono ricoverati in Unità Operative diverse da quelle che la patologia richiederebbe. non solo….. la consulenza può essere applicata su: •pazienti terminali a domicilio •pazienti sottoposti ad interventi chirurgici massivi •pazienti ricoverati in strutture extraospedaliere (Hospice, RSA, ADI). L’infermiere può applicare la consulenza come sancisce la normativa che ha abolito il mansionario e come recita il codice deontologico a proposito di responsabilità e ricorso all’intervento e alla consulenza di esperti. Soprattutto deve essere in grado di riconoscere ed accettare l’integrazione con altri professionisti. All’interno dell’Azienda è già in essere la consulenza per le lesioni da decubito; pertanto si auspica di poter estendere questa pratica anche ad altri campi assistenziali. Applicabilità della consulenza per i dispositivi venosi La complessità delle terapie antiblastiche richiedono sempre di più di lavorare in sicurezza, per garantire efficienza ed efficacia del trattamento al malato. Pertanto ogni qualvolta ci si appresta a proporre un trattamento antiblastico al paziente oncologico, gli si propone anche l’impianto di un catetere venoso centrale parzialmente impiantato o totalmente impiantato. La scelta di uno o dell’altro è determinata dalla complessità del regime terapeutico e dal prolungamento del trattamento stesso. Nell’ottica di favorire una assistenza di qualità, un operatore esperto e preparato in un determinato settore può essere di particolare aiuto per ottimizzare le risorse e gli interventi. L’infermiere deve essere in grado di conoscere la tipologia di catetere, ma soprattutto deve essere in grado di riconoscere e identificare le complicanze: • tardive da posizionamento • infettive • trombotiche • meccaniche Perché il Case Manager? • Ha un ruolo fondamentale di educazione verso il paziente e la famiglia (care giver) nella gestione a domicilio del dispositivo. • Ha un ruolo attivo verso i reparti non oncologici che accolgono ugualmente questa tipologia di pazienti, in qualità di operatore sul malato e formatore nei confronti di altri professionisti. • Si pone come intermediario e garante fra il paziente e le strutture extraospedaliere al momento della dimissione. Nel processo di educazione al paziente il case manager deve porsi come obiettivi: • la progressiva riduzione della dipendenza • la crescita di responsabilità • la consapevolezza della propria malattia • la collaborazione con gli operatori La consulenza: perché? • per una assistenza più qualificata ed efficace; • per valorizzare e potenziare l’integrazione professionale; • per fornire un intervento qualificato; • per sviluppare conoscenze, attitudini, esperienze. La consulenza per chi? La consulenza deve essere intesa come una risorsa per la struttura organizzativa e per altri contesti operativi; pertanto va considerata come: • prestazione tecnica; • addestramento sul campo del collega; • formazione per il riconoscimento delle complicanze; • educazione del paziente e del famigliare; • valutazione; • supervisione ai colleghi. Effetti positivi della consulenza: • sicurezza per il paziente; • maggiore autonomia per i pazienti e i parenti; • sviluppo di competenze degli operatori; •soddisfazione professionale del consulente. Nell’ottica della qualità ottimale dell’assistenza ci si auspica sempre più che ciascun professionista sia in grado di riconoscere i propri limiti operativi e che sappia identificare il momento per richiedere l’intervento di altri professionisti specializzati. La consulenza risulta quindi un momento importante di confronto e di integrazione fra due professionisti che si scambiano informazioni. Come applicare la consulenza • tutti le Unità Operative devono essere informate sulla attivazione della procedura; • è impensabile che pazienti già in possesso di un dispositivo venoso debbano essere sottoposti a nuovi impianti perché nelle Unità Operative non c’è nessuno in grado di gestirli; • deve essere estesa a tutte le tipologie di pazienti non solo ematologici o oncologici. Il Case Manager partendo dalla Valutazione dei bisogni del paziente deve: • coordinare e attivare le attività; • organizzare piani operativi; • avviare e migliorare i percorsi assistenziali; • svolgere funzioni di collegamento e di monitoraggio. L’ambulatorio infermieristico dentro e fuori dall’ospedale Al momento della dimissione l’infermiere case manager deve farsi carico di mettere in contatto il paziente con il servizio infermieristico domiciliare che ha come obiettivo la presa in carico assistenziale al domicilio stesso o presso l’ambulatorio infermieristico. Nella mia realtà operativa si è instaurato un rapporto collaborativo con i poliambulatori dell’area specialistica della città di Bologna, dove gli ambulatori infermieristici prendono in carico, nell’ottica della proficua integrazione ospedale/territorio, i pazienti che saranno dimessi. Questo processo, per la sua realizzazione, ha richiesto un tempo di 2 anni. La formazione è stata suddivisa in due momenti: • formazione in aula con lezioni frontali e pratiche; • formazione sul campo con la frequentazione del Day Hospital dell’Istituto Seragnoli e del Day Hospital Oncologico dell’Ospedale Bellaria In tutto abbiamo formato 40 operatori che insieme hanno redatto una istruzione operativa, tuttora in uso. Esperienza personale Le richieste di intervento, sia sul posto che telefoniche, per le gestione dei cateteri venosi centrali sono in aumento. Al momento utilizziamo la richiesta di consulenza specialistica usata per i medici, con l’obiettivo di produrne una ad uso esclusivo infermieristico. Ovviamente questo percorso deve essere integrato con gli altri Servizi di Oncologia del Policlinico. Nella mia Unità Operativa abbiamo creato una rotazione di consulenza, in modo tale che ciascuno degli infermieri possa compiere questo atto. GRAZIE