Comunicazione del rischio

In termini generali, possiamo intendere la
“comunicazione del rischio” come l’insieme dei
processi di scambio di informazioni relative a
dati epidemiologici, esiti di indagini, fenomeni,
eventi con possibili effetti dannosi sulla salute
e/o sull’ambiente, tra i soggetti potenzialmente
interessati.
Cos’è il rischio?



L’eventualità che si verifichi qualcosa di
negativo.
La possibilità di esporre qualcosa di positivo
ad un danno.
La parola indica solamente i rischi pericolosi,
per esprimere la promessa di cose buone si
usano altri termini (opportunità)
Cos’è il rischio?

Come si può notare, quello di rischio è un
concetto che associa due elementi
fondamentali:
– il primo è la probabilità che un determinato
evento si verifichi,
– l’altro elemento è la conseguenza
dell’evento.
Il rischio oggi


Ad oggi, l’uomo occidentale ha raccolto con
successo un numero crescente di sfide
settoriali per aumentare la sua sicurezza e il
suo benessere.
Ma ha prodotto situazioni inedite dagli sviluppi
difficilmente prevedibili, che possono fungere
da moltiplicatori esponenziali di rischio.
Il rischio e il pericolo


Affrontando la tematica del rischio, però,
bisogna fare delle distinzioni che riguardano la
parola rischio e la parola pericolo.
Nel senso comune queste due parole
assumono spesso lo stesso significato, ma è
necessario evidenziare alcune differenze
significative.
Il pericolo e il rischio


Il pericolo esprime la potenzialità di una
determinata entità o situazione di causare un
danno
mentre il rischio è espressione dell’eventualità
che l’evento dannoso si verifichi moltiplicato
per la gravità degli esiti stessi del danno.
Il pericolo e il rischio


Il pericolo ha una forte componente oggettiva,
che è legata esclusivamente alla presenza
della fonte di pericolo stessa;
il rischio ha una natura complessa che è
fondamentalmente legata all’incertezza del
verificarsi dell’evento negativo.
Il pericolo e il rischio

il rischio è caratterizzato da sempre più
numerosi latent side effects, (effetti collaterali
latenti) indotti dal progresso delle scienze che
“quanto più calcolano razionalmente, tanto più
rendono complessa la costruzione del calcolo e
incerto il futuro”
Lhumann
Perché comunicare il rischio?



Nella considerazione della parola rischio viene
inserita anche la capacità percettiva e
decisionale dell’individuo.
Infatti, si parla di rischio soltanto quando può
essere presa una decisione.
Altrimenti perché comunicare il rischio?
La confusione dei termini

Una volta separato il concetto irreale del rischio
(Beck, 1986) da quello più concreto del
pericolo, è ora necessario separare alcuni
concetti che - nel quadro della più ampia
tematica del rischio – sono stati in molti casi
considerati intercambiabili, generando spesso
confusione.
Crisi, emergenza, disastro


Crisi, emergenza e disastro sono termini che
riguardano tutti un allontanamento dalla
situazione di normalità (definita come
situazione di equilibrio dalla teoria dei sistemi),
ma con caratteristiche e dinamiche diverse.
La sicurezza assoluta e definitiva non esiste
Emergenza

Si definisce emergenza:
– un problema acuto che necessita di un
intervento urgente presumibilmente allo
scopo di prevenire un peggioramento della
situazione
– Essa si riferisce a quegli eventi caratterizzati
da una “alta tensione”, che si manifestano
improvvisi e che perdurano fino alla
predisposizione di una soluzione mirata.
Crisi


Per crisi si intende un evento straordinario
che provoca uno squilibrio tra le componenti
di una realtà, producendo un effetto negativo
sulle attività umane
La differenza rispetto all’emergenza sta nel
fatto che la crisi è un evento che parte dalla
normalità e si sviluppa, deviando
drammaticamente da essa, in un crescendo di
tensione
Disastro

Il disastro è un processo con un decorso molto
più naturale in quanto è un cambiamento
repentino di una tale dimensione che tutti i
mezzi immediatamente disponibili non riescono
a gestire la situazione o a restaurare la
normalità. Es. l’eruzione di un vulcano.
Crisi, emergenza, disastro

Come si vede, dunque, sia la crisi, sia
l’emergenza, sia il disastro hanno in comune
alcuni aspetti importanti, come:
–
l’eccezionalità dell’evento,
–
la sua visibilità e
–
la necessità di approntare risposte tempestive e
pertinenti
Società industriale e
Società postindustriale

In questi due tipi di società, si affermano
sistemi di valori del tutto differenti. Le società
di classe [U. Beck] rimangono legate all’idea
di uguaglianza

Mentre non è così per la società del rischio. Il
progetto normativo che sta alla sua base e la
spinge in avanti, è la sicurezza.
Rischio e società

Ad una società fortemente impegnata alla
soluzione di problemi di scarsità, subentra una
società che espone gli individui al problema di
dover evitare rischi sempre più crescenti. Si
tratta di un vero e proprio cambiamento di
misura:
–
–
ho fame!
ho paura!
Il rischio

Non è un’invenzione della modernità.

Nel passato ognuno, nel cimentarsi in una
impresa, metteva sempre in conto le incognite
a cui andava incontro.

Ma si trattava di rischi personali, non di pericoli
globali

Ecco allora che quella che era la società del
rischio diventa, la società mondiale del rischio
Rischio e fragilità istituzionale

La globalizzazione dei rischi mette in luce
l'immensa difficoltà dello Stato-Nazione di
predire, organizzare e controllare il rischio in un
mondo di reti mondiali interattive e di fenomeni
ibridi, soprattutto quando nessuno assume la
responsabilità dei risultati.
Comunicare la sicurezza e
comunicare il rischio

Il paradosso della sanità pubblica:

Affermare la validità delle misure di prevenzione
attraverso la comunicazione.

Segnalare i rischi possibili con misure di
prevenzione che non raggiungono il “rischio zero”
 Creare una empatia con la collettività
 L’ascendente e l’autorità
(autorevolezza/autoritarismo)
I segni e i linguaggi

Per comunicare occorrono segni

La semeiotica è una lettura di segni

I segni possono dare origine a linguaggi

I linguaggi possono essere verbali o non verbali

Il linguaggio del corpo o quello del portamento
professionale denotano la “coscienza di sé”
La comunicazione interna del Ssn

Uniformare i codici di comunicazione: una definizione
per ogni azione gestionale e sanitaria e un criterio
unico per la classificazione e la ridistribuzione dei dati.

Anagrafi trasparenti per operatori, utenze e
organizzazioni interessate ai vari processi.

Tracciabilità filiere attraverso sistemi di comunicazione
con codici internazionali.

Impostare l’organizzazione su principi di economia
comunicativa.
Indicazioni e orientamenti





Uno dei motivi per comunicare è quello di fornire indicazioni
(anche leggi e regole) e orientamenti ai cittadini e agli utenti.
Al telefono “si sentono” le voci disponibili così come quelle
scostanti.
Le mappe o le istruzioni proiettano la nostra percezione
dell’ambiente.
I media creano relazioni con un gran numero di persone che
non incontriamo e non conosciamo.
L’art. 3 della Costituzione dice che “è un obbligo rimuovere
gli ostacoli che impediscono la parità dei cittadini, senza
distinzioni di lingua…”
Simmetrici o complementari

La simmetria delle relazioni si basa
sull’uguaglianza (es. tra servizi).

La complementarità sulla differenza.

Entrambe derivano da un giudizio reciproco e
si basano sulla verifica continua delle rispettive
posizioni.

Per un giudizio reciproco occorre innanzi tutto
un giudizio su di sé.
Impossibile non comunicare

L’assenza di comunicazione è una comunicazione

L’assenza di comunicazione non viene lamentata e non
viene rilevata l’esistenza di una fonte della
comunicazione

Se i Servizi Sanitari non comunicano:

o comunicano involontariamente una carenza di intervento
istituzionale.

o consolidano la convinzione della loro inesistenza agli occhi
della società.
Essere in relazione
 Pur parlando degli stessi argomenti:
 Un cultore dell’omeopatia e un medico allopata spesso non si
intendono.
 Così accade spesso per il sindacalista e il datore di lavoro.
 Nella comunicazione interna ai servizi ed esterna ad
essi occorrono codici uniformi e percorsi comunicativi
appropriati.
 Prima di parlare bisogna ascoltare.
 Per farsi capire occorre prima capire.
I presupposti scientifici

Il saper fare scientifico necessita di presupposti.

I presupposti devono essere chiari ed enunciabili

Tuttavia,il progresso scientifico basa la sua forza
sulla capacità di rivedere sempre i presupposti per
crearne di nuovi.

I presupposti devono essere modificabili.

La comunicazione è indispensabile per il
progresso.
Perché comunicare ?

Comunicare qualcosa/esprimere.

Comunicare a qualcuno/trasmettere.

Se c’è un interlocutore questo deve reagire ad una
informazione.

Si insatura un meccanismo a feedback.

Per comunicare occorre una percezione di sé.

Per una comunicazione efficace occorre che i destinatari
possano capire i significati dei messaggi.

Questo processo genera una “coevoluzione”.
Comunicazione del rischio

In termini generali, possiamo intendere la
“comunicazione del rischio” come l’insieme dei
processi di scambio di informazioni, relative a
dati epidemiologici, esiti di indagini, fenomeni,
eventi con possibili effetti dannosi sulla salute
e/o sull’ambiente, tra i soggetti potenzialmente
interessati.
Comunicazione del rischio


Presuppone il superamento di approcci
tradizionali che la intendevano come un
passaggio unidirezionale dagli “esperti” al
“pubblico”.
Diventa comunicazione a più vie, per sviluppare
forme di relazione fra gli attori, dialogo con
contenuti informativi adatti alla molteplicità delle
prospettive nell’analisi e nella gestione dei
rischi.
Comunicazione del rischio

Non si tratta quindi solo di “informazione” che
viene veicolata, bensì di condivisione di
informazioni, di opinioni, di timori, ecc., in
una “leale” interazione.

Diviene centrale il tema del “riconoscimento”
e della fiducia tra i diversi attori coinvolti nei
processi di comunicazione.
Comunicazione del rischio



Il nodo della “autorevolezza” riguarda in primo
luogo le istituzioni, che devono confermare e
accrescere la loro credibilità.
Ciò vale anche per i media.
I media assumono un ruolo di crescente rilievo,
in virtù delle loro capacità di orientare
l'attenzione collettiva e di rappresentare
immagini della realtà con grandi potenzialità
diffusive.
Comunicazione del rischio


Il tema della comunicazione del rischio trova i
primi riscontri normativi nel campo del rischio
industriale.
Le direttive comunitarie “Seveso” (1982),
stabiliscono che le popolazioni esposte siano
informate sui rischi, sulle misure adottate per
minimizzarli e sulla condotta da tenere nel caso
si verifichi un incidente, e tali obblighi sono
recepiti nell’ordinamento italiano.
Comunicazione del rischio


Una informazione efficace è rilevante ai fini
della prevenzione, che è favorita dalla
trasparenza delle informazioni e dalla
consapevolezza diffusa dei rischi.
Contribuisce allo sviluppo di una vera e propria
“cultura del rischio”, rivestendo inoltre un
notevole ruolo nel promuovere, in particolari
situazioni di pericolo, comportamenti adeguati.
Comunicazione del rischio


Nella progettazione e nell’attuazione delle
politiche informative, occorre cogliere la
complessità dell’oggetto “rischio”, che non è
esaurita dalla sola complessità tecnica
Conta in modo determinante la percezione
sociale del rischio che condiziona il reale
svolgimento dei processi comunicativi
Comunicazione del rischio
Nel processo di comunicazione del rischio si
deve tener conto che ogni aggregato sociale
coinvolto è portatore di diversi valori,
conoscenze, bisogni, interessi, aspettative che
devono essere noti a chi voglia dare
informazione in modo mirato.
Comunicazione del rischio
Tener conto della diversità dei tanti “pubblici”
non esime dalla necessità prioritaria di una
informazione chiara, scientificamente
attendibile, che abbia come sua essenziale
finalità quella di promuovere una condivisione
di significati, un comune approccio
nell’interpretazione di fenomeni complessi, e
una auspicabile maggiore partecipazione
positiva dei cittadini ai processi decisionali.
Comunicazione del rischio


E’ consueto il ricorso ad una assegnazione
soggettiva di probabilità, in assenza di serie
storiche di dati su cui costruire fondate
probabilità oggettive.
Nella valutazione entrano dunque elementi di
conoscenza ed esperienza personale che
spiegano differenti risultati e conseguenti
controversie fra analisti.
Comunicazione del rischio

Alle discrepanze nell'analisi di rischio
originate da scelte tecniche contrastanti si
aggiungono, nella valutazione,
considerazioni di tipo psicologico, culturale,
sociale, etico, ideologico e politicoamministrativo.
Comunicazione del rischio


Non tutti i rischi interessano alla gente:
l’attenzione selettiva si concentra su pericoli
specifici, trascurandone altri.
Ciò è dovuto al fatto che la “percezione” di
ciò che temiamo è mediata dai sistemi di
credenze che condividiamo col gruppo di
appartenenza, in breve: dalla cultura.
Comunicazione del rischio

L’analisi quantitativa, sebbene di
fondamentale importanza per analizzare e
ridurre le incertezze relative agli eventi, non
esaurisce appieno la complessità della
tematica del rischio, soprattutto in ordine alle
problematiche comunicative ad essa
connesse.
Comunicazione del rischio
Elementi costitutivi della comunicazione sono:
 l’emittente
 il ricevente o target
 il messaggio
 il modo di comunicare
 il tempo della comunicazione
 il luogo dove avviene la comunicazione
 il motivo della comunicazione
Chi e come comunicare

Chi comunica il rischio deve:
– essere autorevole, possibilmente facente
parte di Organismi accreditati
– basarsi su evidenze scientifiche
– basarsi su conoscenze e dati certi
Il rischio alimentare

“Il rischio è inversamente proporzionale
alla conoscenza”
Irving Fischer
La teoria del capitale e dell’interesse

“Se non siamo in grado di misurare quello
di cui stiamo parlando e di esprimerlo in
numeri, allora la nostra conoscenza è
misera e insoddisfacente”
Lord Kelvin
Quanto è grande il problema della
sicurezza alimentare?
Il CDC (Centers for Diseases Control)
Infectious Disease Information Food-Related
Diseases dichiara:
 76 million Americans get sick,
 more than 300,000 are hospitalized,
 and 5,000 people die from foodborne illnesses
each year
www.cdc.gov
Cosa succede in Italia ?
Distribuzione degli isolamenti di Salmonella per regione e per
fonte di isolamento
REGIONE
Uomo
Fonti non
umane
Non noto
Totale
EmiliaRomagna
424
1.827
29
2.280
Lombardia
1.470
671
4
2.145
Veneto
1.038
896
35
1.969
Sicilia
217
540
1
758
Trentino
677
17
0
694
Lazio
624
7
0
631
Toscana
370
325
0
695
Piemonte
388
31
0
419
Campania
0
3
0
3
Il valore dei rischio
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nei primi 8
mesi del 2006 le miniere di carbone cinesi
hanno ucciso 2.900 persone in incidenti
causati da alluvioni, esplosioni ed
allagamenti.
Il valore dei rischio

Influenza aviare in Cina

2003
Cases deaths
1 -1
2004
2005
cases deaths cases deaths
0-0
8 - 5
2006
Totale
cases deaths
cases deaths
12 - 8
21 - 14
Comunicati stampa
Comunicati stampa


I comunicati stampa servono per annunciare alla
“stampa” qualcosa di nuovo ed interessante.
Devono:
–
–
–
–
–
–

essere semplici, mirati ed efficaci
dire qualcosa di interessante per le persone, non per
l’organizzazione che li scrive (“notiziabilità”)
avere un buon incipit (interessante, specifico, diretto: non
banale)
trovare l’approccio migliore per rendere la notizia appetibile
utilizzare la tecnica della “piramide rovesciata”
essere rivolti ad un gruppo specifico di lettori
Di seguito, qualche consiglio.
Un buon comunicato




Non più di un paio di cartelle, meglio se condensato
in una.
Non scrivere troppo fitto: la spaziatura fra le righe
permette al giornalista di fare le dovute correzioni
A margine, nome e numero di telefono diretto di chi
contattare per ulteriori informazioni
Grafici, tabelle e fotografie sono optional, ma
neanche da scartare
Comunicati stampa
1) L’intestazione deve essere sempre scritta in
forma attiva.
Non importa se ciò che volete comunicare è già
accaduto da qualche giorno o settimana:
l’intestazione deve lasciare intendere che il fatto è
“fresco di giornata”.
Comunicati stampa
2) Il testo del comunicato deve essere coniugato al
passato
Se per l’intestazione è consentito “mentire” un po’ il
resto del comunicato stampa deve raccontare il vero.
Quindi, se il fatto è accaduto tre settimane prima, il
comunicato ne parlerà usando i verbi al passato.
Comunicati stampa
3) Il primo paragrafo non deve svelare tutto.
Deve essere breve (un paio di frasi) e indicare chi, cosa, dove
quando e perché.
Nel resto del comunicato si approfondisce la notizia.
Molti professionisti della comunicazione non leggeranno oltre il
primo paragrafo.
E’ utile cominciate il comunicato scrivendo la data, il nome della
città e dello Stato in cui ci si trova.
Comunicati stampa
4) Il comunicato stampa va scritto come un articolo di
giornale.
Non deve trapelare alcun interesse nel promuovere la
propria organizzazione.
L’obiettivo è quello di annunciare la notizia e spiegare
perché questa sia rilevante.
Evitare frasi quali “siamo lieti di annunciare” o altre
frasi di tipo promozionale. Scrivere invece il
comunicato in modo che i media possano “copiare e
incollare” nel loro articolo.
Comunicati stampa
5) Utilizzare lo stile della piramide rovesciata.
La struttura di un buon comunicato stampa è “largo in
cima e sottile in fondo”.
Le informazioni importanti vengano dette subito,
seguono quelle semi-importanti e si chiude con le
informazioni di cui si potrebbe anche fare a meno.
Se un redattore vuole pubblicare la vostra notizia ma
dispone di uno spazio limitato, può pubblicare un
testo completo anche se taglia il finale.
Comunicati stampa
6) Utilizzare le virgolette.
E’ la maniera appropriata per citare frasi di altri senza
dirle esplicitamente nel corpo del testo.
La frase citata deve essere stata pronunciata dalla più
alta figura in carica di quella specifica attività e
solitamente le virgolette seguono il primo paragrafo e
possono ricomparire più avanti in modo da dare
l’impressione di leggere un vero articolo di giornale.
Quando si cita qualcuno per la prima volta, è bene
riportare il nome completo e la carica rivestita. Poi
sarà sufficiente riportare il solo cognome.
Comunicati stampa
7) Fornire informazioni per i contatti diretti.
Può accadere che il giornalista voglia avere maggiori
informazioni.
Non dimenticare di mettere i riferimenti di contatto
necessari nelle righe che precedono il comunicato o
nell’ultimo paragrafo se i contatti sono molto
dettagliati (Tel., mail, Sito Web, ecc.).
Comunicati stampa
8) Leggete qualche esempio prima di
cominciare a scrivere.
Potrebbe risultare utile, prima di cominciare a
scrivere, leggere alcuni buoni esempi di comunicati
stampa realizzati in maniera corretta.
Comunicati stampa

Il comunicato stampa non è:
–
Un invito ad un evento (l’evento non è mai una
notizia, ma il tema dell’evento si)
–
Una panoramica sull’azienda
–
Un redazionale o un pubbli-redazionale
–
Pubblicità gratuita (o almeno non è solo quello!)
Comunicati stampa

Obiettivi del comunicato stampa:
–
dare visibilità immediata
–
creare una buona reputazione aziendale
–
comunicare una novità in azienda
–
dare un’immagine trasparente dell’azienda,
parlando anche dei problemi e di come si intende
risolverli (raramente)
Agenzie di stampa: un buon
modello

Flash iniziale (la notizia nuda e cruda in una o
due righe)

La notizia vera e propria (il “take”, 145 parole)

Il servizio giornalistico (756 parole)

L’approfondimento (379 parole)

La scheda di appoggio storico (ricordiamoci di
quando… 738 parole)
Compito dell’ufficio stampa





Assicura l’elaborazione e l’attuazione del piano di
diffusione dell’immagine aziendale.
Cura i rapporti con i mass-media e con gli organismi
istituzionali e associativi del giornalismo.
Individua, seleziona e classifica i centri di
informazione di interesse per l’impresa
Fa pervenire le informazioni giuste solo al destinatario
finale “giusto”.
Cerca di ottenere la comprensione e la simpatia dei
giornalisti mediante un rapporto, anche personale, a
carattere continuativo e organizzato.
Oltre alla scrittura…



Il comunicato stampa non deve essere
abbandonato a se stesso (telefonare almeno ai
redattori con i quali si ha un rapporto amichevole).
Al telefono si possono spiegare a voce le cose che
non si sono potute dire nel comunicato.
Se il comunicato non fosse ripreso dagli organi di
stampa il giorno successivo ci si può così informare
sui motivi della mancata pubblicazione. (Non
esprimere irritazione ma solo rammarico!).
Comunicati stampa

Prima di pubblicare un comunicato stampa è
importante interrogarsi:
–
–
–
–
sulla tempistica (è il momento giusto per attirare
l’attenzione su di sé?)
sull’attinenza settoriale (pubblicare il comunicato
su media adeguati)
sulla completezza delle informazioni (nomi, dati,
riferimenti, geolocalizzazione)
sulla chiarezza delle informazioni (è chiaro quale
sia la notizia principale?)
Il fattore tempo

I comunicati devono arrivare in mattinata o nel
primissimo pomeriggio

I comunicati possono arrivare alle otto o alle nove di
sera solo se hanno una priorità assoluta

Se un giornale scopre che una notizia è stata
pubblicata già da un altro, può decidere di non
riprendere una notizia che è diventata già vecchia

Una manovra condotta male rischia di portare a una
copertura parziale e insoddisfacente
L’embargo

Consiste nel chiedere ai giornali di non pubblicare la
notizia (e alle agenzie di non diffonderla) prima di una
certa ora e di una certa data indicata con chiarezza alla
testa del comunicato.

Vantaggio: all’azienda consente di agire con calma e
precisione, ai giornali di non farsi prendere alla
sprovvista.

Rischio: se qualcuno non rispetta il vincolo di natura
etica (accordo fra gentiluomini) “brucia” la notizia
pubblicandola in anticipo.
L’appoggio

Alcuni comunicati servono ad annunciare un evento, un
convegno o una conferenza stampa.

In questo caso l’obiettivo è quello di farlo pubblicare dal
maggior numero di media in modo da attirare la
massima attenzione sul successivo evento

L’appoggio consiste nel telefonare al giornalista per
avvertirlo dell’invio del comunicato. Per il giornalista,
l’appoggio è una seccatura tremenda.

L’appoggio deve servire a suscitare l’attenzione (messa
in allerta)
L’ABC dell’addetto stampa

Accuratezza: essere sicuri di ciò che si scrive, controllare le
informazioni presso la fonte ufficiale, le cifre, i dati, evitare gli
errori di grammatica e di sintassi
 Brevità: concentrare il comunicato nel minor numero di parole,
abolendo aggettivi e avverbi superflui e ogni altro tipo di
involuzione.
 Chiarezza: parlare lo stesso linguaggio del lettore, ossia del
giornalista, che a propria volta dovrà parlare quello dei suoi lettori;
facilitargli il compito vorrà dire migliorare il risultato che si desidera
ottenere



Un’idea in ogni periodo
Un concetto compiuto in ogni frase
Sequenze lineari di soggetto, verbo e complemento
Altri trucchi del mestiere

Esempio di forma grafica per evidenziare la notizia:
–
–
–
–

Tutto maiuscolo i titoli;
In bold i sommarietti;
In corsivo le parole chiave del testo;
Usare caratteri del tipo Helvetica, più lineari e con meno rischi
di “impastature”, soprattutto via fax o in fotocopiatura
Il titolo è sempre utile?
–
–
–
–
–
illustra in modo sintetico i contenuti del testo
Consente di capire che cosa contiene il comunicato
Deve essere breve
Deve puntare su uno o massimo due elementi chiave
Lo scopo è di informare evitando gli slogan pubblicitari
Editing


Controllare sempre i testi.
Suggerimenti, anche se elementari, riguardanti:
–
–
–
–
–
–
–
–
–
Abbreviazioni
Accenti
Apostrofo
Il corsivo
Maiuscolo/minuscolo
Abbreviazioni delle unità di misura
I numeri
Le parentesi
I puntini di sospensione, il trattino e le virgolette
I maestri

George Orwell scriveva nel saggio Politics and the
English language:
–
–
–
–
–
Non usare mai metafore, similitudini o altre figure retoriche
che sei abituato a vedere sulla stampa
Non usare mai una parola lunga se ce n’è una più corta
Se puoi tagliare una parola tagliala sempre
Non usare mai la forma passiva quando puoi usare quella
attiva
Non usare mai una parola straniera, un termine scientifico o
una espressione gergale quando c’è un equivalente nella
lingua quotidiana.
I maestri

Ernest Hemingway indicava come modello di
scrittura il Manuale di stile del “Kansas City Star”,
giornale per il quale lavorava in gioventù:
–
–
–
–
–
–
frasi brevi
attacchi brevi
lingua robusta
essere positivo, non negativo
evitare il passivo
eliminare ogni parola superflua
I maestri

Italo Calvino, nelle Lezioni Americane
suggerisce sei parole chiave:
–
–
–
–
–
–
Leggerezza
Rapidità
Esattezza
Visibilità
Molteplicità
Coerenza
Qualche suggerimento per
migliorare


Quando si disegna un soggetto in prospettiva, si
fissano preventivamente alcuni punti lungo i quali si
tracceranno le linee. I punti sono una deformazione
della realtà, ma servono a far percepire distanze e
rapporti.
Un fotografo, quando vuole esprimere una
raffigurazione complessa (es. un'atmosfera con tanti
elementi), raggiunge il suo fine se si concentra su un
particolare o un gesto, capace di rappresentare il
tutto.
Qualche suggerimento per
migliorare



In molte scritture ogni singola frase è corretta ed
esaustiva ma la successiva sembra metterla in dubbio
introducendo una riflessione integrativa che costringe a
rileggere la frase precedente per sentirsi rassicurati.
Tutto questo genera un processo lento.
In una conferenza o in una relazione è bene dichiarare
nelle prime due frasi qual è l'obiettivo (la tesi che si
vuole dimostrare) e quali sono gli ostacoli interpretativi.
Talvolta si rende necessaria a metà percorso una sosta
riflessiva, in cui si riprende in mano il preambolo e si
giustifica così il percorso seguito.
Qualche suggerimento per
migliorare




Analogamente, il giornalista deve conquistarsi
l'interesse di lettura con le prime frasi:
la prima per dichiarare l'argomento e la sua importanza,
la seconda per preannunciare il metodo di racconto
(intervista oppure inchiesta oppure confronto di
opinioni).
Nel caso di comunicazioni complesse, può essere utile
la divisione preventiva in più “pezzi”, raccordati tra loro
da brevi richiami. Questa operazione diventa più difficile
per chi “passa” il pezzo in stampa.
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