INDICE
• TRACCE DEGLI
ANIMALI
• CERVO
• LUPO
• VOLPE
• CINGHIALE
• CAPRIOLO
• DAINO
Tracce animali
SEGNI DI PRESENZA
IMPRONTE - FATTE
Le impronte
Ogni animale che cammina sulla neve o su
un terreno fangoso lascia l’impronta delle
sue zampe. Dalla forma e dalle dimensioni
dell’orma possiamo capire chi l’ha lasciata.
Ci sono animali che appoggiano tutta la
pianta ad esempio il tasso, altri che
poggiano solo le dita. Il cinghiale poggia
solo il terzo e quarto dito e le unghie
modificate formano lo zoccolo, mentre i
residui del secondo e quinto dito formano
le protuberanze dette speroni.
L'orma può essere costituita da
un’impronta con vari cuscinetti
(corrispondenti alle dita).
Possono essere presenti i segni delle
unghie e 4 o 5 cuscinetti.
Cervo
Gli zoccoli sono ben sviluppati ed arcuati,
formati da due parti non identiche. Sono
evidenti cuscinetti carnosi di forma ovale.
L’arto inferiore è più grosso e più rotondo.
Cinghiale
Dimensione dell'impronta
circa 6-9 cm di
lunghezza per 5 -7 cm di
larghezza, con forma a
trapezio per la disposizione
molto laterale degli speroni
quasi sempre impressi, gli
zoccoli sono robusti, più
arrotondati negli adulti e
appuntiti nei giovani.
Volpe
Sono presenti i segni delle unghie: impronta
lunga circa 5 cm e larga 3,5 cm di forma
ellittica.
Lupo
Impronta lunga circa 9 - 11 cm e larga 8 - 10
cm dalla forma più arrotondata.
Daino
Ha unghioni più piccoli,
ma più allungati e
appuntiti di quelli del
cervo. I cuscinetti sono
molto sviluppati
nell’arto anteriore ed
occupano quasi metà
dell’impronta.
Capriolo
Dimensione dell'impronta di 4 - 5 cm x 3 cm
(sono le più piccole tra tutti gli ungulati
selvatici europei), zoccoli piuttosto appuntiti
e sottili.
Tasso
L'orma è più schiacciata (circa 5-7 cm x 4 cm)
con artigli molto sviluppati e cuscinetti delle
dita allineati e paralleli tra loro (come le dita
di una mano) . Le orme anteriori lasciano
impressi i segni delle unghie per circa 2-3 cm,
quelle posteriori solo per 1 cm.
Faina
L'orma è arrontondata - ovale (circa 3,5–4 cm
x 3 cm); l'impronta del dito più interno è
spesso solo accennata:
Canis lupus
CARATTERISTICHE
Simile nell’aspetto generale a un cane di
razza "Pastore tedesco ", il Lupo ha
dimensioni che variano da 100 a 140 cm di
lunghezza, da 60 a 75 cm di altezza al
garrese, mentre 30-35 cm spettano alla coda.
Il peso in genere è di 25-35 Kg., anche se
spesso raggiunge i 40-45 Kg.
Il mantello invernale ha pelo lungo e fitto e
la colorazione tende al grigiastro,
contrariamente a quello estivo in cui il
pelame è corto, rado, poco denso e di colore
marrone - rossiccio. Una macchia bianca si
estende ai lati del muso e sulle guance,
mentre la punta della coda é nera
Nella popolazione italiana e in quelle
mediterranee in genere, gli arti
anteriori frontalmente sono sempre
percorsi da una sottile striscia
longitudinale scura. Le orecchie
sono triangolari, arrotondate,
erette e più corte che nel cane. Gli
occhi sono in genere di colore giallo
dorato o ambrato.
Il Lupo è un animale
fondamentalmente notturno. Gli
ambienti di vita ottimali sono
rappresentati soprattutto da
superfici boscose alternate a radure,
pascoli e macchie, anche se sempre
con maggiore frequenza viene
segnalato in ambienti anche molto
degradati.
DOVE VIVE???
Il Lupo in tempi storici era comune e diffuso in tutto il Nord America
e l'Eurasia, con l’esclusione di Indocina e Indonesia. Attualmente,
sia per la persecuzione diretta da parte dell'uomo che per
l’alterazione degli ambienti idonei, la distribuzione è notevolmente
più limitata e frammentata e, in Europa, le popolazioni relitte sono
confinate nella ex Unione Sovietica europea, nelle penisole
balcanica, iberica e italiana.
In Italia, fino a pochi anni fa, la presenza del Lupo era limitata, con
poco più di 100 esemplari, alle regioni centrali e meridionali, ma
negli ultimissimi anni si è verificato un incremento demografico
(attualmente gli individui stimati sono 380-500) e una notevole
espansione dell’areale che ora comprende anche l’Appennino
settentrionale ed i primi rilievi montuosi francesi. Questa
espansione è da attribuire, verosimilmente, a tanti fattori
favorevoli: la protezione legale della specie, l'abbandono di molte
aree montane e sub montane, il ritorno in molte aree dei grossi
Ungulati selvatici. Inoltre, l’espansione della popolazione
balcanica di lupi, che ormai ha raggiunto il confine italiano, lascia
prevedere una rapida colonizzazione anche delle Alpi orientali.
In Calabria, dove è sempre rimasto uno dei nuclei
più consistenti della popolazione italiana,
l'areale, che nel recente passato comprendeva
il Pollino, la Sila e parte della Catena Costiera,
si è espanso verso sud fino all'Aspromonte da
dove era scomparso da alcuni decenni.
Le popolazioni isolate sopravvissute
nell'Europa meridionale (Italia, Spagna e
Balcani) soprattutto grazie alla presenza di
ambienti relativamente aspri, selvaggi e poco
sfruttabili da parte dell'Uomo e a pratiche
pastorali meno intensive e più tradizionali,
fondate più sulla difesa delle greggi che non
sulla distruzione del predatore, rappresentano
i centri di diffusione per la ricolonizzazione di
almeno una parte dell'areale europeo centrale
e meridionale da cui il Lupo é scomparso da
lungo tempo. E' indispensabile e doveroso,
perciò, continuare sulla strada intrapresa di
protezione e salvaguardia del Lupo e, più in
generale, dell'ambiente
COME VIVE???
Animale marcatamente sociale, il Lupo vive in gruppi
organizzati da una ferrea gerarchia le cui dimensioni
variano a seconda delle disponibilità ambientali.
In Italia, dove mancano le grandi prede, i branchi in genere
sono piccoli e frequentemente costituiti da nuclei familiari
che comprendono una coppia con i cuccioli dell'anno e a
volte i giovani dell’anno precedente.
L’organizzazione del branco attraverso una precisa
gerarchia sociale è indispensabile per garantirne il perfetto
funzionamento e il successo, per esempio
nell’abbattimento di prede molto grandi.
I rapporti sociali sono mantenuti attraverso un complesso
sistema di comunicazione sonoro (ululati, guaiti, uggiolii e
latrati), olfattivo (secrezioni ghiandolari, marcatura con feci
ed urine) e visivo (postura del corpo, posizione della coda
e delle orecchie ecc.)
Solo il maschio e la femmina dominanti si
riproducono, ma tutti i membri del gruppo
partecipano attivamente all'allevamento e alla
difesa della prole.
L’accoppiamento avviene a fine inverno e al
termine di due mesi di gestazione vengono alla
luce 3-6 piccoli che, passato un mese
incominceranno a uscire dalla tana. Dopo 8-12
mesi iniziano a seguire il branco negli spostamenti
e nella caccia.
I grossi erbivori selvatici (Cervo, Capriolo, giovani
di Cinghiale) costituiscono le prede di elezione
del Lupo ma dove questi sono poco frequenti,
l'attenzione è rivolta agli erbivori domestici
(pecore, capre, cavalli, mucche ecc.) ma anche a
piccoli animali (lepri, topi, rettili, insetti),
carogne, frutta e bacche e, soprattutto in certe
aree, ai rifiuti rinvenuti nelle discariche.
Volpe
Vulpes vulpes
Famiglia
La volpe appartiene alla
famiglia dei Canidi.
Morfologia
E’ un mammifero di medie dimensioni,
un’ottantina di centimetri, la coda è
lunga 40-50 cm e pesa circa 10 kg.
Il pelo è lungo, folto e morbido, dal
rosso-grigio pallido al ruggine; la coda è
lunga e affusolata; le orecchie sono
triangolari ed erette e le zampe sono
corte e nere.
Habitat
La volpe è una specie comune e diffusa in ogni
tipo di habitat; raggiunge talvolta anche i
2000 m di quota. Conduce attività
prevalentemente notturna e caccia in un
territorio ben delimitato che “marca” con le
feci. Si ripara scavandosi “tane” con molte
gallerie. Può adattarsi a climi e ad ambienti
estremamente variegati. È’ abitudinaria, vive
in grande tane articolate e profonde che
possono passare di generazione in
generazione.
Riproduzione
Questi canidi si accoppiano verso la metà dell’ inverno e, dopo una
gestazione di 49-56 giorni, verso maggio la femmina da alla luce
da 2 a 8 cuccioli.
I piccoli nascono con gli occhi chiusi e sono accuditi da entrambi i
genitori per circa 5 settimane, con il maschio che si occupa di
portare il cibo alla femmina e ai piccoli all’interno della tana.
In autunno i piccoli lasciano il territorio dei genitori o ne vengono
comunque allontanati.
Si ritiene che le coppie di volpi comuni rimangano insieme per
tutta la vita, che dura circa 12 anni.
Il carattere estremamente guardingo e i sensi dell’olfatto,
dell’udito e della vista, tutti molto acuti, consentono alla volpe
comune di vivere nei pressi dei centri abitati, senza, tuttavia,
essere avvistata facilmente.
Di cosa si nutre?
Caccia piccoli mammiferi e uccelli; si
ciba anche di rane, molluschi e insetti.
In autunno non disdegna bacche e frutta
selvatica o coltivata.
Durante l’inverno diventa onnivora
cibandosi di qualsiasi sostanza
alimentare.
Curiosità
Il carattere estremamente
guardingo e i sensi dell’olfatto,
dell’udito e della vista, tutti molto
acuti, consentono alla volpe comune
di vivere nei pressi dei centri
abitati, senza, tuttavia, essere
avvistata facilmente.
CINGHIALE
Sus scrofa
Habitat
Il cinghiale frequenta una grande
varietà di ambienti, che vanno dai
boschi fitti alle zone coltivate, dalle
regioni aride a quelle paludose e dalla
collina alla pianura. In Italia è
presente sull’Appennino, in Maremma,
sulle Alpi, preferibilmente vicino a
paludi o a corsi d’acqua.
Dimensioni
Il peso varia in base all’età, al sesso
e alle condizioni ambientali, da 80 a
150 kg nei maschi adulti, da 60 a
150 nelle femmine adulte. Nel
secondo anno di vita, mentre le
femmine si arrestano intorno ai 50
kg, i maschi continuano ad
aumentare.
Colore
La colorazione del mantello dei
soggetti adulti varia fra il grigio
scuro, il bruno e il nero, ed è
formato da peli segosi lunghi e
da peli lanosi. I piccoli, fino a
circa sei mesi, sono striati
longitudinalmente.
Zampe
Gli arti del cinghiale sono
piuttosto corti e ciascuno è
munito di quattro “dita” di cui
solo due appoggiano sul terreno.
Alimentazione
Il cinghiale è onnivoro e mangia tutto ciò che
di vegetale o animale gli capita di trovare,
compresi radici e tuberi, che trova scavando
con grugno e zanne. Il cinghiale è un bravo
scavatore e nei campi coltivati produce molti
danni. In alcuni casi può essere carnivoro,
predando piccoli di cervo, daini e caprioli. La
dentatura è un elemento assai caratteristico
ed è composto di 44 denti; i canini
mandibolari, soprattutto nei maschi anziani,
assumono aspetti di zanne ed escono dalla
bocca orientandosi verso l’alto.
Territorio
I grandi canini, oltre ad essere
ottimi strumenti per trovare il
cibo, sono le più potenti armi di
difesa e offesa del cinghiale
che, pacifico di natura, se
molestato o ferito, può
trasformarsi in un avversario
molto pericoloso anche per un
uomo armato.
Riproduzione
La femmina partorisce in genere una
volta all’anno. L’ accoppiamento avviene
da novembre a gennaio e dopo 16 – 20
settimane nascono dai 4 ai 12 piccoli che
presentano un folto mantello bruno
percorso da bande giallognole.
Rimarranno con la madre per i primi
mesi. Poco prima del parto essa si scava
una fossa che riveste con muschio e
fogliame, e li vi farà cadere i piccoli.
Fatte
Si presentano di forma
allungata o come masse
rotondeggianti, in cui è
possibile identificare buona
parte delle componenti
alimentari.
Cervo
Cervus elaphus
CARATTERISTICHE
MORFOLOGICHE
• Peso 200 kg circa
• Mantello estivo rosso bruno. Il
ventre, l'interno delle gambe e la
zona anale sono giallastri.
• In ottobre l'animale cambia il pelo e
il nuovo mantello è più folto e
scuro.
• Maschi sono dotati di palchi,
• I palchi dei cervi, sono costituiti da
solo tessuto osseo, cadono ogni
anno per poi ricrescere con ritmi di
5-6 cm al giorno.
• In un cervo adulto il trofeo può
arrivare a pesare oltre 10 Kg.
SEGNI DI PRESENZA
LE IMPRONTE
Il piede è formato da due unghioni.
Il maschio lascia generalmente
un’orma di dimensioni maggiori di
quelle della femmina.
LE FATTE
Le fatte (nome tecnico usato per indicare gli escrementi)
sono formate da gruppi di "pillole fecali“.
Nel cervo le singole pillole sono diverse nei due sessi:
cilindriche con un apice concavo ed uno appuntito nel
maschio, ovali nella femmina.
La forma dipende molto dall’alimentazione: più questa è
secca più facilmente sono visibili le pillole fecali.
Il cervo preleva apici vegetativi d’erbe, arbusti e alberi.
Abbastanza tipico del cervo è invece scortecciare gli alberi.
I BRAGHI
Nel periodo estivo e cervi amano rotolarsi in buche fangose per
lenire la calura o per la pulizia del mantello. Queste buche
vengono chiamate braghi.
Spesso vicino al brago ci sono uno o più alberi dove l’animale va
a sfregare il pelo dopo il bagno.
I FREGONI
Oltre ai braghi è possibile vedere nel bosco giovani abeti rossi
e bianchi con asportazioni di corteccia: sono i fregoni.
Rispetto agli scortecciamenti alimentari si distinguono perché
mancano i solchi dei denti e i bordi della zona scortecciata
sono lisci.
ALIMENTAZIONE
Il cervo è un pascolatore poco selettivo, rivolge le proprie preferenze
alimentari verso piante erbacee, arbustive ed arboree; le specie
erbacee costituiscono comunque la parte predominante della
dieta. Utilizza specie arbustive ed arboree, di cui preleva apici
vegetativi, foglie e cortecce, specialmente nei periodi che
trascorre nel bosco.
Un animale adulto ingerisce giornalmente fra i 10 e i 15 Kg di
vegetali. Escludendo il periodo dei calori, il cervo impiega per la
ruminazione circa otto ore al giorno.
La giornata ideale del cervo è scandita da cicli regolari. La fase di
quiete serve per il riposo e la ruminazione, mentre, durante
l'attività, l'animale si nutre, si sposta o si dedica alle cure corporali
e ai rapporti sociali. Il cervo dorme per brevi periodi (non più di
cinque minuti) durante i quali non è in grado di controllare i
pericoli.
LA RIPRODUZIONE
Gli accoppiamenti avvengono da metà settembre a metà
ottobre; in tale periodo è possibile assistere ai rituali che
servono per stabilire le gerarchie e quindi il controllo dei
pascoli dove si trovano le femmine. E' un momento molto
delicato; i maschi adulti smettono in pratica di nutrirsi e
orientano le loro energie alla conquista di uno spazio
riproduttivo e successivamente alla sua difesa.
Una volta entrato in possesso di un pascolo, l'animale lo
cosparge di segni territoriali: lo marca con fregoni, con
urine dal forte odore ircino, raspando il terreno, emettendo i
bramiti.
Capriolo
Capreolus capreolus
Habitat
Il capriolo vive in Europa, in Asia centrale.
In Italia lo troviamo sulle Alpi, sugli
Appennini in Maremma e in alcune riserve
naturali. È un’animale che si adatta molto
facilmente, potendo vivere anche del
livello del mare fino al piano subalpino,
dalla macchia mediterranea fino alle
foreste boreali.
Dimensioni
Il capriolo è il più piccolo dei cervidi.
L’altezza massima del maschio è di 80 cm,
e la lunghezza è tra i 100 e i 140 cm, il
peso tra i 15 e i 30 kg. I maschi sono
dotati di corna che perdono verso la fine di
ottobre e ricrescono nel mese di marzoaprile.
Il colore
Il mantello è costituito da peli duri e sottili,
lucidi in estate e opachi in inverno.
Il colore può variare dal bruno rossastro al
grigio rossiccio, con ventre sempre bianco
e regione perianale biancastra.
Territorio e alimentazione
Il capriolo vive in maggior parte nella
boscaglia e nelle foreste di montagna, ma
in estate si può vedere anche al limite
della vegetazione a pascolare con il
camoscio, in inverno si può anche
scorgere sino ai centri abitati. Il capriolo
mangia soprattutto edera, rovo, lampone,
sambuco, mirtillo, biancospino e carpino.
Riproduzione
La femmina di capriolo va in calore fra la
seconda metà di luglio ed agosto. In
questo periodo i maschi difendono
particolarmente il territorio durante l’estro,
che dura circa 36 ore e può accettare
l’accoppiamento con maschi diversi. Poco
dopo la fecondazione c’è l’arresto dello
sviluppo embrionale e solo a partire da
dicembre la gravidanza riprende.
Fatte
Gli escrementi di forma e di consistenza
variabili si presentano in autunno-inverno
spesso allungate, con un’estremità
arrotondata e lunga tra i 10 - 14 mm.
Corna
Le corna sono la caratteristica principale
dei maschi, si sviluppano a partire dai 10
mesi di età. Cadono in autunno e
ricrescono in inverno/primavera.
DAINO
Dama dama
Il daino appartiene alla famiglia dei Cervidi (Cervidae),
all’ordine degli Artiodattili.
Il daino maschio può pesare fino a 100 kg, mentre la femmina essendo
più bassa può raggiungere il peso di 60 kg.
Il colore del mantello può variare notevolmente tra i branchi selvatici
e gli animali allevati da privati o presenti nei parchi.
Esistono alcune varietà che presentano un colore scuro tendente al
nero ed altre di colore albino, bisogna tenere presente che il mantello
varia anche in funzione delle stagioni.
Il colore naturale estivo è un bruno rossiccio con la presenza di alcune
grandi macchie bianche, nei piccoli le macchie bianche sono
particolarmente evidenti e numerose, il ventre è di colore chiaro.
Il colore del manto, nel periodo autunnale e primaverile, è di colore
bruno scuro - grigiastro, il ventre resta chiaro e le macchie di colore
bianco non sono più presenti.
Se osserviamo un daino dalla parte posteriore, la coda ed il bordo della
culatta hanno la forma di una ancora capovolta.
La principale caratteristica dei cervidi è quella di avere ampi palchi
formati da una struttura ossea compatta, sono cilindrici alla base e
per il resto foggiati a pala larga, piatta, assai allungata.
Nei daini il palco, presente esclusivamente nei maschi, si sviluppa
dopo il primo anno di età, cade annualmente per rigenerarsi
immediatamente e rapidamente.
I daini aiutano il processo di pulitura del palco sfregandolo contro
arbusti o alberi.
La caduta avviene ogni anno nel periodo gennaio-febbraio; a
differenza della maggior parte dei cervidi nel daino le corna sono
palmate anziché ramificate e possono raggiungere la larghezza di 80
cm. ciascuna.
Dalla forma del palco si può definire l’età dell’animale.
La struttura più comune è rappresentata da una femmina adulta
accompagnata da un piccolo e da un’altra femmina di 1-2 anni oppure da
un giovane maschio il quale al raggiungimento del secondo anno di età
abbandona il gruppo per unirsi ad altri maschi.
I gruppi possono avere strutture molto diverse, è possibile incontrare
branchi di soli maschi oppure di sole femmine come avere, anche, la
possibilità di vedere branchi misti; essendo un animale gregario forma
piccoli gruppi che nel periodo estivo possono formare branchi molto
numerosi.
I branchi selvatici sono molto schivi e attivi prevalentemente di notte.
Possono vivere per 15-18 anni e già ad un anno e mezzo raggiungono la
maturità sessuale.
I daini si riproducono in autunno.
I maschi tendono a divenire aggressivi, il comportamento che assumono è
diverso da animale ad animale.
In questo caso ogni maschio difende una piccola superficie che viene
utilizzata a scopo di esibizione e di accoppiamento con le femmine che vi
transitano.
Il periodo di gestazione dura circa 8 mesi ma, in caso di scarsità di cibo o
altre condizioni, le femmine riescono a ritardare la nascita del piccolo
anche di 30-60 giorni.
Ogni femmina partorisce un solo piccolo, rari sono i casi di parti gemellari.
La nascita avviene nel periodo maggio-luglio e l’allattamento dura dai 4 ai 5
mesi.
I piccoli sono in grado di muoversi
autonomamente già dopo un giorno di vita.
Per le prime 2-3 settimane il piccolo trascorre
quasi tutto il tempo nascosto nella vegetazione
e comunque lontano dalla madre che gli si
avvicina solo per allattarlo.
Il daino essendo originario delle foreste di latifoglie delle regioni
mediterranee si è ben ambientato sia in pianura, sia in collina
come pure in montagna; è possibile trovarlo nelle pianure a ridosso
del mare sino ai 1000 metri di altitudine.
Il daino è un ruminante, cioè dopo una prima masticazione sommaria,
durante il pascolo, gli alimenti vengono convogliati nel primo
compartimento gastrico, (rumine) e quindi rigettati nella bocca dove
subiscono una seconda e più accurata masticazione per essere
mangiati definitivamente.
Allo stato selvatico si ciba di erba, foglie, arbusti, germogli, mangia
anche la frutta che cade dalle piante (mele, pere, prugne,
albicocche, susine, uva, castagne, ghiande, ecc.).
In cattività gli si può somministrare pane, fiocchi misti formati da
grano, orzo avena e granoturco, carote e mele, ma mai
abbondantemente per evitare di impigrire la fase di ruminazione.
Ciao e alla
prossima
primavera!
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Diapositiva 1 - Capriolo