Domenica XVII del tempo ordinario. Scuotersi dal torpore Alla conclusione del capitolo sulle parabole, l’evangelista Matteo sembra preoccupato di scuotere la sua comunità dal torpore, invitandola a una scelta decisiva e totale. AVANZAMENTO MANUALE Per questo bisogna fare la scoperta che il regno di Dio é qualche cosa di straordinario, al quale vale la pena offrire piena disponibilità. Il Regno di Dio è un tesoro prezioso che scompiglia anche a livello psicologico: è la possibilità di un modo tutto diverso di vivere, la liberazione da tutte le paure, È l’intuizione che dietro a Gesù la vita diventa bella e significativa, la percezione che la gratuità e il dono di sé sono la vera strada della libertà e della letizia. È l’intuizione che dietro a Gesù c’è la gioiosa scoperta che dietro a tutto ciò che turba e fa male, dietro a tutte le vicissitudini che mettono in crisi la nostra speranza di felicità, resta intatto e sicuro quell’amore di Dio che si rivela splendidamente nell’esistenza umana di Gesù. Molti, spesso scoprono il fascino del Regno di Dio a partire dalla testimonianza delle persone che lo incarnano, come Teresa di Calcutta nella sua donazione radicale al servizio dei poveri, come Santa Rita nell’impegno totale di salvaguardare la famiglia dalla violenza, o anche in persone civili come Borsellino e Falcone che hanno sacrificato la vita per smascherare le ingiustizie, E … primo di tutti Gesù nel suo amore estremo perfino verso i suoi persecutori. Ci fa bene confrontarci con i santi e con quanti hanno praticato le virtù cristiane con generosità e costanza, sia per renderci conto che i santi ci sono ancora e che il regno di Dio sta fermentando nel mondo, sia per capire come la vita senza dedizione, nell’apatia e nella tiepidezza suscita perfino il vomito di Dio (Ap 3,16). La virtù della fortezza Gesù domanda agli apostoli se hanno capito pienamente la preziosità del tesoro che è il regno di Dio, in modo da essere disponibili e da dedicarvi tutte le proprie forze. Rispondono: “si”. Il “si” degli apostoli è il “si” dei santi. I santi: sono “imprendibili”, ognuno è speciale nella sua santità e nel suo carisma. Ma c’è una virtù che li accompagna tutti, ed è il coraggio, la caparbietà, la costanza, nel perseguire il bene: è questa la virtù della fortezza. Davanti al bene, tutti abbiamo momenti di paura, di ansia, di angoscia, di ripugnanza, di sconforto, di rispetto umano, di disgusto per le contraddizioni. “chi te lo fa fare?” La virtù della fortezza è la resistenza nel perseguire il bene superando il rispetto umano e resistendo con coraggio di fronte alle minacce dei disonesti e dei prepotenti che il giusto incontrerà sempre perché il suo esempio è vergogna per loro (come dice la Sapienza), o perché la loro onestà è sicura minaccia contro l’omertà che è lo scudo protettivo di ogni mafia. Fortezza. è anche resistenza alla tristezza, al tedio, all’accidia, che ostacolano il compimento quotidiano del nostro dovere, nel lavoro, nella vita di famiglia, nella scuola, nella professione... Fortezza E’ una virtù che bisogna coltivare e chiedere nella preghiera, per superare le difficoltà della vita, e perché le cose facili e già fatte non ci sono per nessuno. Anche i rari colpi di fortuna passano come il vento, lasciando strascichi di distruzione, piuttosto che di pace. La Speranza abita nei nostri cuori. La parabola della selezione dei pesci buoni da quelli cattivi, ci ricorda che il Signore ha una sua giustizia, un discernimento chiaro sul bene e sul male. Discernimento. che ci apre il cuore alla speranza che il regno di Dio si compirà, accadrà qualche cosa di indescrivibile, ma straordinario, perché supera le nostre maniere di vivere e di pensare, tutto sarà alla misura di Dio. Sunto dell’omelia odierna del P. Dehoniano Natalino Costalunga F I N E