Il “fatto storico”
CIDI - Palermo
ITC “Libero Grassi” di Palermo
12 aprile 2007
Prof. Silvio Vitellaro
Che cos’è un “fatto storico”?
• La nozione di fatto è cosa elastica e ambigua che
può accogliere sotto di sé tanto l’affissione delle tesi
di Lutero quanto l’intera Riforma, tanto la strage di
arabi nel tempio di re Salomone che la prima
Crociata.
• Si potrebbe ipotizzare che il fatto storico si distingue
dagli altri fatti perché conduce a una modificazione
profonda del corso degli avvenimenti.
• Ma un avvenimento cambia il corso della storia? La
presa della Bastiglia causò la Rivoluzione
Francese?
Eventi e quadro di riferimento
• Gli eventi brevi e nervosi che sono i
“fatti storici” diventano significativi
solo quando sono inseriti entro una
durata più ampia di quella data
puntuale ed entro un sistema di
relazioni fra variabili sociali molto più
complesso di quanto sia la relazione
di causa ed effetto.
Esempio
• Un bicchiere di cristallo si rompe perché
è fragile, ma la fragilità non è la vera
causa, bensì solo una condizione; il
bicchiere si rompe perché è stato fatto
cadere da una mano maldestra.
• La proprietà di essere fragile era una
proprietà “disposizionale”, che si è
manifestata insieme all’effetto (la rottura
del bicchiere).
• Poiché la fragilità del cristallo è
considerata condizione invariante, la
nostra attenzione si concentra sulle
cause. Ma in storia dobbiamo
interessarci delle condizioni molto più
che della cause, se vogliamo produrre
spiegazioni dotate della dimensione
della “profondità”, per la ragione
essenziale che non tutti i bicchieri di
cristallo sono fragili.
• Il rapporto causa-effetto diventa
allora significativo perché rivela le
“condizioni”; la rottura di questo
bicchiere ci interessa molto meno del
fatto che questo tipo di oggetto ha
rivelato una proprietà particolare, la
“fragilità”.
Avvenimenti e strutture
• Se "storicità" è inteso esclusivamente
come predicato dell'avvenimento
invece che come relazione strutturale,
non riusciremo mai a passare dai coli
fatti alle modificazioni strutturali.
• Se tutto si riduce ad accertare in che modo gli
elefanti di Annibale riuscirono a penetrare in Italia,
ci sfuggirà per sempre un problema molto più
complicato, decisivo e interessante: l'inserimento
della società romana fra le grandi civiltà urbanocommerciali del Mediterraneo.
Saper vedere al posto dell'avvenimento
quelle cose più complesse che sono
le strutture, richiede l'abbandono della
causalità come strumento prevalente
di spiegazione.
Avvenimenti e strutture
• Il fatto storico inteso come struttura,
consiste in una determinata articolazione
di rapporti.
• Le strutture sociali presentano una
stabilità e una dinamica sulle quali è
possibile fare delle affermazioni sensate,
correlando in vario modo variabili
ecologiche, demografiche, tecnologiche,
sociali.
Compito dello storico è quello di
costruire e mettere alla prova
MODELLI TEORICI che, tenendo conto
del più ampio numero possibile di
variabili rilevanti, gettino luce sui
meccanismi interni delle strutture
studiate.
Esempio
• Ecco un fatto umano del passato
debitamente testimoniato da una fonte
attendibile, conservata nell’archivio
nazionale: un vaso da notte vuotato sul
capo di un passante il 16 agosto 1610 a
Parigi.
• Potrà mai diventare questo piccolo episodio
del 1610 un fatto storico?
• No, se considerato in sé: in questi limiti lo
chiameremo un episodio sgradevole e lo
coloriremmo con molte qualificazioni, ma
il termine storico apparirà fuori luogo.
• Eppure, basterà collegare l’episodio con
talune variabili sociali rimaste nascoste
dietro la ristretta visuale dell’avvenimento
perché il fatto di cronaca diventi a pieno
titolo fatto storico.
Dall’avvenimento alla costruzione storica
Esso avvenne a Saint-Germain-des-Prés, borgo parigino ormai assorbito
dall'espansione della capitale; nel 1610 Parigi stava vivendo una delle sue tante
crisi di crescita troppo rapida e nel 1636 avrebbe raggiunto i 450.000 abitanti.
Ma le abitudini dei parigini non erano ancora le piú adatte a un agglomerato
urbano di quelle proporzioni; il concetto di antigienico era ancora lontano dal
nascere e anche la piú semplice idea di ripugnanza verso lo sporco stentava a
essere accettata. Il risultato è facilmente immaginabile: come tutte le grandi
città, Parigi era devastata periodicamente da epidemie di ogni genere. La peste
vi infierì nel 1612, dopo l'ultima apparizione del 1608, per farsi poi sentire in
forma ancora piú grave nel 1618-19. Tuttavia, il documento è significativo
anche perché indica una trasformazione in corso; cioè, oltre che in una
prospettiva sincronica, esso va letto anche nella diacronia, nella lunga durata. Se
l'episodio del vaso da notte è menzionato in un documento, vuol dire che non
passa piú tanto inosservato, che ci si comincia a preoccupare maggiormente
delle condizioni sanitarie della città. Infatti, nel corso del XVII secolo le
ordinanze sulla pulizia delle strade di Parigi cominceranno a moltiplicarsi;
inoltre la città, che alla fine del XVI secolo pratica-mente non aveva un sistema
di fognature, nel 1660 ha già un tracciato complessivo di oltre 10 chilometri. La
peste ricompare a Parigi ancora nel 1668, ma questa sarà definitivamente
l'ultima volta.
Dall’avvenimento alla costruzione storica
• Ecco, dunque, che il piccolo fatto si collega
a un intrico di fenomeni demografici,
urbanistici, medico-sanitari, psicologici,
culturali; a sua volta, la data del 1610,
inserita in una piú ampia durata — diciamo
dal 1590 al 1670 —, indica un processo di
trasformazione strutturale complesso a
profondo.
Dall’avvenimento alla costruzione storica
Fatto storico in senso proprio non è
l'evento singolare del 16 agosto 1610, ma
piuttosto ciò che potremmo chiamare la
situazione demografico-urbanistica di
Parigi "verso il 1610". Ma non basta
ancora: la storicità compare in senso ancor
piú specifico se mettiamo a fuoco il senso
di uno svolgimento, allorché i nostri fattori
demografici, sociali e ambientali sono
collegati fra di loro in maniera dinamica.
Fatti o strutture?
• È probabile che il concetto stesso di fatto storico sia
talmente mutato che diventi necessario ricorrere a
una diversa espressione per designarlo. Il colpo di
stato del 18 Brumaio può essere chiamato senza
dubbio "fatto", ma più difficile è usare la stessa
espressione per cose come la mezzadria toscana nel
secolo XIX oppure l'immagine della morte nel XV
secolo.
• È meglio dire "strutture (dinamiche)" che "fatti"? Nulla
si oppone a ciò, se non una semplice abitudine
linguistica; se "fatto" viene accuratamente distinto da
“avvenimento”, il termine consueto può essere usato
senza timori.
Conclusione
• Analisi delle strutture,
inserimento nella lunga durata:
è attraverso queste procedure
che un evento umano
diventa realmente fatto storico.
Fonti tradizionali e avvenimenti
• Gli storici tradizionali hanno classificato i
documenti in categorie che tengono conto del
grado maggiore o minore di aderenza all'evento, il
rapporto più o meno stretto con il fatto originario.
• Da questo concetto di fonte consegue che:
è solo sugli avvenimenti che possiamo essere
ragguagliati dai nostri testimoni, il cui raggio di
osservazione ha tutti i limiti dell'empirismo e della
breve durata della vita dell'uomo.
Il giornale di bordo di Cristoforo Colombo ci racconta
giorno per giorno le vicende del suo primo viaggio
attraverso l'Atlantico, ma non può
ragionevolmente dirci molto sul fatto-struttura
"espansione commerciale dell'Europa nei secoli
XV e XVI", per il semplice motivo che tale fatto
non è un dato osservabile dalla cabina di
comando della Santa Maria nel corso del mese di
settembre del 1492.
Lo storico odierno, se riesce a trovare tutti i dati
necessari (demografici, economici, tecnologici,
culturali), è molto piú attrezzato di quanto fosse
Colombo per capire il significato storico del suo
viaggio.
Miopia del documento tradizionale
Nessun "contemporaneo" ci può raccontare
fatti complessi come la "fine del mondo
antico" o la "rivoluzione industriale".
Quando sono in gioco mutamenti strutturali
e lunghe durate che superano la lunghezza
di una generazione, ciò che i
contemporanei possono notare è solo il
sacco di Roma o l'invenzione del filatoio
meccanico.
Alternativa
Si può sfuggire alle trappole delle testimonianze
narrative, concentrandoci invece su tutto ciò che
rivela il funzionamento e le trasformazioni delle
strutture sociali.
La nostra attenzione deve concentrarsi su due
aspetti:
• L’abbandono della narrazione in favore dell’analisi
strutturale,
• Una revisione radicale del modo di intendere il
rapporto tra passato e presente.
Il passato nel presente
• Il rapporto vivente tra passato e presente
è un rapporto strutturale, lo sviluppo di
una struttura oppure il passaggio da una
struttura a un’altra nuova e diversa.
Causalità e struttura
• Nel rapporto evolutivo-strutturale fra
passato e presente ha poco spazio la
nozione classica di causalità lineare.
• “La spiegazione del più recente mediante
il più remoto può soltanto condurre fuori
strada”.
È il “dopo” che spiega il “prima”
• Quando abbiamo a che fare con la
spiegazione della dinamica delle strutture
sociali (cioè con la storia), lo stato finale
del sistema deve entrare a far parte del
processo di transizione del sistema stesso.
• Se il sistema A sta diventando il sistema B,
non posso parlare correttamente del
sistema A senza tener conto di questa sua
direzione di movimento.
Storia è unione di processo e struttura
COMPITO DELLA STORIA È QUELLO DI
SPIEGARE IL FUNZIONAMENTO E LE
LEGGI DI TRASFORMAZIONE DEI
SISTEMI SOCIALI
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