Il “fatto storico”
Laboratorio di storia
SISSIS VI ciclo II semestre (A-L)
Prof. Vitellaro
Il feticismo del documento e il culto del fatto
• La storia tradizionale riversa la quasi totalità
della sua energia creativa sull'analisi dei
documenti, in particolare le fonti scritte.
Compito di questa storia è quello di raccogliere
per ogni epoca tutti i documenti di questo
genere, sottoporli a una critica rigorosa per
accertarne l'autenticità e l'attendibilità e
provvedere poi a estrarre da essi l'oggetto
specifico della ricerca: i fatti storici.
• Il compito dello storico vedeva il suo compito
esaurito allorché era giunto all'accertamento di
un avvenimento.
Niente documenti, niente storia
• Il celebre manuale di ricerca storica scritto da
Langlois nel 1898 iniziava con queste parole:
“La storia si fa con i documenti... Niente
documenti, niente storia”.
• Da ciò si deduce che lo storico veramente
obiettivo e scrupoloso non deve aggiungere
niente di suo a quanto ha ricavato dal
documento: ciò che è legittimo chiedere alla
scienza storica è soltanto se il fatto è avvenuto o
no, se è vero o no quanto certi documenti
dichiarano.
L’accuratezza è un dovere, non una virtù
Sono passati più di cento anni…
• Accertare la verità del “fatto storico” è una
condizione del lavoro storico, non già la sua
funzione essenziale. Per problemi di accuratezza
lo storico può ricorrere a “scienze ausiliarie”
della storia: archeologia, epigrafia, numismatica,
ecc.
• Lo storico non è obbligato a possedere le capacità
specifiche relative alle scienze ausiliarie.
• Questi “fatti” costituiscono la materia prima
dello storico e non la storia vera e propria.
Che cos’è un “fatto storico”?
• La nozione di fatto è cosa elastica e ambigua che
può accogliere sotto di sé tanto l’affissione delle tesi
di Lutero quanto l’intera Riforma, tanto la strage di
arabi nel tempio di re Salomone che la prima
Crociata.
• Si potrebbe ipotizzare che il fatto storico si
distingue dagli altri fatti perché conduce a una
modificazione profonda del corso degli
avvenimenti.
• Ma un avvenimento cambia il corso della storia? La
presa della Bastiglia causò la Rivoluzione Francese?
La pallida luce degli avvenimenti
• “Conservo il ricordo d’esser stato avvolto, una
notte, presso Bahia, da un fuoco d’artificio di
lucciole fosforescenti; le loro pallide luci
esplodevano, si spegnevano, brillavano di nuovo,
senza squarciar la notte con un vero chiarore.
Così gli avvenimenti: al di là del loro bagliore,
l’oscurità resta vittoriosa”.
Braudel
Oltre l’apparenza
• Il lavoro dello storico dovrebbe consistere
nell’andare oltre l’apparenza degli avvenimenti
e individuare le grandi correnti sottostanti, spesso
indecifrabili, il cui senso si rivela solo se si
abbracciano grandi periodi di tempo. Gli
avvenimenti clamorosi sono spesso solo degli istanti,
delle manifestazioni momentanee di questi più ampi
destini e si spiegano solo sulla loro base.
Braudel
Eventi e quadro di riferimento
• Gli eventi brevi e nervosi che sono i “fatti
storici” diventano significativi solo quando
sono inseriti entro una durata più ampia di
quella data puntuale ed entro un sistema di
relazioni fra variabili sociali molto più
complesso di quanto sia la relazione di causa ed
effetto.
Esempio
• Un bicchiere di cristallo si rompe perché è fragile, ma la
fragilità non è la vera causa, bensì solo una condizione; il
bicchiere si rompe perché è stato fatto cadere da una
mano maldestra. La proprietà di essere fragile era una
proprietà “disposizionale”, che si è manifestata insieme
all’effetto (la rottura del bicchiere).
• Poiché la fragilità del cristallo è considerata condizione
invariante, la nostra attenzione si concentra sulle cause.
Ma in storia dobbiamo interessarci delle condizioni molto
più che della cause, se vogliamo produrre spiegazioni
dotate della dimensione della “profondità”, per la ragione
essenziale che non tutti i bicchieri di cristallo sono fragili.
• Il rapporto causa-effetto diventa allora significativo
perché rivela le “condizioni”; la rottura di questo
bicchiere ci interessa molto meno del fatto che questo tipo
di oggetto ha rivelato una proprietà particolare, la
“fragilità”.
Avvenimenti e strutture
• Se "storicità" è inteso esclusivamente come predicato
dell'avvenimento invece che come relazione strutturale,
non riusciremo mai a passare da quei piccoli fatti che
costituiscono la vocazione della storia tradizionale a
quelle modificazioni strutturali che richiamano
soprattutto l'attenzione della storia "scientifica". Se tutto
si riduce ad accertare in che modo gli elefanti di Annibale
riuscirono a penetrare in Italia, ci sfuggirà per sempre un
problema molto più complicato, decisivo e interessante:
l'inserimento della società romana fra le grandi civiltà
urbano-commerciali del Mediterraneo.
• Saper vedere al posto dell'avvenimento quelle cose più
complesse che sono le strutture, richiede in particolare
l'abbandono della causalità (comunque venga
interpretata) come strumento prevalente di spiegazione.
Avvenimenti e strutture
• Il fatto storico va inteso come struttura, come
una determinata articolazione di rapporti.
• Le strutture sociali presentano una stabilità e
insieme, una dinamica sulle quali è possibile
fare delle affermazioni sensate, correlando in
vario modo variabili ecologiche, demografiche,
tecnologiche, sociali.
• Compito dello storico è quello di costruire e
mettere alla prova modelli teorici che, tenendo
conto del più ampio numero possibile di
variabili rilevanti, gettino luce sui meccanismi
interni delle strutture studiate.
Esempio
• Ecco un fatto umano del passato debitamente testimoniato
da una fonte attendibile, conservata nell’archivio
nazionale: un vaso da notte vuotato sul capo di un
passante il 16 agosto 1610 a Parigi.
• Potrà mai diventare questo piccolo episodio del 1610 un
fatto storico? No, se considerato in sé: in questi limiti lo
chiameremo un episodio sgradevole e lo coloriremmo con
molte qualificazioni, ma il termine storico apparirà fuori
luogo.
• Eppure, basterà collegare l’episodio con talune variabili
sociali rimaste nascoste dietro la ristretta visuale
dell’avvenimento perché il fatto di cronaca diventi a pieno
titolo fatto storico.
Dall’avvenimento alla costruzione storica
Esso avvenne a Saint-Germain-des-Prés, borgo parigino ormai assorbito
dall'espansione della capitale; nel 1610 Parigi stava vivendo una delle
sue tante crisi di crescita troppo rapida e nel 1636 avrebbe raggiunto i
450.000 abitanti. Ma le abitudini dei parigini non erano ancora le piú
adatte a un agglomerato urbano di quelle proporzioni; il concetto di
antigienico era ancora lontano dal nascere e anche la piú semplice idea
di ripugnanza verso lo sporco stentava a essere accettata. Il risultato è
facilmente immaginabile: come tutte le grandi città, Parigi era devastata
periodicamente da epidemie di ogni genere. La peste vi infierì nel 1612,
dopo l'ultima apparizione del 1608, per farsi poi sentire in forma ancora
piú grave nel 1618-19. Tuttavia, il documento è significativo anche
perché indica una trasformazione in corso; cioè, oltre che in una
prospettiva sincronica, esso va letto anche nella diacronia, nella lunga
durata. Se l'episodio del vaso da notte è menzionato in un documento,
vuol dire che non passa piú tanto inosservato, che ci si comincia a
preoccupare maggiormente delle condizioni sanitarie della città. Infatti,
nel corso del XVII secolo le ordinanze sulla pulizia delle strade di Parigi
cominceranno a moltiplicarsi; inoltre la città, che alla fine del XVI secolo
pratica-mente non aveva un sistema di fognature, nel 1660 ha già un
tracciato complessivo di oltre 10 chilometri. La peste ricompare a Parigi
ancora nel 1668, ma questa sarà definitivamente l'ultima volta.
Dall’avvenimento alla costruzione storica
• Ecco, dunque, che il piccolo fatto si collega a un intrico
di fenomeni demografici, urbanistici, medico-sanitari,
psicologici, culturali; a sua volta, la data del 1610,
inserita in una piú ampia durata — diciamo dal 1590 al
1670 —, indica un processo di trasformazione
strutturale complesso a profondo.
• Fatto storico in senso proprio non è l'evento singolare il
16 agosto 1610, ma piuttosto ciò che potremmo
chiamare la situazione demografico-urbanistica di
Parigi "verso il 1610". Ma non basta ancora: la storicità
compare in senso ancor piú specifico se mettiamo a
fuoco il senso di uno svolgimento, allorché i nostri
fattori demografici, sociali e ambientali sono collegati
fra di loro in maniera dinamica.
Fatti o strutture?
• È probabile che il concetto stesso di fatto storico sia
talmente mutato che diventi necessario ricorrere a una
diversa espressione per designarlo. Il colpo di stato del
18 Brumaio può essere chiamato senza dubbio "fatto",
ma piú difficile è usare la stessa espressione per cose
come la mezzadria toscana nel secolo XIX oppure
l'immagine della morte nel XV secolo.
• È meglio dire "strutture (dinamiche)" che "fatti"? Nulla
si oppone a ciò, se non una semplice abitudine
linguistica; se "fatto" viene accuratamente distinto da
“avvenimento”, il termine consueto può essere usato
senza timori.
Conclusione
• Analisi delle strutture,
inserimento nella lunga durata:
è attraverso queste procedure
che un evento umano
diventa realmente fatto storico.
Classificazione delle fonti (storia tradizionale)
• Gli storici tradizionali hanno classificato i documenti storici
in due grandi categorie (anche se poi non è facile dire se un
certo documento va inserito nell'una o nell'altra):
i "monumenti" e i resoconti di un avvenimento.
• La distinzione è riformulabile in quest'altro modo:
da un lato le fonti intenzionali, dall'altro ciò che non è
stato prodotto con la consapevolezza che piú tardi verrà
esaminato dai "posteri".
• Ma la distinzione che veramente conta per gli storici
tradizionali è: il grado maggiore o minore di aderenza
all'evento, il rapporto piú o meno stretto con il fatto
originario.
Fonti tradizionali e avvenimenti
Da questo concetto di fonte consegue che:
• è solo sugli avvenimenti che possiamo essere
ragguagliati dai nostri testimoni, il cui raggio di
osservazione ha tutti i limiti dell'empirismo e della
breve durata della vita dell'uomo.
Il giornale di bordo di Cristoforo Colombo ci racconta giorno
per giorno le vicende del suo primo viaggio attraverso
l'Atlantico, ma non può ragionevolmente dirci molto sul
fatto-struttura "espansione commerciale dell'Europa nei
secoli XV e XVI", per il semplice motivo che tale fatto non è
un dato osservabile dalla cabina di comando della Santa
Maria nel corso del mese di settembre del 1492.
Miopia del documento tradizionale
• Lo storico odierno, se riesce a trovare tutti i dati
necessari (demografici, economici, tecnologici,
culturali), è molto piú attrezzato di quanto fosse
Colombo per capire il significato storico del suo
viaggio.
• Nessun "contemporaneo" ci può raccontare fatti
complessi come la "fine del mondo antico" o la
"rivoluzione industriale". Quando sono in gioco
mutamenti strutturali e lunghe durate che
superano la lunghezza di una generazione, ciò
che i contemporanei possono notare è solo il sacco
di Roma o l'invenzione del filatoio meccanico.
Conclusione
• La storia événementielle va soprattutto alla
ricerca di documenti e di fonti narrative; ma le
fonti narrative, a loro volta, non potranno
produrre altro che storia événementielle, perché
l'orizzonte osservativo dei testimoni é di solito
concentrato sull'avvenimento breve e
sensazionale.
Alternativa
Si può sfuggire alle trappole delle testimonianze
narrative e dei documenti événementiels,
concentrandoci invece su tutto ciò che rivela il
funzionamento e le trasformazioni delle strutture
sociali
La nostra attenzione deve concentrarsi su due aspetti:
• L’abbandono della narrazione in favore dell’analisi
strutturale,
• Una revisione radicale del modo di intendere il
rapporto tra passato e presente
Il passato nel presente
• La vera dimensione passata della storia si può
riconoscere riferendosi alle strutture più
durature della società.
• Il rapporto vivente tra passato e presente è un
rapporto strutturale, lo sviluppo di una
struttura oppure il passaggio da una struttura a
un’altra nuova e diversa.
Causalità e struttura
• Nel rapporto evolutivo-strutturale fra passato e
presente ha poco spazio la nozione classica di
causalità lineare.
• “La spiegazione del più recente mediante il più
remoto può soltanto condurre fuori strada”.
• “Non si può studiare l’embriologia senza
conoscere l’animale sviluppato” Marc Bloch.
È il “dopo” che spiega il “prima”
• Quando abbiamo a che fare con la spiegazione
della dinamica delle strutture sociali (cioè con la
storia), lo stato finale del sistema deve entrare a
far parte del processo di transizione del sistema
stesso.
• Se il sistema A sta diventando il sistema B, non
posso parlare correttamente del sistema A senza
tener conto di questa sua direzione di
movimento.
Storia è unione di processo e struttura
COMPITO DELLA STORIA È QUELLO DI
SPIEGARE IL FUNZIONAMENTO E LE LEGGI
DI TRASFORMAZIONE DEI SISTEMI SOCIALI
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