L’opzione nucleare in Italia:
quali prospettive
Edgardo Curcio
Presidente AIEE
Premessa
Con questo titolo l’AIEE ha organizzato un importante Convegno
a Milano lo scorso autunno, ma ha anche predisposto un volume
ed uno studio insieme con l’ERSE sui costi del nucleare a
confronto con altre tecnologie.
In questo mio breve intervento, che integra la esaustiva relazione
del Segretario Carcassi, porterò qui alcune riflessioni maturate in
questo ultimo periodo sul possibile ritorno alla tecnologia
nucleare nella produzione elettrica in Italia.
Overview
• Aspetti politici;
• Aspetti autorizzativi;
• Aspetti tecnologici;
• Aspetti relativi alla sicurezza;
• Aspetti economici;
• Aspetti sociali ed ambientali;
• Conclusioni
Aspetti politici
Dopo una ferma posizione dell’attuale Governo appena insediato
verso una nuova stagione nucleare nel nostro Paese dopo oltre
20 anni di abbandono completo di attività di questo settore,
sembra che negli ultimi mesi qualcosa si sia raffreddato
nell’esecutivo e nel Parlamento. Ne fanno testimonianza i minori
accenni all’utilizzo di questa tecnologia nelle dichiarazioni ufficiali
del Premier e dei vari ministri, ma ancor più le difficoltà che sta
incontrando alla Camera il disegno di legge n. 1195, dove
vengono definite alcune norme di interesse generale per il
settore nucleare riguardanti sia la nuova Agenzia per la sicurezza
nucleare, sia la Sogin.
Altro elemento negativo è la presa di posizione nei confronti
del nucleare da parte della Conferenza delle Regioni che,
quasi all’unanimità, ha dato parere negativo alla localizzazione
di nuove centrali nucleari in Italia chiedendo, inoltre, più
garanzie per il deposito delle scorie radioattive.
Infine, vi è da più parti politiche, l’accenno sempre più marcato
a possibili iniziative per nuove centrali elettriche ed anche
nucleari nei Balcani, dove recentemente sono stati firmati
importanti accordi governativi in Albania e Montenegro per
produrre ed importare energia elettrica verso il nostro Paese.
Aspetti autorizzativi
Nella migliore delle ipotesi, i decreti attuativi di quanto previsto
dal ddl sviluppo (a meno che non venga stravolto dal Senato)
saranno pronti a fine 2009. Due anni per rendere operativa
l’Agenzia per la sicurezza nucleare e due anni per scegliere e
qualificare i siti (sempre che ci sia un accordo con le Regioni).
Altri due anni (se bastano) per l’iter autorizzativo per le prime
delle 5 centrali nucleari che si vogliono realizzare in Italia.
Quindi, si potrebbe iniziare a costruire il primo impianto, se i
tempi indicati venissero rispettati, a partire dal 2015 – 2016.
Cinque anni per il completamento della prima centrale
(secondo gli standard francesi che però non sono stati
recentemente rispettati) e si arriva al 2020.
Su questa data c’è un certo consenso, salvo gli ottimisti che
prevedono già in funzione al 2020 almeno 3 centrali per una
potenza di 1.600 MW l’una e cioè 4.800 MW
complessivamente, pari al 10% circa della produzione di
energia elettrica nazionale.
In ogni caso è ben difficile che si arrivi, come preannunciato
dal Governo ad un mix di produzione elettrica al 2020 pari al
25% di nucleare, 25% di rinnovabili e 50% di fossili (gas e
carbone).
Aspetti tecnologici
Allo stato dell’arte sembra non ci siano problemi alla
realizzazione di nuove centrali EPR di nuova generazione
che risultano intrinsecamente più sicure e più affidabili. È,
inoltre, evidente che tutte le centrali dovrebbero essere
identiche onde poter fruire al massimo dei benefici dovuti alla
standardizzazione della intera filiera. Inoltre, non avrebbe
senso costruire solo una o due centrali in Italia, perché si
perderebbe una opportunità di dare un contributo positivo alla
generazione elettrica e soprattutto si perderebbero i vantaggi
di una economia di scala e di scopo.
Aspetti relativi alla sicurezza
Attualmente, i rischi connessi alla gestione di centrali nucleari di
nuova generazione (reattori EPR) sono minimi. Le nuove
soluzioni impiantistiche adottate assicurano l’evitarsi di situazioni
di incidenti “severi” e di fughe di radioattività dalle nuove centrali
in costruzione o già in esercizio.
Resta, invece, il problema del trattamento, condizionamento e
avvio al deposito dei rifiuti radioattivi, che però oggi risultano
molto meno voluminosi di un tempo e quindi più facilmente
trattabili e stoccabili.
Aspetti economici
Sulla base di una simulazione effettuata dall’AIEE con il modello
Matisse della famiglia Markal-Times, in base a differenti scenari
ed adottando costi aggiornati per quanto riguarda sia gli
investimenti sia i costi di esercizio e di decommissioning, il
nucleare risulta competitivo con cicli combinati a gas con un
prezzo del petrolio a 60 $ al barile, mentre resta meno
conveniente rispetto al carbone ai livelli attuali di prezzo peraltro
molto bassi (65 $/tonn).
Rimane comunque il fatto che rispetto alle due suddette
tecnologie il nucleare ha un tasso zero di emissioni di CO2 che
invece pesano ed hanno un costo rilevante per l’uso di fonti fossili
come il gas e soprattutto il carbone (dove è previsto o l’acquisto
di permessi o la CCS).
Da un punto di vista tecnico-economico inoltre gli impianti
nucleari rappresentano un fattore di base importante per la
generazione di energia elettrica, in quanto servono a bilanciare
bene l’estrema volatilità della produzione da fonti rinnovabili,
produzione che crea anche grossi problemi alla rete elettrica
nazionale per la sua aleatorietà.
Pertanto, l’energia nucleare non entra in competizione con quella
proveniente da fonti rinnovabili ma va, invece, a sostegno della
stessa che non può certamente da sola essere in grado di far
fronte ad una domanda di elettricità in crescita ma soprattutto
variabile nel tempo, in funzione delle diverse fasce orarie e
stagionali in cui viene richiesta.
Le nuove centrali nucleari vanno a “spiazzare”, invece, le vecchie
centrali a gas che risultano più care.
Inoltre, secondo il suddetto modello Matisse al 2030 con 5
centrali nucleari in funzione nel nostro Paese si eviterebbe
l’importazione di quasi 9 miliardi di mc di gas, con un risparmio di
alcuni miliardi di dollari sulla nostra bolletta energetica.
Copertura del fabbisogno di energia elettrica in Italia
nello scenario Nucleare (TWh)
500
450
400
Nucleare
350
importazioni
nette
rinnovabili
300
250
200
gas
150
oli combustibili
e altri
carbone
100
50
2030
2026
2022
2018
2014
2010
2006
0
Copertura del fabbisogno di energia elettrica in Italia. Anni 2020 e 2030
2020
2030
Costi di produzione medi unitari
scen NUCLEARE
100
90
Costi per CO2
80
Incentivi
euro/MWh
70
Costi
combustibile
O&M
60
50
40
Investimenti
30
20
10
0
2006
2010
2014
2018
2022
2026
2030
Differenziale dei costi annui dell'intero sistema di generazione:
scen Nucleare vs scen BASE
3000,0
2000,0
M€
1000,0
0,0
2010
2014
2018
2022
2026
2030
-1000,0
-2000,0
-3000,0
Investimenti
Fissi & variabili
Rete
Fuel
Incentivi rinnovabili
Acquisto CO2
Emissioni di CO2 dal sistema termoelettrico in diversi scenari
160
140
120
BASE
80
NUCLEARE
60
40
20
2030
2028
2026
2024
2022
2020
2018
2016
2014
2012
2010
2008
0
2006
Mt CO2
100
Aspetti sociali ed ambientali
È generalmente condiviso il principio che gli investimenti del
nucleare comportano importanti ricadute positive sull’occupazione
(anche di personale di alto livello), sulla formazione e sulla
riduzione della nostra bolletta energetica dall’estero (sempre
molto elevata).
Inoltre, come già detto, riducono grandemente il livello di
emissioni di gas serra, evitando al nostro Paese di pagare tasse e
sanzioni all’Unione Europea in base agli accordi sottoscritti.
Conclusioni
Il rilancio del nucleare in Italia non è certamente una opzione
facilmente realizzabile.
Essa passa infatti, dalla ricostituzione di un patrimonio di
conoscenze e professionalità che abbiamo in gran parte
dilapidato. Inoltre, è di estrema importanza per far ripartire questa
opzione stabilire delle regole certe per qualificare un numero
adeguato di siti “tecnicamente” in grado di ospitare le nuove
centrali nucleari da realizzare.
Per fare ciò è opportuno – anzi necessario – avere un consenso
bipartisan a livello politico e a livello locale (cosa non facile). Il
consenso richiesto per realizzare un programma nucleare va però
costruito, passo dopo passo, con molta informazione e
formazione e soprattutto con un programma che punti a fare
“sistema” in Italia, cosa di cui spesso non siamo capaci.
In altre parole imprese, sindacati, politici e cittadini devono essere
ben consapevoli dei vantaggi insiti in questa opzione che libera
(in parte) il Paese dal rischio del caro-petrolio, dalla forte
dipendenza dall’estero, e dal timore di vedere le proprie emissioni
di gas serra aumentare negli anni futuri nonostante gli sforzi fatti.
Se c’è questa consapevolezza e convinzione l’opzione nucleare,
nei tempi giusti e nei modi giusti, si potrà realizzare in Italia,
dando così un importante e positivo contributo al nostro futuro
energetico.
Grazie per l’attenzione!!
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L`intervento di Edgardo Curcio