La celebrazione eucaristica L’eucaristia non è un rito vuoto, non è una forma di devozione o di pietà, ma è il momento forte nella vita del credente, nel quale lui sceglie di rispondere a un invito di Dio. Dio vuole fare alleanza con l’uomo, vuole realizzare un patto di amicizia con lui. Tramite la celebrazione il credente non fa altro che rispondere e accettare di farsi alleato di Dio. Quindi celebrare l’Eucaristia è compiere una scelta radicale: Dio dice: “Io sarò il tuo Dio”; l’uomo risponde: “Voglio essere tuo figlio”. Così, la storia della salvezza, cominciata con l’antico popolo dell’Alleanza, continuata con la chiesa, nuovo popolo di Dio. Celebrare l’Eucaristia è, allora, vivere realmente un momento della storia della salvezza. La celebrazione dell’Eucaristia fin dall’inizio ha caratterizzato e scandito la vita della comunità cristiana. Nel Nuovo Testamento diversi sono i testi che confermano questo dato: Atti 2, 42: Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Si parla di frazione del pane che comincia a diventare un termine tecnico per indicare l’eucaristia. Atti 20, 7.11: Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro… Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. 1Cor 10, 16: Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? 1Cor 11, 23-26: Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Si tratta di un testo chiaro che ci parla direttamente di una celebrazione vissuta nella comunità di Corinto. Quando si celebra l’Eucaristia Il Risorto appare ai suoi discepoli il primo giorno dopo il sabato. Dopo otto giorni ritorna in mezzo alla sua comunità riunita nel cenacolo. Da quel giorno il Risorto continua ad apparire ogni otto giorni rendendosi presente nella comunità dei suoi discepoli che sono invitati a radunarsi per riconoscere la sua voce nella Parola e il dono di sé nel pane spezzato e nel vino versato. Dunque, la domenica è il giorno del Risorto e il giorno dell’Eucaristia. Dove si celebra l’Eucaristia Il discepolo può incontrare il Risorto in ogni comunità cristiana che si raduna per celebrare. Tuttavia non bisogna dimenticare che l’Eucaristia fa anche la comunità per cui sarebbe bello che ognuno scegliesse una comunità concreta con la quale incontrarsi ogni otto giorni per vivere questo momento di fede. Fare come le api che passano di fiore in fiore non è bello, né opportuno. Chi celebra l’Eucaristia La liturgia è sempre azione di Cristo e del popolo per cui è tutta la comunità radunata che celebra l’eucaristia, nessuno escluso. Naturalmente si tratta di una comunità gerarchicamente ordinata laddove ognuno ha un proprio compito; c’è chi presiede, chi canta, chi proclama la Parola di Dio, chi serve all’altare, ecc. Ma tutto il popolo di Dio è coinvolto, e tutti devono sentirsi parte attiva della celebrazione. Anzi i fedeli sono invitati a una partecipazione attiva, consapevole e piena, esterna ed interna, ardente di fede, speranza e carità. La buona riuscita celebrativa di ogni eucaristia, dunque, dipende da tutti. I Riti d’introduzione SEGNO DI CROCE E SALUTO I cristiani sanno di non essere semplicemente un gruppo di amici o di simpatizzanti, ma riconoscono di essere chiamati e convocati dal Signore il quale li raduna per comunicarsi a loro. Attraverso il segno della croce l’assemblea liturgica prende coscienza di essere radunata nel nome di Cristo e manifesta la sua identità. Inoltre fa memoria del battesimo in forza del quale può celebrare l’alleanza con Dio. Il saluto del celebrante, poi, diventa un invito a riconoscere la presenza nello Spirito del Risorto in mezzo alla comunità, mentre la comunità stessa riconosce, attraverso la risposta, in colui che presiede la presenza di Cristo sommo ed eterno sacerdote. Con il saluto e la risposta, dunque, si manifesta l’assemblea, mistero della Chiesa radunata, in cui si realizza la presenza di Cristo. ATTO PENITENZIALE È’ il momento in cui si riconosce la santità di Dio e il proprio peccato insieme all’inadeguatezza di stare davanti al Lui. È’ pure il momento per risvegliare la dignità battesimale di chi sta celebrando sottolineando ancora una volta il bisogno di essere salvati non senza la disposizione interiore personale. Si tratta di un momento personale e comunitario per manifestare che si è tutti peccatori, che la colpa di ognuno ricade sull’intera comunità e che è importante chiedere e accogliere insieme il perdono di Dio. Questo momento dovrebbe aiutare a vivere una sincera e profonda conversione disponendo anche alla riconciliazione fraterna. GLORIA E’ un antichissimo canto che presenta in sintesi la lode e la supplica al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Si omette nelle domeniche di Avvento e di Quaresima, mentre si canta in tutte le altre domeniche, solennità e feste. Con questo testo si esprime anche la gioia del perdono ricevuto. COLLETTA E’ la prima preghiera che il sacerdote rivolge a nome di tutti e che introduce con l’invito: Preghiamo. A questo invito segue un momento si silenzio durante il quale ogni singolo fedele dovrebbe formulare nel proprio cuore una preghiera personale. Poi il sacerdote raccoglie tutte le intenzioni dicendo l’orazione prevista che prende il nome di colletta proprio perché raccoglie le preghiere di tutti i presenti. L’Amen conclusivo esprime l’assenso del popolo e l’unità della preghiera. Con questa preghiera si concludono così i riti di introduzione. La Liturgia della Parola La liturgia della Parola comincia con le Letture bibliche e termina con la preghiera dei fedeli. Essa ruota tutta attorno all’ambone che diventa il fuoco verso il quale deve tendere l’assemblea in questa prima grande parte della celebrazione. E’, questo, il momento nel quale l’assemblea percepisce la presenza di Dio che vuole parlare agli uomini intrattenendosi ancora con loro così come nel passato avveniva con Mosè nella Tenda del Convegno (cfr Es 33, 9-11). Tutto, dunque, deve essere centrato sull’ascolto. La Liturgia della Parola è strutturata come un dialogo tra Dio e il popolo. Dio, infatti, prende l’iniziativa e rivolge la sua Parola con la prima lettura; il popolo risponde con il salmo; Dio riprende a parlare con la seconda lettura mentre l’assemblea risponde acclamando e riconoscendo la vicinanza del Risorto che viene a parlare nel Vangelo; tale presenza suscita una grande gioia che esplode nel canto dell’Alleluia. Dopo aver attualizzato nell’omelia quanto ascoltato, il popolo risponde professando la sua fede e facendo diventare preghiera la proposta di Dio. Questo è pure il momento in cui vengono chiarite le clausole dell’Alleanza per cui chi non è disponibile a viverle dovrebbe lasciare l’assemblea poiché non può firmare il patto con Dio rifiutandone le condizioni. LETTURE BIBLICHE Guardiamo alla celebrazione domenicale. Essa prevede due letture prima del Vangelo. La prima è tratta solitamente dall’Antico Testamento ed è collegata con il Vangelo; diventa l’annuncio di una profezia che Gesù, quale Messia, è venuto a compiere. La seconda lettura, invece, è tratta dal Nuovo Testamento e, durante il Tempo Ordinario, segue la lettura continua di un testo indipendentemente dal tema dominante nelle altre letture. Durante i cosiddetti Tempi forti (Avvento, Natale, Quaresima), invece, la seconda lettura è scelta in base alle altre proponendone l’attualizzazione per la comunità che sta celebrando i divini misteri. SALMO RESPONSORIALE E’ il più antico canto della celebrazione; con esso il popolo risponde alla Parola ascoltata per cui esso prevede sempre l’intervento dell’assemblea mediante un ritornello (responsum - risposta). Essendo un canto dovrebbe essere sempre eseguito in musica; tuttavia può essere anche letto. Naturalmente si proclama come un testo poetico per cui non può essere affidato a chiunque. Inoltre non può essere sostituito da un altro canto liturgico che non contenga le stesse parole. VANGELO La lettura del Vangelo costituisce il culmine della Liturgia della Parola in quanto Colui che parla è la pienezza della Rivelazione; da questa Parola tutti i testi biblici vengono illuminati e interpretati. Tale importanza si evince anche dalla processione che, nelle solennità, accompagna l’intronizzazione dell’evangelario, dall’incensazione del Libro e dal bacio da parte di colui che proclama. Tale lettura è preceduta dal canto che prevede un versetto; non è da trascurare poiché esso oltre a richiamare la funzione di Cristo maestro, è pure la chiave di lettura del testo che verrà proclamato; infatti suggerisce quale aspetto del Vangelo la liturgia in atto vuole sottolineare. PROFESSIONE DI FEDE Ha lo scopo di suscitare una risposta di assenso, dopo l’ascolto delle letture, e di richiamare alla mente la regola della fede, prima di incominciare la Liturgia Eucaristica. Attraverso la recita del simbolo l’assemblea dichiara anche la sua unità nella fede e si sente in comunione con tutti coloro che la condividono. PREGHIERA DEI FEDELI Fa da cerniera tra le due parti della Messa. Essa viene chiamata preghiera universale per il suo contenuto e preghiera dei fedeli poiché appartiene a loro che, in questo momento, manifestano l’esercizio del loro sacerdozio battesimale. Questa preghiera dovrebbe prevedere intenzioni per la Chiesa, i governanti, le diverse emergenze, il suffragio per i defunti. Ogni intenzione dovrebbe, inoltre, essere improntata a sobrietà. Arrivederci al prossimo incontro su “La celebrazione eucaristica ” -Seconda parte-