Vento a Tindari di Salvatore Quasimodo Poesia multimediale di Biagio Carrubba VENTO A TINDARI. (Testo della poesia) Tindari, mite ti so fra larghi colli pensile sull’acque delle isole dolci del dio, oggi m’assali e ti chini in cuore. Salgo vertici aerei precipizi, assorto al vento dei pini, e la brigata che lieve m’accompagna s’allontana nell’aria, onda di suoni e amore, e tu mi prendi da cui male mi trassi e paure d’ombre e di silenzi, rifugi di dolcezze un tempo assidue e morte d’anima. (testo della poesia) A te ignota è la terra ove ogni giorno affondo e segrete sillabe nutro: altra luce ti sfoglia sopra i vetri nella veste notturna, e gioia non mia riposa sul tuo grembo. Aspro è l’esilio, e la ricerca che chiudevo in te d’armonia oggi si muta in ansia precoce di morire; e ogni amore è schermo alla tristezza, tacito passo al buio dove mi hai posto amaro pane a rompere. (Testo della poesia) Tindari serena torna; soave amico mi desta che si sporga nel cielo da una rupe e io fingo timore a chi non sa che vento profondo m’ha cercato. (da Acque e terre del 1930) Parafrasi della poesia. Vento a Tindari Tindari, ti guardo in un giorno mite posta su colline ampie e affacciata di fronte alle acque delle belle isole Eolie, oggi mi assorbi con viva forza e mi fai commuovere il cuore. Salgo vette elevate e precipizi (pareti scoscese), sono assorbito dal vento che soffia fra i pini, e la brigata mi accompagna lietamente mentre si allontana nell’aria aperta, che porta i loro suoni e il loro affetto; e la tua vista mi incanta ancor di più, e penso che io mi allontanai da te a mio danno e oggi sono preso da paure d’amore e di silenzi, nascondigli un tempo di dolcezze assidue e oggi mi sorge la paura nell’anima. (Parafrasi della poesia) La terra dove oggi vivo e sprofondo e dove scrivo poesie nascoste ti è ignota; un’altra luce illumina le tue case durante la notte, e una gioia, che ora non provo più, è rimasta in te. L’esilio è oggi duro e la ricerca di felicità, che speravo di trovare in te, oggi si trasforma nella preoccupazione di dover morire presto: e ogni amore è soltanto un velo alla tristezza, è soltanto un passo silenzioso nel buio della città dove tu mi hai mandato per spezzare l’amaro pane per vivere. (Parafasi della poesia) Tindari torna serena dal vento; un gentile amico mi sveglia dal mio assorbimento dei miei pensieri per evitare che io mi sporga dalla rupe e io fingo di avere paura del pericolo al mio amico che non sa quale vento mi ha assorto in profondi pensieri e in dolci ricordi. Il tema della poesia è il rimpianto della sua Sicilia. Il poeta esprime la nostalgia per la fanciullezza ormai trascorsa, a cui viene contrapposta la vita piena di tristezza che il poeta conduce in un’altra città. Il messaggio della poesia è quello di mostrare il divario che vive il poeta tra la vita lontana dalla Sicilia e i sogni e le speranze che faceva quand’era in Sicilia. La vita attuale, afferma il poeta, è ben lontana dai sogni fatti durante la fanciullezza. La vita reale è molto più dura dei sogni e il lavoro impone scelte e partenze dolorose. Il linguaggio poetico della poesia è molto alto ed è costruito con grande finezza e maestria stilistica, che ne determina uno stile pre-ermetico. Il linguaggio è fortemente metaforico (sfoglia); vi sono analogie anche molto ardite (vento dei pini); contiene volute ambiguità ed espressioni ellittiche, e vi è un uso vago della preposizione a e vi è un uso raro delle endiadi. L’effetto è quello dell’oscurità, della vaghezza, della sospensione. Ma la poesia, pur presentando una tecnica pre-ermetica, conserva ancora sentimenti ed emozioni che la rendono sofferta e personale. La bellezza della poesia nasce almeno da cinque elementi contenuti nella poesia. Il primo elemento di bellezza della poesia è dato dall’uso sapiente ed esperto del linguaggio poetico ricchissimo di figure retoriche. La poesia contiene moltissime metafore, analogie, ellissi, un doppio uso della preposizione a e la raffinata capacità di endiadi formate da un sostantivo concreto e un sostantivo astratto Il secondo elemento di bellezza della poesia è dato dal confronto e scontro tra presente e passato, tra sogno e realtà, tra la bellezza di Tindari e l’esilio fitto a Roma dove vive il poeta, tra la fanciullezza trascorsa a Tindari e la maturità aspra del poeta. Il terzo elemento di bellezza della poesia sta nell’espressione dei sentimenti del poeta, che sono vari: dal rimpianto per la Sicilia e per il passato all’amarezza della sua vita attuale. Il quarto elemento di bellezza della poesia è dato anche dalla capacità del poeta di rappresentare la vivacità della sua giovane età, descrivendo la sua “brigata” cioè la sua compagnia di amici che gli trasmettono gioia e spensieratezza come il poeta dice nel finale della poesia quando un suo amico lo sveglia dal suo assorbimento perché si accorge che il poeta non vede dove mette i suoi piedi. Il suo amico ha paura che il poeta potrebbe cadere dalla rupe e così lo scuote dai suoi pensieri che lo hanno estraniato dalla comitiva. Il quinto elemento di bellezza della poesia è dovuto allo stile tipicamente pre-ermetico; essa, pur essendo costruita con le figure ermetiche, presenta ancora aspetti di una poesia classica. Intanto è troppo lunga per essere ermetica, infatti le poesie ermetiche sono molto brevi e contengono pochi versi, mentre qui la poesia è ricca di parole e di immagini precise. Inoltre la poesia rappresenta una situazione concreta e descrive una passeggiata a Tindari mentre i temi delle poesie ermetiche sono generalmente astratti e chiusi. E poi mentre le poesie ermetiche sono serie e tristi “Vento a Tindari” presenta una nota comica e divertente come nel finale quando il suo amico scuote il poeta dal suo assorbimento che mostra stupore per il pericolo corso e scampato. e Biagio Carrubba Salvatore Quasimodo Proprio questa mattina ho visto per la prima volta Alessandro Quasimodo qui a Modica a teatro Garibaldi. Mi è sembrata una persona disponibile e gentile. Ho parlato di queste poesie multimediali e mi ha detto che le vedrà. Aspetto con piacere una sua e-mail di giudizio su di esse. Modica sabato 28 ottobre 2006. Biagio Carrubba