Amico fiuto lungo
D’improvviso mi sveglio e non sto più lottando con il grande lupo: era
un sogno.
Sono le quattro del mattino, ora mi sento così sveglio e vivo, che un’idea
mi balena in testa e prende immediatamente forma. Se il tempo mi
concede alcune ore, visto che piove da qualche giorno, andrei a far visita
all’amico fiuto lungo e chissà che il sogno sia un presagio…
Davvero ho pensato questo e, quando dalla finestra vedo le pozzanghere
immobili, l’idea di prima è già un programma da realizzare.
Amico fiuto lungo
Colazione rapida, poche cose nelle tasche della giacca a vento, pila, macchina
fotografica, binocolo e una voglia infinita di tuffarmi nella notte. Raggiungo il luogo
nel quale incontrai la prima volta l’orso, poco dopo la mezzanotte.
Il terreno è bagnato fradicio e c’è acqua
ovunque che gorgoglia dentro vie nuove
create nella terra ormai sazia.
Rimango in appostamento fino
all’albeggiare, poi decido per un
controllo sul sentiero d’accesso a
quell’area.
Amico fiuto lungo
Già a quell’altitudine la neve rivela ogni movimento animale ed è
proprio la fortuna della neve a bassa quota che mi sprona a percorrerlo
interamente, in una direzione e poi nell’altra, fino a quell’attimo magico
che ha dato inizio ad un’esperienza rara e particolare.
Da bambino, fra i pochi libri che ho letto, mi ricordo di un racconto
emozionante sulla caccia all’orso in Valtellina.
Il disegno e le parole m’affascinarono tanto, non so quale delle due di
più, e mentre ora cammino nella neve mi torna in mente tutto.
Amico fiuto lungo
E mi dico: “Che bello se accadesse così.”, naturalmente
senza cacciatore! O meglio, con cacciatore d’emozioni
e di conoscenza.
L’attimo magico scatta alla vista delle prime orme,
inconfondibili e abbondanti, che d’improvviso
occupano il sentiero. Belle, nitide, una dietro l’altra,
compongono una pista che ghermisce il mio spirito
selvaggio.
La mente scatta, elabora considerazioni che diventano
messaggi precisi.
Amico fiuto lungo
La pista, salendo rapida dal basso, ne rivela la probabilissima origine ed ora l’amico
sta ritornando alla sua quiete nel bosco fitto.
Dall’aspetto delle orme deduco che sono recentissime, di poche ore, ed il messaggio è
quindi perentorio: “Seguire!”.
So, per esperienza, che non sarà una gita: l’orso è davvero astuto e la sua resistenza
gli consente di mettere a dura prova i possibili inseguitori.
La posta in gioco è troppo allettante e grazie alle mie esperienze dure posso accettare
il confronto con un altro animale.
Amico fiuto lungo
Scatto qualche foto per documentare, controllo
alcune misure e poi mi metto alle costole del
plantigrado.
Di taglia medio-grossa, credo si tratti dello stesso
individuo che frequenta già quell’area.
La neve primaverile, frequente e fradicia, comincia ad appesantire i vestiti, entra nel
colletto, inzuppa ogni cosa che sta nelle tasche.
Non è più un sentiero quello che sto percorrendo. Quasi subito la pista ha preso il
fitto della vegetazione e con i rami carichi di neve è davvero un disagio salire
rapidamente e passare dove passa l’orso.
Amico fiuto lungo
Lo spessore del manto nevoso aumenta e la direzione non è affatto lineare. Continui
cambiamenti fanno pensare ad un’azione fatta di proposito, per confondere; più
avanti ne avrò la conferma. In un cambiamento direzionale la pista sfiora alcune rocce
che mi fanno pensare ad una sosta, ma subito le orme si allontanano e montano
ancora più in salita. Sapevo, appunto, che non sarebbe stata una gita.
Amico fiuto lungo
Pensando alla probabilità di un incontro ravvicinato, metto le dita dentro le orme
delle sue dita, quasi a coglierne in anticipo l’emozione.
Ripenso al racconto della Valtellina, quando l’uomo, tenace, dopo ore di
inseguimento si trova in vista del magnifico esemplare.
La fatica, l’umidità, le mani gelate… sono indifferente a tutto. Forse percepisco
l’attimo che sta per segnare questa giornata con un ricordo indelebile.
Di colpo la pista sembra finire nel candore della neve, ormai abbondante. Proprio a
causa dello spessore consistente della neve non noto, nei buchi profondi delle orme,
che le stesse sono doppie, cioè sovrapposte e contrarie.
Amico fiuto lungo
In una situazione più tranquilla non mi sarebbe sfuggito questo fatto, ma in quel
momento sentivo davvero qualcosa di particolare, un insieme di tensione ed
emozione che mi spingeva a proseguire veloce.
Erano poche le orme che, con un improvviso dietrofront, ricalcavano le precedenti,
deviando abilmente in basso e dentro l’intrico di una macchia di vegetazione
scarsamente innevata.
Cerco con attenzione la nuova direzione, che ritrovo, non facilmente appunto per la
poca neve, nel punto di deviazione.
Amico fiuto lungo
Notando l’improvviso calo di quota, la posizione delle orme ed il brusco
cambiamento di direzione deduco che l’ORSO può essere vicino e può aver percepito
la mia presenza.
Penso proprio che stia tagliando la corda, con stile.
Allungo il passo e salto su un masso per vedere
meglio sotto di me la direzione, ormai di fuga,
del plantigrado. Il versante è ripido, la direzione
precedente della pista nell’ultimo tratto portava
in orizzontale ad una macchia fitta di alberi.
Amico fiuto lungo
Ora le orme sono più distanti tra loro, sia per la pendenza, sia per l’andatura veloce
dell’orso. Sono anche disordinate nella direzione, ma in ordine di galoppo e con un
andamento zigzagante a causa dell’intrico di vegetazione presente, forse anche per
un’azione che vuol confondere chi segue.
Altri massi isolati deviano la pista a destra e a sinistra. Sempre con l’intenzione di
individuare rapidamente la direzione della pista salgo su uno di essi e, mentre cerco
tra i rami bassi le orme allungate in scivolata, un soffio potente e rabbioso rompe il
silenzio bianco.
Amico fiuto lungo
Lì, poco sotto la mia posizione fortuita, a meno di dieci metri l’orso batte la neve con
la zampa anteriore destra. Solo quel soffio e quella zampata di monito, poi punta il
muso in discesa, diagonalmente, e scappa ad una velocità sorprendente.
Nemmeno in campo aperto avrei avuto il tempo per una foto. E poi, a quella
distanza davvero ravvicinata, ho pensato, prima di distrarmi dietro all’obiettivo, di
controllare il comportamento dell’amico che, ripeto, è stato fulmineo.
Amico fiuto lungo
Ho comunque notato il pelo lungo e chiaro e dedotto, dall’abilità di percorso e di
fuga, che l’esemplare è in ottima forma.
Dopo la sua fuga ho seguito la pista ancora per un poco, solo per controllare la
direzione, poi anch’io ho puntato il muso a valle; ma l’anima è ancora là.
12 aprile 1998
Angelo Caliari
“Ascolta sempre il respiro dei monti
Perché la pace non ha prezzo”
Angel
Angel degli
degli orsi
orsi
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