“Difendi tu la mia
memoria,
io sono innocente”.
Vincenzo Baccalà a Pia Piccioni,
Odessa 1937
“Di fronte al male
si può sempre dire
un si o un no"
Istituto Comprensivo Statale “ Iqbal Masih ”Via Bianca Milesi,4 – 20152 Milano
Sede Masih - Classe III D - a.s.2008 /09/10
Prof.ssa Marilena Aveni
10 Novembre 2005
Milano
ricorda i mille italiani esuli
antifascisti, emigrati nella
speranza di un mondo migliore,
membri della comunità italiana
in Crimea che furono
perseguitati in Unione Sovietica,
privati della libertà, deportati
nel gulag o fucilati negli anni
dello stalinismo.
Il GULAG
GULAG è il termine introdotto nel 1930, dalla
Direzione centrale dei lager, per definire il campo di
concentramento.
Nel 1918, con l’inizio della guerra civile, fu creata una
vasta rete di campi di concentramento per gli
oppositori politici.
Mappa dei gulag sovietici
I gulag
Disseminati nei luoghi più inospitali dell’URSS, dalle isole Solovki
( mar Bianco) alla Kolyma, una zona mineraria siberiana, i lager
sovietici furono 384.
Oltre ai lager veri e propri vennero istituite le “zone di
popolamento speciale”, per la colonizzazione e lo sfruttamento
delle regioni più inabitabili dell’URSS.
Nel 1919 venne creata la sezione lavori forzati.
Il lavoro coatto era previsto come mezzo di redenzione sociale
dalla stessa costituzione sovietica.
Oltre alla funzione economica e punitiva, alcuni lager ebbero
anche la funzione di eliminazione fisica dei deportati.
Comunque, le condizioni generali entro le quali i deportati erano
costretti ad operare rendevano naturale la morte per stenti.
Il sistema GULAG caratterizzò tutto il periodo leniniano e
staliniano e cominciò ad essere riformato soltanto dopo la
morte di Stalin, avvenuta nel 1953. Nel 1956 ne rimanevano 37.
La chiusura dell’intero Arcipelago si avrà nel 1987, con Gorbacev
Solovki : il primo lager
sovietico
All'inizio del XV secolo
sull'arcipelago fu fondato un
monastero ortodosso, noto per la
sua rigida regola e per la fiorente
economia.
Con l'arrivo dei bolscevichi sulle
isole, nel 1920, le Solovki si
trasformarono in luogo di
deportazione per gli oppositori del
regime, e nel 1923 qui venne
creato il primo nucleo di quello che
poi sarebbe diventato noto col
nome di GULAG: i lager a
destinazione speciale delle Solovki.
Qui, lontano da occhi indiscreti, si
metteva a punto la pratica delle
fucilazioni, l'organizzazione della
sorveglianza, si definivano le norme
di alimentazione dei detenuti, il loro
abbigliamento, la tecnica di
sepoltura dei cadaveri, si
studiavano le possibilità d'impiego
massiccio del lavoro coatto.
L’arcipelago delle Solovki
• L'arcipelago delle Solovki, formatosi nei
pressi del Circolo polare artico circa
10.000 anni fa in seguito al ritrarsi di un
gigantesco ghiacciaio, ha una superficie
complessiva di oltre 260 km² ed è
considerato per le sue condizioni
climatiche una delle regioni più inospitali
della Russia.
Solovki
L'assoluta maggioranza dei detenuti si trovava alle Solovki su indicazione
dell'amministrazione sovietica, e non per la sentenza di un tribunale.
I primi prigionieri di questi lager furono proprio gli attivisti dei partiti politici che
avevano favorito la presa del potere da parte dei bolscevichi.
Le guardie delle Solovki venivano scelte, di regola, fra i condannati che
prima dell'arresto avevano prestato servizio nella milizia, negli organi della
Sicurezza dello Stato, o avevano militato nel partito comunista.
Più tardi queste guardie, istruite alla scuola delle Solovki, divennero dirigenti di
lager in tutta l'Unione Sovietica.
All'inizio degli anni '30 i lager sull'arcipelago delle Solovki e i loro
distaccamenti sulla terraferma ospitavano più di 70.000 detenuti.
Il regime di detenzione diventava sempre più duro, e verso la metà degli anni
'30 le Solovki si erano trasformate in carcere punitivo per gli altri campi del
paese.
Questo periodo della storia dell'arcipelago si concluse con le fucilazioni in
massa del 1937, quando furono uccise più di 2.000 persone.
Dal 1937 le Solovki furono trasformate in un penitenziario a regime durissimo,
ma verso la fine dell'anno la maggioranza dei prigionieri fu trasferita sul
continente per essere utilizzata in qualità di forza lavoro nei "cantieri del
socialismo", nei lager dell'Estremo Nord dell'URSS.
Nell'arcipelago delle Solovki e negli altri lager finirono oltre un milione di
detenuti.
Gulag
Stalin e i gulag
•
•
Dopo il 1929, quando Stalin divenne leader indiscusso all'interno del partito
comunista bolscevico, si sviluppò in Unione Sovietica un complesso sistema
concentrazionario creato al fine di reclutare, attraverso campagne di terrore sempre
più perfezionate, manodopera forzata da impiegare nella colonizzazione della regioni
più remote dell'Unione Sovietica ricche di materie prime.
L'origine del GULag è dunque strettamente legata all'obiettivo di modernizzazione del
paese che il gruppo dirigente staliniano si prefisse rappresentando nello stesso
tempo anche un efficace strumento funzionale al controllo capillare della società
sovietica e alla sua epurazione da eventuali avversari del regime.
•
Tra gli inizi degli anni Trenta e il 1953, anno della morte del grande tiranno, furono
creati sul territorio sovietico circa 500 lager ciascuno dei quali poteva accogliere da
poche decine di individui sino a centinaia di migliaia di detenuti.
•
Allo stato attuale della documentazione si calcola che furono circa tra i 22 e i 27
milioni le persone che, per brevi o lunghi periodi, furono vittime del sistema
repressivo sovietico.
Nei campi di lavoro forzato, i detenuti lavoravano in condizioni disumane, a
temperature che in alcune regioni, durante l'inverno, scendevano anche fino a 50
gradi sottozero, malvestiti, denutriti, oggetto di violenze indiscrimanate da parte delle
guardie.
L'esperienza concentrazionaria che essi vissero fu estremamente differenziata: essi
conobbero, a seconda dei casi, lager di transito, campi di lavoro, di punizione, campi
per criminali e lager per prigionieri politici, campi per bambini, lager per donne.
•
Ovunque il livello di sofferenza umana fu altissimo
Un carcere moscovita
degli anni Trenta:
da qui si partiva per il
gulag
Il gulag degli Urali
Arrivo al gulag
Dapprima entrarono nei GULAG
i nemici naturali dello Stato
sovietico, i nemici di classe: la
nobiltà russa, gli imprenditori, i
proprietari terrieri, il clero
ortodosso e, in generale, tutti i
gruppi considerati privilegiati.
In seguito la deportazione riguardò
tutti i settori della società sovietica,
compresi i prigionieri di guerra
scampati ai lager nazisti e gli
specialisti di vari settori, necessari
all’attività produttiva dei lager. Poi vi
furono anche gli ostaggi, scelti tra
persone di livello sociale elevato, con
lo scopo di ricattare parenti ed amici.
• youtube Roberto Saviano i racconti della
kolima
http://www.youtube.com/watch?v=
U-cSl-lUBZw
Interno di un gulag nella regione di
Kolyma
• Interno di
una
baracca
La vita nel lager
• Il lavoro assorbiva quasi del tutto la vita dei detenuti.
Nella maggior parte dei lager il lavoro forzato durava
dalle dodici alle quindici ore, a seconda delle stagioni.
• La vita nelle baracche, dove il termometro scendeva
spesso sotto i 30 o i 40°, o al contrario era caldo e
umido in modo insopportabile, era tutta segnata dalla
lotta per la sopravvivenza: bisognava sopravvivere al
freddo soprattutto, alla fame, alle malattie provocate per
lo più dalla debilitazione e dalla mancanza d'igiene, alla
violenza dei capisquadra reclutati tra i peggiori
delinquenti, al controllo dei guardiani e alle angherie dei
secondini. Il tempo che restava era impiegato a
procurarsi la legna per la stufa, qualcosa in più da
mangiare, a parlare con i compagni di sventura, a
cercare di tenersi puliti
All’interno dei campi uomini e donne lavoravano a ritmi disumani,
controllati da una gerarchia interna di capisquadra scelti tra i criminali
comuni.
La costruzione di dighe, canali, strade, nuovi insediamenti urbani,
l’estrazione mineraria e la produzione di legname furono tra le attività più
frequentemente demandate al lavoro coatto.
Le condizioni climatiche
spesso estreme, la fame
perenne, le fucilazioni
arbitrarie, i ritmi di lavoro
massacranti e finalizzati al
raggiungimento di obiettivi
produttivi impossibili, la
costante violenza
psicologica tesa
all’annientamento della
volontà individuale furono
le caratteristiche costanti
dei GULAG sovietici.
Lavoro forzati
Le donne e i bambini
Fra i detenuti gli uomini sono sempre stati la maggioranza.
La percentuale delle donne prima della guerra era di circa il
10%, ma durante la guerra aumentò gradualmente, in
seguito alla mobilitazione degli uomini nell’esercito,
raggiungendo il 30% all’inizio del 1945.
Negli anni‘50 le donne costituivano circa il 15% della
popolazione dei lager e delle colonie.
I bambini e gli adolescenti (fino a 17-18 anni) costituivano
di solito l’1-2% dei detenuti.
Gli uomini dietà compresa fra i 18 e i 55 anni prevalevano
decisamente anche fra i mobilitati al lavoro.
I bambini (fino ai 16 anni) erano circa un terzo (di meno
verso la metà degli anni ‘30 per l’altissima mortalità
infantile, di più alla fine della guerra, quando la
percentuale dei bambini raggiunse il 40%).
STRUMENTO DI
STERMINIO
Il GULAG come
organizzazione del sistema
dei lager sovietici è stato un
potente strumento di
sterminio di intere categorie di
cittadini nelle mani del
totalitarismo comunista, in
URSS dalla metà degli anni
Venti.
Attraverso il terrore il regime
ha esercitato un ferreo
controllo sociale e la
sottomissione completa della
popolazione.
Resti di filo spinato del gulag di
Kolyma
Stalin visita il cantiere del canale
Mosa-Volga-1936
BAM - La ferrovia Bajkal-Amur
• La costruzione della Ferrovia Bajkal-Amur destinata a collegare
Tajšet, sulla Transiberiana, a Komsomol'sk sull'Amur attraverso la
regione a nord del lago Bajkal, ebbe inizio nel novembre del 1932.
La manodopera forzata venne fornita dal Bamlag (con sede nella
città di Svobodnyj), che arrivò a contare 268.700 detenuti.
nei
Gulag
…..
milioni
di morti
Gli italiani nei Gulag
Durante gli anni Trenta, il terrore staliniano colpì duramente le
comunità straniere che vivevano in Unione Sovietica e, fra queste,
anche quella italiana conobbe l'esperienza della persecuzione e
della deportazione nei Gulag.
Sospettati, nella maggior parte dei casi, di attività antisovietica e
di spionaggio, alcune centinaia di italiani, per lo più emigrati
politici e giunti in URSS negli anni Venti, morirono fucilati dopo
processi sommari o subirono lunghe sofferenze nei campi di
lavoro forzato.
A questa vicenda di dolore e di morte si aggiunse, negli anni della
seconda guerra mondiale, la dura esperienza della deportazione e
del lavoro coatto nelle colonie per gli italiani che vivevano a Kerc',
in Crimea, questi ultimi discendenti di famiglie pugliesi trasferitesi
in Russia sin dal XIX secolo
1000 Italiani
Complessivamente
furono circa 1000 gli italiani
che, tra il 1919 e il 1951, subirono diverse forme di
repressione quali : fucilazione, internamento in un
campo di concentramento, deportazione, confino,
espulsione, privazione dei diritti civili.
Furono imprigionati e in molti morirono nei gulag,
disseminati nelle regioni più lontane dell’immenso territorio
dell'URSS…
In totale 27 furono i lager in cui vennero imprigionati, 19 le
località di confino o i luoghi di deportazione in cui è stato
sinora possibile rintracciare la loro presenza.
Altri non giunsero mai né ai campi di transito né tanto meno
alle destinazioni finali.
Subito dopo l’arresto, infatti, soprattutto negli anni del
Grande Terrore, cioè tra il 1937 e il 1938, vennero fucilati,
quasi sempre senza processo, in base alla sentenza di una
Consulta speciale.
Molti dei loro corpi giacciono nelle fosse
comuni di Butovo o della Kommunarka, due
luoghi nei pressi di Mosca tristemente noti
dopo il 2000, anno della loro scoperta. Altri
forse giacciono fra i trentamila corpi della
fossa comune di San Pietroburgo, individuata
di recente.
Si calcola che all’interno del
sistema GULAG siano
passate tra i 15 e i 20
milioni di persone, ma che
contemporaneamente non
ne siano state presenti più
di 3 milioni.
Il tasso di mortalità mensile
in certi lager superava il
10%; a Kolyma, con
temperature di 50-60°
sottozero, raggiungeva il
30%.
Due
italiani
giustiziati
nei gulag
I GIUSTI
In queste condizioni terribili possiamo definire "giusti" coloro che hanno
cercato di salvaguardare la propria dignità di uomini senza sottostare
al ricatto dei persecutori, che chiedevano l’obbedienza cieca, la delazione
contro gli altri accusati durante gli interrogatori e contro i compagni di
prigionia nei campi della morte, o il tradimento degli amici e persino dei
parenti.
Alcuni hanno cercato di difendere la memoria, di conservare il ricordo delle
vittime dei massacri, di raccontare le storie degli innocenti morti di stenti o
fucilati senza processo.
Altri sono riusciti a esprimere pubblicamente la propria opposizione al
regime, pagandola a caro prezzo.
Altri ancora si sono rifiutati di rinnegare il proprio padre condannato o un
figlio deportato perché accusato di essere un nemico del popolo.
Per chi voleva opporsi non si trattava di rischiare la vita per salvare un altro
essere umano, ma di salvare la propria identità anche a costo della vita.
Solo così, indirettamente, altre vite sono state salvate e questa coraggiosa
resistenza morale ha contribuito al disfacimento dell’impero sovietico, fino
al crollo del 1989
La Foresta dei Giusti
“Di fronte al male "si può sempre dire un si o un no"
“Nella storia dell'umanità e nel comportamento degli uomini,
accanto al Male, indagato e visibile,
è presente anche il Bene.”
Condividendo questa idea, alcuni intellettuali, Gabriele Nissim e Pietro
Kuciukian, hanno costituito nel 2000 a Milano un gruppo di ricerca e di
riflessione sul tema dei Giusti.
Hanno creato un Comitato promotore della Foresta dei Giusti che intende
impegnarsi per mantenere vivo il ricordo dei Giusti attraverso la creazione di
luoghi della memoria ove vengono piantati alberi simbolicamente riferiti agli
atti di bene compiuti da coloro che, di fronte al male, in particolari
situazioni storiche, non hanno voluto rinunciare alla propria dignità e
umanità
I GIUSTI
Un obiettivo del Comitato è la valorizzazione
delle azioni "giuste", risultato di scelte che
tendono ad ostacolare il male là dove si
manifesta.
Ricordare significa opporsi con atti di
conoscenza all'indifferenza, e insieme
impegnarsi per costruire un futuro
diverso
La pietra di Solovki
Il monumento a tutte le vittime delle
repressioni in URSS, eretto oggi di fronte
al quartier generale del KGB a Mosca, è la
"Pietra delle Solovki", un masso portato
nella capitale della Russia dall'ex capitale
dei lager.
Essere capace
di dire
NO
Il giardino dei Giusti
di Yad Vashem- Gerusalemme
Il Giardino dei Giusti di Gerusalemme è sorto nel 1962
presso il Museo di Yad Vashem, il luogo della memoria della
Shoah, in applicazione del punto 9 della sua legge istitutiva,
approvata dal parlamento israeliano nel 1953,che recita:
"Con la presente legge è istituita la fondazione Yad Vashem
a Gerusalemme, per commemorare (…) i giusti tra le nazioni,
che hanno rischiato la loro vita per aiutare degli ebrei."
Per commemorare i Giusti tra le Nazioni viene scelto di
piantare degli alberi di carrubo.
Nasce il Viale dei Giusti, che si allargherà nel giardino
omonimo.
Il giardino dei Giusti
di Yerevan - Armenia
Yerevan in Armenia, sulla collina
dove ha sede il Monumento e il
Museo a ricordo del genocidio
subito dagli armeni nel 1915 per
opera del Governo dei Giovani
Turchi.
Questo luogo della memoria è
stato creato nel 1995 dal direttore
del Museo e dal fondatore del
Comitato dei Giusti per gli
armeni, “la memoria è il futuro”.
Essere capace di dire NO
Ricordare i non armeni che hanno aiutato gli armeni prima,
durante e dopo il genocidio, impedisce che la storia degli
omicidi di massa e delle deportazioni sia solo quella costruita
dagli aggressori o reinventata dai loro successori;
ma soprattutto è importante per il valore che nella memoria delle
generazioni future possono avere gli atti di resistenza al male,
le storie esemplari di coloro che di fronte al male estremo sono
stati capaci di dire “no”.
La particolarità di questo Giardino è che accanto ai Giusti e ai
testimoni non armeni che hanno soccorso gli armeni all’epoca
del genocidio e le cui ceneri o terra tombale sono tumulate nel
Muro della Memoria, si sono voluti ricordare personalità viventi
e testimoni che continuano ad agire per salvaguardare la
memoria degli eventi tragici opponendosi al negazionismo
della Turchia.
Il giardino dei Giusti
di Sarajevo
Scopo del progetto è creare un
Giardino dei Giusti a Sarajevo per
rendere omaggio a tutti coloro che con
coraggio e determinazione si sono
opposti ai trattamenti disumani
legalizzati e hanno aiutato i deboli
innocenti e indifesi che vivevano sul
territorio della ex Jugoslavia negli anni
del conflitto fra il 1991 e il 1999.
Il giardino dei Giusti
di Milano
Il 24 gennaio 2003 alle ore 11.30 al Monte
Stella (MM1 fermata QT8) è avvenuta
l'inaugurazione di uno spazio dedicato ai Giusti
di tutto il Mondo.
Sono stati piantati i primi tre alberi in onore di
Moshe Bejski, Pietro Kuciukian, Svetlana Broz,
fondatori dei Giardini dei Giusti di
Gerusalemme, Yerevan e Sarajevo.
L'ingresso del Viale dei Giusti
Il cippo all'ingresso del Giardino
10 Novembre 2005
Milano
ricorda i mille italiani esuli
antifascisti, emigrati nella
speranza di un mondo migliore,
membri della comunità italiana
in Crimea che furono
perseguitati in Unione Sovietica,
privati della libertà, deportati
nel gulag o fucilati negli anni
dello stalinismo.
Un parco di Milano
dedicato alle vittime italiane del GULAG
Il Comitato per la Foresta dei
Giusti ha proposto al Comune di
Milano di dedicare un parco
cittadino alla memoria degli
italiani perseguitati in URSS dal
terrore staliniano.
Oltre ai numerosi antifascisti
fuggiti dall'Italia, fu sterminata
l'intera comunità di origine
italiana residente in Crimea.
La Giunta Comunale di Milano ha deliberato che il
Parco Valsesia sia intitolato
"Alla memoria delle vittime italiane del GULAG",
con deposizione di una lapide a ricordo della loro
tragedia.
In occasione
dell'inaugurazione del
monumento il Parco
(di via) Valsesia è stato
ribattezzato
Parco in memoria delle
vittime italiane nei gulag
Bibliografia- Sitografia
Sito internet : www.gariwo.net - La foresta dei giusti –
L’EMIGRAZIONE ITALIANA IN URSS: STORIA DI UNA REPRESSIONE
Saggio di Elena Dundovich, Francesca Gori ed Emanuela Guercetti
Link collegati
Il gulag della Kolyma –Immagini
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/ARCH_
Immagini/dossier/Mondo/2008/spedizione-oltre/Gulag-nella-taiga-TKizny-500.jpg
http://www.memorial-italia.it
youtube Roberto Saviano i racconti della kolima
http://www.youtube.com/watch?v=U-cSl-lUBZw
Scarica

“Difendi tu la mia memoria, io sono innocente”.