Agostini Silvia I.C.M c/o Centro di Salute Mentale “Mazzacorati” Ospedale Bellaria 23 Maggio 2008 Non sa mantenere le distanze! E’ privo di speranza! Perdiamo tutta la nostra professionalità! E’ trasandato nell’aspetto! Ci insulta! Non si può comunicare,delira! Non accetta il nostro aiuto! Ci fa sentire impotenti! Non gratifica il nostro lavoro! Cerchiamo di capire Chi soffre di un disagio mentale sono persone annientate dalla loro sofferenza Non hanno risorse per far fronte alla sofferenza che sentono; Nella grande maggioranza dei casi sono sole; Chiedono aiuto in modo non convenzionale, possono reagire con aggressività, tendono ad isolarsi, rifiutano i farmaci … Sono tutti comportamenti che derivano da una forte paura e senso di panico! Non prendiamo questi comportamenti come attacchi personali o alla nostra professione! Non sa mantenere le distanze! Occorre uscire dallo schematismo e dall’impersonalità dei ruoli fissi: TU paziente, IO infermiera. Il coinvolgimento emotivo diretto è inevitabile, ci permette di partecipare in modo empatico con lo stato emotivo ed affettivo del paziente. Perdiamo tutta la nostra professionalità! Non ci sono prelievi da eseguire, cateteri venosi da inserire, flebo da somm.re, ma non per questo il “non fare” deve minacciare la nostra identità professionale. Sono trasandati nell’aspetto! Fare cattivo odore, vestirsi in modo non congruo alla stagione, è il loro modo per difendersi dal “mondo”, e spesso è l’unico modo che hanno per “sentirsi” come persone. Sono privi di speranza! In psichiatria così come cambia il rapporto infermiere paziente, allo stesso modo cambia il modo di essere infermieri. Occorre imparare a modulare e adattare ciò che si è acquisito negli anni precedenti. Devi saper cambiare la prospettiva con la quale osservi le Persone e gli eventi. Occorre aumentare il tempo con il quale osservi la persona che hai di fronte, ogni malattia ha tempi caratteristici. Occorre, PRIMA DI TUTTO… La formazione, la conoscenza , il sapere sono gli unici mezzi che abbiamo per capire e per essere capiti. Non importa il luogo o il settore nel quale lavoriamo, ciò che importa è sapersi rapportare con le persone senza pregiudizi, preconcetti, o stereotipi derivanti dall’ignoranza ancor peggio se professionale. Se siamo“veicoli” e “portatori” di comportamenti stigmatizzanti, non saremo mai in grado di essere Case Manager, né Infermieri, né soprattutto di essere persone rispettose delle sofferenze altrui. Il C.M , letteralmente “Gestione del Caso”, in ambito psichiatrico nasce negli Stati Uniti circa 20 anni fa a seguito della deistituzionalizzazione. Caratteristiche: percorso di integrazione tra l’equipé e il Case Manager,ovvero l’operatore referente del caso, in grado di attuare la PRESA IN CARICO caratterizzata da: Elevata complessità organizzativa Rilevante specificità professionale Capacità di gestire l’integrazione sociosanitaria All’interno dei CSM la figura professionale chiamata a svolgere il Case Management è l’infermiere il quale, dotato di una formazione specifica, è in grado di: Instaurare una relazione d’aiuto che gli permetta di diventare il punto di riferimento; Uscire dallo schematismo e dall’impersonalità dei ruoli professionali, Gestire le emozioni, le ansie, la rabbia, non possiamo assumere atteggiamenti che, essendo privi di obiettività, non ci permettono di percepire i veri bisogni del paziente. Rapportarsi con l’utenza; Conoscere le caratteristiche cliniche/assistenziali delle diverse patologie e i comportamenti che le caratterizzano. Attuare una presa in carico attraverso: L’offerta di un supporto alla persona e alla famiglia; La costruzione di un progetto non frammentato che permetta la gestione territoriale del paziente, la possibilità di reinserimento sociale, e la riduzione delle giornate di ricovero; l’instaurazione di un legame che valorizzi le risorse dell’ambiente Accompagnamento Intermediazione Integrazione Coordinamento della micro-equipé Referente e garante delle prestazioni Monitoraggio del prog.tto terapeutico Valutazione Signora di 58 anni affetta da “schizofrenia paranoide”; Priva di coscienza di malattia, non ha compliance farmacologica, ogni tentativo di cura da parte degli operatori del servizio è vissuto con sospettosità, paura di essere truffata, ingannata, fino al vero e proprio delirio di persecuzione; Vive sola in un alloggio ACER; Ha numerosi debiti, non paga le bollette regolarmente; Non si alimenta adeguatamente; Non ha cura della propria persona; Non sa gestire il denaro; Vive con 240 euro di pensione sociale; Domenica è affetto anche da numerose problematiche fisiche: BPCO, pregresso aneurisma della aorta addominale, HCV, etilismo cronico; Mission:Domenica dovrà ritornare a casa dopo un periodo di convalescenza a causa di una encefalite settica. Obiettivo generale dell’ ICM: Instaurare una relazione d’aiuto, potenziare le risorse personali e formare una rete di sostegno Si parte con la presa in carico!! Parole chiave Principali attività Integrazione Attività domiciliare centrate sull’utente e sui bisogni Coordinamento Attività riabilitativa re-inserimento nel contesto sociale Continuità assistenziale Capacità assistenziali, sanitarie, relazionali e psicologiche Attività clinica psicologica Attività di coordinamento Attività ass.le sostenere e migliorare il funzionamento psicosociale Attività per contrastare la deriva sociale Costruire la rete Fig. Prof.li coinvolte Autonomia Medico Psichiatra Servizi Coinvolti CSM Ass. Soc. psichiatria Polo Handicap Educatori Polo Handicap Servizio Sociale Anziani MMG Ass. Soc. Servizio Anziani Oper.ausiliari Servizio Anziani Amm.re di sostegno famiglia Medico Psichiatra Supporto farmacologico Colloqui Ass. Soc. psichiatria Educatori Polo Handicap MMG Gestione economica; Richiesta sussidio; Richiesta aggravamento; Richiesta UVG; Richiesta Amministratore Sostegno Aiuto nell’igiene personale; Monitoraggio condizioni fisiche; Ass. Soc. Servizio Anziani Formulazione del progetto di supporto domiciliare 7gg su7gg; Operatori ausiliari Servizio Anziani Servizio Servizio Servizio Servizio di pulizia degli ambienti; lavanderia; aiuto durante il pranzo; igiene personale I n f . C a s e m a n a g e r Domenica ha una completa fiducia nel “suo” C.M; Collabora con tutti gli operatori del CSM, Ha compliance farmacologica, Gestisce, con l’aiuto dell’amministratore di sostegno, il denaro in modo più appropriato; Non contrae più debiti grazie anche ad un maggior reddito sociale (pensione di invalidità+ accompagnamento); È collaborante con gli Operatori del servizio anziani che lo aiutano nelle attività di vita quotidiane; Ha un buon rapporto con il MDB che lo visita regolarmente ; Conclusioni Criticità relative al ruolo dell’infermiere Scarsa consapevolezza di ruolo Scarso riconoscimento istituzionale Criticità all’interno dell’equipé Conflittualità tra i membri Delega delle problematiche al C.M Poca chiarezza rispetto ai ruoli mancato riconoscimento dell’autonomia professionale Esistiamo se documentiamo!! La documentazione infermieristica deve essere basata su contenuti e metodo scientifico propri della disciplina, su linee assistenziali standardizzate, valutabili e riproducibili Non voglio dire che la malattia non esiste, ma che noi produciamo una sintomatologia a seconda del modo con il quale pensiamo di gestirla, perché la malattia si costruisce e si esprime sempre a immagine delle misure che si adottano per affrontarla. (F.Basaglia) GRAZIE