Fratelli di Gesù Genesi Il libro della Genesi si può considerare come un grandioso affresco suddiviso in due fasce: nella prima (capitoli 1-11) sono raffigurate le origini del mondo e dell'umanità, nella seconda (capitoli 12-50) quelle del popolo ebraico, dai patriarchi fino a Giuseppe. La prima parte non si comprende a fondo senza continui rimandi alla seconda. La seconda parte (capitoli12-50) si snoda in due cicli narrativi ben distinti: quello di Abramo/Isacco/Giacobbe e quello del romanzo storico di Giuseppe. Caino e Abele Il capitolo 4, con la storia di CAINO (quarto protagonista), ci racconta dove può condurre la scelta di sospettare di Dio e di non porsi alcun limite. Geloso dello sguardo di Dio su Abele (nome che significa soffio), non riesce a dominare l'animalità che è in agguato alla sua porta. Il rapportarsi di Dio Dio si pone in relazione con entrambi i fratelli, anche se in modo diverso e unico per ciascuno: con lo sguardo, nel caso di Abele, con la parola, nel caso di Caino. Dio parla a Caino perché accetti questa realtà, accetti l'esistenza dell'altro, accetti magari anche il sentirsi geloso del Suo sguardo su un altro, e non finisca vittima della brama del peccato, accovacciato alla sua porta, che desidera averlo (4,7). Il primo delitto Caino non si commuove per le parole del Signore (4,6), anzi si ostina nel male e decide di annientare colui che è amato da Dio proprio per la sua rettitudine. E così (4,8)"Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise". Il primo delitto dell’umanità nasce dall’invidia che ha le sue radici nell’orgoglio: essa è una forza furibonda che acceca la mente e genera morte. Quindi la storia termina con un atto di violenza, non certo di mitezza o di allontanamento dal desiderio senza limiti. L’uomo immagine di Dio Adamo ed Eva sono creati a immagine di Dio. Nel volto dei figli vedi il volto di Dio, cosa ribadita nel capitolo 5, in cui si parla della generazione di Set: “generato a immagine e somiglianza di Adamo, che a sua volta è stato creato a immagine e somiglianza di Dio”. Il volto di Dio che è in Abele non è riconosciuto da Caino, perché Caino non riconosce Dio. “Dov’è Abele tuo fratello?” L’autonomia da Dio ti porta a uccidere il fratello, perché nel suo volto non vedi più quello di Dio. L’omicidio si insinua laddove l’uomo vuole essere Dio di sé stesso. Sclelta di Caino L’esito di questa scelta di Caino sarà il suo vagabondare, il suo nascondersi, il suo essere vittima della paura dell’altro (4,12-14). Ma lo stile di cura mite di Dio non si smentisce: così come aveva cucito le vesti all’Adam impaurito per la propria nudità, allo stesso modo protegge con un segno Caino impaurito per le conseguenze della sua azione: chiunque lo colpirà subirà la vendetta sette volte (4,15). Dopo aver condannato il peccatore, Dio non lo abbandona al suo destino ma lo tutela accogliendolo sotto la sua suprema giurisdizione a cui appartengono tutte le vite, anche quelle dei criminali. Il silenzio di Abele Abele non parlerà mai nel breve tratto della sua esistenza, ma griderà per lui dal suolo il suo sangue, grido che non resterà inascoltato da Dio. Il sangue è sacro a Dio, perché in esso c’è la Vita. Il sangue innocente di Abele fu il primo ad essere sparso ingiustamente e gridò per vendetta. Dio (nella Sua giustizia) portò giudizio su Caino. Dio vendicherà il sangue di coloro che sono morti a causa di violenza. Quel sangue grida dalla terra(Apocalisse 6:9-10). Ogni terra bagnata di sangue grida a Dio. LE GENEALOGIE NELLA MEMORIA IL SENSO DEL VIVERE Il racconto continua con la prima delle GENEALOGIE relative all’umano, quella di Caino. Già il primo racconto della creazione si concludeva evidenziando che quello di cui si era appena parlato era la “stirpe” del cielo e della terra. La parola ebraica toledot, stirpe, appare molte volte nella Genesi, ad indicare che il popolo di Israele, che si interroga sulle proprie origini per cercare, nella memoria, il senso di quanto sta vivendo, le ritrova lungo un filo che parte da Dio Creatore, percorre poi la strada del cielo e della terra, delle piante e degli animali e, infine, di una serie di uomini e donne con storie diverse, segnate da momenti di sintonia con lo stile mite di Dio, ma anche da scelte connesse al dominio violento. Figlio = Immortalità C’è un’idea sottesa ai primi capitoli della Genesi: la genealogia organizza lo spazio e il tempo. La storia va avanti grazie a padri che generano figli che a loro volta generano. La vita nel figlio è espressione dell’idea di immortalità: trasmissione del sangue, del seme, della stirpe. Come nella stirpe di Davide, in cui la discendenza fino a Gesù è naturale. Una prosecuzione dell’anima, di quanto c’è di più recondito nella genealogia, una trasmissione di vita. Dal fianco dell’Adam nasce Eva, da cui sono generati Caino e Abele, questi è ucciso dal primo… e prosegue la via genealogica, che mantiene nella paternità il punto di origine e congiunzione. Il volto di Adamo, e quindi di Dio, è trasmesso a Set. Il volto di Dio è impresso all’interno della genealogia, e quindi nella storia il Suo volto sarà sostanzialmente Israele. GENEALOGIA DI CAINO Enoch Inizia dal figlio Enoch. Da cui prende anche il nome la prima città. Paradossalmente Caino, colui che teme l’alterità presente nel fratello al punto da sopprimerlo e che, a causa di questo, è costretto a vivere fuggendo, diventa il costruttore della prima città. GENEALOGIA DI CAINO Lamech La genealogia continua con il figlio Lamech. Si raccontano, nei suoi figli, le origini di diverse arti, mettendo insieme quelle connesse alle necessità quotidiane, il pastore o l’artigiano del ferro, con quelle artistiche, il suonare la cetra e il flauto. Da Lamech ha origine tuttavia non solo qualcosa di bene per l’umanità, ma anche qualcosa di male: egli “prende per sé” due donne, ad indicare che quello che era stato il dominio dell’uomo sulla donna, già presente in Adàm, continua in una forma anche più evidente, più accentuata, con il “possesso” di più oggetti di desiderio; alla poligamia, conseguenza del peccato si opporranno i profeti e Gesù nel vangelo. La storia di Lamech si chiude con un poemetto molto antico, che mostra anche il moltiplicarsi della violenza generata dal rifiuto dell’altro: Lamech, uccisore di un uomo e un ragazzo per motivi inesistenti, arrogherà per sé il diritto di essere vendicato ben 77 volte (4,24). Questo Lamech sarà il padre di Noè, uomo giusto tra i suoi contemporanei, che vivrà 777 anni. Il simbolismo dei numeri nella vendetta Lamech esalta la violenza nella sua spirale inarrestabile: se si riceve una ferita, si deve reagire uccidendo senza pietà. La vendetta non deve conoscere limiti. Dio puniva l’ingiustizia contro caino “sette volte”, cioè in modo perfetto, secondo il simbolismo dei numeri. Lamech, invece, si vendica senza limiti, andando oltre ogni confine: il “settantasette” volte indica un numero infinito (4,24). Questa violenza esasperata fa risaltare l’equilibrio della legge del taglione che regolava in parità le tensioni (“occhio per occhio, dente per dente”). Ma soprattutto fa brillare il detto di Cristo che allude proprio a questo passo: Pietro è pronto a perdonare fino a sette volte. Gesù replica: “non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette” (Mt 18,21-22). Quindi non male all’infinito, ma bene all’infinito. GENEALOGIA DI SET Adamo ed Eva diventano genitori di un nuovo figlio (che sostituirà Abele) SET. La GENEALOGIA DI SET, figlio di Adam, generato a sua immagine e somiglianza così come Adàm (maschio e femmina) lo era di Dio, si snoda lungo una serie di persone di cui si riferiscono tre numeri: gli anni dalla nascita alla generazione del primo figlio (5,6), gli anni dalla generazione del primo figlio alla morte(5,7) e il totale degli anni della vita(5,8). Si tratta di un numero di anni molto elevato, che poi si ridurrà nella genealogia post-diluviana che va da Sem, figlio di Noè, ad Abràm, presente nel capitolo 11, quasi ad indicare che la lontananza dal progetto originario di Dio è segnata da una riduzione della lunghezza della vita. Genealogia - evoluzione Con la genealogia si lascia alle spalle il racconto che ha visto protagonista Dio creatore e ha’-Adam. La grandezza della creazione dell’universo e dell’uomo ha visto entrare nella storia il peccato, legato al libero arbitrio dell’uomo, che di fronte all’albero della conoscenza del bene e del male, ha voluto stendere la mano per conquistarne il frutto così da “essere come Dio conoscitore del bene e del male”. Egli ha così voluto decidere quale sia il bene e il male. E’ questo il peccato originale, sorgente e causa di ogni altro peccato. Così il male ha cominciato a mettere radici in maniera paurosa: la violenza sessuale, la rottura dell’equilibrio con la terra, la violenza sociale con il fratricidio di Caino, la violenza radicale con Lamech. Genealogia - significato Presso gli antichi le genealogie costituivano la forma di calcolo del tempo, ma nella concezione biblica esprimono pienamente il senso della storia alla luce delle promesse di Dio. Il succedersi delle generazione si svolge sotto la benedizione di Dio (5,2), che dona all’uomo e alla donna la possibilità di generare figli “a loro immagine e somiglianza”. La storia è vista come un avvicendarsi di padri e figli, di famiglie e clan, segno di una benedizione che Dio mai ha revocato, nonostante il peccato dell’uomo. Anche l’ingresso di Gesù nella storia è presentato nella cornice di una genealogia, che lo collega ad Abramo (mt 1,1-18) e ad Adamo (lc 3,23-38). La corruzione dell’umanità Cap.6 prima di affrontare il racconto del diluvio (del quale abbiamo già parlato nel precedente incontro), il libro della genesi introduce un racconto misterioso, forse attinto da antiche mitologie orientali, quello dei Giganti, considerati frutto dell’unione tra un dio e una donna. La Bibbia non parla di dèi ma dei figli di Dio, che nel linguaggio biblico, sono i membri del consiglio della corona di Dio, cioè gli angeli. Per questo motivo alcuni hanno interpretato il brano come il racconto della “caduta degli angeli” e della conseguente origine dei demoni. In realtà, il testo vuole solo mostrare il dilagare del male e condannare una anticha convinzione orientale, secondo la quale nei così detti “riti della fertilità“ si poteva celebrare una specie di “matrimonio sacro” tra l’umo e Dio, incarnato in un atto sessuale con il sacerdote o la sacerdotessa del dio della fecondità. I Giganti Con questi riti ci si illudeva di generare Giganti, quasi eterni, in realtà l’uomo resta “carne” legato al tempo. Ai 969 anni di Matusalemme e alle centinaia di anni degli altri personaggi citati nel cap.5, si passa ora ai 120 anni, durata della vita più realistica. Nel salmo 90,10 si affermerà che “gli anni della nostra vita sono 70 e 80 per i più robusti”. Ancora una volta l’illusione di essere come Dio è disattesa. a questo punto Signore dà corso alla sua giustizia, giudicando l’empio e salvando il giusto, “Noè era uomo giusto e integro e … camminava con Dio” (6,9). Noè Quindi entra in scena Noè, che obbedisce silenziosamente al progetto di “ristrutturazione” di Dio dando vita ad una nuova era. Alla nuova umanità Dio riserva la stessa benedizione delle origini. In genesi 1,28 si diceva “siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela …” si ripetono ora parole analoghe (9,1-2 e 7); si aggiunge però la possibilità di superare la dieta vegetariana presentata in genesi 1,29: ora l’uomo potrà cibarsi anche di animali, ma con una riserva, quella della carne con il sangue, sulla scia di ciò che si imporrà poi ad Israele (“Astieniti dal mangiare il sangue, perché il sangue è vita” Deteuronomio 12,23) Alleanza Alla benedizione, che ricalca quella degli inizi della creazione, si aggiunge ora un nuovo elemento importante, l’alleanza tra Dio e Noè. Quel legame che in seguito si stabilirà con Abramo e quindi con Israele è qui anticipato: tutta l’umanità ha un vincolo profondo con il Creatore ed è unito a Lui con un vincolo di solidarietà e di salvezza. Per Abramo nel cap.17 della genesi, il segno vivo dell’alleanza sarà la circoncisione; per Noè e per l’intera umanità il segno è cosmico ed è l’arcobaleno che sfolgora nel cielo dopo il diluvio. Arcobaleno Nelle parole di Dio si nota un’insistenza particolare sul tema del “segno dell’alleanza”, dell’alleanza stessa e dell’arco delle nubi. Si è pensato che l’arcobaleno si visto come l’arco di guerra che il Dio guerriero e vendicatore del diluvio depone trasformandolo in quel pacifico multicolore segno di quiete dopo la tempesta. Per molte culture l’arcobaleno è quasi il ponte tra cielo e terra. Attraverso questo simbolo la Bibbia vuole esprimere il dialogo e l’alleanza tra Dio e l’umanità. E’ quella che si potrebbe chiamare la “rivelazione e la salvezza cosmica”. La tavola delle Nazioni L’elenco dei popoli nati dai figli di Noè e descritti in una specie di “tavola” fitta di nomi non sempre identificabili comprende alla fine i Semiti, cioè i discendenti di Sem, tra cui spiccano gli Elamiti, gli Assiri e gli Aramei. Uno studioso della Genesi C.Westermannn dice: “l’essenziale di questi elenchi non sono i singoli nomi, né la loro compilazione piena di errori e di lacune (dovute al sapere limitato di allora), ma al grandioso tentativo di fornire un prospetto dei popoli della terra come membri dell’umanità. Un tale tentativo non ha nessun vero parallelo in tutta l’antichità” I figli di Noè In passato erano rappresentativi, e continuavano la linea genealogica, solo i primogeniti, gli altri restavano sconosciuti. Qui invece troviamo i tre figli Sem, Cam e Jafet. Sem. Sem, è quello che proseguirà la discendenza benedetta, riceve in eredità Eden, identificato con Gerusalemme, e darà origine al popolo di Israele, che rappresenta il volto di Dio nella storia. Cam, il figlio maledetto per avere profanato la nudità del padre, dà origine ai popoli dell’Egitto e di Canaan e di Babele-Babilonia, una discendenza segnata dal male. Jafet, alla sua discendenza di corrispondono gli abitanti dell'estremo Oriente o i Greci LA TORRE DI BABELE Il movente che spinge alla costruzione della città, è duplice: “in modo da farci un nome, per paura di essere dispersi sulla faccia di tutta la terra” (11,4). La città è il risultato di un progetto in cui uno parla per tutti. Si tratta di un progetto in linea con la logica di Caino, un progetto “altericida”, nel senso di rifiuto dell’altro da sé. Il fatto che proprio Caino sia il fondatore della prima città, Enoch, e che la seconda città di cui si parla in questi racconti delle origini sia Babele non sembra un caso. E’ ancora la volta “il peccato originale” il “voler essere come Dio”. A questa sfida verticale con Dio, si unisce quella orizzontale del dominio su tutte le nazioni, riconducendole ad un solo popolo e una sola lingua. La Torre di Babele: L’ESATTO OPPOSTO DEL PROGETTO DI DIO Certo Babele sembra andare nella direzione opposta a quella del progetto di Dio. La pluralità razziale e culturale è voluta da Dio cap.10, e può essere una ricchezza, se espressione di libertà. Dio vuole vuole l’unità dell’umanità da Lui creata nella diversità, ma non tollera l’uniformità nell’oppressione. Ecco perché Dio “confonde” la lingua e “disperde” questa unità artificiosa. Nei Vangeli la Pentecoste rappresenta il ribaltamento di questa situazione: l’effusione dello Spirito Santo permette di parlare e di professare la stessa fede in Cristo nelle varie lingue. Così si attua il superamento dell’esperienza negativa di Babele. Fratelli di Gesù Fonti Don Cristian Catacchio Ravasi Timone Don silvio barbaglia