Moduli Carugati
Lo sviluppo del Sé e dell’identità
Il contributo di G.H. Mead
SOCIETA’
SE’
MENTE
Alcune definizioni
• La società: insieme delle relazioni fra individui, fra gruppi e
istituzioni che caratterizzano la vita umana
• La mente: l’insieme dei processi psichici superiori ; essa trae origine
dai processi di comunicazione fra individui (dalla conversazione di gesti alla
comunicazione verbale); è la capacità di produrre significati e di riflettere su
se stessi
• Il Sé: è il risultato della capacità umana di designare con simboli gli
oggetti dell’esperienza;il Sé è dunque l’insieme delle esperienze di sé come
oggetto della propria riflessione; esso è anche il risultato della capacità di
assumere gli atteggiamenti degli altri; e il risultato della capacità di dare un
nome agli oggetti
Ancora Mead
SE’
IO
ME
Ancora Mead
Il SE’: l’insieme delle caratteristiche che l’individuo
assegna a se stesso come oggetto della propria
esperienza della realtà
L’IO: la risposta dell’individuo agli atteggiamenti
degli altri
Il ME: l’insieme organizzato delle caratteristiche e
degli atteggiamenti che gli altri rivolgono
all’individuo, come come egli stesso li riconosce
Come si sviluppa il Sé?
Il Sé è il risultato delle condotte, delle valutazioni, degli
atteggiamenti, delle aspettative degli altri verso il bambino, così
come il bambino stesso se li rappresenta e dà loro significato
Gli altri che svolgono questa funzione sono gli altri significativi
(genitori, parenti, coetanei): coloro che svolgono a qualunque
titolo una funzione nella socializzazione del bambino
Lo sviluppo del Sé si realizza grazie alla costruzione dei significati
propri dei contenuti e delle organizzazioni sociali (famiglia,
organizzazioni educative); in pratica si tratta della costruzione
della realtà sociale come di un insieme di oggetti materiali e
simbolici dotato di significati comprensibili; insieme che contiene
ruoli sociali che il bambino è chiamato ad assumere
Ancora sullo sviluppo del Sé
Un esempio della costruzione del Sé è il gioco
Gioco libero: nel giocare a…il bambino assume ruoli diversi: ex. il bambino
parla a se stesso come madre e si risponde come figlio
Ecco un primo modo di di divenire oggetto a se stesso
Il bambino assume il ruolo dell’altro ma si tratta di ruoli assunti in successione
temporale
Gioco organizzato: nel gioco di squadra ogni giocatore deve conoscere
contemporaneamente l’insieme dei ruoli che caratterizzano il gioco; per
giocare al calcio da stopper il bambino deve assumere l’insieme dei ruoli di
tutti gli altri giocatori; egli sa che tutti gli altri si aspettano da lui un certo
comportamento, quello di stopper!
Il bambino deve interiorizzare gli atteggiamenti di tutto il gruppo: non è più un
Altro particolare ma un Altro generalizzato
Infine…
Assumendo l’insieme degli atteggiamenti della
società verso se stesso, il bambino diventa un
membro organico e cosciente della società
L’Altro generalizzato
è l’insieme degli atteggiamenti e delle aspettative
della società verso l’individuo, così come egli
stesso se le rappresenta e le comprende
Un quesito importante
• Il Sé è il risultato del determinismo sociale?
• NO
Nel Sé, l’Io è la risposta del soggetto alle
aspettative sociali, agli atteggiamenti degli
altri
Per finire
L’Io è la risposta potenzialmente originale
alle attese sociali
SE’
Conformismo
ME
Originalità
IO
La ricerca di Dixon (1957)
• Studio longitudinale: 5 bambini (4>>> 12 mesi)
Strumento: uno specchio di fronte ai bambini
Varianti: immagini di altri bambini, madre
• Indicatori: sorrisi, suoni articolati, tentativi di
toccare l’immagine
Risultati Dixon
• 4-5 mesi: nessun interesse alla propria immagine; interesse
per immagine della madre:sguardi, sorrisi, vocalizzi
• 6 mesi: interesse per la propria immagine e a quella di un
coetaneo concreto posto di fronte a sé
• 7-12 mesi: di fronte alla propria immagine apre e chiude la
bocca; distingue la propria immagine da quella di un
coetaneo, preferisce l’immagine del coetaneo rispetto alla
propria
• 12-18 mesi: orienta lo sguardo, in modo sicuro verso di sé
oppure verso un coetaneo senza errori
Le ricerche di Lewis e Brooks (anni ’80)
• Premessa: il bambino può utilizzare:
• indici contingenti (di movimento): l’immagine vede
muovere l’immagine allo specchio e il bambino ha
contemporaneamente sensazioni fisiologiche (tattili,
viscerali, propriocettive) connesse al movimento del corpo
• indici di aspetto: il bambino osserva nell’immagine
allo specchio caratteristiche del viso (del corpo) specifiche,
alcune delle quali diventano familiari
Dispositivi di ricerca
• Macchiare con un punto rosso la punta del
naso e chiedere al bambino: dove è la
macchia?
• Uso di riprese Tv del bambino (immediate e
differite) e di coetanei
• Fotografie del bambino e di coetanei
I risultati più significativi
Verso i 9 mesi i bambini utilizzano indici contingenti per
riconoscersi
Verso i 15 mesi i bambini mostrano segni di riconoscimento
dell’aspetto del proprio volto: sorridono, orientano
sguardo verso la propria foto, la indicano con il dito se
viene pronunciato il loro nome; le foto dei coetanei sono
trascurate
Il riconoscimento di sé
(riassumendo le ricerche di Lewin e Brooks degli anni ’80)
• 0-3 mesi: interesse spontaneo verso immagini ferme di
altre persone (soprattutto altri bambini)
• 3-8 mesi: utilizzo degli indici contingenti (specchio e Tv)
• 8-15 mesi: associazione fra indici di aspetto (soprattutto
sesso e età) e Sé (permanenza del Sé)
• Per tutto il secondo anno: gli indici di aspetto predominano
e si consolidano
• Dal 2. anno in poi, attraverso il linguaggio, oltre che
caratteristiche fisiche il bambino si attribuisce capacità di
agire (faccio questo, voglio quello)
Il contributo di René Zazzo
Strumenti: la macchia rossa sul naso
Soggetti: bambini di età inferiore ai 3 anni (singoli,
coppie, gemelli)
Situazioni: bambini posti di fronte al un vetro al di là del
quale era posto un coetaneo o il gemello; bambini allo
specchio
Zazzo utilizza così soltanto indici di aspetto
Risultato complessivo: riconoscimento di sé stabile fra i 17
e i 24 mesi
L’originalità del contributo di Zazzo
Quesito: dove è collocato nello spazio il proprio corpo?
I bambini spontaneamente o richiesti di cercarsi, vanno a
cercarsi dietro allo specchio, aggirandolo, ad un’età (circa
24 mesi) in cui essi si riconoscono, poiché toccano la
macchia rossa sul proprio naso!
Non è un problema di riconoscimento ma della costruzione di
una rappresentazione appropriata dello spazio:
L’unicità e l’invarianza di un oggetto richiede abilità di
rappresentazione precisa dello spazio
Sé nello spazio!
Un ulteriore quesito
• E l’Altro? Quando diventa stabile e differenziato
da sé?
• Strumento di indagine: bambino di fronte allo
specchio, dove a tratti viene resa visibile la madre seduta
alle spalle
• Risultati: 2/3 di bambini di 30 mesi si voltano per
cercare la madre, al momento in cui essa appare
allo specchio;
• 1/3 cerca ancora la madre al di là dello specchio!
• Eppure tutti già da 6 mesi si riconoscono!
Come comprendere queste discrepanze?
• L’acquisizione del Sé avviene in due fasi:
• Oggettivazione di sé: il bambino costruisce se
stesso come oggetto attraverso gli indici
contingenti e di aspetto
• Appropriazione di sé: il bambino coordina le
rappresentazioni provenienti da entrambi gli indici
in un tutto integrato: il Sé come oggetto di
sensazioni e percezioni integrate e stabile nel
tempo e nelle diverse situazioni
Ancora sul Sé: fra i 3 e i 10 anni
•Dal riconoscimento visivo alla verbalizzazione
•3-6 anni Concezioni fisicaliste (attributi fisici: sono
biondo, sono piccolo)
•Verso i 6 anni: Concezioni psicologiche:
attribuzione di caratteristiche di stati mentali (penso, soffro,
intelligente, buono, cattivo)
•Verso gli 8 anni: differenze fra esperienza intima e
apparenza agli altri: si può essere qualcosa ma non volere
manifestarla e viceversa; si può ingannare se stessi e gli altri;
•Si presenta la distinzione fra essere e apparire, fra ciò che si è e ciò
che vogliamo fare credere agli altri di essere
Verso l’adolescenza
• Aumento di caratteristiche psicologiche e relazionali e
consapevolezza di potere controllare la propria
esperienza e la presentazione di sé
• Consapevolezza che certe caratteristiche sono al di là
del proprio potere di controllo: esperienze consce e
inconsce possono influenzare pensieri e azioni
Il modello a 5 fasi di Higgins
prima fase (primo anno) Il bambino alla fine del suo primo anno di vita è in grado di
rappresentare la relazione tra due eventi, per esempio la relazione tra un segnale prodotto
da lui e la risposta prodotta dalla madre. E’ la fase dell'acquisizione della contingenza
Sé/Altro che sta alla base dei processi di autoregolazione e di autovalutazione. Il bambino
è anche in grado di sperimentare le principali situazioni psicologiche, reali o anticipate,
positive e negative a seguito delle proprie azioni: presenza di esiti positivi, assenza di esiti
negativi, presenza di esiti negativi, assenza di esiti positivi;
seconda fase (18 mesi -2 anni). Il bambino costruisce la rappresentazione simbolica, e
cioè il bambino diventa capace di mettere in relazione il suo comportamento con la
risposta della madre, ma anche questa prima relazione con lo stato psicologico che ne
deriva. In questo modo gli altri significativi connettono il bambino con la società più ampia
facendogli vedere il significato sociale delle proprie caratteristiche (azioni, risposte,
apparenza, umore). Il bambino può così pianificare le proprie azioni, risposte, apparenza
o emozioni per indurre situazioni psicologiche positive ed evitare quelle negative.
capacità di autoregolazione allo scopo di controllare gli esiti. Questa nuova competenza
lo porta ad affrontare con più successo le domande sociali e ad esperire emozioni di
orgoglio e gioia
Ancora Higgins
•
La terza fase ( 4 - 6 anni) Le capacità rappresentazionali consentono al bambino di
assumere una prospettiva diversa dalla propria. Egli diventa capace di descrivere una
persona target (Sé o l‘Altro) da una prospettiva diversa dalla propria; può inferire
pensieri, aspettative, motivazioni e intenzioni degli altri. Il bambino può allora
autoregolarsi e autovalutarsi in termini di uno standard che implica una
rappresentazione del punto di vista di qualcun altro su di sé.
•
Il bambino capisce che ciò che lo fa stare male è dovuto alla discrepanza tra un
comportamento che egli ha messo in atto e quello che avrebbe voluto la madre. Per la
prima volta egli valuta se stesso confrontando la percezione delle proprie
caratteristiche reali con uno stato alternativo preferito. Diventa così motivato a
conoscere quale tipo di risposta da parte sua è preferita o attesa dagli altri significativi.
Ciò aumenta il controllo soggettivo sulle risposte degli altri e sulle proprie esperienze
emotive.
Questa capacità implica una certa vulnerabilità emozionale: la percezione di
discrepanze tra caratteristiche del Sé e standard rappresentati dagli altri può essere
•
associata alla credenza da parte del bambino di avere deluso o di essere disapprovato
Higgins 4
•
Quarta fase (9 -11 anni) il bambino è in grado di inferire le proprie capacità
(attributi generali e durevoli) che possono essere valutati sulle due dimensioni
distinte dello sforzo e degli esiti. Egli rappresenta le proprie caratteristiche
considerandole sia stabili nel tempo sia coerenti in situazioni diverse. Il bambino
possiede un concetto di sé in termini prevalentemente disposizionali e può
considerare e integrare diversi fattori causali, ciò che rende per la prima volta
possibile l'attribuzione di responsabilità a sé o agli altri. In questo modo non solo
egli può valutare una particolare caratteristica che possiede, considerando la
prospettiva di qualcun altro (mia madre ritiene che io sia troppo aggressivo), ma
può valutare ciò che crede di possedere in senso generale, in riferimento ad uno
standard che riguarda i tratti generali (es. sono molto timido, sarebbe bello
essere meno timidi).
Higgins 5
•
il quinto livello (fra i 13 e i 16 anni). Il ragazzo diventa capace di mettere in
relazione diverse prospettive su se stesso. Il ragazzo può far coesistere nel
concetto di Sé caratteristiche diverse. Il Sé si differenzia in regioni (Sé attuale,
Sé ideale, Sé temuto) anche in relazione ad altri significativi diversi (genitori,
insegnanti, amici) regioni che possono essere in conflitto fra loro.
Una prima sintesi sul Sè
• L’origine fenomenica delle forze psicologiche, che in un momento
dato, l’individuo riconosce come disponibili per perseguire scopi;
• Uno strumento di interpretazione della realtà, il fluire della
consapevolezza di sé e degli altri nel corso della vita quotidiana
• Il punto di riferimento tramite il quale l’individuo confronta e valuta
oggetti, persone, eventi presenti nel campo della sua
rappresentazione della realtà
•Il Sé è il prodotto di una costruzione che implica
una dinamica fra tre agenti
Altri
significativi
Realtà
Soggetto
Dal Sé all’identità
Il Sé si prolunga nel tempo, non è la semplice fotografia di
caratteristiche in un momento dato
Occorre quindi considerare il Sé nella prospettiva temporale
dell’individuo
Io sono
Io non sono
Temo di essere
Io sono stato
Io non sono stato
Io sarò
Io non sarò
Vorrei essere
Il contributo di Erikson
Nel quadro della sua teoria dello sviluppo della personalità, Erikson
individua nell’adolescenza il periodo in cui il soggetto affronta il
compito di costruire il sentimento di identità e cioè
La percezione della continuità di essere se stessi nel tempo e nello
spazio
La percezione che gli altri riconoscono questa continuità
La qualità affettiva di questo sentimento di identità (valore per sé e per
gli altri)
Qui sta la differenza fra infanzia e adolescenza:
Si passa dalle caratteristiche del Sé infantile (largamente frutto
dell’influenza del Me) alla scelta fra le diverse possibili
caratteristiche sulla base di interessi, obiettivi di vita, valori di
riferimento
Ancora Erikson
Il conflitto fra identità e diffusione dell’identità nasce dalla
difficoltà di scegliere fra diversi ruoli possibili e aspettative
e richieste degli altri la propria strada, in termini di diverse
prospettive di vita; scelta che implica individuazione di
interessi, obiettivi, analisi delle proprie capacità, selezione
fra alternative, valutazione delle risorse proprie; impegno,
fedeltà agli obiettivi; nonché rinunce, capacità di fare fronte
ad insuccessi;
Rischi confusione di ruoli, crisi di identità
Risultati formazione di un’identità stabile sicura e gratificante
Per concludere
Formazione dell’identità non significa necessariamente adattamento
conformistico alle aspettative della società,
Diventare adulti non significa conformarsi allo status quo adulto
Keniston (1972) mostra, ad esempio, che studenti leader delle proteste
nelle università Usa appaiono maturi affettivamente e in grado di
assumere decisioni cruciali per la loro vita, ma si mantengono fedeli a
valori per loro irrinunciabili e spesso traditi dai loro genitori
L’identità è il criterio di scelte di vita responsabili e impegnative
e non semplice strumento di conformismo alla società
Keniston (1972) Giovani all’opposizione, Torino, Einaudi
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Sviluppo dell` identita`