REGIONE SICILIANA ASSESSORATO DEI BENI CULTURALI, AMBIENTALI E DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE ASSESSORATO AGRICOLTURA E FORESTE ASSESSORATO TURISMO, COMUNICAZIONI E TRASPORTI STRUTTURA SINERGICA TRA ASSESSORATO REGIONALE AGRICOLTURA E FORESTE, ASSESSORATO REGIONALE BB.CC.AA. E ASSESSORATO REGIONALE TURISMO PER CENSIMENTO, CATALOGAZIONE, DEL PATRIMONIO FISSO DEL DEMANIO FORESTALE AL FINE DELLA SUA VALORIZZAZIONE E FRUIZIONE INQUADRAMENTO GENERALE IL SISTEMA DELLA VIABILITÀ PROVINCIALE I 22 COMUNI DELLA PROVINCIA DI CALTANISSETTA I CONFINI PROVINCIALI E COMUNALI Mappa dei siti archeologici Monte Raffe S. Giuliano Sabucina Gebel Gabib Sophiana Muculufa Monte Bubbonia Capo Soprano Bosco Littorio LA MUCULUFA ETÀ DEL BRONZO ANTICO (2200-1450 A.C.) (BUTERA) . La Muculufa è una collina nella valle del Salso che s’innalza dolcemente sino a 200 metri ma s’impenna bruscamente con una cresta rocciosa frastagliata che raggiunge i 355 metri. Ha una formazione naturale con un’ampia base d’appoggio che salendo si stringe con una potente lama di calcare a Est-ovest dalle pareti a picco. Ad Ovest un taglio della formazione calcarea permette un passaggio da settentrione a meridione della collina. Durante l’Età del Bronzo antico l’area è occupata da un articolato villaggio della civiltà di Castelluccio con grande necropoli rupestre sul lato meridionale della cresta rocciosa. Una successiva frequentazione greca è documentata per il periodo fra VI e IV sec.a.C. E’ anche documentata la presenza di una postazione AraboNormanna. Siti archeologici EMPORIO GRECO DI BOSCO LITTORIO - (500-480 A.C.) (GELA) L’emporio dell’antica Gela sorgeva lungo le pendici sud-orientali della collina, in località Bosco Littorio. Dalle indagini sono emerse strutture in eccezionale stato di conservazione che, per la tipologia e per l'ubicazione, a ridosso del litorale, sono riferibili ad un impianto di tipo commerciale, con funzione di raccolta e vendita delle merci. Si tratta di ambienti a pianta rettangolare ed alzato di mattoni crudi probabilmente organizzati in isolati: le pareti sono conservate, nelle parti finora messe in luce, per un'altezza di oltre 2 metri, grazie al rapido insabbiamento verificatosi a seguito dell’abbandono della città antica. I muri sono rivestiti da un fine intonaco di colore chiaro e conservano, in alcuni casi, nella parte più alta, gli alloggiamenti per le travi lignee che formavano l'intelaiatura del tetto, realizzato in tegole fittili: sono anche visibili le aperture destinate alle porte ed alle finestre. I reperti più antichi consentono di datare l'impianto intorno agli inizi del VI secolo a. C.; esso rimase attivo fino agli inizi del secolo successivo: all'interno degli ambienti è evidente una fase di distruzione, a testimonianza di un evento violento. Siti archeologici Fra i materiali, estremamente abbondanti, sono presenti esemplari di ceramica acroma, corinzia, attica, calcidese e laconica, ma anche contenitori da trasporto di tipo chiota, samio e greco - occidentale, i quali confermano la destinazione commerciale del complesso. Reperti eccezionali sono le tre are fittili con la raffigurazione di scene mitologiche a rilievo, databili agli inizi del VI sec. a. C., oggi esposte nel Museo Archeologico Regionale di Gela. GIBIL GABIB (CALTANISSETTA) Dall’arabo Gebel Habib, formato da tre piattaforme digradanti verso Sud Est, è stato sede di insediamenti preistorici, indigeni e di età greca. Un abitato di VI sec. a. C. e la cinta muraria con un torrione di difesa incorporato ad esso ad oggi sono stati scoperti, così come una capanna di epoca preistorica. Le indagini stratigrafiche hanno indicato tre fasi abitative distinte tra il VII e il IV sec. a.C. Siti archeologici MONTE BUBBONIA (MAZZARINO) Siti archeologici In territorio di Mazzarino, circa venti km a nord-est di Gela, circondato da due piccoli ed anonimi corsi d’acqua, sorge il rilievo di monte Bubbonia. I fianchi, erti e scoscesi a meridione e a ponente, più acclivi a levante, da dove oggi come in antico si accede alla sommità, sono completamente rimboschiti. Dalla vetta (595 metri sul livello del mare) si gode la vista di larga parte del territorio circostante: a sud, quasi tutto il tratto di costa compreso tra Falconara e Camarina; ad est, una serie di basse collinette, dietro di esse Caltagirone e tutta la linea dei Monti Iblei; ad ovest, Butera; a nord, Piazza Armerina e monte Navone; a nord-ovest, in primo piano, l’ardita e quasi inaccessibile vetta piramidale di monte Formaggio e, sullo sfondo, Mazzarino col suo castello. La scoperta del sito è opera di Paolo Orsi, l’illustre archeologo roveretano (1859-193 5) che dedicò quasi interamente la vita all’esplorazione archeologica della Sicilia. Determinanti per l’inizio dell’indagine furono le segnalazioni di alcuni rinvenimenti effettuati sul monte e la denominazione tradizionale, tuttora viva a Mazzarino, di "Montagna della Città" o "Cittadella". Sulla base di queste indicazioni, l’Orsi condusse nel 1904 un’indagine preliminare e, nel 1905 e 1906, due campagne di scavo, in seguito alle quali stabilì che si trattava di un importante centro indigeno sorto in epoca protostorica ed ellenizzato da Gela nel VI secolo a. C. Le ricerche interessarono la piattaforma occidentale, che lo studioso identificò con l’acropoli della città; le due terrazze poste ad est, dove ritenne dovesse svilupparsi l’abitato; oltre che le pendici settentrionali ove fu identificata la necropoli. Gli scavi condotti sull’acropoli misero in luce i muri perimetrali di un lungo e stretto edificio (metri 50 per 7,50), in parte costruito con pietre a secco e in parte con grossi blocchi squadrati, in cui si riconobbe l’anaktoron (dimora del principe) del VI-V secolo a. C. MONTE BUBBONIA KYLIX ATTICA (FINE VI SEC.A.C.) (MAZZARINO) Siti archeologici La necropoli restituì tombe, i cui corredi, costituiti da piccoli bronzi (fibule, anelli, armille), statuette fittili, ceramica corinzia, ionica ed attica, nonché di produzione indigena, datavano tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a. C. Il mancato ritrovamento di opere di fortificazione, ad eccezione di un muro, orientato in senso nord-sud datato al VI secolo a. C., che delimitava ad est l’acropoli isolandola dal resto dell’abitato, portò Orsi a definire il sito una polis ateichistos, ovvero una città priva di fortificazioni, e d’altra parte i fianchi erti e scoscesi non richiedevano alcun sistema difensivo. Seguì un lungo abbandono fino al 1955, quando Dinu Adamesteanu, nell’ambito dell’indagine promossa dalla Soprintendenza alle Antichità di Agrigento sull’ellenizzazione dei centri indigeni a settentrione di Gela, condusse una breve campagna di scavo. Lo studioso affrontò, in primo luogo, il problema delle fortificazioni e, basandosi sullo studio delle foto aeree, individuò un lungo muro (ben cinque km di perimetro) che recingeva per intero la città. Lo scavo vero e proprio interessò la zona del cosiddetto anaktoron, dove risultarono esistere non una, bensì due costruzioni, di epoca e destinazione diversa: la struttura a grossi blocchi squadrati sarebbe stata parte di un tempietto costruito nel VI e distrutto nel IV secolo a. C., mentre la struttura formata da pietre irregolari a secco sarebbe stata una caserma, edificata nel IV secolo, con la parziale riutilizzazione dei blocchi del tempietto. MONTE RAFFE (MUSSOMELI) Siti archeologici Le più antiche tracce di frequentazione risalgono all’età del Bronzo antico, a cui si attribuiscono le tombe a grotticella artificiale scavate nella roccia sui fianchi E e N della collina. Dell’insediamento indigeno ellenizzato, che occupò più tardi i fianchi e la sommità della montagna, restano oggi la cinta muraria che corre a mezza costa sul lato S e la vasta necropoli con tombe di VI e IV sec. a. C.. Una piccola piccola spianata accoglie un santuario, con altare e banchina scavata nella roccia. Da quest’area provengono numerose statuette votive (V-IV sec. a. C.) legate al culto di demetra e Kore. Risalgono invece ad età bizantina i resti di una basilica monoabsidata (Piano della Clesia). Sulla sommità è stata messa in luce una fortificazione medievale (XII-XIV sec.), con otto ambienti distribuiti a corona dentro una cinta muraria, al centro della quale sorgeva una torre a pianta ellittica. CAPO SOPRANO - LE MURA SECONDA METÀ DEL IV SEC.A.C. (GELA) Le mura fortificate di Capo Soprano emerse dall’insabbiamento delle dune e alte oltre 13 metri sono l’estremo limite occidentale verso Agrigento, baluardo difensivo che Timoleonte sfruttò con sagacia di valente ingegneria militare. Esempio classico di fortificazione greca, furono costruite dalla seconda metà del IV al primo ventennio del III sec. a. C. La struttura era dotata di posterla, torri, scale e porte di accesso. Sulla collina di Bitalemi (dalla chiesetta della Madonna di Betlemme), sorge il santuario di Demetra, dove sono compresi resti di edifici di VI sec. a.C. ricostruiti nel V sec.a.C, ricco di depositi votivi. Il santuario ha rilevato strati che giungono fino al 405 a.C. Siti archeologici S. GIULIANO ETÀ DEL BRONZO ANTICO (2200-1450 A.C.) CALTANISSETTA VILLAGGIO INDIGENO DELL'VIII-VII SEC. .A.C. (CAPANNE ELLISSOIDALI) IN VITA FINO AL VI SEC. A. C.; VANO ABSIDATO CULTUALE DEL V sec.a.C. STATUETTE VOTIVE Siti archeologici SABUCINA - ULTIMO QUARTO DEL VI SEC.A.C. CALTANISSETTA Siti archeologici La montagna di Sabucina si trova a circa 10 Km. a NE di Caltanissetta, sulla destra orografica del fiume Salso, l'antico Imera, e si eleva a m. 720 m. s.l.m. Insieme alla montagna di Capodarso, Sabucina controlla il punto in cui la valle del Salso si restringe e proprio per questa ubicazione strategica e geografica essa occupò nell'antichità una posizione di notevole rilievo a controllo delle vie di penetrazione militare e commerciale verso il territorio più interno di questa parte dell'isola, coincidente con l'area dell'antica Sikania. Pertanto, anche se nel corso dei secoli mutarono le condizioni storiche e politiche, sul sito di Sabucina si susseguirono una serie di insediamenti, i quali, scanditi da poche interruzioni, si collocano cronologicamente dall'età del bronzo antico (fine III inizi del II millennio a. C.) all'età ellenistica (inizi del III sec. a. C.). I dati archeologici ricavati dall'indagine scientifica e metodologica consentono di delineare nella maniera seguente le varie fasi di vita del centro di Sabucina. Nell'età del bronzo antico, ai piedi della montagna di Sabucina, esistevano alcuni villaggi di facies castellucciana (XXIII-XV sec. a. C.);Tra il XIII e il X sec. a. C., sui pendii della collina di Sabucina sorse un esteso abitato capannicolo della facies di Pantalica Nord del quale è stato possibile distinguere tre momenti di uso;Tra il X e il IX sec. a. C., un modesto abitato riferibile all'o-rizzonte culturale di Cassibile, si impiantò sui resti del precedente villaggio capannicolo;Tra l'VIII ed il VII sec. a. C., un nuovo insediamento con case rettangolari occupò la vetta e le pendici dell'altura e furono organizzate anche le aree di culto;Nel VI sec. a. C., il sito venne ellenizzato dai coloni greci di Gela nell’ambito del loro progetto espansionistico verso l'interno della Sicilia, secondo un preciso disegno politico e militare, che prevedeva la fondazione di phouria (centri fortificati), o vere e proprie poleìs, a controllo delle vie di penetrazione commerciale e militare. In questo periodo furono costruiti il muro di fortificazione e gli ambienti a destinazione domestica. Intorno alla metà del V sec. a. C., il centro subì una violenta distruzione; come tanti altri centri fortificati, ad opera di Ducezio, durante la rivolta delle città sicule contro i Greci (Diod. Xl, 91). Nella seconda metà del IV sec. a. C., la città fu ricostruita e chiusa da una nuova fortificazione, rafforzata da torri. Nel corso del IV sec. a. C., Sabucina, così come tante altre città dell'Isola, fu nuovamente ripopolata, ad opera di Timoleonte, con nuovi coloni; l'abitato fu ricostruito e il muro di fortificazione rinforzato. Dopo il 310 a. C. il sito fu abbandonato e la popolazione si trasferì in fattorie e borghi ubicati ai piedi della collina. Per l'età romana, imperiale soprattutto, si ha la testimonianza del formarsi di fattorie e ville nella pianura che si estende ai piedi della montagna, come suggerisce, peraltro, il complesso abitativo di Piano della Clesia e la relativa necropoli in contrada Lannari, dalla quale proviene il busto ritratto marmoreo dell’imperatore Geta (206-212 d.C.). SABUCINA ULTIMO QUARTO DEL VI SEC.A.C. (CALTANISSETTA) Il centro indigeno ellenizzato posto sull’altura di Sabucina, rischiava di essere irrimediabilmente distrutto dall’avanzamento del fronte di una cava. In quell’occasione fu possibile recuperare il famoso modellino di tempietto fittile, che risultò poi far parte di un sacello arcaico. Si tratta di un manufatto riproducente un edificio di culto con pronao in antis e tetto a doppio spiovente sormontato, alle estremità, da due figure di cavalieri - nei quali alcuni studiosi hanno voluto riconoscere i Dioscuri - e con il basso tympanon ornato da due maschere di tipo gorgonico. Proprio nella zona di Sabucina, negli anni Sessanta, fu avviata una prima campagna di scavi che portò alla scoperta del villaggio capannicolo del Bronzo Tardo (XIII - X sec. a. C.), il primo individuato in Sicilia e la cui esplorazione fu intrapresa da Piero Orlandini. Gli scavi sono tuttora in corso, sotto la direzione della Soprintende ai BB.CC.AA. di Caltanissetta. Gli oggetti della cultura materiale e di uso domestico di tale insediamento sono esposti presso il nuovo Museo Archeologico di Contrada S.Spirito. Siti archeologici SOPHIANA (MAZZARINO) Situato a circa 12 Km. Ad est di Mazzarino, è stato rinvenuto un abitato romano-bizantino che alcuni identificano con la “Stazio Philosophiana”. L’abitato comprende i resti di un edificio termale e di una basilica Bizantina la cui struttura interna è a tre navate. Siti archeologici