I falsi valori della
mafia
Per diventare
mafiosi: rito di
iniziazione
Forze armate e
magistratura nella
lotta alla mafia
Struttura
gerarchica della
mafia
Il ruolo dei
pentiti
Le origini della mafia
Rapporti tra mafia e
politica
Coordinatrice prof.ssa
Nadia Cafiero
Dove e come
opera
Le attività
mafiose
Educazione alla
legalità
Contesto sociale
favorevole alla
criminalità
a.s. 2004/2005 S.M.S. "Giacomo Puccini"
Casoria (NA) - alunni 3 H
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La criminalità organizzata è stata fortemente caratterizzata,
nel corso degli ultimi anni, non solo da una grande
organizzazione di tipo militare e da una notevole potenzialità di
reinvestimento di capitali di provenienza illecita, ma anche dalla
capacità di instaurare un certo tipo di rapporti con uomini della
politica. Infatti il rapporto tra la mafia e la politica si
concretizzò all’indomani della II guerra mondiale con
l’infiltrazione di rappresentanti delle cosche mafiose prima nel
potere locale e poi in quello nazionale.La mafia controllava un
ampio serbatoio elettorale e così scese in campo con il centro
politico nazionale, interpretando il ruolo di anticomunista. Poi il
rapporto si intensificò così da interessare tutti i partiti, tanto
che si dice che ogni partito abbia un peccato di nome “mafia”.
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Dopo il II conflitto mondiale la mafia subisce un’ ulteriore
trasformazione: infatti da “rurale” diventa “urbana”, attratta da
nuove attività, come appalti, concessioni edilizie, usura, mercato
di manodopera e contrabbando. In questi settori essa si presenta
dapprima
come
protettrice,
imponendo
tangenti
agli
imprenditori, finendo poi per gestire in proprio l’iniziativa
imprenditoriale che può contare sullo “scoraggiamento” della
concorrenza. Successivamente essa si dedica al contrabbando
di tabacco e traffico di stupefacenti, così che qualsiasi società
economicamente sviluppata si deve confrontare con meccanismi
di criminalità organizzata.
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Per quanto riguarda l’Italia, fenomeni delinquenziali come la
mafia hanno attecchito in particolari zone meridionali del
nostro paese, angustiate da piaghe secolari quali la
disoccupazione, l’analfabetismo, l’infimo tenore di vita,il
clientelismo esasperato a beneficio di una miriade di piccoli e
grandi centri di poteri locali. Tali condizioni si innestano
attualmente nella grave crisi istituzionale globale che sta
attraversando tutta la società contemporanea. E’ evidente che in
una simile realtà socio-culturale le organizzazioni criminali
abbiano trovato un terreno fertilissimo per sorgere ed
estendersi progressivamente sino a contrapporsi alle legittime
autorità statali.
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La mafia ha una struttura a sviluppo
verticale. Il capofamiglia nomina il
"sottocapo", i consiglieri ed i capidecina,
che hanno il compito di coordinare gli
uomini
d'onore,
i
picciotti.
L'organizzazione base è la famiglia, non
quella di sangue, ma un gruppo mafioso
che controlla un pezzo di territorio, in
genere un paese o un quartiere di una
grande città, oppure più paesi se questi
sono piccoli. È una funzione vitale,
quella del controllo del territorio, che si
snoda attraverso forme di contiguità
con ambienti della politica e delle
istituzioni. In “Cosa Nostra” si entra per
cooptazione o chiamata, attraverso una
specie di giuramento che consiste nel
farsi bruciare sulla mano un santino.
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Il rito d’iniziazione mafioso inizia quando il neofita
viene portato in un luogo appartato con alcuni uomini
d'onore della famiglia; poi il più anziano dei presenti
lo avverte che "questa cosa" ha lo scopo di proteggere
i deboli ed eliminare le soperchierie; quindi si buca un
dito di una mano del giurante e il sangue viene versato
su una qualunque immagine sacra. L'immagine viene
posata sulla mano dello stesso e le si dà fuoco. A
questo punto il neofita, che deve sopportare il bruciore
passando l'immagine sacra accesa da una mano
all'altra fino a totale spegnimento, giura di mantenere
fede ai principi di "Cosa Nostra”.
Dopo il giuramento l'uomo d'onore viene
presentato al capo- famiglia. Prima del giuramento
l'interessato viene cautamente sondato per vedere se è
disponibile a partecipare a un sodalizio volto a
proteggere i deboli; solo dopo il giuramento viene
spiegata l'organizzazione di “Cosa Nostra”.
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I valori che la mafia dice di avere sono quelli della dignità
individuale, dell'onore, del rispetto della "parola": una serie di valori
analoghi a quelli della cultura popolare. Il problema è che, mentre i
valori della cultura popolare sono realmente perseguiti, voluti,
come forme di autorealizzazione, i valori mafiosi sono
“enunciati”per acquisire consenso, ma vengono vissuti in maniera
truffaldina, perché servono per coprire il comportamento violento
dei cosiddetti “uomini d’onore”. Quindi abbiamo delle diversità
fondamentali, non in ciò che si dice, ma in ciò che si fa. La mafia,
come la camorra e la ‘ndrangheta, è un'organizzazione di morte e
non di difesa degli oppressi, come molte volte ama presentarsi.
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Nel 1962 venne istituita la prima Commissione parlamentare d' inchiesta
sulla mafia in Sicilia, che tuttavia non produsse risultati apprezzabili; per
rendere più efficaci le misure di prevenzione furono varate nuove leggi che
introdussero il reato di "associazione di stampo mafioso" e definirono
giuridicamente il delitto di mafia (1982). Strumenti più efficaci vennero
forniti alle forze dell'ordine e alla magistratura. Venne quindi esercitato un
maggiore controllo sul riciclaggio del denaro e si procedette al
rafforzamento degli apparati repressivi: nacque nel 1982 l'Alto
commissariato per la lotta alla mafia e nel 1983 venne istituita una nuova
Commissione parlamentare antimafia, tuttora in funzione. Tutte queste
misure culminarono nel 1986 nel primo “maxiprocesso” istruito da
Giovanni Falcone.
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In questi ultimi anni si è andato accentuando il fenomeno cosiddetto “del
pentitismo” che consiste nel fatto che uno o più affiliati decidano, in
cambio di forti “sconti di pena” e protezione fisica per se stessi e per i
propri familiari, di uscire dall’organizzazione rivelando i misfatti
compiuti e fornendo nel contempo preziose chiavi di lettura dei misteri
mafiosi.
Il fenomeno del pentitismo ha consentito di assicurare alla giustizia
numerosi e pericolosi criminali, rivelando l’organizzazione interna dei
vari livelli delle consorterie camorristiche e mafiose. Attualmente è
oggetto di un profondo riesame sul piano giudiziario e legislativo. Questo
non significa che si debba credere ai pentiti come se fossero il Vangelo.
Normalmente si cerca di andare a trovare i riscontri. Il pentito è uno
strumento indispensabile per contrastare la criminalità organizzata di
stampo mafioso.
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eroi del nostro tempo
Giovanni Falcone
Paolo Borsellino
Don Puglisi,
Uomini coraggiosi senza macchia e senza paura
che hanno combattuto la mafia e non sono
morti invano se le loro idee camminano sulle
nostre gambe.
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