Appunti di viaggio 13 marzo 2006 Percorso: Palazzo Reale – Maschio Angioino – Teatro San Carlo FINE PRESENTAZIONE NORD OVEST EST SUD Esterno di Palazzo Reale Il Palazzo Reale di Napoli è opera dell'architetto Domenico Fontana. La costruzione iniziò nel 1600 (in vista dell'arrivo del re Filippo III). I lavori durarono fin oltre la metà del '600, con la realizzazione del bellissimo scalone del 1651, che conduce alle splendide stanze dove è possibile ammirare mobili, dipinti, sculture e porcellane di casa Borbone. La facciata è divisa da nicchie vanvitelliane, dove sono sistemate le statue dei re di Napoli più importanti: Ruggero il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d'Angiò, Alfonso I d'Aragona, Carlo V, Carlo III di Borbone, Gioacchino Murat, Vittorio Emanuele II. Nel 1768 Ferdinando Fuga ebbe l'incarico di trasformare in teatro una sala già adibita a tale uso (l'attuale Teatrino di Corte). Attualmente nel Palazzo reale vi ha sede, sin dal 1804, la Biblioteca Nazionale. Tra le tante rarità, si trovano qui scritti autografi di S. Tommaso d'Aquino, Torquato Tasso, Giacomo Leopardi, Gianbattista Vico. Particolare della facciata di Palazzo Reale Lo scalone Alcune stanze di Palazzo Reale Teatrino di Corte Piazza del Plebiscito Piazza del Plebiscito Piazza del Plebiscito è una delle più maestose piazze napoletane. Essa un tempo era chiamata "Largo del Palazzo", in quanto si trovava di fronte al Palazzo Reale; assunse l'attuale nome dopo il plebiscito che vi si tenne nel 1860, con cui il borbonico Regno delle Due Sicilie (del quale facevano parte Napoli e l'intera Italia meridionale) fu annesso al Regno piemontese dei Savoia, che divenne ufficialmente Regno d'Italia nel marzo 1861. Un recente restauro le ha restituito l'antico aspetto ed i suoi grandi spazi hanno ritrovato l'antica destinazione di luogo di feste e celebrazioni. In essa si fronteggiano il Palazzo Reale e la Chiesa di S. Francesco sull'asse principale; il Palazzo della Prefettura e il settecentesco Palazzo Salerno sull'asse trasversale. Al centro si ergono le due statue equestri di Carlo III di Borbone e di Fernando I, opere rispettivamente di Antonio Canova e di Antonio Calì. Piazza Trieste e Trento Attigua a Piazza del Plebiscito è l'antica Piazza S.Ferdinando, che deve l'attuale nome di Piazza Trieste e Trento alla casata dei Savoia. Al centro si trova la "Fontana del Carciofo" (così detta in quanto il maggior getto d'acqua scaturisce al culmine di una scultura metallica la cui forma ricorda, appunto, quella di un carciofo. Nella piazza si trova lo storico Caffè Gambrinus. Centocinquant'anni di storia a sfilare tra quei tavolini di una capitale: Re, Regine, intellettuali, personaggi celebri o anonimi cittadini in un foyer unico al mondo. Questo è il Gambrinus. Dislocato proprio nella culla di Napoli capitale, dinanzi ai suoi tavolini si succederanno i più importanti avvenimenti della storia di Napoli, di tutta la nazione. Il vecchio Gran Caffè nel 1890, detto delle "sette porte" si trasforma in una vera e propria Galleria d'Arte, diventando il Gambrinus, dal nome dell'inventore tedesco della birra: a ristrutturare preziosamente gi ambienti interverranno i migliori artisti dell'epoca: pittori, scultori e decoratori. Tra i tavolini, accanto ad anonimi cittadini, si sono seduti quotidianamente celebri personaggi come D'Annunzio, Scarfoglio, Di Giacomo. Un rito mai interrotto visto che anche ai nostri giorni i personaggi più noti non mancano di fare una visita ad una Galleria-Caffè unica al mondo. Da Piazza Trieste e Trento nasce Via Toledo, ancora oggi la più importante della città, fatta costruire nel 1536 dal viceré Pietro da Toledo. Concepita come una prestigiosa zona di passaggio, Via Toledo è caratterizzata dalla presenza di ricche dimore; i palazzi si alternano alle chiese, ai negozi, alle banche ed ai caffè: lo shopping offre molteplici opportunità ed è possibile fare una sosta da 'Pintauro' per assaggiare un’ottima sfogliatella. Storia della sfogliatella Nel monastero di Santa Rosa, sulla costiera amalfitana, un giorno di 400 anni fa (siamo nel 1600) la suora addetta alla cucina si accorse che era avanzata un po’ di semola cotta nel latte. Buttarla, non se ne parlava proprio. Fu così che, ispirata dall’Alto, la cuoca ci buttò dentro un po’ di frutta secca, di zucchero e di liquore al limone. “Potrebbe essere un ripieno”, si disse. Ma cosa poteva metterci sopra e sotto? Preparò allora due sfoglie di pasta aggiungendovi strutto e vino bianco, e ci sistemò in mezzo il ripieno. Poi, siccome anche in un convento l’occhio vuole la sua parte, sollevò un po’ la sfoglia superiore, dandole la forma di un cappuccio di monaco, e infornò il tutto. A questo dolce venne dato, inevitabilmente, il nome della Santa a cui era dedicato il convento. La santarosa ci mise circa centocinquant’anni per percorrere i sessanta chilometri tra Amalfi e Napoli. Qui arrivò ai primi dell’800, per merito dell’oste Pasquale Pintauro che così si trasformò in pasticciere! La bottega di Pintauro sta sempre là: ha cambiato gestione, ma non il nome e l’insegna, e nemmeno la qualità. Che resta quella di quasi duecento anni fa. La Galleria Umberto I è un capolavoro di ferro e vetro. Fu costruita in solo tre anni, sull'area di un isolato raso al suolo dopo l'epidemia di colera del 1884, nell'ambito di un programma di rinnovamento cittadino e per celebrare con un grandioso monumento la "modernità" dell'Italia unita. Questo imponente passaggio, eretto alla fine del XIX secolo, è sovrastato da una copertura in ferro e vetro alta ben 57 metri, che la rende molto luminosa. Ha splendidi pavimenti in marmo policromo Interno della Galleria Umberto I Particolare del pavimento della Galleria Umberto I Il San Carlo È uno dei più importanti teatri lirici d'Europa. Carlo I di Borbone decise di costruire un nuovo teatro che sostituisse quello vecchio di San Bartolomeo, divenuto troppo piccolo. In meno di un anno, nel 1737, su progetto di Giovanni Antonio Medrano e di Angelo Carasale, fu eretto questo maestoso monumento. Il 4 novembre venne inaugurato per l’onomastico del re, con un’opera del Metastasio. Fu distrutto da un incendio nel febbraio del 1816 e ricostruito in sei mesi, su disegni di Antonio Niccolini. La scuola di ballo del San Carlo (nata nel 1812) è, insieme a quella del teatro della Scala di Milano, la più antica e importante d’Italia. Distrutto da un bombardamento nel 1943, è stato ricostruito nell'immediato dopoguerra. Castel Nuovo, detto Maschio Angioino Il Castello venne chiamato Nuovo per distinguerlo dai due già esistenti, Castel dell'Ovo e Castel Capuano, non più adeguati ad ospitare la corte angioina. E' detto anche Maschio Angioino dal nome dei suoi primi fondatori. Iniziato da Carlo I nel 1279, fu completamente riedificato a partire dal 1443, anno del trionfale ingresso a Napoli di Alfonso V d'Aragona. La pianta attuale è trapezoidale con cinque imponenti torri cilindriche ed il colore delle mura è in tufo grigiastro. All’ interno delle altissime finestre gotiche è ancora oggi possibile individuare piccoli frammenti degli affreschi eseguiti da Giotto e dalla sua bottega. All'ingresso del Castello, tra la Torre di Guardia e la Torre di Mezzo, s'innalza il grandioso Arco di Trionfo, elegante portale in marmo bianco che rappresenta il passaggio tra il mondo gotico ed il mondo rinascimentale. L'ambiente più celebre del Maschio Angioino è la Sala dei Baroni, (che purtroppo non abbiamo potuto visitare) oggi sede del Consiglio comunale: il nome deriva dal tragico evento del 1486, quando il re Ferrante d'Aragona fece assassinare tutti i baroni che aderivano alla causa degli Angiò. Arco di Trionfo Finestra Gotica Cappella delle anime purganti Necropoli