Istituto Comprensivo “Alta Valsesia” Scuola primaria di Alagna Valsesia Anno scolastico 2011 – 2012 Pluriclasse 4a/5a Cl. 4a Cl. 5a Lorenzo Cucciola Arianna Jaggi Pozzi Adele Sara Stainer Anna Enzio Kristian Guala Pietro Paglino Giovanni Ongaro insegnante Paola Leonoris Progetto “Alta Valsesia un territorio da vivere” I fratelli D'Henricis ( o D'Enrico) Questa famiglia di artisti il cui cognome italianizzato è D'Enrico è cresciuta ad Alagna: è molto antica, perchè discende dal primo gruppo di coloni abitanti a Pedemonte. La si incontra per la prima volta in un documento del 22 luglio 1302 con cui Henrigeto Ursus scrive l’elenco della dote della propria figlia Imelda). Particolare della pergamena datata 1302 Di quel primo gruppo di coloni facevano parte le due famiglie di Henrigone e di suo fratello Henrigheto Alamannus detto Ursus, (è da questi due nomi che deriva il cognome d'Henricis) entrambi discendenti da un uomo di Macugnaga, “ser Ugonis ", a cui vennero affittati degli alpeggi nella Valle del Mud. In frazione Giacomolo (Z'Jacmuls hus) esiste ancora la casa dove abitavano i D'Henricis. Casa D’Henricis com’era e com’è oggi - Su una trave sopra alla porta è scolpita questa iscrizione: “Alein Got die ehr – 1609 - Solo a Dio l’onore”. Il padre, Giovanni del Riale di Alagna, era fabbro ferraio: secondo la tradizione esercitò anche in Valle d’Aosta e si ritiene sia sua la cancellata che chiude l’ingresso della cappella di S. Defendente in frazione Giacomolo (Z'Jacmuls hus), dove abitavano i D’Henricis. Giovanni ebbe sette figli: Antonio (detto Tanzio), Giovanni e Melchiorre diventarono artisti famosi. Antonio e Giovanni D’Henricis – Busti in terracotta dello scultore rimese Pietro Dellavedova (18311898). Erano di proprietà del teologo G. Farinetti che li lasciò, come scritto nel suo testamento, al Municipio di Alagna e ora sono esposti nell’aula consigliare. Cappella di S. Defendente in frazione Giacomolo – In passato probabilmente era la cappella della famiglia D’Henricis. I discendenti di Giovanni D’Henricis del Riale ( fonte: Alessandra Cesa pubblicato sul periodico “De Valle Sicida” – n.1/1995) Antonio detto Tanzio (Alagna 1575 – Varallo 1635 o Borgosesia 1633) - pittore Con Gaudenzio Ferrari è uno dei due artisti-guida in Valsesia ed uno dei maggiori pittori seicenteschi che conosciamo nell’Italia settentrionale. Fu chiamato dai critici d'arte “il Caravaggio delle Alpi”. Tanzio, così era chiamato, nacque ad Alagna nel 1575 in frazione Reale e, con ogni probabilità, svolse il suo apprendistato sotto la guida di Giovanni, suo fratello maggiore e si può pensare che si sia dedicato alla scultura prima che alla pittura, com'era tradizione in Valsesia. Nel 1600 Tanzio, insieme all’altro fratello maggiore Melchiorre, fece un viaggio a Roma, dove vide le opere di Caravaggio, che era in quegli anni il pittore protagonista tra gli artisti italiani e ne restò affascinato. Rimase a Roma per tanti anni, poi andò a Napoli e in Abruzzo, ma gli storici dell'arte dicono che in questi quindici anni trascorsi lontano dalla Valsesia eseguì pochissime opere. Si possono trovare una Pentecoste, i cui frammenti sono oggi conservati presso il Museo di Capodimonte di Napoli, la pala con la Circoncisione che si trova a Fara San Martino (Chieti) e quella con la Madonna dell'incendio sedato a Pescocostanzo (L'Aquila). Quasi di sicuro ritornò in Valsesia nel 1615, per partecipare alla pittura degli affreschi delle nuove cappelle del Sacro Monte di Varallo. PER SAPERNE DI PIU’ Perché Antonio è detto “Tanzio”? Antonio era figlio di Giovanni. Nella lingua titzschu il nome Giovanni si pronuncia “Anz” e con l’articolo davanti diventa “der Anz”; se l’articolo viene abbreviato si dice “d’Anz” e la “d” suona come una “t”. Quindi “t’Anz”, da cui il nome italianizzato Tanzio, ossia Antonio di Giovanni. Il Sacro Monte di Varallo - Panoramica Prima di impegnarsi al Sacro Monte, nel 1616 Tanzio dimostrò le sue capacità artistiche dipingendo la pala di Domodossola che s'intitola "San Carlo comunica gli appestati. Dopo la pala dipinse gli affreschi della cappella XXVII “Cristo condotto per la prima volta al tribunale di Pilato” tra il 1610 e il 1617 al Sacro Monte di Varallo. Particolari dell’affresco nei quali Tanzio ha raffigurato sé stesso ed i suoi due fratelli Melchiorre e Giovanni. Proseguì con gli affreschi della cappella XXXIV (Pilato si lava le mani),(1619-20). Sul soffitto: particolare dell’ affresco con gli angeli che reggono un cartiglio con le scritte: ”Il suo sangue sopra di voi e sopra i vostri figli. Nel fossato ti circonderanno i tuoi nemici”. Affresco sulle pareti: Gruppo di Farisei Affresco sulle pareti: particolare Circa 10 anni più tardi dipinse un'altra scena di tribunale, quella della Cappella XXVIII ( Gesù davanti ad Erode). Gli affreschi risultavano iniziati, ma ancora incompleti, nel 1628, quando visitò il Sacro Monte il vescovo Volpi e ordinò di concludere la decorazione pittorica delle pareti e delle statue. Gli affreschi sono caratterizzati da tinte scure, in cui predominano i grigi e gli azzurri e rappresentano l’opera più tarda lasciata da Tanzio al Sacro Monte. L'impegno che mise nelle sue opere al Sacro Monte fu straordinario e i critici d’ arte dicono che Tanzio dimostrò di essere bravo quanto il più celebre pittore Morazzone. Particolari degli affreschi della Cappella n. 28 Nel periodo seguente alle sue opere al Sacro Monte, lavorò solo in parrocchie secondarie, disperse nei territori tra Piemonte e Lombardia. Tra di esse devono essere ricordate almeno la tela del tenero incontro di Giacobbe e Rachele alla Galleria Sabauda, il San Sebastiano curato da Sant'Irene alla National Gallery di Washington e i due Davide con la testa di Golia presenti nella pinacoteca di Varallo. Davide e Golia Pinacoteca di Varallo Poi nel 1627 dipinse i preziosi affreschi per la cappella dell’Angelo Custode nella basilica di San Gaudenzio a Novara. Tanzio realizzò il Cristo in gloria della volta e i quattro santi di fianco all’ancona (in alto i santi francescani Bernardo e Francesco, sotto i quali erano raffigurati, in onore della famiglia che commissionò l’opera, i santi Ottavio e Nazaro) con scene bibliche sulla lunetta superiore e nei sottarchi della cappella. Nel 1629 il Tanzio completò anche, per la parete laterale, il grande dipinto della “Battaglia di Sennacherib”, definito dallo storico dell’arte Testori un “capolavoro supremo”. La storia della Valsesia racconta che, negli ultimi anni, Tanzio vivesse a Varallo presso il convento francescano di Santa Maria delle Grazie. Lì, nella chiesa del convento, c'era in quel periodo un suo dipinto “Il martirio dei beati francescani a Nagasaki”, ora conservato nella Pinacoteca di Brera (Milano). Antonio d'Enrico morì forse nel 1633 o nel 1635 a Varallo (secondo Casimiro Debiaggi in “Dizionario degli artisti Valsesiani – 1968). Giovanni (Alagna - fraz. Reale 1560 Borgosesia 1644) - architetto e statuario Era il fratello più anziano di Antonio, il Tanzio. La sua carriera artistica si svolse per la massima parte presso il Sacro Monte di Varallo, dove lavorò ininterrottamente per quasi quarant'anni. Il “popolo delle sue statue” è distribuito in una ventina di cappelle, alcune affollatissime. Si conosce pochissimo sul suo apprendistato: iniziò presto a lavorare al fianco del più anziano fratello Enrico in attività di progettazione edilizia, religiosa e civile. Nella realizzazione dell’enorme lavoro di plasticatore ( plasmatore di statue in terracotta), fu aiutato – oltre che dell’altro fratello, Melchiorre – da quelli che lavorarono nella fiorente bottega che creò. Per quasi quarant’anni ebbe l’esclusiva della produzione plastica nel Sacro Monte. Egli lasciò le sue opere più belle nelle cappelle realizzate con la collaborazione, per la parte pittorica, del fratello Antonio, Tanzio. Sono: la cappella n. 27 “Cristo condotto la prima volta al Tribunale di Pilato” che è stata completata tra il 1615 e il 1617 circa. Si nota una straordinaria integrazione fra pittura e scultura, evidente soprattutto nella folla, in parte dipinta e in parte in vero rilievo, che dalla parete destra segue Cristo nell’aula di Pilato. la n. 34 “Pilato si lava le mani”, dove la scena scolpita con 16 statue rappresenta nello spazio reale i personaggi dello spazio dipinto, e la n. 28 “Cristo al Tribunale di Erode”, in cui le sue statue si distinguono perché sono molto realistiche ed espressive. L’opera venne realizzata intorno 1630, ma le statue (35) erano già state posate all’ interno nel 1628, mentre il fratello Antonio stava procedendo alla conclusione degli affreschi. Cappella n. 30 – La flagellazione Cappella n. 15 – Il miracolo del paralitico Venne chiamato a lavorare anche ai Sacri Monti di Oropa (a partire dal 1621) e Orta (dal 1630). Nel 1640 – a più di ottant'anni - si trasferì a Borgosesia, dove allestì alcune statue delle cappelle del Santuario di Sant'Anna di Montrigone. Dopo la sua morte avvenuta nel 1644 a Borgosesia, l'attività della sua bottega fu proseguita da Giacomo Ferro. Cappella n. 31 – La coronazione di spine Santuario di Sant'Anna di Montrigone. Melchiorre ( Alagna ca.1573 – Varallo, ca. 1642) - pittore Pur essendo, per così dire, vissuto all'ombra dei due più celebri fratelli, la sua importanza artistica non può essere sottovalutata. Sappiamo che in data anteriore al 1600 – mentre per Tanzio non ci sono notizie di opere realizzate – Melchiorre aveva già realizzato diverse opere. A lui fino alla metà del 1900 sono sempre stati attribuiti gli affreschi realizzati nel 1597 a Riva Valdobbia, sulla facciata della parrocchiale di San Michele, raffiguranti un San Cristoforo ed un grandioso Giudizio Universale. Secondo uno studioso, Casimiro Debiaggi, la realizzazione dell'affresco del Giudizio Universale sarebbe da attribuire ad un altro autore: precisamente a Melchiorre D'Enrico, figlio di Enrico del Riale d'Alagna, appartenuto ad un altro ramo dello stesso ceppo familiare; mentre al nostro Melchiorre spetterebbe solo l'opera del San Cristoforo. Il signor Debiaggi ritiene che il Melchiorre fratello del Tanzio, fosse all'epoca troppo giovane per un'opera così laboriosa. Nel 1600 Melchiorre partì, assieme al fratello Tanzio, alla volta di Roma. Melchiorre lavorò moltissimo con il fratello Giovanni per eseguire gli urgenti lavori al Sacro Monte di Varallo. Verso il 1614 ebbe modo di evidenziare le sue qualità di pittore affrescando (assieme a Gian Giacomo Testa) la cappella XXXI (La coronazione di spine), quando Giovanni aveva già realizzato le statue. Lavorò anche nei cantieri dei Sacri Monti di Oropa e di Orta San Giulio. Più tardi collaborò strettamente anche con il fratello Antonio, il Tanzio. Infatti nel 1627 firmò insieme a lui il contratto per la realizzazione degli affreschi della cappella dell'Angelo Custode nella basilica di San Gaudenzio a Novara. Nel 1633, quando Tanzio morì, era forse già impegnato con lui a Borgosesia, nella realizzazione degli affreschi della cappella Gibellini, nella collegiata dei Santi Pietro e Paolo e, subito dopo, la morte del fratello, venne incaricato personalmente per la continuazione dell'opera. La famiglia D’Henricis diventata D’Enrico si è estinta: l’ ultima discendente fu Anna Maria morta nel 1892: aveva avuto una figlia da Lorenzo Perro, Maria, che è morta prima di lei nel 1870. In questa foto Anna Maria è ritratta davanti alla casa della bisnonna Maria Bruno. La casa è un edificio storico: vi abitò anche Giovanni Bruno, che fu parroco di Rassa e cappellano di Alagna intorno al 1665. Bibliografia: •Dizionario degli artisti Valsesiani – Casimiro Debiaggi – Varallo 1968 •I D’Enrico: una dinastia di artisti – Alessandra Cesa - Tratto da “De Valle Sicida- n.1 1995-Società Valsesiana di cultura •Alagna Valsesia: una comunità walser – Valsesia Editrice 1983 •Antonio D’Enrico detto Tanzio da Varallo – Tesi di Laurea di Laura Tioli •Storia della Vallesesia – F. Tonetti – Ed. Corradini Borgosesia 18751880 •Guida della Valsesia – F. Tonetti – Tip.Camaschella e Zanfa - Varallo 1891 •Il Sacro Monte di Varallo – Guida illustrativa – De Agostini NO 1986 •I Walser e la loro lingua- Dal grande nord alle Alpi-Dizionario della lingua walser di Alagna Valsesia-Gilardino Sergio Maria-Zeisciu Centro Studi- 2008 Alcune immagini sono tratte da: www.sacromontevarallo.eu it.wikipedia.org www.sacromontedivarallo.it