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Oscar Romero nasce a Ciudad Barrios di El
Salvador il 15 marzo 1917 da una famiglia
modesta.
Avviato all’età di 12 anni come apprendista presso
un falegname, a 13 entrerà nel seminario minore di
S. Miguel e poi, nel 1937, nel seminario maggiore
di San Salvador retto dai Gesuiti.
All’età di 20 anni fa il suo ingresso all’Università
Gregoriana a Roma dove si licenzierà in teologia
nel 1943, un anno dopo essere stato ordinato
sacerdote.
Rientrato in patria si dedicherà con passione
all’attività pastorale come parroco.
Nel 1977 Monsignor Oscar Romero diventa Vescovo in
Salvador.
La situazione politico-sociale è gravissima: proprietari
terrieri e ceti industriali, appoggiati dal Governo, nonchè
dall'Esercito, sono decisi a tenere a freno le agitazioni dei
campesinos e del popolo. L'ombra del comunismo è
temuta: le condizioni di vita della gente più umile sono
miserevoli.
Molti sacerdoti e religiosi hanno imbracciato il fucile in aiuto
degli indifesi e tra di essi vi è Padre Rutilio Grande, amico
del Vescovo, che presto viene barbaramente ucciso.
Le pubbliche votazioni elettorali sono ostacolate a costo di far scorrere il
sangue: monsignor Romero dapprima prudente è accusato di essere
dalla parte dei ricchi e delle classi borghesi; poi quando sequestri,
sparizioni e delitti brutali si infittiscono, il suo impegno quotidiano diventa
sfida e missione fino a celebrare una domenica un'unica Messa in tutto il
Salvador, come segno di lutto ed in memoria per la morte di padre
Grande, di un vecchio e di un bambino del tutto innocenti, e ciò malgrado
le perplessità della stessa Commissione Episcopale Salvadoregna.
Successivamente si fa ricevere dal Presidente designato, ma non ottiene
rilasci di prigionieri politici, sentendosi affermare per iscritto che questi
sono "inesistenti". Personalmente, Monsignor Romero va a riprendersi in
prigione, dove è stato torturato, il giovane sacerdote Osuna, uno dei suoi
preti "ribelli" e guerriglieri, strappandolo così alle ire del duro Tenente
Columa..
Le retate e gli episodi più terribili si
susseguono: un soldato spara perfino al
tabernacolo di una chiesa ridotta a bivacco ed il
Vescovo sotto il fuoco raccoglie le ostie
consacrate. Trattenuto dalla polizia e poi
rilasciato, il Vescovo diventato persona
scomoda è ormai minacciato di morte.
Nell'ultima sua omelia, egli invoca la pace,
condanna la lotta fratricida che con le armi
insanguina il Salvador, richiama ricchi e poveri
alla verità del messaggio evangelico
e dall'altare "ordina" il suo fermo
"no alla brutalità della repressione".
Ma un sicario, lo uccide in Chiesa
durante il sacro rito della Messa e
l'eroico Vescovo muore il 24 marzo
1980, testimone e martire per il
Salvador e per la Fede
Fratelli, come vorrei incidere nel cuore di ognuno questa
grande idea: il cristianesimo non è un insieme di verità da
credere, di leggi da osservare, di proibizioni!
Così sarebbe molto ripugnante. Il cristianesimo è una persona,
che mi ha amato tanto, che reclama il mio amore.
Il cristianesimo è Cristo.
Una religione fatta di Messa domenicale ma con
settimane ingiuste non piace al Signore.
Una religione fatta di molte preghiere ma con
ipocrisie nel cuore, non è cristiana.
Una Chiesa che si stabilisse solo per star bene, per
avere molto denaro, molte comodità, ma che
dimenticasse di protestare contro le ingiustizie,
non sarebbe la vera Chiesa del nostro divino
Redentore.
Sarebbe bello che chi ha qualcosa distribuisse, e dividesse come
fratello, come compagno di mendicità del povero.
Tu sei un mendicante.
Anche io sono un mendicante; perché ciò che possiedo Dio me lo ha
prestato. Nell’ora della morte dovrò restituirlo tutto.
Questo è quello che predica la Chiesa: che Dio ha dato a tutti perché
tutti avessimo potuto fare del mondo, creato da Dio per la felicità di tutti,
un’anteprima del regno dei cieli.
E noi cristiani che viviamo la speranza di questo cielo, viviamo
sperando di potercelo guadagnare, compiendo la giustizia e l’amore su
questa terra.
Sarebbe necessario
cercare Gesù Bambino,
non nelle immagini
graziose dei nostri
presepi. Sarebbe
necessario cercarlo tra
i bambini denutriti che
si sono avvicinati
questa sera senza
avere cosa mangiare,
fra i poveri venditori dei
giornali che dormiranno
coperti di giornali
davanti ai portoni
Maria è l’espressione del bisogno
dei salvadoregni.
Maria è l’espressione dell’afflizione
di quelli che stanno in carcere.
Maria è il dolore delle madri che
hanno perso i loro figli e nessuno
gli dice dove stanno.
Maria è la tenerezza che cerca
afflitta una soluzione.
Maria sta nella nostra patria come
in un vicolo cieco, ma aspettando
che Dio venga a salvarci.
Imitiamo questa povera di Jahweh
e sentiremo che senza Dio non
possiamo nulla, che Dio è la
speranza del nostro popolo, che
solo Cristo, il Divino Salvatore, può
essere il salvatore della nostra
patria
Un Vangelo che non tenga conto dei diritti degli uomini, un
cristianesimo che non costruisca la storia della terra, non è
l’autentica dottrina di Cristo, ma semplicemente uno strumento del
potere.
Lamentiamo che in qualche periodo anche la nostra Chiesa sia
caduta in questo peccato; ma vogliamo modificare questo
atteggiamento e, secondo questa spiritualità autenticamente
evangelica, non vogliamo essere giocattoli dei potenti della terra, ma
vogliamo essere la Chiesa che porta il Vangelo autentico, coraggioso,
di nostro Signore Gesù Cristo, anche quando fosse necessario
morire come Lui sulla croce.
La pace ci sarà solo quando ci sarà giustizia.
Pace è il prodotto dell’ordine voluto da Dio,
e che gli uomini devono conquistare come bene
nell’ambito sociale:
quando non ci sono repressioni,
quando non c’è segregazione,
quando tutti gli uomini
possono ricorrere ai propri diritti legittimi,
quando c’è libertà,
quando non c’è paura,
quando non ci sono popoli soffocati dalle armi,
quando non ci sono prigioni dove gemono,
perdendo la loro libertà, tanti figli di Dio;
dove non c’è tortura,
dove non vengono calpestati i diritti umani.
..Vorrei rivolgere un appello speciale, agli uomini dell'esercito e in
particolare alle basi della Guardia Nazionale, della Polizia, delle
Caserme. Fratelli, appartenete al nostro stesso popolo; e uccidete i
vostri fratelli contadini. E di fronte ad un ordine di uccidere, che dà un
uomo, deve prevalere la legge di Dio che dice: Non uccidere!... Nessun
soldato è obbligato ad obbedire ad un ordine contro la legge di Dio…
Nessuno è obbligato ad adempiere una legge immorale…
La Chiesa, difensora dei diritti di Dio, della legge di Dio della dignità
umana, della persona, non può restare in silenzio di fronte a tanta
abominazione.
Vogliamo che il governo
consideri seriamente che a
niente servono le riforme se
vengono ottenute con tanto
sangue. In nome di Dio,
quindi, e in nome di questo
popolo sofferente, i cui
lamenti salgono fino al cielo,
ogni giorno più tumultuosi, vi
supplico, vi prego, vi ordino
in nome di Dio: cessi la
repressione! …
Sono stato frequentemente minacciato di morte. Ciò nonostante,come
cristiano, non credo nella morte senza resurrezione. Se mi uccidono,
risorgerò nel popolo salvadoregno. Non lo dico per vantarmi, ma con la
massima umiltà. Come sacerdote sono tenuto per mandato divino a dare
la vita per quelli che amo, per tutti i salvadoregni, anche quelli che mi
potrebbero uccidere.
Se le minacce saranno messe in atto fin da questo momento offro il mio
sangue a Dio per la redenzione e la resurrezione del Salvador.
Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare, ma se Dio
accetta il sacrificio della mia vita che il mio sangue sia un seme di
libertà e il segno che la speranza sarà presto realtà.
La mia morte, se accettata da Dio, sia per la liberazione del mio popolo
e una testimonianza di speranza nel futuro. Se riescono ad uccidermi,
può dire loro che perdono e benedico chi lo avrà fatto. Come vorrei che
si convincessero che così stanno perdendo tempo!
“Un vescovo morirà, ma la Chiesa di Dio,
che è il popolo, non perirà mai".
Li hanno voluti
uccidere,
ma nel popolo
sono più presenti
di prima
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