INTEGRAZIONE STORICA DI “LO SCUDO DI TALOS” a cura della classe IV°C con la coordinamento e la supervisione della prof.ssa Simona Tamanza e la partecipazione della prof.ssa Anna Crismani presentazione redatta da Francesco Belletti ENTRA Home Page Breve introduzione alle guerre greco-persiane • • • • • • • • • • “Sono Filippide, vincitore dell’ultima olimpiade, tu chi sei?” pag. 42 ”Devo forse ritenere che giudichi negativamente il rifiuto che a quel tempo il nostro governo oppose alle richieste di Aristagoras?” pag. 45 Battaglia di Maratona “Si dice che i nostri siano arrivati quando gli Ateniesi avevano già vinto la battaglia” pag. 49 “Lo sai perché laggiù, nella città degli Spartani. Leotichides siede sul trono che fu di Demaratos e questi vive ormai da anni nell’esilio?” pag. 89 “O Demarato , il Gran Re ti attende” pag. 94 “Kleomenes, sdegnato per essere stato deposto e cacciato dalla città, raccoglieva alleanze in Arcadia e Messenia” pag. 97 “La fine di Kleomenes fu orrenda” pag. 100 “Re Leonidas e Re Leotichidas partirono una mattina di autunno con il loro seguito diretti a Corinto” pag. 102 “Themistokles, figlio di Neokles, concluse: il passo non è la porta dell’Attica…bensì la porta di tutta la Grecia “pag. 103 “L’oracolo profetizzava spaventose sventure alla città” pag. 105 immagine riassuntiva torna alla Home Page schema di riferimento • • • • • • • • • • ” Intanto sulle rive dell’Ellesponto migliaia e migliaia di uomini lavoravano febbrilmente al grande ponte sotto la guida degli architetti del Re” pag. 108 Battaglia delle Termopili “Leonidas si attestò al passo delle Termopili” pag. 117 Battaglia di Salamina “Gli Ateniesi hanno sbaragliato la flotta persiana presso l’isola di Salamina” pag. 148 Battaglia di Platea “...avrebbero cercato di raggiungere la zona più angusta a ridosso dell’Heraion di Platea” pag. 166 “Io saprò intanto come disfarmi degli Efori e degli Anziani e anche del Re Leotichidas, se necessario con l’aiuto del Re di Persia” p. 212 Contatti tra Pausania e Serse attraverso il satrapo Artabazos pag. 217 “Themistokles, il comandante ateniese che sconfisse la nostra flotta a Salamina….potrebbe un giorno diventare nostro alleato…” p. 227 “In quel momento udì un sordo boato, una specie di rombo proveniente attaccano da sottoterra” pag. 285 “Gli Iloti attaccavano Sparta!” pag. 291 “Avevano chiesto aiuto agli Ateniesi e speravano nell’invio di un forte contingente dall’Attica.” pag. 313 Liceo Ginnasio Francesco Petrarca la cultura spartana chi era Erodoto? Guerre greco-persiane L’impero persiano era vastissimo: si estendeva dal fiume Indo, al mare Egeo e all’Egitto. Al tempo del re Dario, per comodità amministrativa, era suddiviso in province, chiamate satrapie, governate da satrapi, che erano legati da un vincolo di obbedienza e di dedizione assoluta al Gran Re. Ogni satrapia doveva versare pesanti tasse. LA RIVOLTA IONICA: LE ORIGINI DEL CONFLITTO FRA LA GRECIA E LA PERSIA Dario impose alle colonie greche dell’Asia minore la presenza di suoi fiduciari, attraverso i quali controllava la vita politica e sociale, ed esigeva da esse il pagamento di pesanti tasse. Nel 499 a.C. Mileto insieme parecchie città elleniche dell’Asia minore si ribellarono all’egemonia persiana, dando inizio alla “rivolta ionica”. A capo dell’insurrezione si pose Aristagora, tiranno di Mileto; egli organizzò la rivolta e convinse le città che vi aderirono a cacciare i tiranni filopersiani (quello di Militane fu addirittura ucciso). Quando si rese conto dell’impossibilità di difendersi da solo dai Persiani, chiese aiuto alle città della Grecia, ma ottenne il sostegno solo di Atene e di Eretria, che fornirono 25 vascelli. Egli riuscì infine a incendiare Sardi, senza conquistarne la fortezza; poi, visto l’insuccesso della ribellione, si ritirò dalla Ionia. I Persiani riconquistarono presto le loro posizioni perdute, e Mileto, cinta d’assedio, venne rasa al suolo nel 494 a.C. L’AVANZATA PERSIANA Nel 490 a.c., i Persiani fecero il loro ingresso in Europa; guidati dall’esule ateniese Ippia (figlio di Pisistrato), Dati e Artaferne, occuparono tutte le isole del mare Egeo. Nasso fu incendiata, mentre Delo venne risparmiata. L’impresa militare contro Atene aveva l’aspetto di una “guerra civile fra baroni”???, con Ippia passato ai Persiani da una parte, e Milziade, ex tiranno persiano del Chersoneso e al seguito di Dario nella spedizione contro gli Sciiti, dall’altra. Responsabile della distruzione del ponte di barche sul Danubio???, Miliziade si era stabilito definitivamente ad Atene, dove assunse grande potere. Nel 490 a.C. fu nominato polemarco e posto a comando dell’esercito che si sarebbe opposto ai Persiani. I Persiani si resero conto che la Grecia costituiva una minaccia e che l’unico modo per neutralizzarla consisteva nel sottometterla. Nel 490 a.C. le truppe persiane si mossero contro la Grecia. Per prima cosa i Persiani fecero la richiesta di “acqua e terra” ed alcune città greche, spaventate, si sottomisero al Gran Re. Le altre si allearono per affrontare il nemici. Ebbero così inizio le guerre persiane. I Persiani fecero due spedizioni: la prima comprende la battaglia di Maratona (490 a.C.); la seconda le battaglie delle Termopili (480 a.C.), di Salamina (480 a.C.) e di Platea (479 a.C.). torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Filippide “Sono Filippide, vincitore dell’ultima olimpiade, tu chi sei?” pag. 42 Nel 490 a.C. alla vigilia della battaglia di Maratona, gli Ateniesi mandarono un messaggero a Sparta, Filippide, per chiedere aiuto contro l'invasione dei Persiani. Erodoto nelle Storie VI, 105 racconta che durante il cammino Filippide presso il monte Partenio (fra l’Argolide e l’Arcadia) si imbattè in Pan che gli ordinò di chiedere agli Ateniesi perché non si curavano di lui che pure era favorevole a loro. Fu così che dopo la vittoria gli Ateniesi consacrano a Pan un altare sull'acropoli dentro una grotta. Gli Spartani rimandarono la decisione sull’invio di truppe al plenilunio, notte in cui gli eupatridi si riunivano per prendere decisioni importanti. Quando però le truppe spartane raggiunsero Maratona la battaglia era già stata vinta dagli Ateniesi. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Aristagora di Mileto ”Devo forse ritenere che giudichi negativamente il rifiuto che a quel tempo il nostro governo oppose alle richieste di Aristagoras?” pag. 45 Prima di porsi a capo della rivolta ionica Aristagora tentò di conquistare Nasso per acquistare maggior considerazione dal re persiano Dario, per questo motivo Sparta negò il proprio aiuto ad Aristagora nella rivolta ionica, perché lo considerava un traditore. Erodoto (Storie V, 30-36) racconta che alcuni cittadini ricchi esiliati da Nasso si erano recati a Mileto e avevano chiesto ad Aristagora aiuto per tornare in patria. Il tiranno si disse disponibile ad aiutarli, ma contemporaneamente prese contatti con Artaferne, satrapo della Ionia e della Lidia, per conquistare insieme a lui Nasso e le altre isole che da lei dipendevano. Ma il suo piano fallì e Aristagora per salvarsi dalla collera del Gran Re Dario si pose a capo della rivolta degli Ioni contro l’impero persiano. Per fare questo chiese aiuto a Sparta e Atene, ma la prima lo negò, mentre la seconda inviò venti navi. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Battaglia di Maratona Nel 490 a.C., dopo la presa di Eretria che insieme ad Atene aveva inviato aiuti alle città della Ionia, i Persiani volevano sconfiggere anche gli Ateniesi. Ippia, figlio di Pisistrato, li guidò a Maratona, la località più adatta ad operazioni di cavalleria. Ippia la notte precedente ebbe la seguente visione: gli parve di giacere insieme a sua madre. Secondo i Greci i sogni erano veritieri e prestavano molta attenzione ai segni, così Ippia, dal sogno fatto, ipotizzò che, rientrato ad Atene e recuperato il potere, sarebbe morto vecchio nella sua patria. Una volta sbarcato a Maratona, però, dovette ricredersi. Gli capitò di starnutire e di tossire più forte del solito, facendo cadere nella sabbia un dente. Poiché il dente, nonostante le accurate ricerche, non si trovava, disse: “Questa terra non è mia, né potremmo assoggettarla: tutta la porzione che mi spettava la occupa ora il mio dente.” (Erodoto VI, 106) Gli Ateniesi, come seppero dell’arrivo dei Persiani, accorsero a Maratona per difendersi, sotto la guida di dieci strateghi, tra i quali c’era Milziade. Gli strateghi inviarono a Sparta l’emerodromo Filippide, al quale, durante il viaggio d’andata, si presentò il dio Pan che gli chiese il motivo per cui gli Ateniesi non lo adoravano, visto che lui era sempre stato loro favorevole. Una volta tornato ad Atene Filippide raccontò ai suoi concittadini dell’incontro: così fu fondato ai piedi dell’acropoli un sacrario a Pan e in seguito a quel annunzio venne propiziato con sacrifici annuali e con una corsa di fiaccole. Filippide fu mandato a Sparta per chiedere degli aiuti per la battaglia contro i Persiani. Per cercare di ottenere lo scopo disse le seguenti parole: “O Spartani, gli Ateniesi vi chiedono di venire in loro aiuto e di non permettere che la città più antica della Grecia cada in schiavitù per opera dei barbari: chè anche Eretria ora è stata ridotta in schiavitù e la Grecia è stata privata d’una città importante.”(Erodoto VI,107) Gli Spartani decisero di inviare aiuti, ma, per non violare la legge, non poterono mettersi in marcia prima del plenilunio. Agli Ateniesi giunsero in soccorso i Plateesi, che erano sotto la protezione di Atene. Le opinioni degli strateghi ateniesi erano discordi: mentre alcuni non torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Continua Battaglia di Maratona volevano ingaggiare battaglia, altri, tra i quali Milziade, spingevano in tal senso. Così la decisione passò al polemarco Callimaco. Milziade andò da lui e gli parlò così: “Sta in te ora, Callimaco, rendere schiava Atene o renderla libera. Ora gli Ateniesi sono giunti al più grave pericolo, e se dovranno abbassare il capo dinnanzi ai Medi è già deciso quel che avranno a patire consegnati a Ippia. Se invece questa nostra città sopravvive, è in grado di diventare la prima delle città greche. Se non combattiamo io mi attendo che una qualche grossa discordia piombando su di noi sconvolga le menti degli Ateniesi tanto da spingerli a parteggiare per i Medi. Se invece attaccheremo prima ancora che qualche insano pensiero si insinui in qualcuno degli Ateniesi, se gli dei resteranno neutrali siamo in grado di vincere.”(Erodoto VI, 109) Dopo questo colloquio con Milziade, Callimaco votò in favore della battaglia. Gli strateghi favorevoli allo scontro, quando toccava loro il turno di comando, lo cedevano a Milziade, il quale accettava, ma non attaccò battaglia finché non giunse il suo turno effettivo. L’esercito si schierò e poi si lanciò di corsa contro i barbari. Venuti in massa alle mani con i nemici, combatterono in maniera memorabile. I Persiani prevalsero al centro, sfondarono le file dei Greci e li seguirono all’interno. I Greci, invece, nelle due ali vincevano e lasciavano scappare i barbari in fuga. Poi affrontarono i barbari che avevano sfondato il centro, riunendo le ali. I Greci ebbero la meglio e dopo si misero ad inseguire i barbari in fuga, trucidandoli. I Persiani che erano riusciti a mettersi in salvo, salparono con le navi, con l’intenzione di doppiare il Sunnio e giungere così ad Atene prima delle truppe Ateniesi, che corsero a difendere la città torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Precedente Continua Battaglia di Maratona e riuscirono ad arrivare prima dei nemici, che, vedendo gli Ateniesi già là, volsero subito le prue e tornarono in Asia. Nella battaglia di Maratona morirono circa 6400 Persiani e 192 Ateniesi. Dopo il plenilunio giunsero ad Atene 2000 Spartani, ma la battaglia aveva già avuto luogo. Andarono comunque a Maratona, poiché avevano il desiderio di vedere i Medi, poi, elogiati gli Ateniesi per l’impresa, ritornarono a Sparta. Emerodromo= messaggero capace di compiere di corsa grandi distanze in un sol giorno. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Precedente L’inganno di Cleomene “ Lo sai perché laggiù, nella città degli Spartani. Leotichides siede sul trono che fu di Demaratos e questi vive ormai da anni nell’esilio?” pag. 89 A Sparta erano in carica i due re Cleomene (520-488) e Demarato (510-491). I due non andavano d’accordo e mentre Cleomene era a Egina e agiva per il bene della Grecia, Demarato lo calunniava, spinto da odio e rancore. Cleomene, una volta ritornato da Egina, decise di destituire Demarato accusandolo di non essere figlio legittimo di Aristone, precedente re di Sparta. Aristone aveva sposato due mogli senza avere figli, poiché non voleva ammettere di essere proprio lui la causa, si sposò per la terza volta con la moglie di un suo amico spartano che con un inganno fu costretto a cedergliela. Dieci mesi dopo la donna diede alla luce Demarato, ma Aristone, datagli la notizia mentre era a consiglio con gli Efori, dopo aver fatto il conto dei mesi, disse che non poteva trattarsi di un figlio suo, poiché era trascorso troppo poco tempo. Così Cleomene suggerì agli Spartani di interrogare l’oracolo di Delfi per sapere se Demarato fosse oppure no figlio legittimo di Aristone. Cleomene però coinvolse Cobone, uomo potente a Delfi, nell’inganno, e quest’ultimo persuase la pizia Periallo a dire che Demarato non era figlio legittimo di Aristone. Quando l’intrigo fu scoperto Cobone fuggì da Delfi e la profetessa periallo fu destituita dalla carica. (Erodoto VI, 61-66) collegamento a “i re di Sparta” torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca La fuga di Demarato “O Demarato , il Gran Re ti attende” pag. 94 Dopo l’inganno ordito da Kleomenes Demaratos andò in esilio presso il gran Re Dario che si preparava per la spedizione contro l’Egitto e contro Atene. Prima di partire doveva però scegliere il successore poiché presso i Persiani c’era la consuetudine che il re potesse partire per una spedizione solo dopo aver designato chi avrebbe dovuto avere il comando dopo di lui. La scelta non era facile perchè Dario aveva avuto tre figli prima di divenire re, il più anziano dei quali era Artobazane, e quattro dopo la sua nomina, di questi il più anziano era Serse. Quando Demaratos arrivò a Susa si presentò a Serse. Informato della contesa fra i figli di Dario, Serse ed Artaserse, consigliò a Serse di dire di essere nato a Dario quando questi era già re e dominava i Persiani, mentre Artobazane era nato quando Dario era ancora un privato cittadino. Poiché anche l’usanza di Sparta voleva che se un re aveva avuto un figlio prima dell’incoronazione e uno dopo la successione spettasse a quest’ultimo Dario si decise a nominare Serse re dei Persiani (Erodoto VII, 3) cartina impero persiano torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Cartina impero persiano torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca indietro La fuga di Cleomene “Kleomenes, sdegnato per essere stato deposto e cacciato dalla città, raccoglieva alleanze in Arcadia e Messenia” pag. 97 Scoperto l’inganno Cleomene fu deposto e cacciato dalla città e fuggì in Tessaglia. Lì meditò di marciare contro la sua patria raccogliendo alleanze in Arcadia e in Messenia. Ma gli Efori, una volta venuti a conoscenza di questo fatto e timorosi per le sorti di Sparta, richiamarono Cleomene e lo fecero rientrare in patria alle stesse condizioni alle quali anche prima aveva regnato. (Erodoto VI, 74). cartina Peloponneso torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Cartina Peloponneso torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca indietro La morte di Cleomene “La fine di Kleomenes fu orrenda” pag. 100 Cleomene, ritornato a Sparta, venne colto dalla follia, iniziò a bere e a comportarsi in modo vergognoso. Gli Efori dichiararono che non si poteva tollerare una simile vergogna da parte di un re così lo imprigionarono e lo legarono ad un ceppo nella piazza principale di Sparta. Un giorno Cleomene costrinse l’Ilota che lo sorvegliava a consegnargli il pugnale e iniziò a lacerarsi il corpo fino ad uccidersi. Dopo la morte di Cleomene Leonida affermò che la pazzia era stata causata dalle droghe che gli avevano fatto assumere gli Efori. ( Erodoto VI, 75) torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Il piano di difesa “Re Leonida e Re Leotichida partirono una mattina di autunno con il loro seguito diretti a Corinto” pag. 102 Quando si diffuse la notizia che le truppe del Gran Re si stavano raccogliendo presso l’Ellesponto, Re Leonida e Re Leotichida partirono per Corinto per incontrarsi con i vari rappresentanti delle città elleniche per stabilire i piani di difesa contro l'avanzata persiana guidata da re Serse. L'assemblea ebbe inizio e si decise che il comando supremo doveva essere affidato a Sparta: i re spartani avrebbero condotto la battaglia via terra, mentre la flotta sarebbe stata affidata al navarca Euribiade. Secondo Leotichida la linea di difesa greca doveva essere disposta sull'istmo di Corinto, dove dovevano costruire delle mura. Pensava poi che si dovessero difendere anche le Termopili, un passaggio stretto e angusto a nord della Grecia inadatto alle tecniche di guerre persiane, abituate ad una guerra di movimento basata sulla cavalleria. In tal modo il numero consistente dei Persiani non avrebbe potuto niente contro i ben addestrati opliti spartani. Il passo si trovava nelle vicinanze del fiume Fenice e il villaggio di Alpeni che sarebbe stato la base operativa degli Spartani. Sul lato occidentale di questo passo il cammino era impossibile mentre ad oriente si trovavano le spiagge e le paludi. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Temistocle e l’oracolo “Themistokles, figlio di Neokles, concluse: il passo non è la porta dell’Attica…bensì la porta di tutta la Grecia “pag. 103 “L’oracolo profetizzava spaventose sventure alla città” pag. 105 Gli Ateniesi si recarono a Delfi per consultare l’oracolo sull’imminente guerra con i Persiani, le parole della Pizia furono infauste. Su consiglio di Timone gli Ateniesi interrogarono nuovamente l’oracolo che così vaticinò: “Pallade supplice con grave senno e con lunghi discorsi, Non può placare l'Olimpi. Ma io ti dirò una parola, Irrevocabile: quando di Cecrope il monte e i recessi, Del Citerone divino saranno conquisi, ad Atena, L'Onniveggente concede che un muro di legno rimanga, Inviolato, riparo che giovi per te e pei tuoi figli. E non restare in attesa tranquilla dei fanti e cavalli, Che numerosi verranno da terra; ma cedi piuttosto, Dando le spalle: affrontare più tardi potrai la battaglia. O Salamina divina! su te molti figli di donna, Quando cosparsa sia Demetra, o venga raccolta, morranno” ma secondo Temistocle, gli interpreti non avevano decifrato correttamente il responso della Pizia. Considerò infatti un avvertimento la scomparsa del serpente dal recinto sacro, avvenuta in quei giorni, ed i sacerdoti, rinvenendo intatto il cibo che gli veniva regolarmente offerto, annunziarono al popolo che la dea “aveva abbandonato la città per guidarla verso il mare”. Temistocle dichiarò che il “muro di legno” altro non indicava se non le navi; anche per questo motivo il dio nominava Salamina “divina”, in quanto avrebbe dato nome ad un grande successo greco contro i Persiani. Temistocle era convinto che la profezia si riferisse ai Persiani, convinse gli Ateniesi a rinunciare ad un contributo più ricco di 10 dragme, per finanziare la costruzione di una flotta navale, con lo scopo di creare la prima linea difensiva sul mare. La proposta di Temistocle venne accettata nonostante alcuni ufficiali fossero contrari e proponessero l’abbandono dell’Attica. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca I ponti sull’Ellesponto “Intanto sulle rive dell’Ellesponto migliaia e migliaia di uomini lavoravano febbrilmente al grande ponte sotto la guida degli architetti del Re” pag. 108 L’Ellesponto è lo stretto di mare che giace tra la Frigia e il Chersoneso tracico e che separa l’Asia dall’Europa. Lì i Persiani costruirono un ponte di navi per permettere al loro immenso esercito di attraversare questa striscia di mare. Ne furono costruiti due, il primo però a causa di una struttura e di un ancoraggio mal progettati si ruppe. Il ponte fu ricostruito correttamente e l’enorme esercito del Gran Re lo attraversò senza problemi. (Erodoto VII, 33-36) torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Battaglia delle Termopili La via di accesso alla Grecia, nella sua parte più stretta, misura solo 50 piedi???, ma la parte più angusta si trova nel territorio delle Termopili, delimitato dalla città di Alpeni . I Greci decisero di attendere qui l’arrivo dei Persiani, poiché sapevano che essi non avrebbero potuto usare in battaglia né moltitudini di soldati né la cavalleria. Alle Termopili furono mandati per primi Leonida, re di Sparta, e i suoi uomini, perché gli alleati erano occupati con le feste Carnee e quelle Olimpiche che duravano in successione nove giorni e in questo periodo ogni attività militare era sospesa. Leonida scelse 300 uomini valorosi per formare il suo esercito. Mentre Leonida e i suoi erano radunati alle Termopili, Serse, re dei Persiani, mandò un esploratore a cavallo a spiarli. Egli non vide molto a causa del muro focese, però osservò che gli Spartani facevano ginnastica e si pettinavano le chiome; infatti questo era uno dei pochi lussi che la cultura spartana permetteva:curare il proprio corpo nella gravità dl momento era considerato segno di fierezza. Quando l’esploratore riferì a Serse quanto aveva visto, il re persiano ne rimase stupito e non riuscendo a comprendere chiamò Demarato, figlio di Aristone. Costui spiegò a Serse che gli Spartani, gli uomini più valorosi della Grecia, erano soliti adornarsi le chiome prima di prepararsi a dar battaglia. Serse, incredulo che i Greci in pochi volessero combattere contro il suo numeroso esercito, mandò i suoi alleati, i Medi e i Cissei, contro i Greci; ma nonostante la loro superiorità numerica essi erano meno valorosi degli Spartani e furono decimati. Dopo di loro subentrarono all’assalto gli “Immortali” dell’esercito persiano, comandati da Idarne. Ma anch’essi tornarono indietro sconfitti, poiché gli Spartani fingevano di darsi alla fuga rivoltandosi poi improvvisamente contro il nemico che li seguiva cogliendoli di sorpresa e decimandoli. Mentre Serse era indeciso su come torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca cartina Termopili Continua Battaglia delle Termopili procedere, Efialte, sperando in una ricompensa, si recò a colloquio con lui e gli svelò l’esistenza di un sentiero che attraverso il monte porta alle Termopili. Questo causò la rovina dei Greci che resistevano alle Termopili. Efialte guidò di notte i Persiani lungo il sentiero, e questi attaccarono i Focesi di guardia. Caddero in molti e l’ oracolo di Delfi, Megistia, osservando i morti sul terreno predisse che all’alba i Greci avrebbero trovato la morte e la sconfitta: o Sparta sarebbe stata devastata o il loro re sarebbe morto. Ci fu un gran trambusto nell’esercito greco: molti decisero di disertare e di andarsene, pochi decisero di restare. Leonida stesso ne congedò molti preoccupandosi per la loro vita. Lui e i suoi Spartani rimasero invece per combattere con onore. Solo i Tespiesi rimasero volontariamente al loro fianco, mentre Leonida trattenne i Tebani come ostaggi. Al sorgere del sole Serse si mosse all’attacco e trovò Leonida e i suoi pronti a dare la vita per difendere la Grecia. Nella battaglia perirono in molti tra cui lo stesso Leonida e gran parte dei suoi soldati. Gli Spartani però continuarono a combattere con ardore anche per difendere il corpo del loro amato re dai Persiani. Poi però videro Efialte e capirono il tradimento; allora arretrarono verso il colle, tutti ad eccezione dei Tebani. Lì gli Spartani si difesero fino a perire sotto i dardi dei Persiani, che li avevano ormai circondati da ogni parte. In quel luogo ora sorge in memoria di Leonida e dei suoi eroi un monumento. (Erodoto VII, 209-222) torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Precedente Il monumento di Leonida torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca indietro Cartina Termopili torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca indietro Battaglia di Salamina I Greci mossero tutte le navi e mentre prendevano il largo i barbari gli furono addosso e mentre gli altri Greci retrocedevano verso la riva un ateniese attaccò uno scafo nemico e poiché la sua nave si incastrò gli altri Greci accorsero per aiutarlo. Questa versione dell’inizio della battaglia navale di Salamina fornitata dagli Ateniesi sottolinea il coraggio di questi ultimi; esistono però altre versioni, come quella degli Egineti i quali si attribuiscono il merito di essersi schierati per primi. Di fronte agli Ateniesi erano schierati i Fenici e di fronte agli Spartani gli Ioni. La massa di navi venne distrutta a Salamina dagli Ateniesi e dagli Egineti che combattendo con ordine e rispettando lo schieramento erano più forti rispetto ai barbari che non si erano tenuti in linea e che non combattevano per la propria libertà come i Greci, ma lo facevano invece per volontà di Serse. Inoltre durante la battaglia molti Persiani morirono affogati, mentre i Greci, abili a nuotatori, si salvarono. Serse seguiva la battaglia seduto alle falde del monte che fronteggiava Salamina. Le navi che sfuggivano agli Ateniesi venivano sconfitte dagli Egineti, infatti questi due popoli erano i migliori fra i Greci. Alla fine della battaglia i Greci si aspettavano un secondo scontro, ma Serse, timoroso per le sorti del ponte sull’Ellesponto e temendo di venire bloccato in Europa, meditava la ritirata. Non volendo però rivelare la sua volontà tentava di raggiungere Salamina. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Continua Battaglia di Salamina Il generale persiano Mardonio propose a Serse di rimanere ed invadere la Grecia. Serse concesse un esercito a Mardonio e tornò a Sardi. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Precedente Battaglia di Platea L'oracolo di Bacide che alludeva a questa battaglia suonava così: ...”Sul Termodonte e l’Asopo che ha verdi le sponde gli Elleni Stanno adunati, e l’esercito barbaro emette clamori, Più che non voglia il Destino ed il Fato ivi molti cadranno: Medi che portano l’arco, ove il giorno assegnato sia giunto”. Alessandro re dei Macedoni, si spinse a cavallo sino ai presìdi degli Ateniesi per parlare agli strateghi. Disse: "Ateniesi, affido a voi le mie parole come un pegno, e dovete riferirle solo a Pausania, altrimenti decretereste la mia fine; non parlerei se non avessi molto a cuore le sorti della Grecia intera; personalmente, in effetti, vanto una antica origine ellenica e non vorrei vedere la Grecia ridotta da libera a schiava. Vi avverto che per Mardonio e il suo esercito i sacrifici non si rivelano propizi; da tempo avreste dovuto combattere. Ora ha deciso di lasciar perdere i sacrifici e di attaccare alle prime luci del giorno: teme che si accresca il numero dei vostri soldati. Tenetevi pronti. E se questa guerra finirà come vi augurate, qualcuno dovrà ricordarsi di me, che per simpatia ho deciso di rivelarvi i piani di Mardonio, per impedire ai barbari di piombare su di voi all'improvviso". Detto ciò se ne andò. Gli strateghi ateniesi si recarono sull'ala destra e riferirono a Pausania quanto avevano appreso da Alessandro.Pausania ebbe paura dei Persiani e disse: "Lo scontro avverrà al sorgere del sole: è bene che voi Ateniesi vi schieriate di fronte ai Persiani e noi di fronte ai Beoti e ai Greci attualmente piazzati contro di voi, per la ragione seguente: voi conoscete i Medi per esservi misurati con loro a Maratona. Noi siamo pratici di Beoti e Tessali. È meglio che ci trasferiamo: voi qui e noi all'ala sinistra".Mardonio mandò un araldo agli Spartiati: "Spartani, presso le genti di questo paese avete fama di essere uomini assai valorosi: vi ammirano perché o uccidete i nemici o vi fate uccidere. Ma non c'era nulla di vero; prima ancora che attaccassimo vi abbiamo visto abbandonare la posizione, mettendo alla prova gli Ateniesi e andandovi a schierare di contro ai nostri schiavi. Ci aspettavamo che vi misuravaste da soli coi Persiani, ed eravamo pronti a farlo. Ebbene, se voi non avete preso l'iniziativa di questo discorso, la prenderemo noi. Perché non combattiamo lealmente, pari di numero, voi per i Greci, giacché passate per tanto valorosi, e noi per i barbari? torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Continua Battaglia di Platea Nei presso del monte Citerone, nei giorni precedenti alla battaglia vera e propria il comandante Masistio tentò un attacco a sorpresa per evitare che col passare dei giorni la forza d'urto greca aumentasse. Ma le sue speranze si infransero contro le falangigreche e contro il terreno scomposto che non favoriva i movimenti dei cavalieri. Dopo il fallimento della cavalleria i greci si spostarono per sistemarsi sulla pianura di fronte alla città di Platea. Per otto giorni i due schieramenti si fronteggiarono, senza attaccare finchè Mardonio ordinò una incursione di cavalleria nel passo di Driocefale da dove provenivano i rifornimenti ai greci. L'operazione riuscì. Quindi sferrò finalmente l'attacco in massa e si trovò le truppe alleate disposte così: a sinistra gli opliti ateniesi, a destra gli spartani, al centro gli opliti degli alleati "minori"; grazie a questo schieramento ateniesi e alleati avevano accesso all'acqua del fiume Asopo mentre gli spartani usavano la sorgente del Gargafia alle loro spalle. La carica della cavalleria persiana fu preceduta dal lancio di numerosi giavellotti che provocarono l'arretramento dei greci. I comandanti ellenici decisero di abbandonare le posizioni della piana per rioccupare le zone collinose alle loro spalle, e soprattutto il passo dal quale provenivano i rifornimenti che erano stati distrutti.Era una missione importartantissima, si doveva svolgere di notte; gli alleati minori dovevano prendere posizione presso Platea, gli ateniesi si sarebbero stabiliti al centro e gli spartani sulla destra. Qualcosa andò storto, un contingente spartano si rifiutò di abbandonare la posizione e questo causò un ritardo nella manovra del contingente stesso che col sorgere del sole non aveva raggiunto le posizioni prefissate.All'alba Mardonio fece avanzare l'intero esercito con a destra Beoti e greci alleati, a sinistra i persiani e al centro gli Asiatici. La cavalleria fu lanciata contro il contingente rimasto isolato sulla piana per bloccarlo in attesa della fanteria imperiale. I cavalieri persiani evitarono lo scontro diretto con gli opliti greci, così lanciavano giavellotti dalla distanza. Giunse la fanteria che protesse gli arcieri che bersagliavano i fanti greci. Fino a qui Mardonio ebbe la meglio, però commise un grave errore: serrò troppo i ranghi tra i reparti, che assunsero un 'aspetto più compatto, ma che non resse l'urto della falange greca. Gli opliti fecero breccia nello schieramento creando una situazione di caos nelle file persiane. Sebbene la fanteria tentò una strenua resistenza la morte dello stesso Mardonio sancì definitivamente la sconfitta persiana. Precedente immagini Liceo Ginnasio Francesco Petrarca torna alla Home Page Battaglia di Platea torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Trattative di Pausania con i barbari e Cimone “Io saprò intanto come disfarmi degli Efori e degli Anziani e anche del Re Leotichidas, se necessario…con l’aiuto del Re di Persia.” pag. 212 Pausania, il re che guidò le truppe spartane nella battaglia di Platea contro il persiano Mardonio, appoggiava e favoriva i Persiani perché era stato colpito dalla loro ricchezza e dal loro lusso. Mirava a sovvertire gli ordinamenti di Sparta avvalendosi, se necessario, dell’aiuto del re di Persia. I nobili Spartani avevano intuito ciò che voleva fare, ma non avevano prove per accusarlo. “La flotta ateniese al comando di Cimone si presentò all’imbocco del Bosforo e l’ammiraglio gli inviò l’ordine di abbandonare la città” pag. 238 Alla fine delle guerre persiane l’uomo di spicco ad Atene era Cimone, esponente del partito aristocratico e sostenitore della necessità di un’alleanza con Sparta contro i Persiani. Egli comprese il progetto di Pausania e raccolse intorno a sé il sostegno di coloro che, come lui, non approvavano la sua politica. Dopo essersi assicurato un buon seguito tra gli alleati Cimone mandò a dire agli efori di richiamare Pausania a Sparta per la sua perdita di prestigio e il turbamento prodotto in Grecia. ( Plutarco, Vita di Cimone 6,1-3) Cimone, (510-425 a.C.), generale e statista Ateniese, era il figlio di Milziade, l’eroe di Maratona, e fu fin dall’inizio filospartano. Ottenuto il comando della flotta, iniziò una campagna di liberazione della costa meridionale della Tracia dalle truppe persiane; in seguito all’allontanamento di Temistocle, Cimone diventò uno dei cittadini più potenti di Atene. Dopo un primo soccorso a Sparta, non fu accolto positivamente e il contingente di Cimone fu costretto a tornare ad Atene. Cimone venne esiliato con l’ostracismo. L’anno dopo essere stato richiamato in patria da Pericle fu colpito da un’epidemia e morì. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Contatti tra Pausania e Serse Contatti tra Pausania e Serse attraverso il satrapo Artabazos pag. 217 Dopo la strage di Iloti nel “tempio di bronzo” provocata dagli Spartani, Pausania viene richiamato e spera con delle relazioni segrete di dominare l’intera Grecia. Prende Bisanzio con lo scopo di fuggire. Affida tutto in mano a Gongilo e scrive una lettera per il re nella quale Gongilo chiede in moglie la figlia. Serse si compiace molto della lettera accettando la richiesta e rispedisce un messaggero per ringraziarlo e per favorire le sue azioni. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Contatti tra Pausania e Temistocle e morte di Pausania “ Ti si attribuiscono inoltre simpatie per i democratici ateniesi e contatti diretti con Temistocle” p. 234 Pausania, quando architettò il tradimento, non lo rivelò subito a Temistocle, il vincitore della battaglia di Salamina, ma solo dopo che quest’ultimo fu cacciato cacciato dalla città dal partito aristocratico. Temistocle respinse l’offerta di collaborazione e rifiutò di collaborare con lui. Solo dopo la morte di quest’ultimo si scoprirono i contatti tra i due. (Plutarco, Vita di Temistocle 23, 1-4) “Mi chiamo Argheilos e sono stato al servizio del Re Pausanias a Bisanzio” pag. 249 Gli efori sottoposero a dei controlli la vita di Pausania alla ricerca di prove più efficaci ed indizi più sicuri a suo sfavore. Ma la prova fondamentale per l’accusa di Pausania fu la denuncia sporta da un suo vecchio servitore, Argiglio, che presentò agli efori l’ultima lettera scritta personalmente dal re. Essi, per avere una prova decisiva degli accordi di Pausania con i Persiani e degli accordi stipulati con degli Iloti, vollero ascoltare con le proprie orecchie qualche frase pronunciata direttamente da Pausania che lo compromettesse del tutto. Così, dopo aver preso accordi con Argiglio, che tese una trappola al re, gli efori riuscirono ad udire le sue parole. Quando Pausania capì che la sua fine era vicina, si rifugiò per alcuni giorni nella casa di Bronzo, dove non poteva essere catturato, ma dopo alcuni giorni fu trascinato fuori stremato e affamato e morì. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Terremoto a Sparta “In quel momento si udì un sordo boato, una specie di rombo proveniente da sottoterra.” pag. 285 Nel 465 a.C., IV anno di regno di Archidamo, ci fu un violento terremoto che aprì voragini nelle campagne di Sparta, staccò alcuni picchi del Taigeto e rase al suolo la capitale ad eccezione di cinque case. “Si racconta che nel mezzo del porticato si stavano esercitando insieme i ragazzi e i giovani, quando, poco prima del terremoto, comparve una lepre; unti com’erano, i ragazzi uscirono di corsa con gran divertimento per inseguirla, mentre i giovani rimasero là e il ginnasio crollò loro addosso, uccidendoli tutti quanti. La loro tomba è chiamata tuttora Sismatia.” ( Plutarco, Vita di Cimone, 16 4-6) torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca La rivolta degli Iloti “Gli Iloti attaccano Sparta.” pag. 291 Dopo il terrremoto che colpì il Peloponneso il re Archidamo, intuendo il pericolo di una rivolta degli Iloti, comandò al trombettiere di segnalare un attacco nemico affinché gli Spartani si adunassero in armi. Gli Iloti infatti si armarono con l’intenzione di fare strage di Spartani, ma li trovarono già schierati in armi. Iniziarono così una guerra aperta con il sostegno dei Perieci e dei Messeni. (Plutarco, Vita di Cimone 16, 7) torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Richiesta di aiuto ad Atene “Avevano chiesto aiuto agli Ateniesi e speravano nell’invio di un forte contingente dall’Attica.” pag. 313 Gli Spartani chiesero l’aiuto degli Ateniesi contro i Messeni e gli iloti a Itome. In Atene Efialte si oppose alla richiesta e scongiurò i concittadini di non soccorrere né risollevare una città rivale di Atene. Cimone invece pospose l’espansione della sua patria all’interesse di Sparta e persuase i popolo a portare aiuto alla città. L’audacia degli Ateniesi destò timore negli Spartani che rimandarono indietro gli aiuti. Subito cominciò in Atene una persecuzione degli elementi filospartani e Cimone con un piccolo pretesto fu ostracizzato. (Plutarco, Vita di Cimone 16, 7-8 e 17, 3) Cimone, (510-425 a.C.) è stato un generale e statista Ateniese, era il figlio di Milziade, l’eroe di Maratona, e fu fin dall’inizio filospartano. Ottenuto il comando della flotta, iniziò una campagna di liberazione della costa meridionale della Tracia dalle truppe persiane; in seguito all’allontanamento di Temistocle, Cimone diventò uno dei cittadini più potenti di Atene. Dopo un primo soccorso a Sparta, non fu accolto positivamente e il contingente di Cimone fu costretto a tornare ad Atene. Cimone venne esiliato con l’ostracismo. L’anno dopo essere stato richiamato in patria da Pericle fu colpito da un’epidemia e morì. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Immagine riassuntiva torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Chi era Erodoto? « Se si proponesse a tutti gli uomini di fare una scelta fra le varie tradizioni e li si invitasse a scegliersi le più belle, ciascuno, dopo opportuna riflessione, preferirebbe quelle del suo paese: tanto a ciascuno sembrano di gran lunga migliori le proprie costumanze.» (Erodoto, Storie - libro III, 38) Erodoto (Alicarnasso, 484 a.C. – Thurii, 425 a.C.) considerato dagli antichi il “padre della storia” nelle “Storie” ha affrontato il tema delle guerre persiane e ha descritto paesi e persone da lui conosciute in numerosi viaggi. Il titolo della sua opera “Storie” deriva dal greco Ἰστορἴαι, Istoriai che significa indagine, ricerca. È ritenuto il "padre della storia" in quanto, nella sua opera cerca di individuare le cause che hanno portato alla guerra fra le poleis unite della Grecia e l'impero persiano ponendosi in una prospettiva storica, utilizzando l'inchiesta e diffidando degli incerti resoconti dei suoi predecessori. È considerato anche il "padre dell'etnografia" grazie alle sue descrizioni dei popoli cosiddetti barbari (Persiani, Egiziani, Medi e Sciti) che, seppur con molte inesattezze, mostrano un pensiero aperto ed una grande capacità d'osservazione. Questa apertura mentale e curiosità verso culture non greche può che essere spiegato pensando al luogo di nascita dello storico. Alicarnasso era, infatti, una città greca dalle varie tradizioni ed in forte contatto con il mondo “barbaro”. La stessa biografia dello storico porta il segno di questo intreccio di culture. torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca Schema di riferimento AVVENIMENTI STORICI LO SCUDO DI TALOS LE STORIE DI ERODOTO Filippide a Sparta Cap. III pag. 41-42 VI 105-106 Tradimento di Aristagora Cap. III pag. 45-46 V 30-38 Richiesta di aiuto a Sparta Cap. III pag. 45-46 V 49 "Noi Spartani potremmo dire…" Cap. III pag. 47 VII 139 Battaglia di Maratona Cap. III pag. 49 VI 102-120 Inganno di Cleomene Cap. VI pag. 89 VI 61-71 Fuga di Demarato Cap. VII pag. 94-96 VII 3 Fuga di Cleomene Cap. VII pag. 97 VI 74 Ritorno a Sparta di Cleomene Cap. VII pag. 100 VI 75 Piano di difesa Cap. VII pag.102 VII 175-177 Temistocle Cap. VII pag. 103-104 VII 143-144 Responso oracolo di Delfi Cap. VII pag. 105 VII 140 Costruzione ponti sull'Ellesponto Cap. VIII pag. 108-109 VII 1-36 Battaglia delle Termopili Cap. VIII pag. 117-118 VII 205-212 Morte di Leonida Cap. VIII pag. 123 VII 220 Tradimento di Efialte Cap. IX pag. 137 VII 213-219 Battaglia di Salamina Cap. X pag. 148 VIII 84-107 Pausania contro Mardonio Cap. XI pag. 161 IX 7-12 Battaglia di Platea cap. XI pag. 166 IX 46-70 torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca La cultura spartana Particolarità e curiosità sulla cultura spartana e in particolare sul profondo senso di disprezzo che ogni Spartano, degno di essere chiamato tale, provava nei confronti del lusso e ancor più dello sfarzo. i re di Sparta le monete spartane i pasti comuni l’educazione dei figli torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca I re di Sparta Dinastia Agìade torna alla Home Page Dinastia Euripontide Liceo Ginnasio Francesco Petrarca indietro La dinastia Agìade • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Euristene Agide I Echestrato Leobate Dorisso Agesilao I Archelao Teleclo Alcamene Polidoro Euricrate Anassandro Euricratide Leone Anassandrida II Cleomene I Leonida I Plistarco Pleistoanasse Pausania di Sparta Agesipolide I Cleombroto I torna alla Home Page c.930 a.C. c.930 - c.900 a.C. c.900 - c.870 a.C. c.870 - c.840 a.C. c.840 - c.820 a.C. c .820 - c.790 a.C. c.790 - c.760 a.C. c.760 - c.740 a.C. c.740 - c.700 a.C. c.700 - c.665 a.C. c.665 - c.640 a.C. c.640 - c.615 a.C. c.615 - c.590 a.C. c.590 - 560 a.C. c.560 - c.520 a.C. c.520 - c.490 a.C. c.490 - 480 a.C. c.480 - c.459 a.C. c.459 - 409 a.C. c.409 - 395 a.C. c.395 - 380 a.C. c.380 - 371 a.C. • • • • • • • Agesipolide II Cleomene II Areo I Acrotato Areo II Leonida II Cleomene III c.371 - 370 a.C. c.370 - 309 a.C. c.309 - 265 a.C. c.265 - 262 a.C. c.262 - 254 a.C. c.254 - 235 a.C. c.235 - 222 a.C. Dinastia Euripontide Liceo Ginnasio Francesco Petrarca indietro La dinastia Euripontide • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Procle Soos Euripone Pritanide Polidecte Eunomo Carillo Nicandro Teopompo Anassandrida I Zeuxidamo Anassidamo Archidamo I Agasicle Aristone Demarato Leotichida Archidamo II Agide II Agesilao II di Sparta Archidamo III Agide III Eudamida I torna alla Home Page c.890 a.C. c.890 - c.860 a.C. c.860 - c.830 a.C. c.830 - c.800 a.C. c.800 - c.780 a.C. c.780 - c.750 a.C. c.750 - c.720 a.C. c.720 - c.675 a.C. c.675 - c.645 a.C. c.645 - c.625 a.C. c.625 - c.600 a.C. c.600 - c.575 a.C. c.575 - c.550 a.C. c.550 - c.515 a.C. c.515 - c.491 a.C. c.491 - 469 a.C. c.469 - 427 a.C. c.427 - 400 a.C. c.400 - 360 a.C. c.360 - 338 a.C. c.338 - 331 a.C. c.331 - c.305 a.C. • • • • • • Archidamo IV Eudamida II Agide IV Eudamida III Archidamo V Eucleida c.305 - c.275 a.C. c.275 - c.245 a.C. c.245 - 241 a.C. c. 241 - 228 a.C. c.228 - 227 a.C. c.227 - 221 a.C. (Eucleidas era in realtà un Agiade - suo fratello Cleomene III depose il cosovrano euripontide e ne diede i poteri a Eucleida) Dinastia Agìade Liceo Ginnasio Francesco Petrarca indietro Le monete spartane Tra i provvedimenti presi da Licurgo ci fu la ridistribuzione delle terre. A Sparta c’era infatti una grande disuguaglianza e molti nullatenenti e poveri si riversavano in città ,mentre la ricchezza era concentrata completamente nelle mani di pochi. Perciò Licurgo divise il territorio della Laconia in trentamila lotti fra i Perieci e affidò la zona tributaria di Sparta, divisa in novemila lotti, agli Spartiati. In seguito si accinse anche a spartire i beni mobili. Per estirpare il lusso dichiarò fuori corso qualsiasi moneta d’ oro e d’ argento , e prescrisse di ricorrere soltanto a monete di ferro: a queste assegnò un valore piccolo in rapporto ad un peso ed a un volume grandi , così che per tenere in casa l’ equivalente di dieci mine occorreva un vasto deposito e ci voleva una coppia di buoi per trasportarlo. La moneta di ferro non era trasferibile presso gli altri greci , e aveva valore solo a Sparta : perciò non era possibile comprare nessuno dei prodotti stranieri, nemmeno di poco valore o prezzo, nessun carico di mercanzie approdava ai porti, e non mettevano piede in Laconia né indovini, né sfruttatori di prostitute , né fabbricanti di monili d’ oro o d’ argento , poiché non c’era moneta. Con l’ intenzione di attaccare ancora più a fondo il lusso e di eliminare il desiderio di ricchezza , istituì i pasti in comune. I cittadini ,perciò, si dovevano riunire e mangiare insieme gli stessi cibi e le stesse vivande. (Plutarco, Vita di Ligurgo 8 e 9) torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca indietro I pasti comuni Gli Spartani chiamavano i pasti in comune “phiditia”, o perché suscitavano amicizia e affetto, o perché abituavano alla frugalità e alla parsimonia. Ci si riuniva in gruppi di 15 persone, poco più o poco meno. Ciascuno dei commensali portava ogni mese un medimno di farina, otto congi di vino, cinque mine di formaggio, due mine e mezzo di fichi, e una modestissima somma per l’acquisto di altri alimenti. Chi celebrava dei sacrifici o si era attardato a cacciare poteva pranzare a casa, mentre tutti gli altri avevano l’obbligo di essere presenti. Per molto tempo si osservò la consuetudine dei pasti in comune. Ad essi intervenivano anche i ragazzi, che vi erano condotti come ad una scuola di frugalità. A tutti quelli che entravano nella sala, il più anziano mostrava la porta e diceva:”da questa non esce parola”. Chi voleva partecipare ad un pasto in comune veniva sottoposto ad un giudizio: ogni commensale gettava una pallina di mollica dentro un vaso. La pallina era sferica se il voto era positivo, schiacciata se negativo. Se si trovava anche solamente una pallina schiacciata il postulante non veniva ammesso, perché volevano che tutti stessero volentieri in compagnia fra loro. Chi veniva respinto in questo modo veniva chiamato “caddito” perché il vaso il cui si lanciavano le palline si chiamava “caddichos”. La pietanza più rinomata a Sparta era il “brodo nero”. Tanto che gli anziani non chiedevano neppure la carne, che lasciavano ai giovinetti, ma si saziavano con il brodo. Dopo aver mangiato ogni commensale se ne andava via senza torcia per abituarsi a camminare al buio tranquillamente senza paura. (Plutarco, Vita di Licurgo 12) torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca indietro L’educazione dei figli I genitori non si occupavano molto dell’educazione dei propri figli; li portavano in un luogo chiamato lesche, in cui c’erano i più anziani che esaminavano i più piccoli. Se il bambino era ben formato ordinavano di allevarlo, mentre se era deformato lo inviavano nei “depositi”, cioè lo gettavano in una voragine sulle pendici del Taigeto. Quando i figli raggiungevano i sette anni venivano divisi in gruppi e li facevano vivere assieme; il capo del gruppo dava esempio agli altri. Imparavano a leggere e a scrivere. Non indossavano nessuna tunica, ma avevano solo un mantello per tutto l’anno e dormivano tutti assieme su dei pagliericci. A quell’età frequentavano degli amanti; gli anziani si occupavano dei ginnasi e assistevano ai loro combattimenti, li sorvegliavano, pensando di essere in un certo qual modo tutti padri, pedagoghi e capi di tutti: così non restavano momenti in nessun luogo senza che qualcuno commettesse qualche fallo e che venisse punito. Fra gli uomini di merito veniva eletto anche un prefetto dei fanciulli e ogni gruppo si sceglieva un Irene, ragazzo uscito dalla fase adolescente da due anni, e i Mellirene, il più vecchio tra i ragazzi. Dunque gli Ireni nelle battaglie comandavano i fanciulli e in casa li usavano come servitori, quelli più grandi portavano legna, i più piccoli verdure, e le rubavano, alcuni negli orti e altri nelle mense comuni degli adulti, con cautela, e se uno veniva colto sul fatto meritava molti colpi di sferza, perché dimostrava di rubare senza abilità. Rubavano qualsiasi cosa potevano, assalivano chi faceva cattiva guardia o chi dormiva, e, se venivano visti, la pena era di frustate e di digiuno. Ricevevano pasti scarsi perché si dovevano difendere da soli contro la fame ed erano costretti a diventare audaci e astuti. Un risultato secondario era la crescita fisica. Il corpo si sviluppava in altezza, se lo spirito vitale non incontrava ostacoli, spinto a espandersi verso il basso da una grande quantità di cibo, ma si innalzava per la sua leggerezza mentre il corpo cresceva. (Plutarco, Vita di Licurgo 16) torna alla Home Page Liceo Ginnasio Francesco Petrarca indietro