BIOGRAFIA
I DOVERI DELL’UOMO
IMMAGINI
RIVISTE
FRASI FAMOSE
SITOGRAFIA
BIBLIOGRAFIA
OMAGGIO A G.MAMELI
CREDITS
Nato a Genova il 22 maggio del 1805 da Giacomo, medico, professore universitario ex giacobino e da
Maria Drago, donna di alta sensibilità morale e religiosa. Il fanciullo impara con inusitata volontà e
perizia a leggere in casa mentre studiano le sorelle.
Il colonnello d'artiglieria Giuseppe Patroni, cugino della madre, presagisce in una lettera del 28
agosto 1812 che "Questo caro fanciullo è una stella di prima grandezza che sorge scintillante di vera
luce per essere ammirata un giorno dalla colta Europa" -Alla data della lettera Mazzini aveva sette
anni.
- 1820 Mazzini a soli 15 anni è ammesso all'Università; avviato in un primo tempo agli studi di
medicina, passa a quelli di legge.
- 1826 scrive il suo primo saggio letterario, Dell'amor patrio di Dante, pubblicato poi nel 1837
- 1827 ottiene, il 6 aprile, la laurea in "Jure Utroque". Entra a far parte della Carboneria, società
segreta.
Mazzini fu studente in legge nella sua città natale ma fin dall'adolescenza si mostrò più aperto agli
interessi politici e letterari che non alla giurisprudenza: egli si riteneva un rivoluzionario diverso da
molti altri in quanto concepiva la rivoluzione non come rivendicazione di diritti individuali non
riconosciuti bensì come un dovere religioso da attuare in favore del popolo.
A tal fine aderì alla Carboneria, per la quale svolse incarichi vari di carattere organizzativo in
Liguria e in Toscana.
- 1828 collabora, con una decina di articoli e varie note bibliografiche, all'"Indicatore genovese".
Questo giornale, la cui nuova serie era iniziata il 28 maggio, viene soppresso dal governo Piemontese
il 20 dicembre.
- 1829 Collabora all'"Indicatore livornese". - L'Indicatore Genovese e l'Indicatore Livornese,
erano due giornali che si professavano letterari, presto soppressi dalla polizia sabauda e
toscana, perché in essi la ragione letteraria non era che una copertura, peraltro poco
nascosta, dell'intenzione politica. Di qualche interesse è il Saggio sopra alcune tendenze
della letteratura europea nel secolo XIX, con il quale egli indirizzava il romanticismo
nell'alveo democratico e laico.
- 1830 Viaggia di Mazzini in Toscana per aggregare aderenti alla Carboneria. E' a Genova il
21 ottobre, ma è tradito e denunciato alla polizia quale carbonaro. Il 13 novembre è
arrestato e chiuso in carcere nella fortezza di Savona.
- 1831 - E' prosciolto per mancanza di prove e liberato il 28 gennaio, ma restano i dubbi e gli
si impone di scegliere tra il confino in qualche sperduto borgo del regno sotto la
sorveglianza della polizia o l'esilio. Sceglie la via dell'esilio ed esce dal Regno Sardo, si
reca a Ginevra, dove incontra alcuni esuli. Rientrato in Francia passa a Lione e vi trova
alcuni proscritti italiani; poi fonda a Marsiglia la Giovine Italia, che ha come sottotitolo
"Serie di scritti intorno alla condizione politica, morale e letteraria dell'Italia, tendenti alla
sua rigenerazione". si propone di costituire la Nazione " Una, Indipendente, Libera,
Repubblicana". che si propone di costituire la Nazione " Una, Indipendente, Libera,
Repubblicana".
Ma fa comunque stampare una lettera aperta a Carlo Alberto, appena salito al trono per
esortarlo a prendere l'iniziativa della riscossa italiana.
Grazie allo spirito profondamente religioso e alla dedizione verso lo studio degli
avvenimenti storici, egli aveva compreso come solo una stato di tipo repubblicano
avrebbe potuto permettere il raggiungimento degli ideali di libertà, uguaglianza e
fraternità propri della Rivoluzione Francese.
Per questo formulò il programma più radicale fra tutti quelli dibattuti nel corso del
Rinascimento (non è un errore: molti dicevano rinascita o rinascimento invece di
risorgimento) italiano e, fedele alle sue idee democratiche, avversò la formazione di uno
stato monarchico.
Ma ancora il 3 ottobre 1859,anche a Vittorio Emanule II, scrisse una lettera, molto simile:
"Repubblicano di fede, ogni errore di Re dovrebbe, s’io non guardassi che al mio partito,
sorridermi come elemento di condanna alla monarchia. Ma, perché io amo più del mio partito
la patria, e voi poteste, volendo, efficacemente aiutarla a sorgere e vincere, io vi scrivo da terra
italiana..."
Un capitolo interessante da esplorare è costituito dai rapporti di Mazzini e della sua Giovine
Italia con i movimenti di opposizione diffusi in quegli anni. Nonostante fosse accolto nella I
Associazione Internazionale dei Lavoratori come rappresentante dell'Italia - ma erano gli anni
dell'esilio londinese - Mazzini non riuscì mai a comprendere la lotta di classe e ne fa prova il suo
irriducibile antimarxismo e la sua continua opposizione ai movimenti socialisti (lotta contro la
stessa I Internazionale e sconfessione della Comune); altrettanto problematici furono i rapporti
con le società segrete guidate da Filippo Buonarroti che avevano la loro forza nel numero e nei
legami con i gruppi contadini attratti dal programma collettivista. Mazzini tentò un'alleanza
con i Buonarrotiani (1832), ma la loro lotta di classe ed il loro attaccamento all'Ottantanove
francese produssero ben presto la rottura (1833) privando i mazziniani di ogni influenza sulle
masse operaie e contadine.
Non potendo contare sull'aiuto di un sovrano, Mazzini si trovò nella necessità di cercare la
propria base di azione nel popolo. Si dette così a fissare le linee programmatiche di
un'associazione che affrontasse con spirito e mezzi nuovi il problema dell'indipendenza e
dell'unità della patria. Nessuno più di lui era convinto che la Carboneria non potesse in alcun
modo condurre il popolo italiano al suo riscatto a causa di alcuni gravi difetti, quali:
* la mancanza di un'azione unitaria e di visione nazionale del problema politico italiano;
* l'eccessiva fiducia nei sovrani locali e stranieri;
* l'incertezza nel programma (repubblicano? monarchico? federale?)
* la mancata diffusione di questo presso i più diversi strati sociali anche per mezzo della stampa;
* la conseguente assenza del popolo dai moti rivoluzionari;
* la presenza perlopiù di aristocratici, intellettuali, ricchi borghesi o ufficiali dell'esercito decisi a
costruire, anche dopo la vittoria, una classe privilegiata cui avrebbe dovuto essere affidata, la
direzione dello Stato.
Ecco perché, secondo Mazzini era giunto il momento di dire e di fare qualcosa di nuovo,
rivolgendosi non soltanto ad un ristretto numero di persone, bensì a tutti gli italiani attraverso
programmi chiaramente espressi e resi di pubblica ragione.
E' sulla base di queste convinzioni che Mazzini aveva creato a Marsiglia la Giovine Italia:
"giovine" perché destinata a fondarsi soprattutto sull'entusiasmo rivoluzionario dei giovani e
non più sui sottili calcoli politici delle vecchie generazioni; "Italia" perché espressione di un
movimento unitario a base nazionale, interprete dei bisogni e delle speranze di tutta la penisola.
La nuova associazione doveva inoltre ispirarsi a principi "repubblicani" perché:
* "tutti gli uomini di una nazione sono chiamati, per la legge di Dio e dell'umanità, ad essere
uguali e fratelli";
* "l'istituzione repubblicana è la sola che assicuri questo avvenire";
* "l'esistenza di un re vizia l'uguaglianza dei cittadini e minaccia la libertà di un paese" in quanto
lascia che al vertice della scala sociale qualcuno goda di straordinari privilegi con grande pericolo
per tutti gli altri;
* la sovranità risiede non già in un individuo, anche se nobile e valoroso, ma in tutto il popolo, la
cui volontà discende direttamente da Dio ed è la sola capace di esprimere il volere divino negli
ordinamenti di uno stato ("Dio e popolo"): sacro è perciò il suo sdegno, sacre sono le sue
rivoluzioni contro quanti pretendono di soffocare la libertà. Di qui il programma politico spirituale,
che Mazzini attraverso la nuova associazione desiderava realizzare e che si può così sintetizzare:
* provvedere all'educazione e alla formazione di una nuova coscienza popolare quale
indispensabile premessa di ogni azione.
* La Giovine Italia si definiva "associazione tendente anzitutto a uno scopo di insurrezione, ma
essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel giorno", e perciò era necessario che il
suo programma venisse diffuso il più ampliamente possibile, venisse "gridato dai tetti", affinchè
esso fosse chiaro in tutti i suoi punti.
* La clandestinità, della quale le precedenti sette si compiacevano, rimaneva ovviamente
necessaria per gli aspetti organizzativi dell'associazione, per i nomi degli aderenti, ma doveva
cessare completamente per quanto riguarda appunto i propositi e i fini della Giovine Italia.
* L'importanza attribuita all'educazione non deve far pensare a un atteggiamento accademico e
libresco, perché al contrario la formula mazziniana "pensiero e azione" mira appunto a
sottolineare il legame fra la maturazione morale e l'impegno nella lotta, condannando ad un
tempo ogni cultura puramente intellettualistica.
* fare dell'Italia con una "rivoluzione di popolo" una nazione saldamente unita, indipendente
dallo straniero, libera nei suoi ordinamenti e sovrana, padrona cioè di sé e del suo destino;
* fondare una repubblica democratica basata sul suffragio universale, in quanto solo il popolo,
senza distinzione di classe, di ricchezza o di religione, è sovrano e ha quindi diritto di
autogovernarsi;
* lottare per un sistema sociale migliore sulla base di una più giusta distribuzione delle
ricchezze;
* rinnegare il predominio di una nazione sull'altra e contribuire invece al pacifico progresso di
tutta l'umanità.
Se la precedente azione era fallita, ciò si doveva, secondo Mazzini, anche alla mancanza di
un'intima ispirazione religiosa, alla fiducia ancora accordata ai principi, all'aver creduto nel
valore delle costituzioni piuttosto che nell'azione creativa del popolo, la sola capace di costruire
un edificio duraturo.
Religiosità, democrazia e nazione sono per il Mazzini una cosa sola: senza la fede in un principio
superiore, in un Dio di verità e di giustizia, che per lui non si identifica con quello della
tradizionale religione, gli italiani avrebbero continuato ad occuparsi del proprio interesse
particolare e non avrebbero sentito nascere in se stessi quel sentimento di solidarietà e di dignità
che è necessario per una rinascita;
senza un regime di piena democrazia repubblicana, essi sarebbero rimasti dei semplici oggetti di
storia, succubi degli stranieri o dei tiranni e principi locali;
infine, senza religione e senza democrazia non ci può essere nazione, quando anche si sia
conseguita l'indipendenza territoriale, perché la nazione non si identifica con l'unità etnica o con
le tradizioni comuni, ma si fonda invece sull'unità dei propositi che si possono pienamente
manifestare solo grazie alla conquista di un regime di completa libertà. In sintesi: "Dio e
popolo" significa appunto che Dio si manifesta attraverso il popolo; significa che la nazione deve
considerarsi come "un'operaia al servizio di Dio", cioè al servizio dell'Umanità.
Come ogni singolo ha un proprio dovere da compiere, così ogni nazione ha una propria missione.
Mazzini assegna all'Italia quella di farsi ispiratrice del movimento di liberazione di tutti i popoli
europei: non un primato di potenza politico-militare, ma piuttosto una vocazione di solidarietà e
di libertà: in questo senso egli poteva dire di amare la propria patria in quanto amava tutte le
patrie. e fondava nel 1834 la "GIOVINE EUROPA", (diramata in quattro organizzazioni locali:
la "Giovine Germania", la "Giovine Polonia", la "Giovine Italia", la "Giovine Svizzera") al fine
di condurre tutti i popoli all'insurrezione liberatrice, dopo la quale, rovesciati i governi,
riconoscersi come fratelli.
La presenza di Mazzini - che sul piano dei fatti fu in un certo senso il grande sconfitto del
Risorgimento - fu essenziale e determinante per la realtà italiana, infatti egli non seppe solo
creare una coscienza di "popolo" e di "patria" presso tutte le classi sociali, ma seppe anche
essere nei paesi europei il simbolo stesso del nostro Risorgimento e dell'assoluta necessità di dare
ai problemi italiani una soluzione adeguata.
La propaganda mazziniana ebbe ampia diffusione in Toscana, negli Abruzzi, in Sicilia, ma
soprattutto in Piemonte e in Liguria, dove raccolse vaste adesioni, specialmente negli ambiti
militari degli ufficiali inferiori e dei sottufficiali. Appunto in queste ultime regioni, che gli erano
meglio note, il Mazzini avviò nel 1833 il suo primo tentativo insurrezionale, che avrebbe dovuto
trovare i suoi centri di iniziativa a Chambèry, Torino, Alessandria e Genova. La stessa vastità
della congiura e i metodi assai più aperti della "Giovine Italia" permisero però al governo
sabaudo di venirne a conoscenza ancora prima che essa venisse attuata, e poichè Carlo Alberto
si vide minacciato proprio dalla fedeltà dell'esercito, che secondo tradizione doveva essere
strumento fedele della politica regia, la repressione fu spietata e feroce: ventisette condanne a
morte, di cui dodici eseguite; un centinaio di condanne a pene carcerarie di diversa entità;
numerosissimi esili, volontari o obbligatori. L'amico più caro del Mazzini, Jacopo Ruffini, capo
della "Giovine Italia" di Genova e lì arrestato, per sottrarsi alla violenza degli interrogatori, ai
quali non tutti riuscivano a resistere, si diede la morte.
Queste vittime, e specialmente il ricordo del Ruffini, pesarono a lungo nell'animo di Mazzini, il
quale, alcuni anni dopo, verrà assalito dal dubbio di averle sacrificate inutilmente ad un'idea
orgogliosa ed arbitraria. Intanto la "tempesta del dubbio" (che del resto fu superata in
considerazione del significato religioso o della missione cui egli si era impegnato) non
interruppe l'attività del Mazzini.
- 1834 l'insurrezione, fallita l'anno prima, venne ripresa: dalla Svizzera un gruppo di italiani
avrebbe dovuto penetrare in Savoia ed appiccare l'incendio della ribellione; da Genova il
segnale della rivolta sarebbe stato dato da Giuseppe Garibaldi, ardente affiliato della "Giovine
Italia", che si era arruolato nella marina sarda appunto allo scopo di diffondervi le nuove idee
repubblicane e patriottiche. A capo delle colonne provenienti dalla Svizzera fu posto un reduce
dell'insurrezione polacca del 1830-31, Girolamo Ramorino, il quale in questa occasione diede
pessima prova, guidando la spedizione senza entusiasmo, dopo aver sperperato i fondi di cui
disponeva.
Un gruppo venne fermato dalle truppe svizzere prima ancora di aver varcato i confini del Regno
di Sardegna; altre due schiere, non sostenute dalle popolazioni, furono facilmente disperse dalle
pattuglie di Carlo Alberto.
- 28 maggio del 1834 è arrestato a Soletta; poco dopo la Dieta Svizzera lo esilia in perpetuo dallo
Stato. Si reca a Parigi, dove il 5 luglio è arrestato; è rilasciato a patto che parta per l'Inghilterra.
- 1837 Nel gennaio giunge a Londra. E' in miseria: riceverà più tardi modesti compensi per la
collaborazione a giornali e riviste inglesi.
- 1840 Il 30 aprile ha ricostituito la Giovine Italia. Il 10 novembre inizia a Londra la
pubblicazione del periodico "Apostolato popolare", che reca nel sottotitolo "Libertà, Eguaglianza,
Umanità, Indipendenza, Unità - Dio e il popolo - Lavoro e frutto proporzionato".
Altrettanto negativi furono altri tentativi di insurrezione della "Giovine Italia" in Sicilia, negli
Abruzzi, in Toscana e nel Lombardo-Veneto. Evidentemente Mazzini chiedeva al popolo italiano
più di quanto esso fosse preparato a dargli e ciò lo pose in uno stato di profonda amarezza e di
grande sconforto, che si protrasse dal 1835 al 1840. Gli fu spiritualmente accanto la madre che lo
incitò a proseguire fino in fondo tanto che Mazzini infaticabile fondò appunto la "Giovine
Europa" (il progetto era tuttavia troppo ambizioso perché potesse dare frutti concreti) e organizzò
a Bologna nel 1843 un altro moto che fece appuntare su di essa l'attenzione su due giovani ufficiali
della marina austriaca recentemente convertiti al mazziniasesimo: il 25 luglio a Rovigo (Cosenza),
della spedizione dei fratelli Attilio ed Emilio Bandiera, sconsigliata da Mazzini. Purtroppo anche
questo moto ebbe esito negativo.
- L'8 settembre 1847 è di nuovo a Londra; sottoscrive una lunga lettera a Pio IX indicandogli ciò
che dovrebbe e potrebbe fare. Dal 7 marzo del 1848 è a Parigi: detta lo statuto dell'Associazione
Nazionale Italiana. Il 7 aprile giunge a Milano liberata dagli austriaci. Fonda il quotidiano
"L'Italia del popolo", nel quale chiarisce le proprie idee sul modo di condurre la guerra.
Nell'agosto lascia Milano per l'arrivo degli austriaci, raggiunge Garibaldi a Bergamo e lo segue in
qualità di alfiere. L'8 agosto ripara in Svizzera, dove rimarrà fino al 5 gennaio 1849.
- Il 9 febbraio sempre del 1849, è proclamata la Repubblica Romana. Goffredo Mameli
telegrafa a Mazzini: "Roma Repubblica, venite!". Il 5 marzo entra in Roma "trepidante e quasi
adorando". Il 29 marzo è nominato triumviro. Il 30 giugno, di fronte all'impossibilità di
resistere oltre in Roma, respinta la sua proposta di uscire con l'esercito e trasferire altrove la
guerra, si dimette con gli altri triumviri perché dichiara di essere stato eletto a difendere, non
ha sotterrare la Repubblica. Entrati i nemici, parte il 12 luglio per Marsiglia. Si reca quindi a
Ginevra e successivamente a Losanna.
Unico momento esaltante dopo tanti insuccessi fu per Mazzini l'esperienza della Repubblica
Romana del 1849, subito però seguito da nuovi cocenti insuccessi.
Vive tutto il 1850 nascosto in Svizzera, costretto dalle persecuzioni poliziesche a spostarsi
continuamente. Nel luglio è a Londra. Fonda nella capitale inglese la società "Amici d'Italia"
per estendere simpatie alla causa nazionale, poi di nuovo in Svizzera.
Tentativi insurrezionali contro gli austriaci a Mantova nel 1852 (che comportò nove condanne a
morte), e il 6 febbraio del 1853 a Milano è subito repressi e offrì al governo austriaco
l'occasione per sequestrare i beni dei patrioti lombardi emigrati in Piemonte.
- Nel 1855 si oppone alla adesione del Piemonte al trattato di alleanza con l'Austria e alla
spedizione di Crimea.
- 1857 ritorna a Genova nel maggio per preparare con Carlo Pisacane l'insurrezione che
dovrebbe poi scoppiare nel capoluogo ligure. La polizia non riesce ad arrestare Mazzini che, per
la seconda volta, sarà condannato a morte in contumacia (28 marzo 1858).
- Nel giugno del 1858, scrive una vivacissima lettera a Cavour per protestare contro i giudizi
espressi dal grande ministro nel discorso alla Camera del 16 aprile sul movimento mazziniano.
Nel settembre fonda a Londra il periodico " Pensiero e Azione" che durerà fino al 22 maggio
del 1860, totalmente dedicato alla propaganda repubblicana
- A Londra, il 21 febbraio del 1859 è firmata da 152 repubblicani una dichiarazione scritta
Mazzini contro la guerra a l'Austria in alleanza con Napoleone III. Escluso dall'amnistia
concessa all'inizio della guerra. L'8 agosto si reca clandestinamente a Firenze: è tollerato dal
ministro Ricasoli.
- Il 2 maggio del 1860 parte da Londra per l'Italia, sperando di raggiungere Garibaldi per
l'impresa dei Mille. Arriva a Genova l'8 maggio e qui si ferma fino alla metà di agosto.
Cospira perché si attende l'insurrezione Toscana fino al sud, dove trionfa l'impresa
garibaldina. Con la falsa indicazione di Londra, esce a Lugano, stampato tra il luglio e
l'agosto, il volumetto Doveri dell'uomo, sintesi del suo pensiero morale, politico e sociale. Alla
metà di settembre si reca a Napoli: il 3 ottobre il prodittatore Giorgio Pallavicino lo invito a
lasciare la città. Seguono nella città partenopea dimostrazioni contrarie all'Esule. Il 5
novembre, a Caserta, con Garibaldi, compila e diffonde lo statuto dell'Associazione Unitaria
Nazionale.
- 1861 -Il 4 gennaio, un'adunanza di mazziniani e garibaldini trasforma i comitati di
soccorso a Garibaldi per la Sicilia e Napoli in comitati di provvedimento per Venezia e Roma,
di nuovo mutati in Associazione Emancipatrice Italiana. Esce nel dicembre a Milano, presso
l'editore Daelli il primo volume dei suoi Scritti editi ed inediti.
- 1862 - Da Londra si reca a Lugano il 26 agosto per seguire l'impresa di Garibaldi che il 29
dello stesso mese è ferito nell'Aspromonte. - 1863 - Nel febbraio, per mezzo di Demetrio
Diamilla Müller, è in relazione con Vittorio Emanuele II per affrettare la liberazione del
Veneto.
- 1864 Il 18 novembre Francesco Crespi pronuncia alla Camera un discorso, nel quale
afferma che la sua bandiera è "Italia e Vittorio Emanuele" e che "chi solleva un'altra
bandiera non vuole l'unità d'Italia". Mazzini gli risponde nel dicembre con una lunga lettera
- 1865/66 - Stabilisce relazioni con la Permanente, raggruppamento di parlamentari liberali
Piemontesi, riprendendo il progetto per la liberazione del Veneto, ma il modo come viene condotta
e conclusa la guerra del 1866 lo disillude e lo fa ritornare al lavoro puramente repubblicano. con
181 voti contro 107, la Camera dei Deputati annulla la sua elezione nel collegio di Messina, perché
condannato a morte nel 1858 per i moti genovesi. Nel settembre detta le norme dell'Alleanza
Repubblicana Universale.
- 1867 - Il 7 febbraio rinuncia all'elezione a deputato. Nel novembre-dicembre è malato a Lugano
e riceve la visita di Carlo Cattaneo.
- 1868 - A Lugano, nel dicembre, convoca i rappresentanti repubblicani per considerare la
situazione in vista del congiungimento di Roma all'Italia. Ai primi di gennaio del 1870 giunge a
Genova, poi ritorna a Lugano; rientra in Italia. L'11 agosto parte per la Sicilia sperando in un
movimento insurrezionale. A Palermo prima di scendere dalla nave, è dichiarato in arresto; il 14
agosto è portato al carcere del forte di Gaeta. Il 14 ottobre è liberato, in virtù dell'amnistia
concessa ai condannati politici per la presa di Roma. Dopo brevi soste a Roma, Livorno, Genova,
riprese la via dell'esilio. E' a Lugano alla fine di ottobre; ritorna a Londra alla metà di
dicembre. Il 9 febbraio esce a Roma il numero - programma del settimanale "La Roma del
popolo". Il 10 febbraio lascia Londra per Lugano. Nel novembre promuove il Patto di Fratellanza
tra le società italiane operaie.
- 1872 - Giunge in incognito a Pisa il 6 febbraio, ospite dei Nathan-Rosselli, dove muore il 10
marzo. Il 17 successivo si svolgono a Genova i funerali solenni, vi partecipano, secondo i calcoli
della polizia, circa centomila persone.
Dopo l'unificazione della penisola sotto la direzione dei Savoia la personalità di Mazzini ebbe
sempre meno rilievo ed egli visse circondato solo da pochi amici fino al 1872, anno della sua
morte.
A questo punto ci si chiede il motivo di tutti questi insuccessi nonostante tanta attività. La
soluzione deve essere ricercata nel suo programma. Tutto preso come era dall'ideale di nazione,
egli non comprese sufficientemente il proprio popolo formato dalla grande massa dei contadini e
dalla emergente borghesia. Ai primi non presentò una soluzione del problema agrario fondata su
una più giusta spartizione delle terre, mentre ai secondi non seppe offrire quelle garanzie di
progresso e stabilità che l'azione di Casa Savoia sembrava potesse assicurare specialmente dopo
l'eliminazione delle classi feudali.
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1832 ‘La giovine Italia’
1833 ‘ Il tribuno’
1834 ‘Le proscrit’ Renan
1835 ‘La jeune Suisse’ , Bienne
1836 ‘Il precursore’, Nizza
1837 ‘L’italiano’, Parigi
1840-1843, Il Pellegrino’ e ‘L’educatore’, Londra
1840 ‘Apostolato popolare’ (da Londra)
1848 Quotidiano "L'Italia del popolo",
1858 a Londra il periodico " Pensiero e Azione"
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I “DOVERI DELL’UOMO” è sicuramente
l’opera maggiore di G.Mazzini. Essa viene datata
23 Aprile 1860 ed è inutile avvertire che in molte
sue parti è stata superata dai tempi; tuttavia molte
cose che al tempo in cui Mazzini scriveva
sembravano arditi sogni, coloriti di generosa
utopia, si sono poi verificati e sono state le
maggiori conquiste non solo per l'Italia ma per
tutto il genere umano.
1.
Agli operai italiani
2.
Dio
3.
La Legge
4.
Doveri verso l'Umanità
5.
Doveri verso la Patria
6.
Doveri verso la Famiglia
7.
Doveri verso se stessi
8.
Libertà
9.
Educazione
10.
Associazione e Progresso
11.
Questione economica
12.
Conclusione
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Io voglio parlarvi dei vostri doveri.
Voglio parlarvi, come il core mi detta, delle cose più sante che noi conosciamo, di Dio,
dell'Umanità, della Patria, della Famiglia.
Ascoltatemi con amore com' io vi parlerò con amore. La mia parola è parola di
convinzione maturata da lunghi anni di dolori e d'osservazioni e di studi. I doveri ch'io
vi indicherò, io cerco e cercherò, finché io viva, adempirli, quanto le mie forze
concedono.
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L'origine dei vostri DOVERI sta in Dio. La definizione dei vostri DOVERI sta
nella sua legge. La scoperta progressiva, e l'applicazione della sua legge
appartengono all'Umanità.DIO esiste. Noi non dobbiamo né vogliamo
provarvelo: tentarlo, ci sembrerebbe bestemmia, come negarlo, follia. Dio esiste,
perché noi esistiamo. Dio vive nella nostra coscienza, nella coscienza
dell'Umanità, nell'Universo che ci circonda. La nostra coscienza lo invoca nei
momenti più solenni di dolore e di gioia. L'umanità ha potuto trasformarne,
gustarne, non mai sopprimerne il santo nome. L'universo lo manifesta con
l'ordine, con l'armonia, con l’intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi.
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Voi avete vita; dunque avete una legge di vita. Non v'è vita senza legge. Qualunque cosa
esiste, esiste in un certo modo, secondo certe condizioni, con una certa legge. Una legge
d'aggregazione governa i minerali: una legge di sviluppo governa le piante: una legge di
moto governa gli astri: una legge governa voi e la vostra vita: legge tanto più nobile ed
alta quanto più voi siete superiori a tutte le cose create sulla terra. Svilupparvi, agire,
vivere secondo la vostra legge, è il primo, anzi l'unico vostro Dovere. Dio v'ha dato la
vita; Dio v'ha dunque dato la legge. Dio è l'unico Legislatore della razza umana. La sua
legge è l'unica alla quale voi dobbiate ubbidire.
Back
(…) Siete uomini: cioè creature ragionevoli, socievoli e capaci, per mezzo
unicamente dell'associazione, d'un progresso a cui nessuno può assegnare
limiti; e questo è quel tanto che oggi sappiamo della Legge di vita data
all'Umanità.
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(…)Senza Patria, voi non avete nome, né segno, né voto, né diritti, né battesimo
di fratelli tra i popoli. Siete i bastardi dell' Umanità. Soldati senza bandiera,
israeliti delle Nazioni, voi non otterrete fede né protezione : non avrete
mallevadori.
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La Famiglia è la Patria del cuore. Vi è un Angelo nella Famiglia che rende, con una
misteriosa influenza di grazie, di dolcezza e d'amore, il compimento dei doveri
meno arido, i dolori meno amari. Le sole gioie pure e non miste di tristezza che sia
dato all'uomo di godere sulla terra, sono, grazie a quell'Angelo, le gioie della
Famiglia.
Back
Voi potete oggi difficilmente interrogare a dovere la grande voce che l'Umanità vi
tramanda attraverso la Storia: vi mancano finora libri buoni davvero e popolarmente
scritti, e vi manca il tempo; ma gli uomini che per ingegno e coscienza meglio
rappresentano, da oltre un mezzo secolo, gli studi storici e la scienza dell'Umanità,
hanno raccolto da quella voce alcuni caratteri della nostra Legge di Vita; hanno
raccolto che la natura umana è essenzialmente educabile, essenzialmente sociale:
hanno raccolto che come non vi né può esservi che un solo Dio, non vi è né può
esservi che una sola Legge per l'uomo individuo e per l' Umanità collettiva: hanno
raccolto che il carattere fondamentale, universale, di questa Legge è PROGRESSO.
Back
Voi vivete. La vita che è in voi non è opera del Caso; la parola Caso non ha senso
alcuno, e non fu trovata che ad esprimere l' ignoranza degli uomini su certe cose.
La vita che è in voi viene da Dio e rivela nel suo sviluppo progressivo un disegno
intelligente. La vostra vita ha dunque necessariamente un fine, uno scopo.Il fine
ultimo, per il quale fummo creati, ci è tuttora ignoto, e non può essere altrimenti;
né per questo dobbiamo negarlo.
Back
Dio vi ha fatti educabili. Voi dunque avete dovere di educarvi per quanto è in voi, e
diritto a che la società alla quale appartenete non vi impedisca nella vostra opera
educatrice, vi aiuti in essa e vi supplisca quando i mezzi di educazione vi
manchino.
Back
La libertà vi dà facoltà di scegliere fra il bene ed il male, cioè fra il dovere e
l'egoismo. L'educazione deve insegnarvi la scelta.
L'associazione deve darvi le forze colle quali potrete tradurre la scelta in atto.
Il progresso è il fine a cui dovete mirare scegliendo, ed è ad un tempo quando è
visibilmente compiuto, la prova che non v' ingannaste nella scelta. Dove una sola di
queste condizioni è tradita o negletta, non esiste uomo né cittadino, o esistè
imperfetto o inceppato nel suo sviluppo.
Back
E' chiaro che voi dovete lavorar meno e guadagnare più che oggi non fate. Figli
tutti di Dio e fratelli in Lui e tra noi, noi siamo chiamati a formare una sola
grande famiglia. In questa famiglia possono esistere disuguaglianze generate
dalle diverse attitudini, dalle diverse capacità, dal diverso desiderio di lavoro ;
ma un principio deve signoreggiarla: “chiunque è disposto a dare, per il bene di
tutti, ciò ch'egli può di lavoro, deve ottenerne compenso tale che lo renda
capace di sviluppare, più o meno, la propria vita sotto tutti gli aspetti che la
definiscono”.E' questo l‘ “ideale” al quale dobbiamo tutti studiar modo
d'avvicinarci più sempre di secolo in secolo.
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A voi spetta una solenne missione, provare che siamo noi tutti figli di Dio e
fratelli in Lui. Voi non la compirete se non migliorandovi e soddisfacendo al
Dovere.
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La storia d’Italia, grandi opere UTET, Consulenza di Massimo L. Salvatori, Volume 17,
De Agostini, UTET, L’Espresso, 2005
- Arrigo Petacco, Storia d’Italia dall’Unità a oggi, Roma, 1993
- Alfonso Scirocco, Giuseppe Garibaldi, Roma-Bari, Laterza, 2001
- Francesco Fiumara, Mazzini e l’Internazionale, Nistri-Liischi, 1968, ISBN:
8883812859
- Paolo Lingua, Mazzini il riformista. Gli ultimi anni e la questione sociale, ECIG, 2005,
ISBN: 8875440468
- Salvo Ma stellone, Mazzini e la “Giovine Italia” (1831-1834), 2 voll., NistriLischi,1960, ISBN: 8883812891
- Nello Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (18601872), Einaudi , 1972, ISBN: 8806048538
- Denis Mack Smith, Mazzini, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2000, ISBN: 8817258776
- Giovanna Zavatti, Perché e nonostante. L'amicizia tra Giuseppe Mazzini e la contessa
d'Agoult, Ares, 2000, ISBN: 8881551985
Sauro Matterelli, Dialogo sui doveri. Il pensiero di Giuseppe Mazzini, Marsilio,
2005, ISBN: 8831786474
- Roland Sarti, Giuseppe Mazzini. La politica come religione civile, Laterza,
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- Aurelio Saffi, Giuseppe Mazzini. Compendio biografico, NistriLischi | 1972 | ISBN: 8883812948
- Giuseppe Mazzini, Scritti politici, Utet, 1972, ISBN: 8802020353
- Giuseppe Mazzini, Pensieri sulla democrazia in Europa, Feltrinelli, 2005, ISBN:
8807821761
- Giuseppe Mazzini, Opere politiche, Utet, 2005, ISBN: 8802071454
Giuseppe Mazzini, Doveri dell'uomo, Editori Riuniti | 2005 | ISBN: 8835956528
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http://www.cronologia.it/storia/biografie/mazzini.htm
http://www.cronologia.it/storia/biografie/mazzini2.htm
http://www.liberliber.it/biblioteca/m/mazzini
http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Mazzini
http://www.italiadonna.it/public/percorsi/biografie/m005.html
http://copernico2000.calvino.ge.it/mazzini.html
http://biografie.leonardo.it/biografia.htm?BioID=190&biografia=Giuseppe+Mazzini
http://www.comune.udine.it/opencms/opencms/release/ComuneUdine/cittavicina/istruzione
/scuolapiedi
http://www.mazzini2005.it/
http://www.movimentocooperativo.it/index.php?id=583
http://web.tiscalinet.it/mazzinihouse/giuseppe_mazzini1.html
http://www.splash.it/cultura/storia/19-giuseppe_mazzini_e_la_giovine_italia.html
http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/m/m121.htm
http://www.filosofico.net/giuseppemazzini.html
http://www.domusmazziniana.it/vita/X0001_bio.html
http://www.irpino.it/cultura/Giuseppe%20Mazzini.htm
http://www.geocities.com/CollegePark/9531
http://www.stm.unipi.it/Clioh/tioe/Nationality%20in%20the%20view%20of%20Giusepp
e%20Mazzini.doc
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Frasi famose
“Lo scopo della vita , contemplata religiosamente, non è la felicità, ma il
dovere(…).Per me, repubblica, leggi, suffragio popolare, non sono che
mezzi,; lo scopo è il miglioramento dell’uomo: è l’educazione dell’umanità;
è il perfezionamento delle generazioni, un passo da farsi nella conoscenza
della legge di Dio; e su questo terreno non v’è più libertà, v’è dovere,
dovere stretto preciso. Ognuno di noi deve lavorare a compirlo, secondo le
proprie forze e la propria coscienza, senza badare ai risultati che possono
venire a una vita di poche decine d’anni.”
(G. M., lettera alla madre del 1838)
“La religione dell’umanità è l’amore.”
G. M.
“Il principio d’azione che noi scriviamo sulla nostra bandiera è strettamente
legato alla nostra credenza in una nuova epoca (…).
Noi vogliamo non solamente l’emancipazione di un popolo e per suo mezzo,
ma l’emancipazione di tutti i popoli.”
G.M
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Goffredo Mameli nacque a Genova
il 5 settembre 1827, morì a solo 22
anni, combattendo a difesa della
Repubblica Romana il 6 giugno
1849. Fu poeta, scrittore, patriota e
soldato. Mazzini lo prediligeva fra
tutti i suoi seguaci perchè la sua
personalità racchiudeva la perfetta
sintesi di pensiero e azione.
Fratelli d'Italia
l'Italia s'è desta
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa
dov'è la vittoria
le porga la chioma
che schiava di Roma
Iddio la creò
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò
Noi siamo da secoli
Calpesti e derisi
Perché non siam popolo
Perché siam divisi
Raccolgaci un'unica
bandiera una speme
di fonderci insieme
già l'ora sonò.
Stringiamoci a corte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò
Uniamoci amiamoci
L'unione e l'amore
Rivelano ai popoli
Le vie del signore
Giuriamo far libero
Il suolo natio
Uniti per Dio
Chi vincer ci può.
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò Dall'Alpe a
Sicilia
Ovunque è Legnano
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il cuore e la mano
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla
Il suon d'ogni squilla
I vespri suonò
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò
Son giunchi che piegano
Le spade vendute
Già l'Aquila d'Austria
le penne ha perdute
il sangue d'Italia
bevè, col cosacco
il sangue polacco
ma il cor le bruciò.
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Alunni coinvolti nel progetto:
Andrenucci Marina
Ciccola Federica
Goffredi Emanuele
Ricci Emanuele
(classe VC Mercurio – Itgct “Carducci – Galilei”)
Coordinatore:
Prof. Bruni Luciano
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Presentazione su Giuseppe Mazzini - GB Carducci