I.S.I.S. “L. Mossa-F. Brunelleschi” O r i s t a n o Anno scolastico 2009/2010 Lavoro interdisciplinare • Un’alunna scrive … • Finalità del progetto • Diario e Glossario • Bibliografia e Ringraziamenti • Photo Gallery • Il Parco • Il parco, flora & fauna • Lunedì • Arrivo e sistemazione • Martedì • Piano Ruggio e visita a Rotonda • Mercoledì • Civita e museo delle icone Bizantine • Giovedì • SoftRafting e Grotta del Romito • Venerdì • Escursione Serra delle Ciavole e Crispo • Sabato • Partenza e Certosa di Padula Il Parco nazionale del Pollino, che prende nome dal Massiccio del Pollino, è il parco naturale più grande d'Italia ed è inserito in un areale facente capo alle province di Cosenza, Matera e Potenza. Il parco comprende in tutto 56 comuni,32 in Calabria e 24 in Basilicata. Flora e Fauna Il Pino loricato è l’emblema del parco ed è una pianta rarissima che si adatta agli habitat più ostici, dove altre specie non sono in grado di sopravvivere. Il parco annovera, inoltre, tantissime altre specie arboree tra le quali ricordiamo l'abete bianco, il faggio, tutte le sette specie di acero, il pino nero, il tasso e diverse specie di querce. Anche la fauna è molto varia. Sono presenti l'aquila reale, il picchio nero, il gracchio corallino, il nibbio reale, il gufo, il corvo imperiale, il falco pellegrino e il driomio. Di recente sono stati reintrodotti il cervo e il grifone. Siamo partiti da Oristano alle ore 18.30 del 18 aprile 2010. Arrivati al porto di Olbia, alle 22.30 la nave ci ha traghettato per Civitavecchia. Sono le 6.30 del mattino e sbarchiamo sulla penisola. Ora ci attende un viaggio lungo ben 8 ore di pullman e finalmente, alle 16.00 circa, arriviamo a destinazione . Dopo aver fatto le debite presentazioni e preso possesso delle nostre stanze effettuiamo una brevissima escursione per prendere confidenza con il parco. L’escursione parte dalla Stazione FCL San Primo, Laino Borgo e percorre un tratto del fiume Lao abbastanza semplice, lungo circa 4 km. Nella prima parte il percorso è caratterizzato da piccole rapide e curve, mentre nella seconda si presentano cinque briglie che rendono il percorso particolarmente divertente. Si arriva alla località Piè lo Borgo dopo fantastiche emozioni. Il percorso è durato circa un ora. Alcuni momenti del rafting Altri bellissimi momenti del rafting Questa grotta fu scoperta nel 1961 e si trova a 14 Km del centro urbano di Papasidero. La grotta è formata da due sale che si estendono per circa venti metri e dal riparo che si estende per altri trentaquattro metri. Nel riparo è esposta l'incisione rupestre di un metro e venti, che raffigura un bovide (Bosprimigenius 10800 a.C. circa). Durante gli scavi sono state rinvenute sepolture e numerosi reperti litici ed ossei. L'uro (Bos primigenitus Linnaeus, 1758) è una specie di grande bovino estinto, molto diffuso originariamente in Europa. Il nome scientifico originario dell'animale, Bos primigenius, è una traduzione latina del termine tedesco Auerochse o Urochs, che venne interpretato (forse incorrettamente) alla lettera come «bue primitivo» o «proto-bue». Martedì mattina siamo partiti per effettuare l’escursione a Piano Ruggio. In questa passeggiata, lunga 4 Km, abbiamo potuto notare quante meraviglie ci riserva la natura. Distese enormi di prati verdi, fioriti e innevati e grandi distese di faggio, ma in particolare i pini loricati, alberi di grande importanza ambientale per la testimonianza di climi più severi. Il pino loricato s’impone all’attenzione dell’osservatore come un protagonista assoluto. Il suo speciale fascino è dovuto a numerosi aspetti: dalla sua storia naturale alla sua tardiva scoperta da parte di illustri naturalisti, ma anche e soprattutto dall’aspetto, che è quello tipico degli organismi modellati per adattarsi ad ambienti estremi, nei tempi lunghissimi dell’evoluzione naturale. Martedì sera, siamo andati a Rotonda, e abbiamo visitato il museo di Paleontologia, dove erano esposti dei reperti fossili di Hippopotamus antiquus e di un Elephas antiquus trovati alla valle del Mercure. Nel museo si potevano apprendere anche le tecniche di ricostruzione dei fossili con il gesso e materiali specifici. Al secondo piano dell’edificio abbiamo visitato la ricostruzione delle stazioni e dei treni che un tempo venivano utilizzati in Basilicata. Terminata la visita del museo ci siamo divisi in gruppi e abbiamo fatto un giro per i viottoli di Rotonda che è la sede del Parco nazionale del Pollino. Il venerdì mattina, penultimo giorno del soggiorno, il tempo inclemente ci ha impedito di effettuare la tanto attesa escursione alla Serra delle Ciavole e alla Serra di Crispo. Così abbiamo trovato un’altra soluzione che ci ha portato al Colle dell’Impiso prima e al torrente Iannace poi. Questi luoghi meravigliosi ci hanno in parte ripagato della delusione. Infatti siamo stati a contatto con cavalli al pascolo e visto rocce particolari, cascate fiabesche, abeti bianchi giganteschi e l’eccelso santuario della Madonna del Pollino. Purtroppo il tempo è scaduto e, a malincuore, dobbiamo lasciare il rifugio Fasanelli. Prima di partire decidiamo di fare qualche foto di rito. Prima di raggiungere il porto di Civitavecchia, visto il tempo a disposizione, cogliamo l’occasione per visitare la cittadina di Padula e in particolar modo la Certosa di San Lorenzo. Il termine certosa deriva dalla cittadina Chartreuse in Francia, dove nel 1084 San Brunone fondò l’ordine dei certosini. Questa struttura occupa complessivamente la superficie di 5,2 ettari, e appartenne ai monaci Basiliani; in seguito passò sotto il dominio dei Sanseverino, il nobile casato normanno che svolse un ruolo storico importante nel territorio sia della bassa Campania, che della Basilicata e della Calabria. All’inizio del XIV secolo, venne donata ai Certosini che la adattarono alle necessità della congregazione. All’interno della Certosa abbiamo avuto l’occasione di osservare i numerosissimi reperti archeologici provenienti dalle aree limitrofe e risalenti alla metà del I millennio a.C. Abbiamo avuto anche la fortuna di vedere gratuitamente queste meraviglie: questo è un regalo della “Settimana della Cultura”, estesa a tutti i musei italiani. La mattina del 21 aprile, costeggiando il monte Cerviero, abbiamo lasciato momentaneamente la Basilicata e siamo entrati in Calabria. La nostra meta principale è stata la visita alla cittadina di Civita, un ridente centro abitato abbarbicato alle falde dei rilievi calcarei delle cime del Timpone del Castello e del Moschereto. La storia di Civita è legata alle invasioni dei saraceni prima e dei turchi dopo. Infatti, intorno all’anno 1000, gli abitanti di Cassano per sfuggire alle incursioni saracene preferirono rifugiarsi in un territorio molto aspro ma più sicuro e così chiamarono il centro Castrum Sancti Salvatoris. Distrutta da un terremoto avvenuto nel 1456 poté rivivere, sin da 1471, il suo antico splendore per merito di popolazioni albanesi che per sfuggire alla dominazione turca preferirono abbandonare la loro terra natia ed emigrare pur di salvaguardare le loro tradizioni e la religione cristiano ortodossa. Abbiamo appreso che il termine Civita potrebbe derivare o dal termine latino “civitas” oppure da due parole di origine albanese: cifti (coppia) o qifti (aquila). A noi piace l’ultimo termine perché i dirupi che precipitano sul torrente Raganello ben si addicono al regno di questo maestoso rapace. Dalla visita del museo etnografico e dell’ecomuseo emerge la volontà dei civitesi di perpetuare le tradizioni locali attraverso la sostenibilità ambientale. Un altro simbolo di Civita è il ponte del diavolo che attraversa il Raganello. Questo ponte venne distrutto dai venti che, costretti a soffiare nella angusta gola, assunsero tale violenza da distruggerlo; successivamente venne ricostruito. Dalle falde del monte Moschereto abbiamo avuto l’opportunità di osservare la maestosità delle gole del Raganello che finalmente, verso sudest, riesce ad assumere un aspetto più tranquillo perché il suo alveo si risolve in fiumara. Durante la sera del secondo giorno ci siamo recati a Frascineto dove abbiamo visitato il museo delle Icone della tradizione bizantina. Il museo si sviluppava su tre livelli: Primo livello Secondo livello Terzo livello Primo livello: Esposizione di 280 medaglie rare e inconsulte, le quali commemoravano avvenimenti civili e religiosi. Secondo livello: Raccolta di otre 250 icone (religiose, popolari e rarità) risalenti al periodo tra il 1700 ed il 1900. Terzo livello: Esposizione di pezzi unici di culto ortodosso come libri liturgici, arredi sacri, paramenti liturgici greci e russi, icone bronzee e su smalto. I testi sono stati creati dagli alunni delle classi 2^D- 1^D- 1^C Le immagini inserite nell’ipertesto sono state scattate da noi alunni durante tutto il soggiorno nel parco del Pollino. Sono state consultate inoltre, la Cartina della Basilicata, l’Atlante, il libro di testo, i depliant dell’Ente Parco del Pollino e testi di botanica e di geologia. Musica: “La Primavera ” di Vivaldi Ringraziamo: Il prof. Salvatorico Frau che ci ha permesso di vivere quest’indimenticabile esperienza. Il prof. Marco Pinna per la sua disponibilità. La prof.ssa Margherita Calisti per l’aiuto e il supporto nella preparazione di questa presentazione e tutto il personale della scuola che ci ha sostenuto e aiutato. Un grazie particolare a Pino di Tomaso per la sua pazienza, disponibilità e perizia. Ringraziamo infine le regioni Sardegna e Basilicata che sosteranno, in parte, il finanziamento del progetto. Segue… Il progetto “Parco del Pollino”, parzialmente finanziato dalla Regione Sardegna - legge 9 del 15 feb. 1996 - è nato dall’esigenza di conoscere gli aspetti ambientali, faunistici, floristici e geo-idrologici di questa zona dell’Italia, tenendo conto dell’individuazione e valorizzazione delle potenzialità dei parchi e dello sviluppo sostenibile e armonico del territorio ed essi legati. Il progetto punta ad ampliare il bagaglio conoscitivo ed esperenziale dei ragazzi partecipanti col raggiungimento dei seguenti obiettivi conoscitivi e comportamentali: -conoscenza delle tipologie degli ecosistemi e delle biodiversità -analisi degli aspetti antropici e socio-culturali - tutela e sviluppo dei territori legati ai parchi -il parco, strumento di sviluppo economico e sociale -tutela, salvaguardia e valorizzazione dei parchi -conoscenza dei parchi e delle aree protette della Sardegna -correlazioni tra sviluppo sostenibile e preservazione dell’ambiente Si è proposto inoltre di -stimolare le capacità di osservazione, analisi e rielaborazione -individuare i legami esistenti tra gli ecosistemi degli areali visitati con quelli similari della Sardegna - rilevare gli elementi caratterizzanti tra territorio e incidenza antropica. Photogallery Elenco alunni partecipanti: 1^A: Silvia Contini; Sandra Obinu; Martina Raggio; Lorena Fara; Salvatore Ortu. 2^A: Marco Meli; Marco Fodde. 1^C: Marzia Pitzalis; Andrea Cardias. 1^D: Nicholas Atzei; Gianmarco Figus; Diego Sardu; Maria Luisa Bertolo; Francesca Atza; Sisinnio Simbula; Danilo Trogu. 2^D: Silvia Pala; Federica Nuscis; Marilisa Mocci; Eleonora Mugheddu; Luca Marcomini; Maria Francesca Sforza. 1^A Nautico: Franco Fais; Matteo Canneddu; Simone Celletti. Professori accompagnatori: Prof. Giovanni Salvatorico Frau e Prof. Marco Pinna. EXIT … Le mie considerazioni Il parco nazionale del Pollino è uno scrigno di tesori naturali, meta privilegiata di chi ama il verde e la montagna, ma anche rifugio di relax, di silenzio e contemporaneamente di divertimento, cultura e storia. Il parco è un insieme di valli e montagne, ricco di flora, fauna, acqua e impreziosito da caratteristici centri abitati dove l’uomo ha lasciato testimonianze della sua presenza fin dalla preistoria. È situato tra il … Il viaggio d’istruzione nel Parco Nazionale del Pollino, l’esplorazione dei vari ambienti attraverso l’osservazione permessa dal cammino lento passando per impetuosi torrenti, montagne eccelse con la pratica dell’escursionismo mi ha fatto provare delle emozioni indimenticabili. Il tutto armonizzato da un’esperienza di autogestione. Questo viaggio mi ha fatto conoscere realtà geografiche, botaniche, antropiche, paesaggistiche completamente diverse da quelle alle quali sono abituata. È per questo che questa terra rimarrà per sempre nel mio cuore. •Francesca Sforza 2^ D IGEA