Gustave Le Bon Psicologia delle folle Gustave Le Bon nasce in Francia a Nogent-le-Rotrou il 7 maggio del 1841. Dopo aver intrapreso studi di medicina, si dedica all’etnologia, compiendo viaggi di studio in Asia e Nord Africa. Successivamente si dedica alla sociologia e psicologia. Nel 1894 pubblica “L’evoluzione dei popoli”, e nel 1895 la sua opera più celebre e discussa: “Psicologia delle folle”. In questa pubblicazione, Le Bon, espone le sue tesi riguardo le tecniche che conducono e controllano le folle. Egli analizza per la prima volta i motivi che portano alla creazione di “un’anima collettiva”, alla deresponsabilizzazione dell’individuo, ed alla rinuncia del suo “Io” a favore del “Noi”. Particolare importante è la teorizzazione di alcune dinamiche inconsce che determinano certi comportamenti nelle folle. “Psicologia delle folle” è un testo a cavallo tra la sociologia e la psicologia sociale, di cui Gustave Le Bon è uno dei primi esponenti. I concetti esposti nell’opera furono di particolare interesse per i leader totalitari dei primi decenni del XX secolo. Mussolini, Hitler, e Stalin colsero innumerevoli suggerimenti da quest’opera per meglio affinare le loro doti comunicative, e per la costruzione della loro immagine pubblica. Nel 1898 viene pubblicato il saggio Psicologia del socialismo, e nel 1912 La rivoluzione francese e la psicologia delle rivoluzioni. Il 13 dicembre del 1931 Le Bon muore a Parigi. La legge psicologica dell'unità mentale delle folle. Fra le cause che l’autore denota predominanti per il comparire di certi atteggiamenti nelle folle ne spiccano tre: Il fattore numerico Il contagio mentale La suggestione Il fattore numerico La prima consiste nel conferire agli individui di una folla, per il solo fatto del numero, un sentimento di potenza invincibile che permette loro di cedere agli istinti, che individui isolati avrebbero saputo frenare. L'individuo cederà tanto più volentieri in quanto ché nella folla, essendo essa anonima, e di conseguenza irresponsabile, il sentimento della responsabilità che sempre trattiene gli individui, scompare completamente.” Il contagio mentale Il contagio mentale, interviene ugualmente per determinare nelle folle la manifestazione di caratteri speciali e nello stesso tempo il loro orientamento. In una folla, ogni sentimento, ogni atto é contagioso, e contagioso a tal punto che l'individuo sacrifica il suo interesse personale all'interesse collettivo. E questa un'attitudine contraria alla sua natura, e di cui l'uomo non diventa affatto capace se non allorquando fa parte di una folla.” Suggestione La suggestione determina negli individui nella folla dei caratteri speciali a volte intensamente opposti a quelli dell'individuo isolato. Il cui contagio, sopra menzionato, non é del resto che un effetto. Sentimenti e moralità nelle folle Deresponsabilizzate, suggestionate, e auto-contagiate, le folle possono lanciarsi in atti di incredibile ferocia o senso di collaborazione costruttiva. Questa ambivalenza deriva dall’idea che le muove e/o dall’abile manipolazione delle realtà manovrata da un leader. “I sentimenti, buoni o cattivi, manifestati da una folla, presentano questo duplice carattere : di essere semplicissimi e assai esagerati. Nella folla, l'esagerazione di un sentimento è fortificato dal fatto che propagandosi assai celermente per contagio e suggestione, l'approvazione di cui diventa oggetto, accresce notevolmente la sua forza. Nelle folle i sentimenti che le animano vengono accentuati, e la ragione cede il passo alla passione. Le Bon propone una visione estremamente negativa delle folle, esaltando l’individualismo poiché, per lui, resta l’unica forma di totale controllo della coscienza. La folla può anche accrescere componenti positive alle masse se mossa da alti ideali. Credenze e opinioni nelle folle Le Bon identifica due fattori che nelle folle favoriscono il fiorire delle credenze: “Fattori lontani e Fattori immediati”. Questi fattori sono derivati da: Razza Tradizioni Tempo Le istituzioni sociali e politiche Educazione e istruzione I fattori lontani rendono le folle capaci di accettare certe convinzioni e incapaci di lasciarsi penetrare da altre. Essi preparano il terreno dove, improvvisamente, germinano idee nuove, la cui forza e il cui risultato ci sorprendono, ma che di spontaneo non hanno che l'apparenza. I fattori immediati sono quelli che, sovrapposti a questo lungo lavorio senza i quali non potrebbero agire provocano la persuasione attiva nelle folle, vale a dire fanno prendere forma all'idea, la fanno mettere in atto con tutte le conseguenze. Dietro la spinta di questi fattori immediati nascono le risoluzioni che sollevano improvvisamente le collettività. Classificazione delle folle FOLLE ETEROGENEE 1° Anonime (Folle delle vie, per esempio) 2° Non anonime (Giurie, assemblee parlamentari, ecc.) FOLLE OMOGENEE 1° Sette (Sette politiche, sette religiose, ecc.) 2° Caste (Casta militare, casta sacerdotale, casta operaia, ecc.) 3° Classi (Classe borghese, classe contadina, classe operaia, ecc.) “Le folle eterogenee si compongono di individui qualsiasi, qualunque sia la loro professione e la loro intelligenza. Al di fuori della razza, l'unica classificazione importante da farsi per le folle eterogenee, é quella di dividerle in folle anonime, come quelle delle strade, e in folle non anonime come, ad esempio, le assemblee deliberanti e le giurie. Il sentimento della responsabilità, che non esiste nelle prime, mentre é sviluppato nelle seconde, dà ai loro atti delle orientazioni spesso diverse.” “Le folle omogenee comprendono: 1° le sette; 2° le caste; 3° le classi. La setta segna il primo grado nell'organizzazione delle folle omogenee. Comprende individui di educazione, di professione, di temperamenti a volte molto diversi, che sono uniti dal solo legame delle credenze. Così sono le sette religiose e politiche, ad esempio. La casta rappresenta il più alto grado di organizzazione di cui sia suscettibile la folla. La setta é formata di individui di professione, di educazione, di temperamento spesso dissimili, e legati tra loro soltanto dalle comuni credenze, mentre la casta comprende solo individui che hanno la stessa professione e quindi di educazione e di temperamento quasi identici. Così sono le caste sacerdotali e militari.” Il condottiero delle folle Il condottiero quasi sempre é stato prima un fanatico ipnotizzato dall'idea di cui in seguito s'é fatto apostolo. La moltitudine ascolta sempre l'uomo dotato di volontà forte. Gli individui riuniti in folla, perdendo ogni volontà, si volgono istintivamente verso chi ne possiede una. In ogni sfera sociale, dalla più alta alla più bassa, non appena l'uomo non é più isolato, cade sotto la legge di un capo. I sistemi di comunicazione attuati dei condottieri delle folle Vengono identificati tre processi che agiscono sulle folle: Affermazione Ripetizione Contagio L’affermazione “L'affermazione pura e semplice, svincolata da ogni ragionamento e da ogni prova, costituisce un sicuro mezzo per far penetrare un'idea nello spirito delle folle. Più l'affermazione é concisa, sprovvista di prove e di dimostrazione, più essa ha autorità: I libri religiosi e i codici di tutte le epoche hanno sempre proceduto per semplice affermazione. Quest'ultima non acquista tuttavia reale influenza se non a condizione d'essere costantemente ripetuta, e il più possibile, negli stessi termini. “ La ripetizione “La cosa ripetuta finisce difatti per attecchire in quelle regioni profonde dell'inconscio in cui si elaborano i motivi delle nostre azioni. In capo a qualche tempo, dimenticando qual'é l'autore della affermazione ripetuta, finiamo per credervi. Quando un'affermazione é stata sufficientemente ripetuta, con unanimità nella ripetizione, come capita in certe imprese finanziarie, si forma ciò che si chiama una corrente d'opinioni e il potente meccanismo del contagio interviene.” Il contagio “Il contagio non esige la presenza simultanea di individui in uno stesso luogo; esso può verificarsi a distanza, sotto l'influenza di certi avvenimenti che orientano gli spiriti nello stesso senso e che danno i loro particolare carattere alle folle, L'imitazione, alla quale si attribuisce tanta influenza nei fenomeni sociali, non é in realtà che un semplice effetto di contagio. “ Attraverso questi tre processi si viene a creare nelle folle il sentimento di Prestigio nei confronti del condottiero. Questo sentimento è permeato da sentimenti contrapposti quali l’ammirazione e la paura. Il prestigio, in realtà, é una specie di fascino che un individuo, un'opera o una dottrina, esercitano sul nostro spirito. Questo fascino paralizza tutte le nostre capacita critiche e riempie la nostra anima di ammirazione e di rispetto. Caratteristica del prestigio é di impedire di vedere le cose come sono e di renderci incapaci di giudicare. Le folle sempre, gli individui il più delle volte, hanno bisogno di opinioni già fatte. Il successo di queste opinioni é indipendente dalla parte di verità o d'errore che esse contengono; esso risiede unicamente nel loro prestigio. Il prestigio acquisito o artificiale é il più diffuso. Per il solo fatto che un individuo occupa una data posizione, possiede una certa fortuna, ha certi titoli, é circondato da un'aureola di prestigio, per quanto il suo valore personale sia nullo. Prestigio personale. Di una natura assai diversa dal prestigio artificiale o acquisito, esso costituisce una facoltà indipendente da ogni titolo, da ogni autorità. Il piccolo numero di persone che lo possiedono esercitano un fascino veramente magnetico su coloro che le circondano, compresi i loro uguali: si obbedisce loro come la bestia feroce obbedisce al domatore che essa potrebbe facilmente divorare.” Le Bon prospetta anche l’ingloriosa fine del condottiero, qualora il suo prestigio venisse minato dall’insuccesso. La fallacità del capo permetterebbe alle folle un “risveglio” dello spirito critico, e la totale rottura dei meccanismi di coerenza impostigli precedentemente. “L'uomo che riesce, l'idea che s'impone, per questo unico fatto non sono più contestati. Il prestigio muore con l'insuccesso. L'eroe acclamato ieri dalla folla, domani è vituperato dalla stessa folla se la sorte gli è stata avversa. La reazione sarà tanto più viva quanto più grande è stato il prestigio. La moltitudine considera l'eroe caduto come suo eguale, e si vendica d'essersi inchinata dinanzi a una superiorità che non riconosce più.”