“INTERCULTURALITA’ E
CITTADINANZA PLANETARIA”
C.D. “Turrisi Colonna” –
22-23 febbario 2007
Esperienze come
di lettura
delle Linee Guida per
l’accoglienza e l’integrazione
degli alunni stranieri del M.P.I.
di Enrica Salvioli
U.S.P. di PALERMO
OSSERVATORIO PROVINCIALE SUL FENOMENO DELLA
DISPERSIONE SCOLASTICA
OSSERVATORIO D AREA “CENTRO STORICO”
Esperienze come
di lettura
delle Linee Guida per
l’accoglienza e l’integrazione
degli alunni stranieri del M.P.I.
di Enrica Salvioli
E’ venerdi, sono le 17.00 circa, mi
sembra di sentire odore di
incenso, apro la porta della
mia stanza, sento una musica
orientale, mi avvicino alla
classe da dove provengono i
rumori e gli odori, le bambine
Tamil danzano su una loro
musica tradizionale… intanto
il Muezzin della moschea ha
cominciato la sua preghiera.
Hussein, ha 8 anni, ha
raccontato alla maestra che
il padre lo picchia, anche
con la cinghia, se non fa
tutti i compiti e se viene a
conoscenza che a scuola si è
comportato male.
In Bangladesh la scuola
prevede
le
punizioni
corporali.
Mohammed, è un bel ragazzo di 14
anni, è arrivato da poco dal suo
paese. Si rifiuta di scrivere in italiano;
parla utilizzando un italiano
dialettale che gli consente di
comunicare adeguatamente con i
compagni. Guida il motorino in modo
scatenato, è amato dai compagni;
questo è il suo unico orizzonte. Per
farsi accettare ed essere come loro è
disposto a tutto.
Entro in classe, ci sono tre file di
banchi. La fila di sinistra occupata
da allievi italiani, la centrale da
allievi bengalesi, la fila destra da
allievi italiani e non.
Il professore si rivolge a me con tono
disperato: “li vedi (indica gli allievi
della fila centrale) parlano tra loro
nella loro lingua? No ne posso più!!”
Uno degli alunni si rivolge a me: “E’
come devo parlare con i miei amici?”.
Rimon ha 5 anni. La madre è morta di
parto in Italia. Fin dal primo mese di
vita è stato ospitato in una struttura di
accoglienza.
Il
padre,
solo
recentemente, ha sposato per procura
una giovane donna del suo paese…
(scelta dai familiari). Gli occhi di
questa giovane donna trasmettono
disorientamento e confusione. Il padre
di Rimon -che non si sente bengalese ma
italiano- dice alla maestra: “lui non
venire a scuola fino alle quattro deve
badare a mia moglie.”
Fatima racconta: “quando
sono arrivata in Italia ho
dovuto aspettare più di un
anno per iscrivermi a scuola,
perché non avevamo il
permesso di soggiorno”. Nel
suo paese frequentava, con
elevati profitti, la scuola
secondaria di primo grado.
Yang ha 12 anni, è appena arrivato
dalla Cina. Non conosce l’italiano.
Viene inserito in prima elementare.
Yang se toccato o fissato negli occhi
mostra segni di irrequietezza. Nessuno
è in grado di fare un accertamento
culturale. Ma Yang vede scrivere alla
lavagna della classe quarta alcune
divisioni. In un attimo su un foglio di
carta le esegue, con una tecnica
completamente diversa da quella
nostra ma con risultato corretto.
Nell’arco di due mesi è stato in grado
di frequentare la quinta.
Cristina è una giovane insegnante,
laureata, una punta di diamante
nella scuola. Ha un alunno cinese. Mi
dice: ”non capisce niente di verbi, tu
spieghi, spieghi e lui -io ha capito, tu
ha spiegato, i compagni ha gridato….pare stralunato, avrà qualcosa”.
Leggo insieme a Cristina un’esperienza con allievi
cinesi realizzata da docenti milanesi…. In cinese
i verbi non si coniugano… gli occhi di Cristina si
spalancano, una nuova realtà si prospetta ai
suoi occhi….
Marta è molto agitata, ad aprile in
classe è arrivata un’allieva dall’ Eritrea,
tra vacanze pasquali e altre giornate
festive i giorni di scuola sono stati
pochissimi per la nuova allieva. Marta
ritiene opportuno che venga bocciata: “non
sa leggere, non sa scrivere, non capisce
niente, bisogna parlarle in francese”…
quando una collega dice a settembre
sarà “una ferrari in prima fila” la sua
agitazione aumenta…. Gli altri docenti di
classe si esprimono per la promozione
Oggi Erin, è da Marta, considerata
l’allieva più “capace”
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