…Peccaminoso amore non è nei loro cuori.
Bèroul
“E chi ama veramente, quanto più alla triste fiamma si
consuma nell’ ardore, ama con maggior passione. Tanto dolce
è questa pena, fa sì bene questo male, che gentil cuore non
cede poi che in esso vita acquista. Su di questo non vi è
dubbio, questa pena bene conosco: nobil cuore innamorato
ama storie pure d’ amore. Chi ama le storie d’ amore non si
diparta di qui: che io vi voglio raccontare di nobili amanti
infelici che all’ amore diedero fama: di un amante e d’ una
amante, un uomo una donna, una donna un uomo…”
(Trad. L.Mancinelli)
L’orfano Tristano viene allevato da suo zio il re Marco di Cornovaglia.
Durante un viaggio in Irlanda egli libera da un drago Isotta, figlia
della regina di Irlanda e ottiene la sua mano per il re Marco. Ma
durante la traversata per mare Tristano, per errore, beve insieme a
Isotta il filtro d’ amore preparato dalla madre di quest’ ultima per
sua figlia e il re Marco. I giovani diventano così amanti.
“…e Tristano beve bene piena la coppa, imperciò che gli facea bene
sete; e l’ altra coppa si empieo e diedela a madonna Isotta… adesso
cambioe Tristano lo suo coraggio e non fue più in quello senno che egli
era da prima, e madonna Isotta sì fece lo somigliante, e cominciano a
pensare ed a guardare l’ uno l’ altro. Anzi che compiessero quello
giuoco, sì levarono e se ne andarono ambo due disotto in una camera,
e quivi incominciano quello giuoco insieme che infino a loro vita
giuocarono volontieri.”
(Tristano riccardiano, ed.Marti, in “Prosa”, pp.589-590)
La dama di compagnia, responsabile dell’ errore del filtro, durante la notte di
nozze prende il posto di Isotta accanto al re Marco. Attraverso una serie
di peripezie romanzesche, Tristano e Isotta cercano di nascondere il loro
amore al re Marco. Essi scappano nella foresta di Morois. Marco li
sorprende ma, poiché erano in un atteggiamento casto li risparmia e fanno
tutti e tre ritorno a corte. Tristano viene però esiliato da Marco. Gli
amanti ormai non si vedono più se non di quando in quando e di nascosto.
Egli è costretto a sposare Isotta dalle Bianche Mani, ma resta fedele alla
sua Isotta (la Bionda) e nn consuma il matrimonio. Ferito da una freccia
avvelenata Tristano chiama al suo capezzale Isotta la Bionda ma Isotta
dalle Bianche Mani, gelosa, al posto della vela bianca che annuncia l ‘arrivo
della rivale fa issare una vela nera: segnale che la sua amata non c’è.
“Lo abbraccia e s’ abbandona distesa, gli bacia la bocca ed il viso e
strettamente a sé lo stringe, corpo a corpo, bocca a bocca, s’ abbandona, il
suo spirito allora rende, e muore così al suo fianco per il dolore del suo
amico. Tristano è morto per il suo desiderio, Isotta perché in tempo non
potè giungere; Tristano è morto per suo amore e la bella Isotta di
tenerezza.”
(Trad. A.Roncaglia)
Tristano, disperato, si lascia morire e a Isotta la Bionda non
resta che gettarsi sul cadavere e morire a sua volta.
“Di loro due fu proprio com’ è del caprifoglio che al corilo s’
apprende: quando s’è allacciato e avvinto e tutt’ intorno al
fusto s’è messo, insieme possono ben durare; ma chi poi vuol
separarli, il corilo presto se ne muore ed insieme il caprifoglio.
“Bell’ amica, così è di noi: né voi senza di me, né io senza di voi”.
(Trad. F.Santucci)
Tristano e Isotta è il romanzo più
celebre della letteratura
(tristan and isolde, E.B.Leighton 1902)
cortese. La sua origine è celtica,
ma è stato raccontato per la
prima volta da un poeta francese
nel XII secolo, Thomas, per poi
essere ripresa da Bèroul e infine
da un tedesco Gottfried Von
Strassburg. E’ considerato
ancora oggi tra i migliori della
letteratura universale, forse
nato in Cornovaglia come
suggeriscono i nomi delle località
o basato su una antica leggenda
irlandese. È una delle storie più
belle mai raccontate, quella di
una passione destinata a
concludersi
tragicamente, nec sine te nec tecum vivere possum, il non posso vivere
senza di te, ne cn te, la vittoria dell’ amore, anche se di un amore che regna
senza splendore è sicuramente la leggenda di Tristano e Isotta.
I RAPPORTI CON LA TRADIZIONE
CORTESE
La presenza della locuzione fin amor (“amore perfetto”, con la
quale i poeti designavano l’ amore cortese) nel manoscritto di
Bèroul potrebbe indurre in errore portando ad un affrettato
parallelismo tra la storia di Tristano e Isotta e il romanzo
cortese. Le differenze sono però molte: al culto del
desiderio e dell’ amore, visto come forza di vita e spinta alla
perfezione, della tradizione cortese, la storia dei due amanti
oppone un desiderio devastante, fonte di dolore più che di
elevazione spirituale, e vera e propria forza di morte.
I MOTIVI FIABESCHI E POPOLARI
Numerosi elementi del romanzo si ritrovano come motivi delle più popolari
fiabe della tradizione orale; tra questi:

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La bella dai capelli d’ oro, la descrizione canonica della “bella principessa”
delle fiabe di tutta Europa.
La sostituzione della sposa: la principessa non può consumare il matrimonio
con il re per paura che si accorga della sua perduta verginità; si fa allora
sostituire da un’ ancella che però l’ indomani si rifiuta di restituirle il
posto provocando l’ avventura.
I rami che si allacciano sulla tomba degli amanti e che ricrescono se solo si
tenta di potarli o tagliare le piante: chiara metafora dell’ amore che dura
oltre la morte.
La lotta con il drago (o con il mostro): presente in numerosissime storie,
dall’ antichità al medioevo ai giorni nostri.
Il grande mito di amore e morte lasciato in eredità all’ età moderna
(A.Roncaglia)
Questo celebre poema fu talmente amato che ispirò artisti di vario genere,
dai pittori del romanticismo ai cinematografi del XX secolo.
Nell’ Ottocento ritroviamo le opere soprattutto preraffaelliti di:
Duncan
(Tristan and Isolde)
Rossetti
Burne-Jones
Waterhouse
(Tristan and Isolde with potion)
Del 1944 è invece lo straordinario dipinto di Salvador Dalì
“Tristano e Isotta” preparato per un balletto da lui stesso
ideato e realizzato con coreografie e musiche anch’ esse
fortemente influenzate dal tema amoroso.
Relativamente alla musica si deve a Wagner, il grande
musicista tedesco dell’ 800, il merito di aver immortalato
anche in musica, facendone il suo capolavoro, il mito di
Tristano e Isotta. Lo compose tra il 1857 e il 1859, attratto
dalla storia dell’ amore proibito e del tradimento, che tanto
gli ricordavano le sue relazioni adulterine.
Il compositore Paul Dukas espresse sull’ opera questo parere:
“Se dovessimo, fra le opere di Wagner, indicare la più
rappresentativa della sua arte, la più conforme alle sue teorie
e, nello stesso tempo, quella che meglio esprime la sua
personalità di poeta e di musicista, senza esitare
indicheremmo il “Tristano e Isotta”. E’ in verità un’ opera
unica non soltanto fra le creazioni di Wagner, ma nel teatro
universale”.
Infine tratto dal romanzo nel 2007 uscì nelle sale
cinematografiche l’ omonimo film con regia di Kevin Reynolds.
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www.wikipedia.com
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www.letteraturaalfemminile.it
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“storia e antologia della letteratura” volume 1 G.Bàrberi
Squarotti, G.Amoretti, G.Balbis, V.Boggione (Atlas).
Achilli Alice
Clapis Federica
Vecchietti Caterina
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