RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
A Cura di Taviano Ferdinando
Caratteri generali
La Rivoluzione Industriale indica un cambiamento radicale
di tutta la società. Le cause sono molte e tutte
concatenate tra loro.
Si possono ricondurre a:
• innovazione tecnica: cambiamento del modo di produrre
(macchina a vapore)
• accumulazione di capitali e investimenti: sono stati
necessari per acquistare i macchinari e gli edifici
• spirito imprenditoriale e trasformazione dello stato
• sviluppo delle città
• rivoluzione agricola: la Rivoluzione Industriale si è
affermata quando l’agricoltura ha superato la fase di
sussistenza
• rivoluzione demografica
Paesi interessati
• Il paese in cui nacque la Rivoluzione Industriale fu l’Inghilterra,
grazie alla concomitanza di diversi fattori: situazione politica,
rivoluzione agricola, incremento demografico, espansione
commerciale, notevoli risorse minerarie ed innovazioni tecniche.
• Il secondo paese fu il Belgio, paese per caratteristiche di base
simile all’Inghilterra.
• In Francia la Rivoluzione arrivò verso la metà del XIX secolo, a
causa della precaria situazione politica e della scarsità di capitali.
• Anche in Germania la rivoluzione iniziò intorno alla metà del XIX
secolo.
• Negli Stati Uniti la rivoluzione iniziò dopo il 1850, mentre in Italia,
Giappone e Russia iniziò solo verso il 1900.
Rivoluzione agricola e industriale,
conseguenze demografiche
Le principali cause della rivoluzione agricola furono:
• la fine dei legami feudali e delle proprietà ecclesiastiche, che fecero
aumentare il terreno a disposizione
• l’affermazione di nuove tecniche di coltivazione e di rotazione delle
colture
• l’introduzione di macchine ( soprattutto negli Stati Uniti a causa
della scarsità di manodopera)
Lo sviluppo demografico nella prima metà del 1800 fu ininterrotto, e
dovuto non solo all’aumento del tasso di natalità, ma alla
diminuzione del tasso di mortalità e al prolungamento della durata
media della vita. Il calo della mortalità fu determinato dai progressi
della medicina e dell’igiene e dal miglioramento dei sistemi di
allevamento. Il rapporto tra incremento demografico e Rivoluzione
Industriale varia secondo i contesti: in Inghilterra ed in Germania
l’industrializzazione permise ed implicò l’aumento della popolazione,
negli U.S.A., invece, la mancanza di manodopera alimentò
l’innovazione tecnologica influendo sull’industrializzazione, mentre in
America Latina l’eccessivo aumento della popolazione pone un freno
al decollo industriale.
Innovazioni tecniche
Il settore dove vi furono le prime invenzioni fu il settore tessile con
la spoletta volante e la macchina filatrice, che diede un impulso
immediato alle industrie tessili: si cominciò così ad abbandonare il
lavoro a domicilio per costruire nuove fabbriche vicino a corsi
d’acqua per sfruttarne l’energia potenziale. L’invenzione più
importante fu la macchina a vapore di Watt (1769), realizzata
perfezionando un modello di Newcomen. La macchina a vapore fu
rivoluzionaria perché permetteva di costruire le fabbriche non vicino
alle zone ricche di materie prime, ma vicino alle zone di consumo e
vendita del prodotto finito. Così ci fu una richiesta sempre maggiore
di carbone, che spinse allo sviluppo l’industria estrattiva e dei
trasporti. Infatti, furono costruite le prime ferrovie, su progetto di
Stephenson (1830), che collegavano i bacini carboniferi con le città
per trasportare il carbone in quantità maggiori e più velocemente.
Altre innovazioni furono: il telegrafo, perfezionato da Morse (1845);
il cemento a presa rapida (1824); la vulcanizzazione del caucciù
(1843).
Conseguenze sociali
Le conseguenze sociali della Rivoluzione Industriale
sono state inizialmente negative: infatti, le città si
sono ingrandite enormemente senza tenere conto ai
bisogni della popolazione; sono così sorti degli
squallidi quartieri-dormitorio, senza acqua corrente né
fognatura, in cui le persone (bambini, donne e uomini)
vi andavano solo la sera per dormire. Infatti, i turni in
fabbrica erano uguali per tutti ed erano in media di
quindici ore al giorno: l’operaio entrava in fabbrica la
mattina e ne usciva distrutto la sera. Molto spesso il
pranzo e la cena avvenivano in fabbrica, mancando il
tempo per tornare a casa. Le condizioni degli operai
sono cominciate a migliorare grazie all’intervento dei
sindacati e alla politica dei lavoratori stessi. Tuttavia
questo percorso non fu rapido né semplice e in alcuni
casi la reazione alle novità assunse forme violente e
vandaliche.
Il sistema capitalistico e il
ruolo dello stato
Il capitalismo è un sistema economico sviluppatosi assieme alla
Rivoluzione Industriale e che si basa su tre elementi:
• libertà di produzione e di scambio, che ha come scopo il profitto
dell’imprenditore.
• proprietà privata dei mezzi di produzione
• divisione tra capitale e lavoro; il proprietario dei mezzi di produzione
non partecipa direttamente alla produzione dei beni, che è affidata
agli operai, ma è quello che se gli affari vanno bene ne trae
maggiori profitti.
I grandi profitti del lavoro in fabbrica sono dovuti alla divisione del
lavoro, che permette all’operaio di imparare rapidamente la propria
parte di lavoro e di svolgerla rapidamente senza perdite di tempo.
Il termine capitalismo deriva dai capitali che sono investiti; però
bisogna ricordare che inizialmente i capitali investiti non furono
molti, poichè le macchine e le fabbriche erano semplici; ma poi con
il progresso sono stati sempre maggiori a causa dell’aumento di
complessità dei macchinari e di tutto l’apparato necessario per
mantenerli.
Le teorie economiche e sociali
Dalla Rivoluzione industriale sono derivate due teorie
economiche: l’utilitarismo e il liberismo.
L’utilitarismo sta alla base del nostro sistema economico,
infatti il capitalista investe i suoi capitali e cerca di frali
fruttare al massimo per il proprio interesse e questo
porta anche un’utilità per lo stato.
Il liberismo come dottrina economica è conseguenza
diretta del capitalismo: perché se la ricchezza è data dal
capitale, dal suo essere investito, dal suo prodursi, ne
deriva che il presupposto al progressivo miglioramento
economico è la libertà economica
Le caratteristiche del liberismo
Le caratteristiche del liberismo sono due:
• l’indipendenza dell’economia da privilegi
ed interventi dello stato.
• la relazione diretta tra l’interesse del
singolo e quello dello stato.
La teoria di Maltus
La teoria di Maltus è marcatamente negativa; la
produzione agricola aumenta in progressione aritmetica
(1,2,3,4…), mentre l’incremento demografico segue una
proporzione geometrica (1,2,4,8…), quindi ne risulta che
all’incremento della popolazione non corrisponde un
incremento analogo della produzione agricola con il
conseguente aumento delle persone sottoalimentate.
Quindi bisogna regolare l’incremento demografico con
l’andamento della produzione , evitando forme di carità
intervenendo in modo selettivo sulla popolazione,
permettendo la riproduzione solo a quegli individui che
sono realmente in grado di mantenere i propri figli.
Conclusione
La Rivoluzione Industriale è stata un evento molto
importante non solo per il XVIII secolo, ma anche per il
nostro, perché da allora si sono formati gli equilibri che
regolano il mondo moderno. Infatti i problemi che ci
sono oggi riguardo alcune categorie di lavoratori che
sono sorte già da allora. In duecento anni non si è
arrivati ad una soluzione. Nel frattempo il progresso è
andato avanti senza aspettare nessuno, e quelli che
allora erano in testa, lo sono anche oggi; mentre gli stati
ultimi, oggi sono più ultimi, perché ormai il divario che si
è creato tra le due società è troppo grande.
Testo tratto da Bibliografia e sitologia
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